Cristo a differenza mia e tua, è sempre stato Figlio di Dio. Il suo rapporto con Dio, noi, non possiamo al momento comprenderlo. Sono convinto che la Bibbia insegni non solo che Cristo è da sempre figlio di Dio ma la sua filiazione è diversa da quella che erediteranno tutti i risuscitati a vita eterna.
Se parli di Cristo nel vero senso che il termine esprime, ossia "unto", "consacrato",
mashiach è senz'altro da sempre il figlio di Dio, ad un livello superiore a quello in cui lo furono i re di Israele (2Sam 7:14; Sl 2:7), e anche superiore a come lo sono gli angeli (Eb 1:5). Infatti, secondo il pensiero ebraico, mashiach
preesiste in Dio, ossia nel Suo progetto per l'uomo, da prima della Creazione; assieme al Messia, preesistono anche la Torah, il tabernacolo (Es 25:9; Eb 9:23), i riti sacerdotali (Eb 8:5), la Sapienza (Pr 8:22) e gli stessi credenti (Rm 8:29). Quindi, il Messia preesiste nella volontà di Dio da prima che il mondo nascesse.
La preesistenza (in senso letterale e fisico) non vale per Yeshùa, che è un uomo che viene ad esistere fisicamente nel momento in cui nasce nel mondo. Egli
incarna il Messia preesistente, in modo tale da parlare come se fosse Dio a parlare, e non come semplice uomo ispirato ("la parola si fece carne"). Così, diviene parola di Dio; anzi, la parola abita in un uomo,
diviene un uomo. Anche i profeti furono "bocca di Dio", ma nessuno di loro è paragonabile al Messia, la cui santità e grandezza è tale da rappresentare "Dio in mezzo agli uomini". Per questo Giovanni usa un'espressione così concreta come "la parola si fece carne", che mette in evidenza la grande differenza tra il Messia e i profeti del passato. Yeshùa fu quello che gli ebrei chiamerebbero uno
tzadik, un uomo di grande santità, una persona interamente giusta che riesce a dominare gli impulsi animali ed è riempito unicamente di amore e reverenza per Dio.
Che rapporto ebbe con Dio? Certamente non uno
generativo, poiché Dio, che non è neppure definibile e quantificabile, non è assimilabile al concetto di figliolanza generazionale umana. Questa idea è riconducibile al paganesimo, in cui la divinità poteva avere dei figli veri e propri per mezzo delle donne umane. Il Cristianesimo, discostandosi dal concetto di preesistenza ebraico e sposando quello della
esistenza pre-umana, ha trasformato il Messia in una vera e propria divinità, in senso letterale, ed ha ricalcato il modello pagano del dio che genera il figlio attraverso la donna e del semi-dio che nasce dalla donna. Anzi, ha addirittura creato un dogma religioso - assente nella cultura da cui Yeshùa proveniva - secondo cui Dio si sarebbe fatto partorire da una donna, o una parte di Lui, essendo Lui trino. Di tale dottrina non c'è traccia nella Bibbia; la si vuole fantasiosamente estrapolare tramite astrusi ragionamenti. Una simile idea costituisce, piuttosto, una bestemmia, perché assimila il Creatore alle creature.
Il rapporto che il Messia ha con Dio è
relazionale, ossia
spiritualmente intimo. Se fai caso, i vangeli non parlano molto dell'adolescenza di Yeshùa. È lecito pensare che la madre di Yeshùa abbia raccontato molte storie ai discepoli riguardo a suo figlio; ma i redattori glissano su quella parte della vita di Yeshùa. Solo certi apocrifi riportano storie fantasiose. Perché? Perché quella parte della sua vita non ha nessuna rilevanza, in quanto
il Messia inizia il suo percorso nel momento in cui si consacra a Dio e Dio lo stabilisce come Suo Messia (appunto מָשִׁ֫יחַ, mashiach, "unto"):
“Così anche Cristo non si prese da sé la gloria di essere fatto sommo sacerdote, ma la ebbe da colui che gli disse: «Tu sei mio Figlio; oggi ti ho generato».” - Eb 5:5
Ciò avvenne nel Giordano, in seguito al battesimo di Giovanni. Da quel momento, e non prima, Dio lo consacra e lo stabilisce come Suo unto. Nota Lc 1:32: “Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre.”.
Sarà, al
futuro, non
è, al
presente. È soltanto con la risurrezione che Yeshùa e il Messia diventano
un'unica cosa indivisibile: “dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti; cioè Gesù Cristo, nostro Signore” (Rm 1:4).
Ora, nota ciò che dice l'ebreo Paolo riguardo a Dio: “chiama all'esistenza le cose che non sono” (Rm 4:17). Il greco ha
καὶ καλοῦντος τὰ μὴ ὄντα ὡς ὄντα, che letteralmente significa “chiama le cose che non esistono come esistenti”. Possiamo dire che il Messia, già preesistente nella "mente" di Dio (la Sua volontà),
è chiamato ad esistere tramite l'uomo Yeshùa; il Messia preesiste, Yeshùa nasce nel mondo e diviene Messia. Come accade questo? 1. Yeshùa è generato nel corpo di una donna per opera dello spirito e non da volontà di uomo, come Adamo fu creato direttamente da Dio (Lc 1:35; Mt 1:20); 2. Dio lo consacra, dichiarandolo Suo figlio, come Davide (Lc 2:22; Is 11:2); 3. Dio lo dichiara Messia risuscitandolo (Rm 1:4); 4. Dio gli dà ogni potere, anche quello di giudizio, facendolo sedere "alla sua Destra" (Mt 28:18; Mt 22:44; 26:64; At 2:33; 5:31; 7:56; Rm 8:34 etc.). Il punto 1 è importante: lo spirito lo genera, ossia fa sì che una vita nasca senza bisogno di fecondazione umana! Questo è fondamentale, perché Yeshùa è un nuovo Adamo, generato direttamente da Dio come il primo Adamo fu creato direttamente; e, come Adamo, dovette scegliere partendo da una condizione di purezza primigenia (lo spirito lo conduce nel deserto perché fosse tentato, come Adamo fu tentato). Yeshùa nasce svincolato dal "peccato" prodotto dalla disobbedienza del primo Adamo, perché “Nessun uomo può riscattare il fratello, né pagare a Dio il prezzo del suo riscatto” (Sl 49:7). Egli è un "nuovo inizio", il primogenito dei figli di Dio.
Per finire, tu dici che "la sua filiazione è diversa da quella che erediteranno tutti i risuscitati a vita eterna". La Scrittura ti smentisce: “Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinché egli sia
il primogenito tra molti fratelli” (Rm 8:29). Questo versetto, non solo afferma che Yeshùa non è diverso dai suoi fratelli (è solo il primo di molti fratelli e figli di Dio), ma dimostra anche che non è Dio, altrimenti i credenti sarebbero "fratelli di Dio". Poi, la Scrittura dice anche: “Quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora anche il Figlio stesso sarà sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti.” (1Cor 15:28).
Leggi tutto il passaggio:
“poi verrà la fine, quando consegnerà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo che avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà e ogni potenza. Poiché bisogna ch'egli regni
finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte. Difatti, Dio ha posto ogni cosa sotto i suoi piedi; ma quando dice che ogni cosa gli è sottoposta, è chiaro che colui che gli ha sottoposto ogni cosa, ne è eccettuato. Quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora anche il Figlio stesso sarà
sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché
Dio sia tutto in tutti.” - 1Cor 15:24-28
Tornando strettamente al tema della discussione, Dio creò il primo essere umano, Adam, e lo sottopose alla scelta; egli scelse di disobbedire. Dio generò il nuovo Adam, e lo sottopose alla scelta; egli scelse di obbedire. Ambedue poterono scegliere non essendo influenzati da una condizione corrotta dal peccato, ma ciò non significa che non potevano peccare (peccato è "mancare il bersaglio"); il primo peccò, e la sua scelta portò alla morte; il secondo obbedì, e la sua scelta portò alla vita.