marco ha scritto:Perchè, per un cristiano, tu sei nelle tenebre
marco ha scritto:Non voglio convertirti, vorrei solo avvicinarti a Dio.
L'unica strada percorribile è quella di Yeshùa.
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Queste sono parole dette al nostro amico Noiman di fede ebraica. Bene! Ora, considerato che queste cose le pensano molti cosiddetti cristiani in generale, io vorrei fare delle precisazioni circa queste affermazioni su gli ebrei.
Inizio subito dicendo, che il Vangelo di Yeshùa non sostituisce la chiamata che Dio rivolge al popolo d'Israele nè nega il Patto stipulato con loro come dice Paolo. Ha invece, lo scopo di chiamare i gentili, così che anch'essi possono aver parte delle benedizioni di Dio. Leggendo attentamente questo passo della lettera ai Romani si evince chiaramente che ...
Primo, il Dio di cui Paolo sta parlando non è qualche dio generico della coscienza religiosa collettiva o di un vago monoteismo. Questo Dio è il Dio di Abramo e di Sara, il Dio del Patto. Pertanto, per Paolo, la questione non è affatto quella del rapporto tra ebrei e cristiani, è piuttosto,
quella del rapporto tra Israele (poichè gli ebrei continuano ad essere il popolo di Dio),
da una parte, e le "nazioni" dall'altra. Paolo non usa neanche la parola "cristiani" in questa disquisizione, benchè conoscesse senz'altro il termine, che era già in uso a quell'epoca.
L'esperienza di Paolo sulla via di Damasco, non fu una "conversione", e non va intesa come il suo divenire cristiano (leggere studi di Gianni).
In sostanza per Paolo, che si definisce "ebreo da ebrei", Yeshùa significa che Dio, che creò il mondo, chiamò Sara e Abramo, e diede all'umanità la Legge del Sinai e parlò attraverso i profeti, aveva ora compiuto un passo decisivo. Questa volta, quello stesso Dio stava invitando i gentili a entrare nel Patto, riconciliando così i popoli estranei l'uno all'altro. Di nuovo,
è importante sottolineare che i popoli che sono riconciliati, non sono cristiani ed ebrei ma Israele e le nazioni.
I cristiani pertanto, hanno bisogno degli ebrei. Senza di loro, nel nostro passato, non avremmo avuto la Bibbia, non avremmo avuto Yeshùa, non avremmo avuto la conoscenza di Dio. Senza di loro, nel nostro presente, non possiamo comprendere Dio, il mondo e noi stessi. Noi cristiani dobbiamo parlare sì con gli ebrei di Yeshùa, ma come a compagni di viaggio . Ciò che divide i cristiani dagli ebrei non è il fatto che abbiamo punti di vista diversi su Yeshùa (cosa senz'altro vera), ma ciò che ci divide è che gli ebrei hanno qualcosa che noi non abbiamo: hanno la Torah.Hanno il dono di Dio di una rivelazione scritta nella Scrittura (che noi possiamo condividere fino a un certo punto) e di un altrettanto autorevole tradizione orale codificata dai rabbini della Mishnah e nel Talmud, che noi non abbiamo e non potremmo mai avere. Quando il Tempio venne distrutto nel 70 e.v., i cristiani incominciarono a credere che Yeshùa, il Messia, avesse preso il suo posto. Gli ebrei invece, credettero che il suo posto fosse stato assunto dalla Torah, una rivelazione vivente e in continua evoluzione.
Non è possibile e non può esistere l'eventualità che i cristiani cerchino di convertire gli ebrei al cristianesimo, perchè se ci si pensa, l'idea stessa è una contraddizioni in termini!
Sono quelli di noi che vengono chiamati cristiani a essere, "adottati" nel Patto che Dio a stretto con gli ebrei, e non viceversa! Noi siamo gli ultimi arrivati, il virgulto innestato sull'albero preesistente. In sintesi
sono i cristiani "ebrei onorari"!.
Siamo noi cristiani gentili che, secondo l'apostolo Paolo, un tempo eravamo i
"perduti" ed eravamo "fuori dal Patto di Israele". Siamo noi che siamo stati "convertiti" e siamo entrati come nuovi venuti!