La Torah di Yeshua.

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bgaluppi
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La Torah di Yeshua.

Messaggio da bgaluppi »

Tra i cristiani e' molto diffuso il pensiero secondo cui la rivelazione di Yeshua costituisce qualcosa di nuovo rispetto al passato, spesso in contrasto con la tradizione stessa; da questa interpretazione, nasce l'idea che la Torah passi in secondo piano rispetto alla rivelazione di Yeshua, come se si potesse anche fare a meno di mettere in pratica molti degli insegnamenti del cosiddetto "Antico Testamento", ritenuti "sorpassati" e "aggiornati" dal Cristo. Yeshua avrebbe, dunque, abrogato la Torah.

Molti cristiani non prendono neppure in troppa considerazione le Scritture Ebraiche e basano il loro percorso di fede piuttosto sulle Scritture Greche, ossia il Vangelo. Ma Yeshua, osservo' la legge o la violo'? In realta', molti dimenticano che Yeshua non era "cristiano", ma ebreo, e in quanto tale, ha osservato la legge come nessun uomo prima e dopo di lui ha mai fatto e mai fara'; infatti, Yeshua era un giudeo osservante ed era il Messia atteso da Israele. Come avrebbe potuto il Messia non obbedire alla Torah? Inoltre, se e' vero che il discepolo di Yeshua deve essere suo imitatore e prenderlo come esempio assoluto, e' anche vero che deve necessariamente osservare la Torah, come Yeshua la osservo' fino alla morte.

Lo scopo di questa cartella e' quello di analizzare gli insegnamenti e l'agire di Yeshua alla luce della Torah, per verificarne l'uniformita'. Il versetto che vorrei prendere in considerazione per iniziare questo nostro percorso e' Mt 5:17-20, dal famoso Discorso della Montagna. La traduzione e' della Nuova Riveduta.

Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento. Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto. Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma chi li avrà messi in pratica e insegnati sarà chiamato grande nel regno dei cieli. Poiché io vi dico che se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel regno dei cieli.

Dopo le cosiddette "beatitudini", che, come vedremo nel corso della discussione, non costituivano niente di particolarmente nuovo, ma attingevano al patrimonio del Tanach, Yeshua fa un cappello introduttivo agli insegnamenti che seguiranno, la sua Torah, che portano "completezza" alla Torah stessa. Prima di procedere, Yeshua vuole che sia chiaro che non e' sua intenzione "abolire" la Torah, quindi renderla obsoleta: "neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto"; anzi intende renderla "piena" e invita a mettere in pratica ogni minimo precetto in modo tale da superare la giustizia dei farisei stessi. Ma esaminiamo il testo greco.

Μὴ νομίσητε ὅτι ἦλθον καταλῦσαι τὸν νόμον ἢ τοὺς προφήτας οὐκ ἦλθον καταλῦσαι ἀλλὰ πληρῶσαι

Il verbo καταλύω (katalu'o, Strong 2647), qui in ambedue i casi all'infinito aoristo (καταλῦσαι, katalu'sai), significa dissolvere, demolire, rendere vano, distruggere, e nel nostro caso puo' essere reso con "abolire", come traduce la Nuova Riveduta. Il verbo πληρόω (plero'o, Strong 4137), anch'esso all'infinito aoristo (πληρῶσαι, plero'sai), significa rendere pieno, riempire, rendere abbondante, completo, e puo' essere tradotto come la NR o anche con "rendere completo".

In cosa consiste, quindi, questo suo "rendere pieno", ossia dare completezza? Vuole forse aggiungere qualcosa alla Torah, sottintendendo che la Torah stessa e' incompleta o imperfetta? Assolutamente no. Yeshua vuole far comprendere il senso pieno e perfetto di certi insegnamenti, e lo fa in stile rabbinico. Continuiamo ad esaminare il capitolo 5.

Ai versetti 27 e 28, ad esempio, leggiamo:

Voi avete udito che fu detto: "Non commettere adulterio". Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.

ἐγὼ δὲ λέγω ὑμῖν (ego' de le'go hymi'n), tradotto generalmente "ma io vi dico", come se ci fosse qualcosa di sbagliato nel Comandamento della Torah, deve essere tradotto invece "e io vi dico", in senso copulativo, non avversativo; l'espressione corrisponde all'ebraico vaanì omèr lachèm. Se Yeshua avesse voluto contrapporre il suo discorso alla citazione che precedeva, avrebbe detto ἀλλὰ λέγω ὑμῖν (alla' le'go hymi'n), che significa appunto "ma io dico a voi", proprio come fa in Mc 9:13, versetto in cui Yeshua, parlando del Battista, afferma: "Ma io vi dico che Elia e' gia' venuto", in antitesi e contrapposizione a chi affermava che dovesse ancora venire.

Yeshua, quindi, insegna alla maniera rabbinica; i rabbini, dicendo "e io vi dico", non intendevano contrapporre il loro insegnamento a quello precedente, ma cosi' facendo aggiungevano il loro commento. Yeshua aggiunge il suo commento e svela un significato molto piu' profondo e "pieno" del Comandamento "Non commettere adulterio": il solo desiderare ardentemente col pensiero una donna, costituisce adulterio tanto quanto consumare l'atto nella realta'. Allo stesso tempo, non basta "guardare" una donna per commettere adulterio, ma e' necessario "guardarla per desiderarla". 

Per concludere questa mia introduzione, mi vorrei soffermare un momento sulla frase "se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel regno dei cieli". Dopo l'invito a rispettare ogni minimo precetto e ad insegnarlo agli uomini, e dopo aver messo in guardia coloro che violano i precetti della Torah ed insegnano agli uomini a fare altrettanto, ci invita ad essere "giusti" oltre la giustizia degli scribi e dei farisei, che Yeshua in diverse occasioni accusa di essere ipocriti, poiche' non comprendono il senso assoluto degli insegnamenti della Torah e non li mettono in pratica veramente, restando bloccati in inutili ragionamenti e rigide applicazioni. Yeshua, dunque, ci invita ad essere "giusti" agli occhi di Dio, che dice "questo popolo si avvicina a me con la bocca e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e il timore che ha di me non è altro che un comandamento imparato dagli uomini" (Is 29:13). La giustizia, il compiacere Dio attraverso l'uniformarsi a Lui, non risiede nell'applicazione rigidamente fine a se stessa dei precetti, nelle parole non seguite da fatti, ma nella comprensione intima e nell'attualizzazione di tali precetti nella nostra vita di ogni giorno.

Mi fermo qui e vi lascio ai vostri commenti, nella speranza che questa discussione ci aiuti a comprendere in senso ancora piu' profondo chi fosse Yeshua e come ci insegna a vivere la Torah.
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bgaluppi
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da bgaluppi »

Giovanni, la parola in questione e' ἐλάχιστος (ela'xistos), "il piu' piccolo", in senso di autorita'. L'altra parola che dobbiamo considerare e' ἐντολή (entole'), tradotto "comandamento". La parola compare molte volte (67); in Mc 12:28-31 viene usata e leggiamo:

Uno degli scribi che li aveva uditi discutere, visto che egli aveva risposto bene, si avvicinò e gli domandò: «Qual è il più importante di tutti i comandamenti?» Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore. Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua". Il secondo è questo: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi».

Ora, come primi due comandamenti in importanza, Yeshua cita Dt 6:4-5 e Lv 19:18 ("Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso"). Quindi, si evince che qui la parola ἐντολή non si riferisce necessariamente ad un comandamento tra i 10 di Esodo o Deuteronomio, scritti dal dito di Dio, ma ai comandamenti in generale, ai precetti della Torah. Sarebbe oltremodo strano voler capire quale dei 10 Comandamenti e' il piu' importante e quale il meno importante.

Quindi, il senso della frase e': chi viola il meno importante dei precetti della Torah ed insegna a fare altrettanto, sara' considerato minimo. C'e' anche da considerare che Yeshua non dice che sara' considerato minimo chi viola anche il minimo dei precetti, ma chi lo viola ed insegna a fare altrettanto. Se bastasse violare il minimo dei precetti per essere considerati minimi, saremmo nei guai; altra cosa e' violare il minimo precetto ed insegnare a fare altrettanto. Questo pero' potrebbe aprire una lunga parentesi e portarci fuori tema.
AKRAGAS
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da AKRAGAS »

Bene Antonio.

Indubbiamente una delle filosofie cristiane sostiene che nel Sermone del Monte Yeshùa abbia proclamato una dichiarazione in antitesi rispetto alla Torah e da questa conclusione ne fa derivare una abrogazione della legge.
Altri studiosi hanno invece riletto le parole di Yeshùa riconoscendo la terminologia tecnica (gergo) già in uso tra i maestri giudei . Da ciò deducono che le parole dette nel Sermone non sono assolutamente in antitesi ma piuttosto dimostrano essere una super-tesi.
Quindi, come espresso bene da Antonio, Yeshùa da un giro di vite alla osservanza della Torà.

Ma l’affermazione seguente non sembra sostenere l’abolizione della legge.
“Non pensate che io sono venuto ad abrogare la legge o i profeti. Io non sono venuto ad abrogare ma a compire”.
Alcuni studiosi sostengono che le terminologie tecniche usate (nel mondo accademico) “annullare”- “sostenere” indichino la dichiarazione che un maestro fa nel dare rispettivamente la errata o la giusta interpretazione della Torà.
Si sostiene infatti che quando un maestro dava una scorretta interpretazione si diceva che avesse “annullato “la Torà, mentre se aveva dato quella corretta si diceva che quel maestro “sostenesse” la Torà.
In tali termini quindi potrebbe essere intesa la dichiarazione di Yeshùa come : “Non pensate che io sia venuto a dare una scorretta interpretazione delle legge e dei profeti. Io non sono venuto per indebolire la conoscenza ma per sostenerla.”
Infatti , mai nessuno in Giudea si sarebbe sognato di annullare, nel vero senso della parola resa nella nostra lingua, l'insegnamento di Adonay. Immaginate un maestro che dice: -la Torà può essere messa da parte perchè ora dovete credere a me che sono il vero dio-. ( purtroppo è questo che crede in generale la cristianità). Non avrebbe mai potuto fare una dichiarazione del genere in quanto va in contrasto con l'insegnamento di Dio stesso. Quindi, la dichiarazione di Yeshùa deve essere interpretata alla luce del contesto culturale giudaico.


Anche questa affermazione conferma la Torà:
“Finchè il mondo dura durerà anche la legge”.
Ancora Yeshùa cita un detto tipico dei patriarchi per dimostrare che è in linea con la corrente di pensiero giudaica del tempo.
Notate i detti paralleli dei saggi:
“Nessuna lettera sarà mai abolita della Torà” ( Esodo Rabbah6:1)
“Se tutte le nazioni del mondo si radunassero per eliminare una parola della Torà, esse non sarebbero in grado di farlo” (Levitico Rabbah 19:2
)
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bgaluppi
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da bgaluppi »

Besasea, i tuoi punti sono interessanti. Ad alcuni credo di poterti rispondere, per altri ci vorra' qualcuno piu' versato di me. Vado a letto adesso. :-)
marco
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da marco »

Besàseà ha scritto: 4) Nel v.43 c'è un problema ancor più grave: "43 Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico".
Non esiste infatti in tutto il Pentateuco una frase simile: "Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico"
Nella Torà è invece scritto "amerai il prossimo tuo come te stesso" (lev.19:18); anche lo straniero: "Tratterete lo straniero, che abita fra voi, come chi è nato fra voi; tu lo amerai come te stesso" (Lev 19:34).

Shalom
Non vedo il problema perchè nel salmo 139, 20-22 si legge: Perciocchè i tuoi nemici ti hanno nominato a scelleratezza; Hanno preso in bocca il tuo Nome in vano. O Signore, non odio io quelli che t'odiano? E non mi accuoro io per quelli che si levano contro a te? Io li odio d'un odio perfetto; Io li ho per nemici.
Yeshùa ci sta insegnando ad amare non solo il nostro prossimo, quindi il vicino di casa o di religione o di tribù, ma anche colui che ci è nemico per via della religione.
Perchè Dio è Dio di tutti.
Aldo
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Iscritto il: sabato 2 maggio 2015, 18:47

Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da Aldo »

Buiongiorno a tutti,
Non esiste infatti in tutto il Pentateuco una frase simile: "Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico"
La frase per come l'ha detta Gesù non esiste, ma il senso e il significato c'è tutto. Sull'amare il prossimo non ci sono dubbi come ha rimarcato lo stesso Besasea, ma per esempio in Deut. 33:27 si legge perfettamente l'odio per il nemico.
C'è quindi un cambio di prospettiva tra le parole di Gesù e il VT.
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bgaluppi
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da bgaluppi »

La mia impressione e' che la citazione di Yeshua sia da dividersi in due citazioni. "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico" significa che fu detto "amerai il tuo prossimo" e fu detto "odierai il tuo nemico", non "amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico". In greco, infatti, non ci sono virgolette che identificano una frase come citazione intera o divisa, e questo deve essere compreso dal contesto. Yeshua riporta due citazioni e poi aggiunge il suo commento "amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano", insegnando il senso profondo dell'amore. Dio non contempla odio, quindi neppure noi dobbiamo contemplarlo.

Adesso, bisogna capire a quale parte della Scrittura si riferisce con la citazione "odierai il tuo nemico" e comprendere veramente, dal contesto, in che senso si parla di "odio".
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Israel75
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da Israel75 »

Cè anche la Torah orale da considerare.Credo.
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
AKRAGAS
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da AKRAGAS »

occhio per occhio...
altro non è che un modo di dire, che indica un esatto risarcimento in denaro. Ci sono frasi simili nella Torà che fanno luce su questa locuzione
Concordo con besasea su quanto riportato sopra.

Una di queste frasi che chiariscono si trova in Numeri 35:31 :” Non accetterete prezzo di riscatto per la vita di un omicida colpevole degno di morte”.
In tale passo è notevole evidenziare il divieto assoluto di prendere un riscatto in caso di assassinio intenzionale. Da ciò si desume che in caso di lesioni fisiche è ammesso un risarcimento pecuniario.
Leggiamo infatti come in Mat.5:21-26 Yeshùa sia d’accordo con la normativa giuridica in atto al versetto 26.

21 «Voi avete udito che fu detto agli antichi: "Non uccidere: chiunque avrà ucciso sarà sottoposto al tribunale"; 22 ma io vi dico: chiunque si adira contro suo fratello sarà sottoposto al tribunale; e chi avrà detto a suo fratello: "Raca" sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto: "Pazzo!" sarà condannato alla geenna del fuoco. 23 Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, 24 lascia lì la tua offerta davanti all'altare, e va' prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta. 25 Fa' presto amichevole accordo con il tuo avversario mentre sei ancora per via con lui, affinché il tuo avversario non ti consegni in mano al giudice e il giudice in mano alle guardie, e tu non venga messo in prigione. 26 Io ti dico in verità che di là non uscirai, finché tu non abbia pagato l'ultimo centesimo.

In questo passo del vangelo Yeshua da priorità alle relazioni con il fratello: Prima di pensare all’offerta va e riconciliati… come dire: prima di metterti in relazione con Dio in modo irreprensibile ricordati di riconciliarti con il tuo fratello. Il perdono, la riconciliazione avrebbe cancellato la trasgressione e messo l’uomo nella condizione di essere gradito al Dio nel momento in cui avrebbe presentato l’offerta sull’altare
Se al contrario l’uomo non si riconcilia con il fratello allora il trasgressore sarà sottoposto al giudizio con la penalità descritta al versetto 26 .
Fino a qui mi pare che Yeshua attesti la validità della normativa giuridica richiesta dalla Torà.
AKRAGAS
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Re: La Torah di Yeshua.

Messaggio da AKRAGAS »

Nel linguaggio ebraico "fu detto" è solitamente riferito ai profeti
Penso che si riferisca pure alla Torah orale ovvero, come viene riportato nel NT, alle "tradizioni dei padri".
In questo caso la contestazione viene fatta in riferimento ora ad una o ora all'altra delle interpretazione tra le varie correnti di pensiero giudaiche esistenti.
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