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Gianni
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Re: Gesù l'ebreo

Messaggio da Gianni »

Bellissimo tema, Sandra! Grazie per averlo proposto. Il caro Noiman, anche se non accoglie Yeshùa come messia, se vuole, potrà aiutarci davvero molto nel farci scoprire gli aspetti tipicamente giudaici che riguardano il rabbi di Nazaret.
A ciò che hai scritto, Sandra, aggiungo qualcosa sugli anni oscuri della sua infanzia, di cui i Vangeli ci danno solo pochi cenni che possiamo però approfondire.
Il figlio di Miryàm trascorse la sua infanzia a Nazaret. Luca ce ne fa un laconico accenno dicendo che “il bambino cresceva e si fortificava; era pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di lui” (2:40), aggiungendo poi che, dopo i dodici anni, “cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini” (2:52). “In statura” è nel greco ἡλικίᾳ (elikìa) e significa sia “età” che “statura”; è preferibile tradurre “in statura”, dato che “in età” creerebbe una tautologia; strana la traduzione di TNM: “crescita fisica”, che è tautologica e generica; il testo dice che Yeshùa diventava alto. “In grazia” è nel greco χάριτι (chàriti), che può indicare anche “in bellezza”.
Negli apocrifi (di cui non bisogna tener conto) ci si sbizzarrisce a colmare il silenzio dei Vangeli. Si tratta di pure leggende. Ci possiamo invece immaginare la vita di Yeshùa in mezzo al lavoro, succedendo come primogenito al lavoro di falegname-carpentiere del padre adottivo. Giustino, vissuto più di un secolo dopo, assicura di aver sentito parlare in Palestina di aratri, usciti nella bottega di Giuseppe, che sarebbero stati fabbricati dallo stesso Yeshùa. - J. Klausner, Jésus de Nazareth, Son temp, sa vie, sa doctrine, tradotto dall’ebraico, Paris, 1933, pag. 343.
La formazione culturale di Yeshùa avvenne (come per tutti i bambini ebrei) insieme a quella che il mondo occidentale chiamerebbe “religiosa”. In verità, era un tutt’uno. Nel vocabolario ebraico antico non esisteva neppure una parola che significasse “religione”. Gli occidentali distinguono tra vita civile e sfera religiosa, così si dice che una certa persona professa una certa religione. Per gli ebrei era un discorso assurdo: tutta la loro vita era “religione”. Ogni gesto della loro vita, ogni ora scandita della giornata, perfino quello che mangiavano era determinato dalla fede nel Dio di Israele. Era nella sinagoga che si formavano i ragazzi di allora. Il metodo ebraico d’insegnamento – praticato allora dal חזן (Khasàn) che, oltre ad intonare i cori nella sinagoga, s’interessava della educazione dei bambini – consisteva nel ripetere a memoria frasi e versetti della Scrittura fino a poterli ricordare perfettamente. Il verbo “ripetere” (שנה, shanà) indicava di conseguenza anche “imparare” e “insegnare”.
La giornata dell’ebreo era tutta imbevuta di “religiosità” (va ripetuto che questa espressione è occidentale: la vita dell’ebreo era tutta una pratica della Legge di Dio). Per ogni atto vi erano benedizioni da ripetere: quando si svegliava, nell’indossare un abito, nell’allacciarsi i sandali, nel lavarsi le mani, nel mangiare, nel bere. Vi erano benedizioni per il riposo notturno e perfino per le funzioni corporali: “Benedetto sii tu, Signore, che hai modellato l’uomo con saggezza e hai creato uscite e sfoghi”.
A Nazaret Yeshùa crebbe in conoscenza, facendo progressi come ogni bambino ebreo. È fuori luogo qui la tesi teologica secondo cui Yeshùa ebbe una conoscenza infusa e già pronta, che non poteva progredire perché già completa. Yeshùa cresceva come tutti gli esseri umani. Questo aspetto rende Yeshùa molto più vicino a noi che non tutte le speculazioni teologiche.
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Gianni
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Re: Gesù l'ebreo

Messaggio da Gianni »

Grazie a te, Sandra. E continua a sorridere, perché il tuo sorriso rasserena l'animo e scalda il cuore.
ארמאנדו אלבנו
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Re: Gesù l'ebreo

Messaggio da ארמאנדו אלבנו »

Sandra ha scritto:Che Gesù sia nato ebreo non c'è nessun dubbio, come Maria sua madre è stata ebrea (è ebreo chi è figlio di madre ebrea): ce lo dicono i tre Sinottici e lo affermano tutti quelli che parlano di Maria.
Appena nato, Gesù viene circonciso. È un altro fatto che fa di lui un ebreo, per cui egli entra immediatamente nella collettività ebraica, in quello che fin da Abramo costituisce il patto con Dio, mediante la circoncisione.

Non solo: dopo la sua circoncisione, ai trenta giorni è portato a Gerusalemme per il "riscatto del primogenito". Il primogenito appartiene a Dio (cf Es 13,19).
Viene presentato al Tempio. Dopo ciò, il bambino ritorna a Nazareth.
Gesù nasce a Betlemme la città di Davide.
Tornati a Nazareth, fino all'età dei dodici anni del bambino, tutto procede tranquillo. A questa età Gesù è alla vigilia del momento in cui deve entrare a far pienamente parte della collettività ebraica, ossia dell'ebraismo religioso; infatti, è ai tredici anni che si esigono dal bambino, che ormai non è più tale, la conoscenza e il compimento di tutti i precetti. Avviene così la cerimonia che ha il nome di bar-mizvà, cioè "figlio del precetto": i genitori lo portano a Gerusalemme per questo. Conosciamo il racconto: Gesù si perde, non ritorna, resta a discutere con i sacerdoti.
Gesù, trovato dai genitori, ritorna con loro a Nazareth, e seguita la sua vita. Cresce e fa il mestiere di carpentiere come Giuseppe.
Quando, dopo il battesimo nel Giordano, inizia a predicare,segue i precetti dell'ebraismo, dando alla Legge un'amplificazione universale, direi "cattolica"....e dice a proposito D. Flusser che dai Vangeli non si può dedurre nessuna infrazione ai precetti da parte di Gesù.
Dante Lattes prima della Seconda Guerra Mondiale scriveva: "Gesù è un Ebreo che dice parole … ma ripete antiche dottrine agli ebrei della sinagoga nella quale si agita lo spirito ribelle celeste dell'Antico Testamento, l'universalismo profetico, la tenutezza di giustizia sociale, la fratellanza umana, questo per combattere l'anchilosamento dell'epoca".
La sua maniera d'insegnare era esattamente quella di altri Rabbini, di altri maestri. C'erano state scuole di poco anteriori a Gesù, famose quelle di Hillel e Shammai: solamente che loro non insegnavano ai Gentili. In Matteo 5, Gesù dice che non era venuto a cambiare ma a compiere; e non solo, dice ancora che "non passerà dalla legge neppure uno iota" (Mt 5,18).


per ora mi fermo qui...c'è molto da dire....poi si potrà anche vedere i punti di vista....
Sandra sappiamo che Yeshua nn è figlio naturale di Giuseppe perchè concepito per opera dello Spirito Santo. Sappiamo anche che Yeshua essendo nato da madre ebrea è ebreo e come hai detto venne anche circonciso.

Però mi chiedo: Cristo nn essendo nato da padre umano ed ebreo da chi prende la discendenza davidica?
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Israel75
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Re: Gesù l'ebreo

Messaggio da Israel75 »

Sandra ha scritto:Il senso è giuridico è non biologico,
Quoto, ai contemporanei di Gesù non balenava nemmeno che fosse il messia, quindi dovette seguire le normle legali della Torah alla lettera. Da Ebreo. E così fece fino alla morte.
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
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Antonino
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Re: Gesù l'ebreo

Messaggio da Antonino »

AH! Ora ho capito!
Felicissimo di fare la conoscenza di suor Sandra!
Nel vecchio forum ho visto scrivere sempre su di lei (in positivo ovvio).
Ora ho il piacere di conoscerla direttamente.......... :mrgreen:
Saluti e Dio la benedica!
Lascio agli altri la convinzione di essere migliori, per me tengo la certezza che nella vita si può sempre migliorare!
ארמאנדו אלבנו
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Re: Gesù l'ebreo

Messaggio da ארמאנדו אלבנו »

Sandra ha scritto:Grazie della tua bella accoglienza. Sono felice della conoscenza e spero davvero di costruire ponti di comunicazione.. Buona serata a te e a tutti Sr. Sandra
Sandra un ebreo sul forum ebraico consulenza disse che l'adozione nn da l'appartenenza alla tribù.
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Gianni
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Re: Gesù l'ebreo

Messaggio da Gianni »

Nella lingua ebraica il vocabolo “figlio” è ben (בן) e deriva dal verbo banàh (בנה) che significa costruire. Presso gli ebrei il nome “figlio” può significare, ovviamente, la discendenza biologica da un padre. Ma può significare, anche tra uomini stessi, una relazione sociale o legale, non biologica. Ad esempio, il figlio nato dal cognato che aveva sposato la vedova del fratello morto senza figli, era per legge considerato figlio del defunto perché ne continuava la discendenza (Dt 25:5-10). Questo è alquanto diverso dal nostro concetto. Per la nostra civiltà un bimbo nato in tali condizioni è evidentemente figlio del padre biologico. Per gli ebrei era invece legalmente figlio del defunto.
C’era poi presso gli ebrei un altro uso della parola “figlio”: le famiglie che s’innestavano socialmente in un gruppo più forte divenivano discendenti, figli, di quel capo, pur avendo avuto un’origine diversa. È così che si spiegano le varie genealogie nella Bibbia, la cui diversità rispecchia situazioni ed epoche diverse in cui certi gruppi familiari erano socialmente legati a persone diverse.
Tale concetto di rapporto relazionale e non generativo si applica anche alle frasi che qualificano un individuo. Così si può parlare di “figli della maledizione” (2Pt 2:14), “figlio della perdizione” (2Ts 2:3), “figlio del tuono” (Mr 3:17), “figli del regno” e “figli del maligno” (Mt 13:38), “figli d’ira” (Ef 2:3), “figli della luce”. - 1Ts 5:5.
Sempre per indicare una relazione, nella Bibbia si parla anche di “figli degli orefici” per indicare semplicemente gli orefici, tanto che una versione biblica ha: “Membro della corporazione degli orefici” (Ne 3:31, TNM, nota il calce: Lett. “figlio”). Questo uso della parola “figli” è ben indicato da un dizionario biblico: “Il termine ‘figli’ ha spesso una funzione descrittiva: orientali (lett. ‘figli dell’Oriente’ [1Re 4:30; Gb 1:3, nota]); ‘unti’ (lett. ‘figli dell’olio’ [Zc 4:14, nota]); membri (‘figli’) di classi professionali, come ‘figli dei profeti’ (1Re 20:35) o ‘membro [‘figlio’] dei mischiatori di unguento’ (Ne 3:8); esuli ritornati (‘figli dell’Esilio’) (Esd 10:7, 16, nota); uomini buoni a nulla, farabutti (‘figli di belial’) (Gdc 19:22, nota). Coloro che seguono una certa linea di condotta o manifestano certe caratteristiche sono designati da espressioni come ‘figli dell’Altissimo’, ‘figli della luce e figli del giorno’, ‘figli del regno’, ‘figli del malvagio’, ‘figlio del Diavolo’, ‘figli di disubbidienza’ (Lc 6:35; 1Ts 5:5; Mt 13:38; At 13:10; Ef 2:2). Lo stesso vale per il giudizio o risultato corrispondente alla caratteristica, come ‘soggetto alla Geenna’ (lett. ‘figlio della Geenna’) o ‘figlio della distruzione’ (Mt 23:15; Gv 17:12; 2Ts 2:3). Isaia, nel profetizzare che Dio avrebbe punito Israele, chiamò la nazione ‘miei trebbiati e figlio della mia aia’. — Is 21:10.” - Perspicacia nello studio delle Scritture, Volume 1, pag. 922, Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania, 1988.
Si tratta sempre di un ben (ebraico בן, “figlio) o di un bar (aramaico בר, “figlio”) inteso in senso non generativo ma relazionale verso una certa qualità o un luogo o una corporazione.
Compreso questo uso relazionale della parola “figlio”, per quanto concerne l’espressione “figlio di Dio” è ovvio che si tratta proprio di questa categoria. Non si può parlare di figli di Dio in senso generativo: questa idea appartiene al paganesimo, mentre il Dio della Bibbia è asessuato. “Figli di Dio” indica quindi un rapporto di relazione e non di natura.
ארמאנדו אלבנו
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Re: Gesù l'ebreo

Messaggio da ארמאנדו אלבנו »

Cmq alcuni credono che anche Maria sia di discendenza davidica. Se nn l'ha presa da Giuseppe allora l'ha presa da Maria.
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Gianni
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Re: Gesù l'ebreo

Messaggio da Gianni »

No. Yeshùa fu legale discendente di Davide per adozione da parte di Giuseppe. È questo che mettono in risalto le sue genealogie presenti nei Vangeli. Quanto a Miryàm, non è affatto detto che appartenesse alla tribù di Giuda. Più probabile che fosse della tribù di Levi. In Lc 1:36 è detto che Miryàm era parente di Elisabetta, la quale era la moglie del sacerdote Zaccaria e madre di Giovanni il Battezzatore. Elisabetta, come il marito, era della famiglia sacerdotale del levita Aaronne. - Lc 1:5-7.
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Re: Gesù l'ebreo

Messaggio da dubbioso »

Sandra ha scritto:Carissimi amici

per le mie origini ebraiche e insieme cristiane
mi piacerebbe affrontare con voi
il tema relativo a Gesù l'ebreo.
Chiamo in causa tutti, ma in particolare Noiman e Gianni.
Io so bene che entrambi sono bravi e potranno intrattenere con me e con gli altri
delle belle conversazioni sull'argomento.

Grazie Sandra
Un tema questo un po' vecchiotto - ma essendo iscritto da poco - lo trovo interessantissimo.
L' argomento dovrebbe trattare l' insoluto problema riguardante il Gesu' della storia rispetto al Criso della fede?
- Leggendo R. Calimani ( Gesu' ebreo - ediz. Rusconi ) cosi' come:

- Leo Baeck ( Il vangelo: un documento ebraico - ediz. La Giuntina ) -
- Harold Bloom ( Gesu' e Yahwe' - frattura originaria tra ebraismo e cristianesimo - ediz. Rizzoli )
- R. Calimani - ( Paolo - l' ebreo che fondo' il cristianesimo - ediz. Mondadori )
- G. Girardet - ( Gesu' nella storia - ediz. Claudiana ) -

si ha la percezione che le due entita' sarebbero state sovrapposte - da qui l' inizio di quel processo che vede in Samuel Reimarus come il suo artefice.

L' intenzione del tema proposto è questo ?
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