Yeshùa, giudeo osservante

Antonella

Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da Antonella »

Certo. Come si evince dai vangeli, Yeshùa sfida apertamente i sacerdoti, scribi e i farisei persino nel Tempio, scacciando i cambia valuta e i mercanti, apostrofando i sacerdoti come furfanti, i farisei come commedianti. Anche se mi sembra che i farisei erano il gruppo con cui spesso Yeshùa era più spesso in dialogo e in polemica, e più vicino alle sue vedute, e soprattutto come fazione non furono direttamente coinvolti nella sua morte. Quando inizia il racconto della Passione i farisei escono pressoché totalmente di scena
Ora, Yeshùa si può definire come dire...un fariseo non conformista per via della sua libertà nei confronti della Legge e della tradizione?. Come un fariseo della scuola di Shammai per via delle sue vedute ristrette sul divorzio, o come fariseo della scuola di Hillel per via della sua enfasi umanitaria sull'amore del prossimo come fulcro della Legge? Si può dire che Yeshùa non accettava tutto ciò che si pensava e si insegnava nel giudaismo del suo tempo? Anche perchè la sua peculiare e solenne introduzione a vari pronunciamenti, "Amen..io vi dico..."poneva l'accento sul fatto che conosceva e insegnava il volere di Dio con assoluta certezza.
Si può dire che Yeshùa ha radicalizzato la Legge, non per quanto riguarda i rituale ma per quanto concerne il rapporto con gli uomini? Del resto Yeshùa iniziava la sua esegesi delle Scritture sottolineando l'importanza dei comandamenti minori. Con questo spirito quindi, era in grado di equiparare la collera e assassinio, concupiscenza e adulterio ecc...
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Gianni
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Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da Gianni »

Sua libertà nei confronti della Legge e della tradizione? Circa la Toràh nessuna “libertà”: Yeshùa la conferma e nel suo insegnamento la rende ancora più vincolante. Sulla tradizione occorre fare dei distinguo caso per caso e quando è il caso. A tutti gli effetti Yeshùa può ritenersi un interlocutore alla pari degli altri rabbini. Lasciando da parte la questione della messianicità, se non ci fosse poi stato Paolo di Tarso, il suo movimento sarebbe stato una delle tanti correnti del giudaismo, rimanendo collocato al suo interno.
Antonella

Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da Antonella »

Inoltre volevo aggiungere se me lo si consente, che certamente Yeshùa fu un maestro ebraico, e molti dei suoi insegnamenti, così come li si legge nei vangeli, rientrano senza dubbio nell'ambito della Torah e della tradizione sapienziale. Tuttavia, i vangeli presentano Yeshùa al culmine della "rivelazione di Dio", che supera e porta a compimento le rivelazioni concesse in precedenza al popolo di Dio. Di conseguenza, in questa prospettiva Yeshùa sì emerge come interprete autorevole della Torah, perchè non solo è in grado di dire che cosa essa significhi (come facevano Hillel e Shammai), ma in un certo senso la può anche aggirarla o specificarla.
Leggendo le sei antitesi del sermone del monte (Mt. 5.21-48) illustrano a mio avviso questo aspetto. In alcuni casi Yeshùa amplia un precetto biblico per giungere al nucleo del comandamento. Così proibisce la collera e la concupiscenza per evitare l'assassinio e adulterio. Ma la sua sintesi sul divorzio sembra revocare o ripudiare il permesso e la procedura basata su Deut. 24.1. I suoi detti riguardanti i giuramenti va oltre la proibizione biblica di giurare il falso di Levitico 19.12, Numeri 30,2 Deut. 23,21. Il suo insegnamento sul non vendicarsi porta in un certo senso alla abrogazione della legge biblica del taglione (Es. 21,23 Lev. 24, 19-20, Deut. 19,21).
Pertanto si può dire che Yeshùa in quanto inviato da Dio ha autorità sulla Torah e la sua interpretazione? In quanto il problema era come Yeshùa si ponesse nei confronti della Torah e non la Torah nei confronti di Yeshùa?
Ultima modifica di Antonella il lunedì 29 settembre 2014, 15:56, modificato 1 volta in totale.
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Gianni
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Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da Gianni »

Perché parli di antitesi del sermone del monte? Non c’è alcuna antitesi. Non credo proprio che si possa dire che Yeshùa in quanto inviato da Dio ha autorità sulla Torah. Assolutamente no. La Toràh è l’Insegnamento di Dio e Yeshùa per primo si attiene a tale insegnamento.
Tu domandi se il problema era come Yeshùa si ponesse nei confronti della Torah e non la Torah nei confronti di Yeshùa. Non so dove vedi il problema. Occorre valutare dalla giusta prospettiva. C’è solo un modo di porsi nei confronti della Toràh: ubbidire a Dio oppure no. Yeshùa fu ubbidiente fino alla morte. La questione non è come la Toràh si pone nei confronti di Yeshùa e di ogni credente, ma come noi ci poniamo.
Antonella

Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da Antonella »

E' vero però Gianni, che Yeshùa non accettava tutto ciò che si pensava e si insegnava nel giudaismo del suo tempo. Sebbene non fosse propriamente un fariseo, era più vicino ai farisei della scuola di Hillel, che predicava l'amore, ma indicava oltre una via più estrema, quella dell'amore incondizionato, anche dei propri nemici e dei peccatori che è certamente una dottrina tutt'altro che sentimentale e che va oltre la Torah.
Ultima modifica di Antonella il lunedì 29 settembre 2014, 15:58, modificato 1 volta in totale.
Antonella

Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da Antonella »

poi... Yeshùa non è stato un modello di tolleranza..Egli esprimeva dei giudizi sulla fede della gente che incontrava. Anzi, a ben vedere, lo faceva in continuazione. Discuteva con i farisei e stigmatizzava le autorità del Tempio. E leggendo i vangeli, sembra appariva in un certo senso disinteressato al contenuto dottrinale (Torah) o alla correttezza del rituale delle diverse fazioni che incontrava. Ciò che gli interessava moltissimo invece, era l'esito pratico della fede religiosa della gente. E da un certo punto di vista la chiave di approccio del Rabbì Yeshùa verso qualunque prospettiva religiosa era "li riconoscerete dai loro frutti"...anche se non si può però negare, che vi erano molti punti di contatto tra i farisei e Yeshùa. Come Yeshùa i farisei erano laici religiosamente impegnanti che, disgustati dalla corruzione dei governanti e dei sommi sacerdoti d'Israele, erano alla ricerca anche in un certo senso, di una riforma personale e nazionale attraverso uno strenuo impegno a compiere la volontà di Dio nella vita quotidiana....
Per esempio, norme dettagliate concernenti il pagamento delle decime, le abluzioni, l'assunzione dei cibi e l'osservanza dello Shabbath si riproponevano sì di santificare la vita quotidiana, trasformando la nazione in un tempio spirituale in obbedienza sia alla Legge scritta sia alla tradizione orale, ma non si può negare anche un certa libertà di Yeshùa che mostrava nei confronti della Legge con il suo costante annuncio dell'avvento del Regno di Dio come rivendicazione tutta sua personale (come il discorso del monte e altri detti) ed è questo, che ha sempre diviso e divide ancora, la valutazione dell'ebreo Yeshùa, al di là sua messianicità. O no?
Lella
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Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da Lella »

Diciamola proprio tutta tutta tutta.

Il Padre è la sorgente della gloria.

Gesù Cristo il Figlio è il fulgore, cioè il riflesso splendente della Sua gloria, e l'impronta della Sua essenza Ebrei 1:3

Ora... impronta cosa significa?

Significa impressione prodotta da uno stampo, o da un incisore su una moneta per indicarne la natura del valore.

Così qui...Gesù è all'impronta precisa della natura del carattere di Dio.

La subordinazione del Figlio al Padre, che Gianni tanto decanta per testimoniare che Gesù non è Dio, è solo un ordine di personalità, di funzione, e di attività, che permette al Padre di essere ufficialmente il primo, al Figlio permette di essere il secondo, e allo Spirito Santo il terzo, in perfetta coerenza con l'uguaglianza.

La precedenza o l'essere primo, non è necessariamente indice di superiorità.

La possibilità di un ordine, che tuttavia non implica nessuna ineguaglianza, può essere illustrata dalle relazioni tra l'uomo e la donna.

Nelle funzioni l'uomo è primo, e la donna è seconda, ma l'anima di una donna vale quanto l'anima di un uomo. 1Corinzi 11:3

Fin dall'eternità Gesù Cristo è per posizione subordinato a Dio Padre.

Per gli scopi della redenzione, nell'incarnazione Egli assunse una determinata subordinazione, con la quale Egli cambiò la Sua sovranità in servitù. Filippesi 2:5,8

In conclusione:

Sebbene vi sia una subordinazione eterna di Cristo al Padre, tuttavia essa è soltanto una subordinazione di ordine, di funzione, e di attività, ma non di essenza. Lella
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Gianni
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Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da Gianni »

Lella, che gran minestrone hai fatto: messianicità, Toràh, trinità, redenzione, subordinazione, uomo e donna, spirito santo. Hai dimenticato solo le dimensione dell’arca di Noè!
Commento solo sulla questione della Toràh, citando queste parole: “Pagate la decima della menta, dell'aneto e del comino ... Queste sono le cose che bisognava fare” (Mt 23:23). Chi dice queste cose non è un incallito fariseo ma Yeshùa da Nazaret. Questa è la sua espressione completa: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia, e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre”.
Lella
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Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da Lella »

Armando si chiede chi ha nominato Gesù maestro?

Scusami Armando se ti rispondo anche io, in quanto ho trovato la tua domanda molto interessante.

In quei tempi certamente esistevano le scuole, ma non conosco la loro specificità.

Mentre invece riguardo a Gesù, io penso che non abbia avuto bisogno di scuole, in quanto era quello che era, cioè il Figlio di Dio.

Gesù è stato fatto maestro non da una scuola, che sicuramente avrebbe imparato molto meno di quello che già sapeva e conosceva.

La sua bontà, i suoi miracoli, la conoscenza della Legge, il comportamento, l'amore, ecc. ecc. hanno contribuito ad essere senza nessuna scuola un maestro di saggezza.

E poi non dimentichiamo che fin dalla tenera età fu trovato in una Sinagoga a insegnare ai grandi maestri, senza nessuna difficoltà. Lella
marco
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Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da marco »

Caro Armando, azzardo la risposta. Al tempo di Yeshùa, il regno di Davide e i riti del Tempio, erano solo un lontanissimo ricordo.
Esistevano molte scuole di pensiero, molte fazioni opposte, tipo farisei e sadducei, oppure zeloti e esseni, molti liberi predicatori e falsi messia.
Penso che c'era una certa libertà di culto, anzi meglio dire d'interpretazione della Legge.
Chi aveva il potere di giudicare se uno era maesto?
Quale gerarchia poteva dare il bene placido all'insegnamento delle cose di Dio?
Nessuno. Erano, e lo sono ancora, allo sbaraglio.
Infatti ancora oggi l'ebraismo è formato da una miriade di scuole di pensiero diverse l'una dall'altra, e tutti i loro capi si fanno chiamare rabbì o maestri.
Se tutti questi rabbì, hanno idee simili, ma non uguali, qual'è il vero maestro?
Chi insegna la via di Dio?
Spero di esserti stato d'aiuto, caro Armando.

P.s. Non è che noi siamo messi tanto meglio. Dal cristianesimo sono sorti centinaia di culti, tutti detentori della verità.
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