Preghiera al Padre o a Yeshua?

Luigi
Messaggi: 1445
Iscritto il: martedì 31 marzo 2015, 21:02

Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da Luigi »

Luigi, scusa la brevità ma sono su mobile. Ti rispondo meglio più tardi. Guarda che il testo non dice che Stefano pregava, ma dice: " E lapidarono Stefano che invocava Gesù e diceva:". Tu interpreti i termini invocare e pregare allo stesso modo ma ti ho mostrato che non sono equivalenti in greco. Si può invocare il nome di un uomo, per chiedere aiuto, o parlare in nome di qualcuno; ma non si può pregare un uomo. Per questo gli agiografi usano ora invocare, ora pregare; se fossero equivalenti, userebbero un unico termine. Da nessuna parte la Scrittura usa il termine pregare se non in riferimento a Dio; invocare, invece; può essere riferito sia a Dio, sia a Yeshùa, sia agli uomini.
No Galuppi, lo so vi sono traduzioni come la Diodati che traducono "invocava", e altre come la CEI usano " pregava" ,
ma ho usato quest'ultima, per evidenziare il senso di quell'invocare che appunto è proprio una preghiera, o supplica più precisamente, perchè tale era quella di Stefano.
Poi Amici, tutte le interpretazioni che si vogliono dare a quel termine "invocare Cristo", sta di FATTO che per l'Ekklesia quel "invocare" significava , appunto fare richiesta ,supplica accorata.
ciao :-)
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da bgaluppi »

Ma chi traduce pregava sbaglia, perché il testo dice invocava. Puoi invocare Dio, Yeshùa e anche gli uomini, ma non puoi pregare gli uomini. Da qui capisci che i due termini non sono equivalenti. Il Moulton, che non è uno sprovveduto, dice chiaramente che nella Scrittura il termine pregare è sempre riferito solo a Dio. Il termine invocare, invece, può essere riferito anche agli uomini. Allora, non facciamo dire alla Scrittura ciò che non dice. Questo lo fanno i cattolici, che traducono pregare per giustificare il fatto che loro pregano non solo Yeshùa, ma anche gli uomini (morti e vivi).
Luigi
Messaggi: 1445
Iscritto il: martedì 31 marzo 2015, 21:02

Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da Luigi »

Mi quoto
Poichè quando LUI Il Cristo Il Figlio di Dio, tendendo le Mani, dice : venite a me voi TUTTI "noi compresi" ed io vi daro riposo...
le persone che gli erano intorno, comprendevano bene senza alcuna interpretazione..., e si buttavano ai SUOI piedi e lo pregavano, supplicavano, gli facevano richiesta "atto cultuale o meno", sapendo che LUI ERA Il Figlio di DIO; vedi Iairo, che lo prega con insistenza..
la donna Siro-Fenicia, che prostratasi dice: Signore aiutami
Simone il lebbroso, che prostratosi dice: Signore, se tu vuoi puoi farlo
La Samaritana, GLI dice: Signore dammi quest'acqua.. e tanti altri
Stefano invoca il Figlio, e GLI fa due richieste:
.
Quindi Caro , poichè non mi hai risposto, replico la domanda.
Visto che era lecito per loro " e il Grande Signore e Maestro non glielo ha mai impedito..", perchè per noi no ?
Ciao :-)
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da bgaluppi »

Scusami Luigi, ma quando si vuole per forza ignorare ciò che è ovvio per difendere una dottrina, invece che cercare di capire liberamente e obbiettivamente cosa dice il testo, non riesco ad andare avanti. "Pregare", "invocare", "chiedere", "prostrarsi", sono termini diversi in greco (e anche in italiano). Il termine "invocare" può essere usato anche nei confronti di uomini, cosa che non vale per il termine "pregare" (infatti, come spiega il Moulton, il termine pregare è usato solo nei confronti di Dio, altrimenti sarebbe idolatria); il termine "chiedere" non significa necessariamente "pregare". Se vogliamo fare analisi biblica seria, non si possono ignorare i termini usati, il loro significato e il contesto in cui sono usati, altrimenti si rischia di fare un gran minestrone.

Luigi, ti rispondo. Dove sarebbe scritto che quando dice "venite a me" tutti si buttavano ai suoi piedi? Io non lo leggo.

L'atto di inchinarsi fino ai piedi davanti ad un uomo non era un atto di venerazione in preghiera. L'inchino totale nella Bibbia è adorazione se fatto davanti a Dio, è un segno di rispetto se fatto davanti ad un uomo (come fanno ancora oggi i giapponesi), è idolatria se fatto davanti ad un'immagine: “Quando Abigail ebbe visto Davide, scese in fretta dall'asino e gettandosi con la faccia a terra, si prostrò davanti a lui” (1Sam 25:23); “Bat-Sceba s'inchinò e si prostrò davanti al re” (1Re 1:16), etc. Forse Abigail e Bat-Sceba stavano pregando Davide perché credevano che fosse Dio? Certo che no, ma manifestavano il loro rispetto al re, mediante quello che era un comune segno nei confronti di una persona importante o ritenuta importante. Anche i maghi si prostrano davanti a Yeshùa, e la traduzione dice "lo adorarono", perché vuole far passare la dottrina dell'adorazione al Messia; il problema è che in greco il termine "adorare" non esiste, e neppure in ebraico; quel senso glielo diamo noi in italiano. Il testo dice che si prostrarono, come era uso fare in segno di rispetto. La Bibbia è stracolma di inchini con la faccia a terra, fatti a Dio o agli uomini. Iairo si prostra davanti a Yeshùa perché credeva che fosse il Messia; e ciò significa che lo stesse pregando o adorando? Il testo non dice che lo pregava, né che lo adorava, ma che l'uomo si prostrò in rispetto implorando Yeshùa che curasse sua figlia. Non confondiamo l'espressione italiana "ti prego, aiutami!" con la preghiera! Se io ti imploro di aiutarmi, non sto rivolgentoti una preghiera, perché non sei Dio; sto chiedendo il tuo aiuto. Davvero non comprendo cosa c'entri la preghiera con l'inchino e la richiesta di guarigione. La samaritana sta forse pregando Yeshùa? Mi pare che non sia chiaro il concetto di preghiera. Suggerisco questa lettura: A. J. Heschel, L'uomo alla ricerca di Dio, per capire cos'è la preghiera.

Perché bisogna sempre far dire alla Scrittura ciò che non dice, e si ignora non solo l'evidenza testuale che mostra come il termine "pregare" sia sempre riferito a Dio, come insegna anche il Moulton (che non è un sacerdote, ma un grecista e uno dei massimi studiosi), ma si attribuisce anche ai termini greci un significato a proprio uso e consumo? La Scrittura è lì, nero su bianco; non si tratta di far prevalere un credo, si tratta di capire e riconoscere con obbiettività cosa dice. Facendo questo, c'è tutto da guadagnare: “conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8:32).

Luigi, ti chiedo per favore di non usare caratteri enormi, che secondo la netiquette equivale ad urlare.
trizzi74
Messaggi: 775
Iscritto il: martedì 1 aprile 2014, 17:36

Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da trizzi74 »

Luigi ignora ciò che è ovvio perché essendo trinitario vuole far credere che Gesù è Dio. Come? Volendo dimostrare a tutti i costi che le preghiere venivano rivolto anche a Gesù perché era considerato........
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
Carl Gustav Jung
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da bgaluppi »

Trizzi, non avevo visto il tuo commento ore 16:44. Complimenti. Volevo anche metere in risalto che, come tu stesso hai indicato, ἐπικᾰλέω è usato anche in riferimento ad uomini, cosa che non accade con προσεύχομαι. Pregare uomini, biblicamente, sarebbe un atto di idolatria; mentre si può benissimo "fare appello" ad un uomo, "invocare" il suo aiuto, come accade appunto in At 25:11 che citi.
se fosse vero che qualsiasi cosa chiediamo al Padre nel nome di Yeshùa, egli ce la concederà, ci sarebbero diversi problemi. I credenti potrebbero essere scoraggiati quando pregando e chiedendo nel nome di Yeshùa una determinata cosa non gli viene concessa. Agli apostoli questi non accadeva. Quando pregavano Dio in nome di Yeshùa per la guarigione di un malato questa avveniva sempre.
Mattia, mi pare un'ottima argomentazione la tua. È sempre importante capire chi sono gli interlocutori di Yeshùa; spesso, ciò che viene detto agli apostoli lo si interpreta come parole rivolte a tutti i credenti, ma così non è, almeno non sempre; è il contesto che lo fa capire, e il contenuto del discorso esaminato alla luce del resto della Scrittura. In Mr 8:34-38, ad esempio, parla a tutti: “Chiamata a sé la folla con i suoi discepoli, disse loro”. Il termine apostolo, in greco, significa "inviato" e gli apostoli furono tutti scelti personalmente da Yeshùa, Paolo compreso. I termini apostolo (ἀπόστολος), discepolo (μαθητής) e credente (πιστός) non sono equivalenti, hanno diverso significato e vengono usati in modi diversi. L'apostolo è ovviamente anche credente e discepolo, ma non è necessariamente vero il contrario; non tutti i credenti e i discepoli sono necessariamente anche apostoli. Lc 6:13 ci dice: “Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli [μαθητὰς, mathetàs] e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli [ἀποστόλους, apostólus]”. Gli apostoli sono quelli a cui Yeshùa disse: “qualsiasi cosa domanderete [αἰτέω] al Padre nel mio nome, egli ve la darà” (Gv 16:23). In 1Gv 5:14, invece, Giovanni dice, scrivendo ai credenti: “Noi ci rivolgiamo a Dio con fiducia, perché egli ci ascolta, se gli chiediamo qualcosa secondo la sua volontà”. È importante notare come quella assicurazione di esaudimento di ogni richiesta che Yeshùa dette ai Dodici qui sia scomparsa: Dio ascolta il credente, Giovanni compreso ("noi"), se Gli viene chiesto "secondo la sua volontà". Non c'è più certezza: le richieste sono affidate alla Sua volontà, perché la chiesa era già stata edificata e non c'era più bisogno né di carismi né di opere miracolose che manifestassero la gloria del messia per far sbocciare la fede.
Luigi
Messaggi: 1445
Iscritto il: martedì 31 marzo 2015, 21:02

Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da Luigi »

Luigi come moderatore ti chiedo di rileggere con attenzione le risposte di Antonio in cui ti spiega i termini originali utilizzati.
Mimy, ti assicuro che ho letto :-)
Luigi ignora ciò che è ovvio perché essendo trinitario vuole far credere che Gesù è Dio. Come? Volendo dimostrare a tutti i costi che le preghiere venivano rivolto anche a Gesù perché era considerato........
Ciao Trizzi
Io ho fatto più volte una semplice domanda, dopo aver posto ad esempio Fatti accaduti nel testo sacro, e spero che attraverso il dialogo , senza divagare con lunghi post, qualcuno possa darla
Ciao :-)
Scusami Luigi, ma quando si vuole per forza ignorare ciò che è ovvio per difendere una dottrina, invece che cercare di capire liberamente e obbiettivamente cosa dice il testo, non riesco ad andare avanti. "Pregare", "invocare", "chiedere", "prostrarsi", sono termini diversi in greco (e anche in italiano). Il termine "invocare" può essere usato anche nei confronti di uomini, cosa che non vale per il termine "pregare" (infatti, come spiega il Moulton, il termine pregare è usato solo nei confronti di Dio, altrimenti sarebbe idolatria); il termine "chiedere" non significa necessariamente "pregare". Se vogliamo fare analisi biblica seria, non si possono ignorare i termini usati, il loro significato e il contesto in cui sono usati, altrimenti si rischia di fare un gran minestrone.
Caro Galuppi, ciao ragazzi
Non voglio ripetermi oltre, poichè sarebbe sterile ed ozioso farlo. :-)
Miei Cari, io ho letto attentamente cosa avete replicato,
e credo che voi avete compreso bene la domanda, semplice e lecita, e non serve divagare :-)

Ora come scritto sopra, ho compreso i vari termini di invocare, pregare, chiedere ,ecc.
Ho portato quegli esempi di sopra non a caso, perchè queste richieste, hanno fatto queste persone ,al Signore Cristo, e non voglio dire che era un atto di culto; diciamo che erano semplici richieste di guarigioni, liberazioni, di ricevere Acqua Viva......
Ora senza dire che sono ,atti cultuali o meno ,essi GLI hanno rivolto tali richieste, ora visto che Gesù Il Signore, li ha esauditi, e non li ha ammoniti , dicendo loro che era idolatria...., perchè le stesse richieste a LUI non le possiamo fare oggi come loro ??
Concetto semplice.
Buona giornata :-)
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da bgaluppi »

Ciao Luigi, il tema mi appassiona, tanto che tempo fa ci ho scritto un lungo studio, di cui ti copio-incollo alcuni estratti, che seguono. Se hai pazienza, credo che ci troverai spunti interessanti. E scusami se ieri ero un po' scontroso, ho avuto una giornataccia. :-)

I Dodici apostoli, dunque, erano sia αποστολοί (apostolói, inviati), sia πιστοί (pistói, credenti), sia μαθηταί (mathetài, discepoli). Ma soprattutto, avevano dei requisiti che nessun altro discepolo o credente possedeva e può possedere: furono scelti direttamente da Yeshùa per volontà di Dio dopo una notte trascorsa in preghiera (Lc 6:12,13; Mr 3:13, cfr. Lc 6:12), furono a contatto con lui tutto il tempo che fu in vita e anche dopo la sua risurrezione, vennero designati da lui stesso per una missione specifica: essere suoi testimoni nel mondo ed edificare la chiesa, essendone le fondamenta (Mt 28:19,20; Mr 16:15; Lc 24:47,48; At 1:8, cfr. 1Cor 12:28; At 1:2). Anche altri uomini rivestirono certamente un ruolo importante nel processo di edificazione della chiesa; non a caso, le opere ispirate di alcuni di loro fanno parte del Canone delle Sacre Scritture (Giacomo, Giuda e l'autore della Lettera agli Ebrei, oltre a Paolo). Tuttavia, i Dodici ne furono le fondamenta, i capisaldi, e fu Dio stesso ad affidarli al Messia per divenire suoi apostoli: "Io [Yeshùa] ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu [Dio] mi hai dati dal mondo; erano tuoi e tu me li hai dati" (Gv 17:5). È scritto anche che "Prima di salire in cielo egli [il Cristo], per mezzo dello Spirito Santo aveva dato istruzioni a coloro che aveva scelto come apostoli" (At 1:2, TILC). Solo gli apostoli furono scelti dal Cristo, e nessun uomo può sceglierne altri in vece di Yeshùa, altrimenti la sua stessa autorità sarebbe messa in discussione. In Mt 28:19 leggiamo: "Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli"; è importante notare come Yeshùa ordini di fare diventare tutti gli uomini dei discepoli, non degli apostoli. Sul testo greco abbiamo "μαθητεύσατε πάντα τὰ ἔθνη" (mathetèusate pànta ta èthne), in cui μαθητεύσατε (mathetèusate) è l'imperativo aoristo di μαθητεύω (mathetèuo), che significa "istruire per rendere discepolo". Tutti coloro che entrano a far parte della chiesa di Cristo, istituita dagli apostoli sono, discepoli, non apostoli, perché non sono stati "inviati" ad istituirla, ma semplicemente devono credere per poter farne parte.

Vediamo ora chi erano gli apostoli secondo la Scrittura. Naturalmente, come abbiamo visto, i Dodici che vissero con lui, ai quali più tardi si aggiunse Mattia, necessario sostituto di Giuda Iscariota perché il numero dodici, profondamente simbolico, fosse completo. In At 1:21-26, davanti a centoventi credenti riuniti (At 1:15), Pietro afferma:

"«Bisogna dunque che tra gli uomini che sono stati in nostra compagnia tutto il tempo che il Signore Gesú visse con noi, a cominciare dal battesimo di Giovanni fino al giorno che egli, tolto da noi, è stato elevato in cielo, uno diventi testimone con noi della sua risurrezione». Essi ne presentarono due: Giuseppe, detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia. Poi in preghiera dissero: «Tu, Signore, che conosci i cuori di tutti, indicaci quale di questi due hai scelto [ἐξελέξω, exelèxo] per prendere in questo ministero apostolico il posto che Giuda ha abbandonato per andarsene al suo luogo». Tirarono quindi a sorte, e la sorte cadde su Mattia, che fu incluso tra gli undici apostoli.".

Il testo indica che Mattia fu testimone diretto di Yeshùa e della sua risurrezione (e anche Giuseppe, ma non entrò a far parte dei Dodici). Per far sì che la scelta tra i due fosse espletata non per decisione umana, ma per volontà di Dio, il nome venne tratto a sorte in seguito ad una preghiera; l'indicativo aoristo di ἐκλέγομαι (eclègomai) al v. 24, indica un'azione già avvenuta e conclusasi ("hai scelto") e fa capire come Mattia fosse già preordinato ad essere apostolo prima che il suo nome fosse tratto a sorte dai presenti. Da tutto questo passaggio risulta chiaro che il numero dei Dodici era fisso, per il valore simbolico che contiene (erano le dodici colonne della Gerusalemme celeste, Ap 21:14), e che il ruolo di apostolo veniva conferito per volere di Dio stesso (cfr. Gv 17:5), non per decisione umana, e solo ed esclusivamente a coloro che furono testimoni diretti di Cristo e della sua risurrezione. Questo è un requisito fondamentale per possedere il titolo di apostolo di Cristo, che spetta prima di tutti ai Dodici scelti, ed il motivo per cui non può esistere nessuna "successione apostolica"; infatti, chi è testimone non può essere sostituito da chi non lo è, e non può neppure "passare" il ruolo di testimone ad altri non testimoni, poiché chi non vide non può testimoniare ciò che non ha visto; semmai, chi non vide può rendere testimonianza a chi vide, ma non è la stessa cosa che essere testimone diretto.

[...]

Essere testimoni di Yeshùa, averlo visto in vita o dopo la risurrezione (o ambedue le cose), era l'unico requisito per essere considerati suoi apostoli? Paolo, con un resoconto cronologico, ci informa che Yeshùa "apparve a Cefa [Lc 24:34], poi [εἶτα, èita] ai dodici [Gv 20:26]" (1Cor 15:5); dopo ciò (ἔπειτα, èpeita) "apparve a più di cinquecento fratelli in una volta" (1Cor 15:6) e in seguito (ἔπειτα, èpeita) "a Giacomo, poi [èita] a tutti gli apostoli" (1Cor 15:7) e, infine, apparve anche a lui (1Cor 15:8); al v. 6 parla di fratelli [ἀδελφοῖς, adelfòis], mentre al v. 7 parla di apostoli [ἀποστόλοις, apostòlois], quindi si presume che il semplice fatto di apparire a qualcuno dopo la risurrezione non costituisca necessariamente prova di elezione ad apostolato, altrimenti Paolo non avrebbe distinto tra l'apparire "a tutti gli apostoli" e "a più di cinquecento fratelli". Se per essere considerato apostolo di Cristo fosse bastato aver visto Yeshùa dopo la risurrezione, quei cinquecento avrebbero dovuto essere tutti apostoli, ma il testo non specifica che lo fossero o lo fossero divenuti, anzi li distingue chiaramente come "fratelli" da "tutti gli apostoli", a cui Yeshùa apparve successivamente. Inoltre, Paolo afferma che Yeshùa si manifestò "ai dodici" (in realtà al momento erano undici, Mattia è incluso per prolessi) e poi (εἶτα, èita, "poi", "successivamente") a tutti gli apostoli; quindi, con "tutti gli apostoli", Paolo probabilmente non si riferisce solamente ai Dodici, a cui Yeshùa era già apparso, ma anche ad altri (qui inclusi per prolessi), altrimenti sarebbe un'inutile ripetizione di quanto già specificato al v. 5 e non avrebbe senso l'uso di èita (ad indicare uno spazio temporale successivo).

Da tutto ciò si comprende come non bastasse vedere Yeshùa risorto per essere considerati apostoli; era un requisito, poiché Paolo afferma di essere apostolo in virtù del fatto che vide il Cristo (dopo la risurrezione, 1Cor 9:1), ma non era l'unico requisito. Come già discusso, il requisito primario per l'apostolato era la testimonianza diretta della vita, della morte e della risurrezione di Yeshùa. I Dodici e pochi altri furono suoi testimoni diretti, ma Paolo, ad esempio, lo vide soltanto dopo la risurrezione, poiché prima della sua chiamata fu un persecutore della chiesa (At 8:3; 9:1,2,4,5; 26:9-12). Paolo, in 1Cor 9:1, dice con fermezza e senza timore di essere contraddetto: "Non sono apostolo? Non ho veduto Gesù, il nostro Signore?"; lui era apostolo, poiché aveva veduto il Cristo dopo la risurrezione, ma non lo aveva mai conosciuto direttamente quando era ancora nel mondo. Paolo non visse a contatto con Yeshùa, come i Dodici (infatti, non è uno di loro), e non era certamente presente nel giorno della Pentecoste. Non fu testimone diretto come lo furono i Dodici. Perché, dunque, Paolo è apostolo di Cristo? Paolo, a differenza di quei cinquecento fratelli e degli apostoli delle chiese, ricevette il mandato di apostolo da Cristo stesso, diventando suo testimone (Rm 1:1,5; Gal 1:1; 2Cor 1:1; At 9:15; 22:6 ss.; 23:11; 26:16), e fu inviato dallo spirito (At 13:2). Anche Barnaba fu scelto dallo spirito insieme a Paolo (At 13:2,4), ed è definito apostolo in At 14:4; tuttavia, la Scrittura non riferisce che fosse stato scelto da Cristo come Paolo, ma solamente che lo spirito operava tramite lui.

Ecco, dunque, un altro fondamentale requisito per l'apostolato: l'investitura diretta da parte di Yeshùa. L'apostolo di Yeshùa era da lui stesso inviato ad evangelizzare e a costruire la chiesa e doveva essere accolto come se fosse il Cristo stesso, poiché lo rappresentava (cfr. Lc 10:16; 6:40).

[...]

Paolo predisse l'avvento dell'apostasia, già presente in epoca apostolica, che dilagò in seguito alla morte dell'ultimo apostolo (At 20:29,30; 2Tes 2:7); i Dodici, in quanto testimoni diretti di Yeshùa e unici depositari della pura dottrina, garantirono l'unità e la salute spirituale della chiesa finché furono in vita e fecero sì che essa crescesse in modo conforme alla verità, che fu trasmessa loro dal Cristo e dallo spirito per volontà di Dio; morti loro, questa garanzia venne meno per sempre e l'apostasia dilagò: "Quando l'erba germogliò ed ebbe fatto frutto, allora apparvero anche le zizzanie" (Mt 13:26).
chelaveritàtrionfi
Messaggi: 4130
Iscritto il: venerdì 11 aprile 2014, 23:31
Località: Italia

Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

A parte il fatto che scrivere in maiuscolo o a testo ingrandito equivale a gridare, come è stato fatto poco più avanti è meglio leggere (ascoltare) e accertarsi come stanno le cose proprio come i Bereani.
« Chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli. » (Luca 6,13)

Il termine apostolo, ben spiegato da Antonio , vuol dire principalmente inviato. Ma l'apostolo era uno studente, un credente (almeno 10 erano giudei) , un madre lingua, un testimone oculare, un designato da Yeshùa a divulgare la parola... un battezzato in spirito santo e quindi in grado di compiere opere simili a quelle di Yeshùa per volere di Dio.
Yeshùa poi designò altri 70 discepoli per divulgare la parola in tutto il mondo. il discepolo può essere considerato uno studente credente.
Gli apostoli erano inizialmente 12. Poi con la morte di Giuda Iscariota venne accolto Mattia. Erano solo 12? Visto che anche Paolo fu considerato apostolo diciamo che i 12 erano i pilastri. Tutti gli altri furono scelti per divulgare in tutto il mondo la parola.. e ciò avvenne già in quel tempo.. Oggi chi è stato incaricato da Yeshùa per portare la parola? Ci sono le scritture. Quelle portano la parola.
Poi c'è chi crede che l'apostolato si trasmette per imposizione delle mani.
Ciò esula dalla scrittura ma è credenza religiosa. Per cui la fantasiosa successione apostolica non esiste... nè Pietro era capo degli apostoli . Anzi l'apostolo amato sta scritto che era Giovanni!
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
Luigi
Messaggi: 1445
Iscritto il: martedì 31 marzo 2015, 21:02

Re: Preghiera al Padre o a Yeshua?

Messaggio da Luigi »

Chiedi: "perchè le stesse richieste a LUI non le possiamo fare oggi come loro ??". La risposta per me è ovvia: non siamo gli apostoli,
Ma perchè Iairo , il lebbroso guarito, la donna greca ,il cieco di Gerico, ed altri che GLI hanno fatto quelle richieste erano apostoli ?
Su amico , non divaghiamo, e se si vuole si dia una motivazione logica :-)
non abbiamo l'incarico di andare dalle genti (i pagani) per portare la Parola di Dio e il suo Regno o per battezzarli (Mt 28:19).

Quì siamo OT, ma mica erano solo gli apostoli a dover portare l'evangelo a tutte le genti ?
Mica Stefano e Filippo l'evangelista, Timoteo, Sila, Tito.. "per esempio" lo erano ?
Poi amici, ne concludete , che dalla morte degli apostoli, più nessuno ha il mandato di annunciare l'evangelo, come se LO Spirito non è più all'Opera , e che il Cristo ,oggi non abbia una parte del SUO corpo mistico da edificare ?
Poi il Grande Signore ,in Atti 1,..,parlando con gli apostoli, disse che a breve sarebbero stati il Battezzati con Lo Spirito, ma sostanzialmente ,lo ricevettero in 120, e non solo i 12 .
Quindi non è esatto che certe promesse erano solo per i 12.
Poi visto che il Signore non è ancora ritornato, e che c'è un mondo da salvare, non comprendo perchè ai di , il Cristo non può più scegliere ancora altri apostoli come e nel modo che scelse Paolo ed altri discepoli per annunciare l'evangelo ?

Proprio per questo motivo Yeshùa dice ai suoi apostoli di chiedergli (aiteò) ogni cosa e verranno esauditi, non dice di pregarlo.
mimymattio
Caro, non so quante volte ho scritto ,che non sto parlando di pregarLO, ma di semplici richieste come quelle descritte nel testo sacro :-)

Poi ragazzi, quando ho ingrandito il concetto esposto, non era certo per gridare , ma semplicemente per ribadirlo, considerato che non vi era stata risposta, " e non vi è ancora" e alcuni ripetevano che la preghiera va rivolta a DIO.... :-)

Caro Galuppi
Ho letto ancora con attenzione, interesse nonchè in parte condivisibile il tuo studio, che credo sia OT, ma alla fine non risponde alla mia domanda :-)
Rispondi