Resto perplesso riguardo un punto. Se c'è così tanto di umano nei racconti biblici, come si fa a capire dove finisce l'umano e dove inizia il divino?
Dami, in realtà, come afferma Paolo, “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia” (2Tim 3:16). E “nessuna profezia della Scrittura proviene da un'interpretazione personale; 21 infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell'uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo.” (2Pt 1:20,21). Come si spiegano, dinque, certi eventi brutali che nella Scrittura sono comandati da Dio?
Il punto sta nel comprendere esattamente in cosa consiste l'ispirazione. Scrive Gianni: “È ispirato tutto il libro? Sì, tutto il processo con cui l'autore s’esprime è ispirato,
poiché vibra alla luce della rivelazione o della intuizione primordiale che l'autore ricevette da Dio in un’esperienza spirituale indimenticabile. Il libro è ispirato perché raccoglie ed esprime queste esperienze divine, non perché fu direttamente dettato o curato da Dio, sia pure con il concorso umano. L'uomo agisce per conto suo – forse il redattore non fu nemmeno ispirato nel raccogliere gli scritti o i detti profetici – ma il suo libro lo è
perché contiene il messaggio profetico. Anche Luca fece delle ricerche personali sia per il suo Vangelo sia per gli Atti, ma il suo libro è ispirato sia perché questa ricerca fu compiuta alla luce dell’intuizione divina a lui comunicata che guidò così tutto il suo lavoro (Atti-Vangelo), sia perché raccolse il messaggio degli apostoli ispirati, codificato nella loro tradizione orale.” (grassetto aggiunto pe enfasi).
L'ispirazione è qualcosa di simile all'intuizione geniale, solo che questa proviene dal subconscio, mentre la prima proviene da Dio. L'autore ispirato, "toccato" dall'intelligenza divina, non diventa una sorta di "invasato divino" che comunica, parola per parola, un messaggio dettato nella sua testa. Egli resta un uomo cosciente, nel pieno delle sue facoltà, ma vede tutto sotto una luce diversa e giudica secondo una sapienza superiore.
Certi atti, che oggi giudichiamo atroci in modo assolutamente ipocrita (perché noi abbiamo fatto e facciamo molto peggio), erano assolutamente normali nelle società teocratiche e barbare del tempo. Se allora avessero saputo che gli uomini moderni hanno fatto uso di armi chimiche e bombe atomiche sterminando centinaia di migliaia di persone (se non milioni, visti gli effetti successivi) solo per scopi politici ed economici, credo che sarebbero rimasti inorriditi a loro volta. La guerra di sterminio serviva a dimostrare la superiorità assoluta del dio su un altro dio; questa era una pratica comune.
Il mondo è così, la guerra è guerra. Dio non ci ha creati perché ci dovessimo sterminare; il male che viviamo origina dalle nostre scelte, non da Dio: “Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” (Rm 5:12). Se io ho un figlio a cui insegno a stare lontano dalle droghe e poi lui non mi ascolta e si droga, subirà orribili conseguenze in virtù delle sue scelte; l'essere umano vive le conseguenze delle sue scelte, da sempre. Dunque, Dio si limita a guidare il Suo popolo verso una determinata direzione, e lo fa ispirando i profeti, i quali, in virtù di questa ispirazione, compiono delle scelte.
È stato necessario un olocausto perché al popolo di Israele fosse concesso di tornare nella terra. Fu Dio responsabile di questo olocausto? Ossia, fu voluto da Dio in modo che Israel tornasse nella terra? Certamente no. Esso fu il prodotto dell'odio che esce dal cuore umano. Ma Dio non ha permesso che Israel fosse annientato. In un certo senso, dunque, Dio si rivela attraverso la storia umana, specialmente quella del Suo popolo; leggendo la Scrittura alla luce della storia, risalta con evidenza l'ispirazione divina di questo libro e dei profeti che ne comunicarono il messaggo.