Yeshùa, giudeo osservante

Lella
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Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da Lella »

Ai tempi di Gesù, il titolo di maestro non si acquistava attraverso una determinata scuola, ma si acquistava con il tempo e l'esperienza. Ebrei 5:12

Anche oggi in religione, ogni credente è chiamato ad essere un maestro. Colossesi 3:16.

Infatti i giudei erano istruiti nella Legge e si vantavano di essere maestri, ma non avevano realmente compreso ne accettato la verità in essa contenuta.

Ecco perchè Gesù disse:

"Ma voi non vi fate chiamare Rabbì; perchè uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli." Matteo 23:8

Qui si parla dell'unico e vero maestro, il quale è solo Gesù Cristo.

Ma attenzione, in questo passo, Gesù non sta condannando il titolo di maestro, ma l'orgoglio e la funzione dei giudei.

Ti chiedo scusa Armando se non sono riuscita a captare il tuo pensiero e a intromettermi nella tua discussione, ma una cosa l'ho capita: "Ti do un po di fastidio vero?".....O mi sbaglio? Lella
noiman
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Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da noiman »

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Gianni
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Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da Gianni »

(Niflà ... stupendo). :-)
marco
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Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da marco »

Caro Noiman, lungi da me la polemica.
Mi raccomando, Noiman, quello che scrivo non è macchiato da nessun pretesto razzista, per carità.
Per favore credimi. Già questa premessa, mi addolora, ma necessaria.
Che lo studio della Torah sia una cosa giustissima, niente da dire.
Anzi dovrebbe essere promossa in ogni famiglia cristiana, cosa che gli ebrei invece fanno.
Giusto, anche mantenere la tradizione del popolo ebraico, viva.
Se questo metodo che utilizzano gli ebrei da millenni, cioè "una fede basata sul porre domande" oppure utilizzare il "costume ebraico per discutere, contestare, abbracciando il metodo del dubbio", potesse avvicinarvi a Dio, il ruolo dei Profeti sarebbe stato diverso da quello indicato nella Bibbia, cioè non creduti e messi da parte, favorendo invece il (muto)sacerdozio rituale.
Perchè si preferiva essere perfetti nell'eseguire i riti nel Tempio, a discapito del messaggio profetico.
Perchè non si capiva la parola dei Profeti? Perchè venivano messi dentro le cisterne? Perchè dovevano scappare di notte? Perchè venivano mandati a compiere miracoli a persone non ebree? Perchè le loro preghiere avevano il potere di non far piovere per 36 mesi?
Tu mi risponderai perchè è un popolo duro di cervice, come del resto tutti gli uomini, aggiungo io; ma se avessero applicato il vero insegnamento, senza bisogno di domandare, dubbitare o interpretare, tutto questo non sarebbe accaduto.
Perchè, posso anche sbagliare, la fede ebraica, o almeno una fazione, tende a considerare più l'aspetto mistico e profondo di Dio, che la vera fede, quella semplice.
Una passo bellissimo della Torah, dice: faremo e ascolteremo.
Considero la vera fede ebraica quella prettamente biblica. I veri credenti? Quelli che non si sono ribellati a Mosè nel deserto, tempestandolo di domande e dubbi.
Faremo e ascolteremo.

Non è una critica al singolo uomo ebreo, perchè sicuramente è meglio di me, ma al modo in cui cercate di avvicinarvi a Dio.
noiman
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Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da noiman »

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marco
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Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da marco »

Caro Armando :-)

Caro Noiman, fai bene a credere che non sono antisemita.
Riguardo alla mia ultima affermazione, esiste solo un modo per avvicinarsi a Dio ed è Yeshùa.
Grazie a Dio questo non si impara, ma è per chiamata.
noiman
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Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da noiman »

l
Ultima modifica di noiman il sabato 11 ottobre 2014, 10:36, modificato 1 volta in totale.
Antonella

Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da Antonella »

Armando si chiede chi ha nominato Gesù maestro?

Bisogna partire da questa premessa:
Yeshùa era un uomo ebreo, un autentico ebreo. Un membro di questo popolo piccolo, povero, politicamente privo di potere, che viveva ai margini dell'impero romano. Sua madre Maria e suo padre Giuseppe, la sua famiglia, i suoi seguaci erano ebrei. Il suo nome era ebreo appunto Yeshùa. La sua Bibbia, la sua forma di culto, le sue preghiere erano ebraiche. Nella situazione dell'epoca, egli non poteva pensare a un annuncio tra i gentili. Il suo messaggio era destinato al popolo ebraico, nella sua totalità, senza alcuna eccezione. Da questo fatto fondamentale bisogna fare una considerazione irrevocabile: senza l'ebraismo non ci sarebbe cristianesimo. La bibbia dei primi cristiani furono le scritture ebraiche, gli scritti del NT divennero parte della Bibbia solo all'atto della loro aggregazione a quelli del cosiddetto AT. Il vangelo di Yeshùa il Messia presuppone ovunque, con piena consapevolezza, la Torah e i Profeti. In ambedue le parti (ebraica/greca), parla lo stesso Dio del giudizio e della grazia. Il cristianesimo ha in questo un rapporto unico solo con il giudaismo. Gesù era un ebreo, e per questo, che ogni forma di antigiudaismo è un tradimento a Yeshùa stesso.

Ora il racconto di Yeshua al tempio, questo aneddoto sulla vita di Yeshùa fanciullo, raccontato da Luca aveva un significato particolare: la storia di uno studioso precoce, si potrebbe quasi dire di un giovane talmudista. Se consideriamo i detti di Yeshùa, è facile osservare che Yeshùa era tutt'altro che privo di istruzione. Padroneggiava perfettamente sia le Scritture sia la tradizione orale, e sapeva come applicare questo patrimonio di dottrine e di sapere tradizionale nella vita pratica. L'istruzione ebraica di Yeshùa a mio avviso, era incomparabilmente superiore a quella dello stesso Paolo.

Una conferma dell'istruzione ebraica di Yeshùa, è data dal fatto che, benchè egli non fosse uno scriba accreditato, la gente gli si rivolgeva chiamandolo "Rabbi". Anche se bisogna dire che l'appellativo "rabbi" era di uso comune ai quei tempi, e si usava soprattutto per designare studiosi e maestri della Torah. Allora non era stata limitata a esperti e a maestri come oggi. Solo la generazione successiva a Yeshùa fu la prima a conoscere l'uso dell'appellativo "Rabbi" come titolo accademico.
Ultima modifica di Antonella il giovedì 9 ottobre 2014, 11:56, modificato 1 volta in totale.
Antonella

Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da Antonella »

Inoltre da quello che si legge nel vangelo, c'è da dire che Yeshùa non approvava il compiacimento che tanti scribi e farisei manifestavano nell'essere chiamati rabbi.
Nella generazione precedente a Yeshùa, uno scriba aveva detto pressapoco la stessa cosa: "ama il lavoro manuale e odia il rabbinismo" (da pagine di morale ebraica). E molti condividevano questa opinione. Quanto agli scribi, a volte erano arroganti è vero, ma non erano degli sterili accademici. Esigevano che tutti insegnassero ai propri figli un mestiere e molti di loro erano artigiani. I falegnami poi, erano ritenuti particolarmente istruiti. Se si discuteva un problema difficile, erano soliti chiedere: "c'è un falegname tra noi, o un figlio di un falegname che possa risolverci il problema?. E Yeshùa era o un falegname o figlio di un falegname. Molto probabilmente sia uno che l'altro. Questa ovviamente non è una prova che lui o suo padre fossero istruiti, ma smentisce il luogo comune, sdolcinato e idilliaco, di Yeshùa come ingenuo, candido, semplice lavoratore manuale.
Antonella

Re: Yeshùa, giudeo osservante

Messaggio da Antonella »

Termino questo mio intervento sintetizzando le tre forme più importanti del giudaismo presenti dell'epoca per capire meglio la mentalità e i detti i Yehùa. I sadducei, farisei e esseni.

Sadducei: credevano che Dio avesse rivelato una sola Legge: i cinque libri di Mosè
Gli scribi e i farisei: credevano che Dio avesse rivelato due Leggi: una scritta e una orale
Esseni:credevano che Dio avesse rivelato la sua volontà anche in altri testi, oltre il Pentateuco e gli altri libri della bibbia.

Ma c'erano altre importanti differenze: i sadducei credevano che Dio avesse conferito ad Aronne e ai suoi figli l'autorità assoluta sulla Legge di Dio e sul suo culto.
Gli scribi-farisei credevano che Dio avesse conferito prima a Mosè, poi a Giosuè, poi agli anziani, poi ai profeti e poi a loro, l'autorità assoluta sulla duplice Legge di Dio, quella scritta e quella orale
Gli esseni si tenevano in disparte dal popolo in generale e dal culto del tempo.

E infine, mentre i sadducei credevano che Dio ricompensasse i giusti e punisse i malvagi in questo mondo, gli scribi-farisei credevano che Dio ricompensasse i giusti con la vita eterna dell'anima e la risurrezione del corpo, e punisse le anime malvagie con sofferenze eterne negli inferi.
Quanto agli esseni, credevano che le anime dei giusti avrebbero goduto della vita eterna, ma non credevano nella risurrezione dei corpi.

Ma per quanto grandi fossero le differenze, sadducei, scribi-farisei ed esseni consideravano tutti Dio, e non l'imperatore romano, il loro Signore. Al tempo di Yeshùa gli scribi-farisei erano la tessera più importante del mosaico del giudaismo. Erano loro che sedevano sul seggio di Mosè, ed erano loro che determinavano le norme in base alle quali tutte le funzioni religiose pubbliche venivano svolte, secondo la disposizione della Legge scritta e orale. Così, per esempio il calendario religioso del Tempio seguiva il calendario lunisolare della Legge orale. I sacrifici del Tempio e le celebrazioni delle festività erano svolti secondo la Legge orale. In una parola, la Legge orale degli scribi-farisei era la normativa per tutti i giudei, per quanto riguardava gli eventi religiosi. L'attività religiosa dei sadducei e degli esseni invece, era circoscritta alla loro sfera di attività privata, e i loro insegnamenti religiosi si limitavano a obiezioni dottrinali e polemiche verbali.

In sintesi si può dire, che al tempo di Yeshùa, seppur in un mosaico variegato i farisei e sadducei coesistevano pacificamente sul piano religioso, e nutrivano opinioni simili su quello politico. Entrambi avevano adottato una politica di non interferenza, non solo gli uni verso gli altri, ma nei confronti di qualsiasi gruppo religioso del giudaismo, per quanto potesse deviare dalle loro convinzioni. Qualunque preoccupazione comune essi potessero condividere nei confronti dei dissidenti religiosi i cui insegnamenti avessero implicazioni politiche pericolose, era politica non religione. E' in questo scenario che viveva il Rabbi Yeshùa di Nazareth.
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