Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

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Michele
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da Michele »

Noto con tristezza che si "ri-spara" sul mucchio, e questo non è onorevole, per nessuno.
E comunque, quello che ha lasciato detto Gesù, che poi è stato trascritto, perché Gesù non lasciò scritto neppure uno iota, non è detto siano state le identiche parole da lui pensate. Questo è possibile, ma quello che di vero è riportato, così come pensiero di Gesù, corrisponde a verità assoluta e va preso come verità, anche nei confronti dei precedenti testi sacri. Questo è come la penso io. Il fatto poi, che noi occidentali, possiamo far parte di questa come di quella religione, non pregiudica assolutamente nulla. Dio parla a tutti, ma si rivela soltanto a chi l'ascolta. E verità per verità, anche se il V.T. fosse la vera parola di Dio (cosa impossibile), questo andrebbe ancor più a svantaggio di quel popolo che fu scelto e che mai ha seguito gli insegnamenti di Dio.
In pace.
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Gianni
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Caro Besaseà, chavèr shelì, io non metto davanti la mia fede nel risponderti e neppure biasimo il tuo rifiuto del cosiddetto Nuovo Testamento (dicitura totalmente errata). Vorrei solo attenermi ad alcuni fatti.

Nel suo discorso sulla montagna Yeshùa parla alla maniera rabbinica. I cosiddetti cristiani (altra parola da eliminare dal vocabolario) con le loro traduzioni introducono un’opposizione alla Toràh che non esiste né poteva essere, perché Yeshùa era un giudeo osservante.
L’espressione vera, usata dai rabbi di Nazaret - “E io vi dico” -, non intendeva affatto introdurre un’opposizione, ma una spiegazione. Il Talmud è ricco di queste espressioni. Fa parte della dialettica rabbinica in cui un esegeta fa un commento su un passo della Scrittura e un altro propone una nuova esegesi che introduce con un “e io vi dico”. Yeshùa, da buon rabbi, argomentava alla maniera rabbinica. In ebraico (non dico certo per te ma per chi ci legge) suona così (spero che il sistema non volga la frase all'incontrario!):
לכם אמר ואני
vaanì omèr lachèm
e io vi dico
La frase greca di Yeshùa è perfettamente corrispondente all’ebraico. Ciò che qui va rimarcato è il sistema d’interpretazione di Yeshùa, il modo in cui egli interpreta le Scritture. Ne coglie l’essenza e l’intento che Dio aveva nel donare la sua santa Legge. Ben lungi dal legalismo farisaico che si atteneva alla lettera, Yeshùa rende vincolante la Toràh fino nell’intimità personale dei nostri pensieri, che nessun uomo può leggere ma che Dio conosce. Ciò è esattamente ciò su cui si fonda il “nuovo patto” in cui la Toràh è scritta nella mente: “Metterò la mia legge dentro di loro” (Ger 31:33, TNM), “Un nuovo patto, non di un codice scritto, ma di spirito” (2Cor 3:6), “Metterò le mie leggi nella loro mente e le scriverò nel loro cuore”. – Eb 8:10.

Riguardo al matrimonio, Yeshùa rammenta che all’origine Dio stabilì il matrimonio monogamico, citando il passo di Bereshìt. Che così fu nel progetto di Dio è innegabile.

Al di là delle fedi, Besaseà, se vuoi possiamo discutere su tutti i passi delle Scritture Greche che vuoi, ma uno alla volta e come si deve.
Dico anzi di più: quando un ebreo li legge (senza il pregiudizio causato dalla Chiesa Cattolica e poi dal cristianesimo, che ha stravolto l’insegnamento di Yeshùa), li capisce davvero nel loro senso genuino, non come danno i “cristiani”, sbagliando spesso.
roberto
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da roberto »

È possibile che Dio abbia ispirato Mose a prendere delle delle decisioni sul divorzio. O vogli mettere limiti alla potenza di Dio?
marco
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da marco »

Besàseà ha scritto:Gesù promette la vita eterna in cambio dell'osservanza, per lui non si fa niente per niente. Il NT non è ebraico. E' tutto una grossa menzogna. Presenta un ebraismo inesistente per poi proporre la sua filosofia.

Shalom
Caro Besasea ma sei ebreo?
Ma quale Torah leggi?
Da 6.000 anni Dio PRETENDE l'osservanza e in cambio concedeva ai duri di cervice (parole non mie) la Sua protezione.
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bgaluppi
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Dove è scritto di tale "progetto"?
Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne. - Gn 2:24

L'Adam viene diviso e poi le due parti si riuniscono, pur avendo identita' diverse.
Anche prima del diluvio era in uso la poligamia. La Toràh ha una normativa sulla poligamia
Certo. Infatti Gianni non ha detto che la Torah non ha normative per la poligamia, ma che "Yeshùa rammenta che all’origine Dio stabilì il matrimonio monogamico, citando il passo di Bereshìt". E' necessario riscoprire la purezza originaria, nella quale l'uomo fu concepito.
Il NT, con questa affermazione, distorce le parole del profeta


E allora cosa significa "mettere la legge dentro l'uomo"? La legge non sara' piu' qualcosa di "esterno" a cui obbedire, ma sara' attuata a livello spirituale. Infatti, nessun uomo di carne e' in grado di obbedire alla legge di Dio che e' spirito. L'unico uomo in grado di far questo e' il Messia, nessun altro. E lo ha fatto. Infatti, il Messia insegna che "se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito." (Gv 3:5-6)

Besasea, sai che alcuni studiosi ritengono che gli originali del NT fossero in ebraico? Come fanno a formulare una simile ipotesi? Dall'analisi del testo greco e' emerso un evidente sostrato semitico.
Relativamente alla questione della lingua è un dato di fatto che non abbiamo frammenti in ebraico od aramaico dei Vangeli e del resto del Nuovo Testamento. Tuttavia alcuni studiosi hanno esaminato a fondo il testo greco dei quattro Vangeli da un punto di vista linguistico e sono giunti a conclusioni sorprendenti: una analisi lessicale approfondita del greco presente in quei testi mostra l’esistenza di un evidente sostrato semitico, in particolare ebraico.  Della questione si sono occupati in particolare nei tempi più recenti Jean Carmignac, Claude Tresmontant, Robert Lindsey e altri studiosi di fama mondiale. ([13]) J. Carmignac (1914-1986) è stato uno dei più grandi esperti mondiali di studi biblici, nel 1958 fu il fondatore della prestigiosa Revue de Qumran e probabilmente uno dei maggiori conoscitori al mondo della lingue ebraica ed aramaica utilizzate al tempo di Gesù dal momento che fino dagli anni ’50 si è occupato per moltissimi anni dello studio dei manoscritti rinvenuti nelle cave di Qumran compiendo varie traduzioni dei manoscritti. Claude Tresmontant è stato professore alla Sorbona e un grande conoscitore della lingua ebraica antica; in particolare ha lavorato per anni alla redazione di un dizionario ebraico-greco. Robert Lindsey era un esperto di ebraico antico ed aramaico, fu tra i fondatori della Jerusalem School of Synoptic Research. Recentemente, poi, è apparso in internet un lavoro completamente gratuito, scritto da C. Lancaster, che si occupa della questione portando numerose prove interne di tipo linguistico ed esplorando la possibilità che l’aramaico (stile Peshitta) fosse il linguaggio originario del Nuovo Testamento ([14]).
 
Nonostante l’indubbio prestigio di questi ed altri eminenti studiosi e il valore dei loro lavori occorre però segnalare che le loro posizioni sono oggi considerate minoritarie nel mondo accademico. Abbiamo poi appreso in internet, riportata da più fonti, l’affermazione secondo cui Jean Carmignac alla sua morte, avvenuta nel 1986, lasciò in eredità all’Institut Catholique di Parigi tutti i suoi scritti che oggi però nessuno può consultare liberamente, mentre l’editore francese di Carmignac, de Guibert (O.E.I.L.), non è più autorizzato a pubblicare quelle opere postume. Il motivo di questa vera e propria messa a tacere è oscuro. Può darsi che i rapporti tra cristianesimo ed ebraismo siano considerati scottanti presso certi ambienti, così come è anche noto che nel mondo accademico molte volte esiste la tendenza ad appropriarsi di scoperte di altri studiosi per gloria e prestigio personale. Molti studiosi, poi, sia laici che cattolici, sono convinti che i testi dei Vangeli canonici siano stati scritti di primo pugno in greco – pur ammettendo l’innegabile evidenza di un sostrato ebraico – e al più derivino da altri documenti andati perduti e probabilmente alquanto diversi, nella forma e nella sostanza, dai testi greci oggi noti. Lo studioso Pierre Grelot, ad esempio, ha prodotto una confutazione sistematica di tutte le tesi di J. Carmignac nel suo libro: “L’origine di Vangeli – Controversia con J. Carmignac”, Libreria Ed. Vaticana, 1989.
da
http://digilander.libero.it/Hard_Rain/Linguaggio.htm" onclick="window.open(this.href);return false;
Di contro io vedo invece che chi segue l'ebraismo contribuisce all'unione, è calmo, ama il prossimo e non si vendica
Allora diventiamo tutti ebrei! :-)
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Maryam Bat Hagar
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da Maryam Bat Hagar »

Facciamo un po’chiarezza
Io nell’altra discussione ho confermato che nel mondo semita è pratica comune la poliginia(ed in effetti se guardiamo all’Islam ,la cosa diventa innegabile)
Nel tanach il tema della poligamia ricorre frequentemente e vi sono delle norme che regolano questo tipo di rapporto (Esodo 21:10) (Deut 21,17) (Lev. 18:17)(Lev. 20:14). In 2Sam 12 è D-O stesso che rammenta a Davide di avergli messo fra le braccia le donne del suo padrone.
Ciò che Yeshua ricorda a tutti è che il matrimonio monogamico fu quello progettato inizialmente da D-O(Gn 2,18-24) e che il ripudio e la poligamia furono adottati a partire dalle generazioni successive(Mt 19,4 e 19,8)
Che è un fatto innegabile.
Se Yeshua deve essere considerato un ciarlatano per aver rammentato la verità dei fatti, Rabbi Gershom ben Judah, il cui editto contro la poligamia(1000 d.C) è indiscutibile presso tutti gli ebrei askenaziti come va giudicato?
il nostro nemico non è né l'ebreo né il cristiano
il nostro nemico è la nostra stessa ignoranza

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bgaluppi
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Maryam, non sapevo di questo editto. Leggo anche che Rabbi Gershom ben Judah proibi' il ripudio senza consenso della donna, ossia stabili' che il divorzio poteva avvenire solo con il consenso di ambedue le parti. Che abbia letto gli insegnamenti di Yeshua e ci abbia ragionato su? :-)
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Gianni
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Oh, finalmente qualcuno che spiega bene la parola tzelà (צלע), che significa "metà" e non costola!

Sul fatto che Bereshìt non indichi il matrimonio monogamico, non concordo però con Besaseà. Ma sarebbe una lunga dicussione. :-)
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Maryam Bat Hagar
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da Maryam Bat Hagar »

Gianni ha scritto: Sul fatto che Bereshìt non indichi il matrimonio monogamico, non concordo però con Besaseà. Ma sarebbe una lunga dicussione. :-)
concordo con te Gianni
e aggiungo che non mi pare di aver letto da nessuna parte nei 4 Vangeli una proibizione legalistica di Yeshua alla poligamia. anzi una delle sue parabole parla di 10 vergini che attendono il loro unico sposo.
L’ultimo link è uno studio di un musulmano, quindi imparziale nella questione.
proibizione che invece è avvenuta in ambito askenazita (e qui il 90% delle fonti ebraiche mi riporta il nome di Ben Yehuda)
Rabbi Silberg e Rabbi Tzvi Freeman ricordano di come l’unione ideale è quella fra 1 uomo ed 1 donna senza tuttavia bollare la poligamia come proibita. Yeshua la pensava esattamente loro,rabbini ortodossi dei nostri giorni. Shalom

http://www.chabadde.com/library/article ... -Law-Allow" onclick="window.open(this.href);return false; Polygamy.htm/utm_content/buffer8a1f7/utm_medium/social/utm_source/facebook.com/utm_campaign/buffer

http://www.chabad.org/library/article_c ... lygamy.htm" onclick="window.open(this.href);return false;

http://www.answering-christianity.com/ntpoly.htm" onclick="window.open(this.href);return false;
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bgaluppi
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Re: Riconoscere Cristo nelle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Dal sito noachide benenoach.info traggo come esempio cio' che scrivono sulla settima mitswa' "non mangiare carne di un animale vivo".

--
Non ci si cibi della parte staccata di un animale vivo.
Non ci si cibi di un animale smembrato da vivo, anche se è ormai morto.
Non si deve commettere crudeltà verso gli animali.
Non si deve rimanere insensibili di fronte alla crudeltà di altri verso gli animali.
Non si deve bere il sangue di alcun animale, né uccidere animali per scopo ludico o sportivo.
Non si deve rimanere insensibili di fronte alla preparazione del proprio cibo.

E’ la proibizione del mangiare una parte del corpo di un animale mentre questo è ancora vivo, prima che venga ucciso. Questo settimo principio fu dato a Noè quando uscì dall’Arca: “Ma non mangerete la carne assieme alla sua vita” (Genesi, 9,4), subito dopo che fu permesso di mangiare carne, come sta scritto: ‘Metterò il timore e la paura di voi su tutti gli animali della Terra e su tutti gli uccelli del cielo” (Genesi, 9,2). Infatti da Adamo in poi, per dieci generazioni, l’umanità era stata vegetariana.

Il Sèfer haChinùkh (mitswà 452) spiega che lo scopo di questa proibizione è quello di allontanare l’uomo dalla crudeltà: “Non esiste una crudeltà più grande di quella di chi taglia un pezzetto ad un animale che gli sta davanti vivo e lo mangia” (Sèfer hachinùkh, di Rabbì Avraham di Barcellona, Feldheim Pub. VoI IV, pag. 408, Jerusalem, 1992).

L’educazione alla misericordia è un dovere che la Torà estende a tutti gli uomini. Adamo non ricevette questa settima mitswà perché le disposizioni naturali che egli aveva in cuore derivavano dal suo esser stato creato ad immagine divina. Però nel corso di 10 generazioni, quando si giunse alla generazione del Diluvio, che era quella di Noè, il cuore dell’uomo peggiorò molto, ed infine divenne una necessità evidente dare questo comandamento affinché gli uomini sopravvissuti al Diluvio non diventassero spietati e crudeli.
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Yeshua dice "Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli; ma da principio non era così" (Mt 19:8). Yeshua si riferisce alla condizione originaria, Besasea, ne abbiamo gia' parlato: e' li' che riporta l'uomo. Stessa cosa con la poligamia: Yeshua forse la proibisce? Certamente no. Ma il fatto che la legislazione ebraica consenta la poligamia, non significa che sia cio' che vuole Dio.
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