La morte

Avatar utente
Gianni
Site Admin
Messaggi: 10097
Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
Località: Viareggio
Contatta:

Re: La morte

Messaggio da Gianni »

Ciao, Antonio. È sempre bene chiarire qualsiasi dubbio o domanda. Il forum serve anche a questo. Diversamente sarebbe solo un pulpito da cui far prediche (Dio ce ne scampi).

Vediamo la prima questione che poni commentando la mia affermazione che il giorno 10 nissàn, sabato, Yeshùa lo trascorse a Betania (Gv 12:1) e che la cena gli fu offerta quella sera, quindi già domenica 11 di nissàn.
Tu commenti che ciò lo si può sostenere dando per scontato che fosse venerdì e che Yeshùa non avrebbe mai violato il sabato. Rispondo.
Che Yeshùa non avrebbe mai violato il sabato è una certezza granitica. Quanto al dare per scontato che fosse venerdì, non è così. In questo caso non si sta formulando un’ipotesi del tipo “se fosse stato venerdì”, che già sarebbe aleatoria e tendenziosa. Né lo si sta dando per scontato, che sarebbe ancora peggio. Ci si arriva invece a ritroso attraverso la Scrittura.
Mettiamola così: il segno di Giona va preso alla lettera oppure no? La chiave di tutto è qui.
Sono davvero pochi gli studiosi e, di conseguenza, i credenti che lo prendono alla lettera. A loro io obietto e domando:
- Siccome Yeshùa si giocò tutta la sua credibilità messianica su questo segno, sarebbe ridicolo che avesse dato un segno – l’unico che volle dare! – da prendere alla carlona (come fanno i più).
- In tal caso perché mai dare proprio quel segno e non dire semplicemente che Dio lo avrebbe risuscitato a breve?
- Il raffazzonamento del segno di Giona fatto dalle religioni che per salvare capra e cavoli fanno acrobazie pseudo-aritmetiche, senza peraltro riuscirci, non si basa forse – questa volta sì – sul dare per scontato (senza il minimo appoggio biblico, anzi in contraddizione con i dati biblici) che Yeshùa sarebbe risorto di domenica e che sarebbe stato ucciso di venerdì?
Credendo a Yeshùa e alla Scrittura, vediamo che la domenica mattina prestissimo, quando ancora era buio, la tomba era già completamente vuota. E non solo, perché vediamo anche che il vangelo parla di due sabati. È sulla base (biblica!) di questi dati certi che si può andare a ritroso e arrivare alla morte di Yeshùa di mercoledì. Tutto il resto ne consegue, compreso il fatto che il giorno 10 nissàn era sabato.
Quindi, non dandolo affatto per scontato ma arrivandoci a ritrovo attraverso i dati certi della Bibbia.

Seconda questione: la confusione di due eventi diversi identificati come uno solo. Per questa confusione che persiste tuttora si deve ringraziare un papa che fece un clamoroso errore, identificando in Maria di Magdala tre donne diverse tra cui la Maria di Betania. Ecco la storia:
La figura di Maria di Magdala fu identificata - erroneamente - per lungo tempo (per un millennio e mezzo!) con altre figure di donne presenti nei Vangeli, ovvero con Maria di Betania e una peccatrice senza nome. Per il popolino, Maria Maddalena è sinonimo di prostituta. Di questa incredibile confusione (tre donne diverse come se fossero la stessa) fu responsabile papa Gregorio I, detto Gregorio Magno o Gregorio il grande. Papa Gregorio Magno, nelle sue Omelie sul Vangelo (2,33), fece una gran confusione, fondendo in Maria di Magdala tre donne diverse. Questo papa identificò in Maria Maddalena l’anonima prostituta che profumò i piedi di Yeshùa (Lc 7:36-50), che a sua volta sarebbe stata Maria di Betania. I sette demoni dai quali Yeshùa aveva liberato Maria di Magdala furono identificati con la libidine che la spingeva a prostituirsi. Questo papa, intorno al 590, dichiarò: "Crediamo che questa donna che Luca chiama peccatrice e che Giovanni chiama Maria, sia quella Maria dalla quale - afferma Marco - furono cacciati sette demoni".
Per ammettere la verità bisognò attendere fino al 1969, quando la Chiesa Cattolica, con il Concilio Vaticano II, rigettò finalmente l’errore commesso da un suo papa. Attualmente, Gregorio Magno è considerato “santo” ed è dichiarato “dottore della Chiesa”!
La stessa erronea identificazione appare nel cosiddetto Vangelo di Maria Valtorta, di poco anteriore al Concilio Vaticano II. A causa di queste sovrapposizioni sbagliate tra tre diverse figure di donne nei Vangeli, Maria Maddalena divenne un simbolo di pentimento e divenne “patrona” di varie istituzioni che si occupavano della gioventù femminile. Il suo nome fu anche usato in Irlanda per i conventi che ospitavano ragazze inviate dalle famiglie o dagli orfanotrofi: l'ultimo convento delle Maddalene in Irlanda è stato chiuso nel 1996.
Tuttavia, l'identificazione di Maria Maddalena con la prostituta rimane ancora viva nella tradizione popolare. In vari film, Maria Maddalena viene effettivamente identificata con una prostituta, come nel film di Mel Gibson La passione di Cristo e nel film ispirato al romanzo di N. Kazantzakis L’ultima tentazione di Cristo, di M. Scorsese. Per non parlare del pessimo romanzo Il Codice Da Vinci, il cui autore scambia perfino “Da Vinci” per un cognome!
Questa immagine non rende in nessun modo giustizia alla donna che nel Vangelo di Giovanni riveste un ruolo importantissimo quale prima testimone e quale prima annunciatrice della resurrezione di Yeshùa.
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: La morte

Messaggio da bgaluppi »

Gianni, grazie per la storia delle "Marie", che fa luce su similitudini e differenze. Comunque, sulla morte avvenuta il 14 di nissàn non ho dubbi e ci sono arrivato a ritroso, come suggerisci tu. Per questo avevo proposto a Michele di andare a ritroso, e non in avanti...

http://www.biblistica.eu/viewtopic.php? ... =90#p21013" onclick="window.open(this.href);return false;
e ss.
I dubbi li avevo sui giorni prima della cena, quindi credo che sarebbe importante partire dalla morte ed andare indietro per avere uno spettro chiaro degli eventi (già sintetizzato nelle tue tabelle). :-)
Avatar utente
Gianni
Site Admin
Messaggi: 10097
Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
Località: Viareggio
Contatta:

Re: La morte

Messaggio da Gianni »

Bene, Antonio. Quanto a Michele, credo che sia condizionato dal suo credo basato sul libro di Urantia. Ovviamente è solo un mio pensiero. Accade però a tutti coloro che si affidano a un'interpretazione religiosa: cattolici, protestanti, Testimoni di Geova. Accogliendo le interpretazioni per interposte persone non rimane molto spazio nella mente per esaminare la Scrittura personalmente e in modo serio.
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: La morte

Messaggio da bgaluppi »

Gianni, vorrei aggiungere una considerazione su Gv 12:3-5:

“3 Allora Maria, presa una libbra d'olio profumato, di nardo puro, di gran valore, unse i piedi di Gesù e glieli asciugò con i suoi capelli; e la casa fu piena del profumo dell'olio. 4 Ma Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: 5 «Perché non si è venduto quest'olio per trecento denari e non si sono dati ai poveri?»”.

Su Wikipedia trovo alcune informazioni:

“Nel Vangelo secondo San Giovanni si precisa sia la quantità di olio di nardo, 1 libbra romana, che il suo valore, 300 denari. Una libbra romana equivaleva a 327,168 g e tenendo conto che 1 oncia sono 28,35 g fanno 11,56 once e dato che 1 oncia fluida è pari a 0,0296 Litri, circa 11 once fanno 0,33 litri. 33 centilitri di olio di nardo costavano circa 300 denari nell'anno 33 d.C., cifra con la quale si poteva comprare 1 schiavo generico e corrispondente a circa un anno di stipendio di un fante delle legioni romane nel I secolo.”

Da ciò comprendiamo la grandezza del gesto di Maria di Betania, che non esita minimamente ad utilizzare un olio tanto costoso per ungere il suo Signore! :-)
Avatar utente
Gianni
Site Admin
Messaggi: 10097
Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
Località: Viareggio
Contatta:

Re: La morte

Messaggio da Gianni »

Il gesto di profondo affetto che la donna compie viene valutato da Giuda alla ragioniera, con un intento esclusivamente economico. Il nardo era un unguento molto pregiato e costosissimo, e quello della donna era nardo purissimo. Chi si indigna lo valuta uno spreco; trecento denari erano l’equivalente della paga annuale di un lavoratore a giornata. Chi si scandalizza non capisce che la presenza di Yeshùa è un’occasione eccezionale di fronte a cui dovrebbero saltare tutti gli abituali criteri di comportamento. “I poveri, infatti, li avete sempre con voi”. È una citazione dal Deuteronomio: “Ci saranno sempre poveri nella vostra terra”. - 15:11.

Yeshùa comprende la donna. E l’apprezza. Approva incondizionatamente il gesto di lei. Chi denuncia lo spreco ha una visuale striminzita delle cose e non sa spingersi oltre una gretta contabilità, che maschera con finte preoccupazioni caritative. Non afferra il valore della presenza di Yeshùa né, tanto meno, della sua persona. Pur credendo in Dio e avendo una fede parolaia, si possono fare ragionamenti logici, dire cose giuste in sé, fare i conti esatti di una fede contabile. Ma non si afferra il senso vero delle cose. Con una fede senza profezia – senza la capacità di vedere lontano – non si capiscono le realtà vere.

Quella donna, con la sua bella e sincera azione, manifesta affetto davvero sentito verso Yeshùa. Lo capisce, gli è vicino. Si poteva dare ai poveri … Ma il vero povero è Yeshùa, “lui che era ricco, si è fatto povero” (2Cor 8:9). Yeshùa è il povero per eccellenza: rifiutato dalla gente che conta, rigettato dalla folla, tradito da un amico, incompreso e poi abbandonato dai discepoli, vittima della solitudine, lasciato solo nel momento più tragico.

Ciò che secondo la grettezza di Giuda viene sprecato, viene invece offerto in maniera esagerata a Yeshùa; non è sottratto ai poveri: i poveri ci saranno sempre, Yeshùa no. L’amore per Yeshùa è necessariamente amore per i poveri, ossia di nuovo verso Yeshùa che con i poveri si identifica: “Io ho avuto fame e voi mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere”, “ero nudo e mi avete dato i vestiti”; “tutte le volte che avete fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me”. - Mt 25:35,36,40.

La donna arriva a vedere ciò che gli altri non vedono. Quella donna sa guardare e vedere. Gli uomini guardano; le donne vedono. Le donne, sono le donne che sanno guardare e vedere davvero. E saranno proprio le donne le testimoni fedeli del dramma che sta per svolgersi. Questa donna prima delle altre, poi altre donne, donne che “guardavano da lontano” e che “avevano seguito e aiutato Gesù”; “e c’erano anche molte altre donne” (Mr 15:40). Donne. Donne preoccupate di accudire la salma di Yeshùa e che diranno l’una all’altra: “Chi ci farà rotolar via la pietra che è davanti alla porta?” (Mr 16:3). E sarà proprio ad una donna che Yeshùa risorto apparirà prima che a chiunque altro. Tra tanti abbandoni, la fedeltà a Yeshùa permane grazie alle donne. Sono loro che lo accompagnano verso la morte e sono pronte ad accoglierlo nuovamente alla sua resurrezione. A cominciare dall’episodio di Betania e poi durante tutto il patimento di Yeshùa, chi davvero ha avuto coraggio sono state le donne. La forza che esse hanno manifestato è la forza delle donne, le sole capaci di provare vera empatia e di entrare in sintonia con la debolezza del “figlio dell’uomo”.

Yeshùa ha compreso appieno il dono spontaneo e generoso di lei. Il dono di lei è totale, sentito, voluto. Per il meschino Giuda quel gesto è l’irrecuperabile danno che ne sancirà lo spreco, lo scandaloso eccesso di una sperperatrice. Eppure, quel dono totale, prezioso e costosissimo, assoluto e senza calcoli, convinto, è la misura giusta per quell’occasione in cui Yeshùa è lì.
A volte, ciò che appare superfluo è davvero il necessario. A volte una condizione gioiosa e serena – anche se per un momento – fa più bene che non avere qualcosa di materiale. A Cana, fu Miryàm (un’altra donna) ad accorgersi che mancava non il necessario (il cibo), ma quello che sembrerebbe il superfluo, il vino. Eppure, a quel banchetto di nozze, il vino era davvero il necessario per la piena riuscita della festa, per l’allegrezza di quel giorno memorabile che doveva essere festoso. Lei intuì proprio questo e intervenne per rimediare.

Quella donna a Betania fece senza calcoli e senza ripensamenti quel che poteva per far star bene Yeshùa, per farlo sentire amato, per comunicargli senza parole tutta la sua vicinanza e il suo affetto. L’amore vero sa sorprendere e sa produrre l’inatteso.

Quella donna, come tutte le donne, seppe vedere il possibile nell’impossibile, seppe perfino “svegliare l’aurora”. - Sl 57:8.
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: La morte

Messaggio da bgaluppi »

Un bellissimo commento. :YMAPPLAUSE:

Allora, per riprendere il discorso, parto dall'incontro tra i capi dei sacerdoti e i farisei con Pilato, successivo alla morte di Yeshua, e procedo a ritroso.

“L'indomani, che era il giorno successivo alla preparazione, i capi dei sacerdoti e i farisei si riunirono da Pilato” — Mt 27:62 NR

Questo versetto ci dà un'inforazione precisissima: l'incontro avviene il giorno successivo alla preparazione, quindi non poteva essere che il primo giorno degli Azzimi, ossia il 15 nisàn. Giorno seguente a cosa? La sepoltura di Yeshua, dal testo, che ha finito appena di parlarne (cf. Mt 27:57-60). Quindi, Yeshua fu sepolto prima dell'inizio del 15 nisàn (Lc 23:54: "Era il giorno della Preparazione, e stava per cominciare il sabato.", NR; e "Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato", CEI, σάββατον, sàbbaton), alla sera prima del calar della notte (ancora nel 14) e morí il 14 nisàn nel pomeriggio intorno alle 15 ("verso l'ora nona", cf. Mt 27:46), prima del tramonto, momento in cui si scannava l'agnello.

Aspetto commenti e poi procedo a ritroso.
Avatar utente
Gianni
Site Admin
Messaggi: 10097
Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
Località: Viareggio
Contatta:

Re: La morte

Messaggio da Gianni »

Caro Antonio, più che di commenti dobbiamo solo prenderne atto. :-) Hai fatto un'ottima analisi con una perfetta deduzione logica.
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: La morte

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Gianni. Visto che non ci sono ulteriori commenti, vado avanti, anzi indietro...

Gv 19:14 ci dà un'indicazione temporale molto importante: “Era la preparazione della Pasqua, ed era l'ora sesta. Egli [Pilato] disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!».” Siamo nel giorno di preparazione, il 14 di nisàn, e questo è il momento in cui Yeshua è nelle mani di Pilato e viene giudicato dal popolo, l'ora sesta, ossia mezzogiorno; tre ore dopo, verso l'ora nona (le 15 del pomeriggio, cfr. Mt 27:46), Yeshua sarebbe morto sulla croce. 

In Lc 23:44-46 troviamo un'indicazione che ci fa capire quanto velocemente Yeshua fu portato al palo (nel Gòlgota, cfr. Mt 27:33) dopo esser stato giudicato e quanto tempo restò crocifisso prima di morire: “Era circa l'ora sesta [Yeshua era già appeso, cfr. v.33], e si fecero tenebre su tutto il paese fino all'ora nona; il sole si oscurò. La cortina del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio». Detto questo, spirò.”. Luca sta dicendo che Yeshua fu crocifisso all'ora sesta circa e che spirò all'ora nona; Gv 19:14, che abbiamo appena esaminato, afferma che il giudizio avvenne all'ora sesta. Quindi, Yeshua fu crocefisso poco dopo l'ora sesta (circa all'ora sesta) e rimase sulla croce meno di tre ore. Infatti, quando i soldati si avvicinarono, “lo videro già morto, e non gli spezzarono le gambe” (Gv 19:33); normalmente, se il crocifisso non moriva, gli venivano spezzate le gambe per velocizzarne il trapasso. Nel caso di Yeshua, morto dopo poco meno di tre ore, non ce ne fu bisogno (Es 12:46).

Da questo momento, ci spostiamo indietro alla mattina presto dello stesso giorno, il 14 di nisàn. Tutti i quattro vangeli ci danno un'indicazione utile: 

La mattina presto, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, tenuto consiglio, legarono Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato.” — Mc 15:1

“Poi, venuta la mattina, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. E, legatolo, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato, il governatore.” — Mt 27:1-2

Appena fu giorno, gli anziani del popolo, i capi dei sacerdoti e gli scribi si riunirono, e lo condussero nel loro sinedrio.” — Lc 22:66

“Poi, da Caifa, condussero Gesù nel pretorio. Era mattina, ed essi non entrarono nel pretorio per non contaminarsi e poter così mangiare la Pasqua.” — Gv 18:28

Matteo e Luca ci fanno capire che il momento temporale è l'alba (“appena fu giorno”, “venuta la mattina”). I capi dei sacerdoti, gli anziani, gli scribi e il sinedrio portano Yeshua da Pilato; lo avevano già nelle loro mani e avevano appena finito di interrogarlo.
Avatar utente
Gianni
Site Admin
Messaggi: 10097
Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
Località: Viareggio
Contatta:

Re: La morte

Messaggio da Gianni »

Giusto, Antonio.
Avatar utente
bgaluppi
Messaggi: 9943
Iscritto il: domenica 28 dicembre 2014, 7:13
Località: Torino

Re: La morte

Messaggio da bgaluppi »

In quell'istante il gallo cantò.  Mt 26:74

Poi andò fuori nell'atrio e il gallo cantò. Mc 14:68

E subito, mentre parlava ancora, il gallo cantò. Lc 22:60

E Pietro da capo lo negò, e subito il gallo cantò. Gv 18:27

Tutti i 4 Vangeli riportano l'episodio del gallo che canta nel momento in cui Pietro rinnega il Maestro. Questo evento, profetizzato da Yeshua (Mt 26:34; Mc 14:30; Lc 22:34; Gv 13:38), ci dà un'indicazione temporale: il gallo, normalmente, inizia a cantare intorno alle 4 del mattino (lo so perché sono cresciuto in campagna). Quindi, il momento in cui Yeshua viene catturato e portato davanti a Caifa, deve essere collocato intorno alle 4 del mattino del 14 di nissàn, e comunque molto presto, prima dell'alba (momento in cui Yeshua viene portato da Pilato). Tutto è già deciso, tutto accade velocemente, non ci sono dubbi o ripensamenti: Yeshua deve morire.

Prima della cattura, Yeshua si trova nell'orto degli ulivi, un podere chiamato Getsèmani, dove si era recato a pregare, cosciente del suo imminente destino; in preda all'angoscia e alla tristezza, chiede a Pietro e ai due figli di Zebedeo (Giacomo e Giovanni) di restare a vegliare con lui. Si recano al monte degli ulivi di notte, subito dopo aver terminato la cena (Mt 26:30; Mr 14:26; Lc 22:39; Gv 18:1) e qui Gv 13:30 conferma: “Egli dunque, preso il boccone, uscì subito; ed era notte.” Yeshua e i dodici si misero a tavola "quando fu sera" (Mt 26:20; Mc 14:17-18); Lc 22:14 parla di una certa "ora", e probabilmente si riferisce al termine del giorno (la dodicesima ora, cfr. Mt 14:15; Mc 6:35; ): “Quando fu sera, si mise a tavola con i dodici”. Quindi, la cena avviene il 14 di nissàn, o piú precisamente al termine del giorno 13 e all'inizio del 14 (la sera del 13 per gli occidentali) , e termina di notte (Gv 18:1).
Rispondi