L’ultimo giorno di Yeshùa

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Gianni
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da Gianni »

Verso la fine del sabato, prima del tramonto, nella stessa ora in cui Yeshùa fu posto nella terra il mercoledì prima.
France
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da France »

Grazie 👍
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Gianni
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

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:-) .
animasalvata
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da animasalvata »

Gianni ha scritto: sabato 29 luglio 2023, 7:09

“Tre giorni e tre notti” sono “tre giorni e tre notti”. Partono da quando partono e terminano esattamente “tre giorni e tre notti” dopo. Col tuo modo di contare (che è quello che si usa nelle cronologie storiche) puoi anche far quadrare apparentemente i conti, ma poi tutto crolla di fronte al raffronto tra Mr 16:1 e Lc 23:56.
Gianni Noiman ci ha detto che "tre giorni e tre notti" del digiuno dell'egiziano sono una sottolineatura letteraria specifica e dunque tre giorni e tre notti appunto.

Adesso però dobbiamo interpretare Luca 24,21 in funzione di ciò che ha detto Noiman sulla sottolineatura dei 3 di e 3 notti. Quindi o c'è una spiegazione in funzione dei 3 di e 3 notti letterali oppure Luca 24,21 contiene un errore.

ἡμεῖς δὲ ἠλπίζομεν ὅτι αὐτός ἐστιν ὁ μέλλων λυτροῦσθαι τὸν Ἰσραήλ· ἀλλά γε καὶ σὺν πᾶσιν τούτοις τρίτην ταύτην ἡμέραν ἄγει ἀφ' οὗ ταῦτα ἐγένετο.

Quali sono queste cose che sono accadute? Quelle descritte nel versetto precedente cioè che i capi religiosi e politici crocifissero Yeshua e lo uccisero.

ἀλλά γε καὶ σὺν πᾶσιν τούτοις τρίτην ταύτην ἡμέραν = ma con tutto ciò terzo questo giorno

Loro speravano che Yeshua doveva cacciare i Romani. Avevano una visione classica del messianismo ebraico perché non comprendevano che Yeshua doveva morire e risorgere trionfante per liberare tutti dalla schiavitù spirituale. Infatti poi Yeshua li rimprovera proprio dicendo questo.
Loro si aspettavano una liberazione dal dominio romano e quella congiunzione avversativa ἀλλά esprime il senso di delusione. È come dire: "noi speravamo che ci liberasse dal dominio dei romani ma con tutto ciò questo terzo giorno da quando è morto e niente è successo di ciò che speravamo cioè che Israele venisse liberato dai romani"

Poi abbiamo τρίτην ταύτην ἡμέραν. ταύτην significa "questo". Il terzo giorno non era pertanto il giorno precedente ma proprio questo giorno del primo dei sabati quando le donne trovarono il sepolcro vuoto e quando furono avvisati dalle stesse donne. È evidente che loro non credevano alla resurrezione annunciata dalle donne e se ne andarono se ne andarono in quello stesso giorno non vedendo che Israele era stato liberato dal dominio straniero secondo la concezione classica del messianismo ebraico.

οὗ ταῦτα ἐγένετο = da quando queste cose sono accadute.

Questo giorno era da quando tutte queste cose sono accadute. Le cose accadute sono la morte di Yeshua che i discepoli non si aspettavano.

Yeshua fu condannato da Pilato il Mercoledi e in quel giorno morì (primo giorno). Poi Giovedì, Venerdì, Sabato, Domenica (τρίτην ταύτην ἡμέραν). Sono 5 giorni. I discepoli stando alla costruzione grammaticale di Luca 24,21 avrebbero dovuto dire "ma con tutto ciò quinto questo giorno da quando sono accadute queste cose".

Cinque giorni (contando parti di giorno come parti intere) equivarrebbero a Tre di e tre notti di Yeshua nel sepolcro.

Oppure se volevano contare dal Giovedì avrebbero dovuto dire "ma con tutto ciò quarto questo giorno da quando sono accadute queste cose".

Se Yeshua è stato letteralmente nel sepolcro " tre di e tre notti " perché l'espressione semitica quello vuol dire (come sostiene Noiman) allora o c'è un errore in Luca 24,21 che lo rende contraddittorio oppure ci deve essere un altra possibile spiegazione che mi sfugge. Presumo che tu sia a conoscenza di questa alternativa.
animasalvata
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da animasalvata »

Si potrebbe anche fare un interpretazione leggermente diversa. Quei discepoli potevano aver sentito Yeshua profetizzare la sua morte e la sua resurrezione il terzo giorno. Quindi dopo la morte aspettarono il tempo perché speravano che Yeshua sarebbe tornato e poi avrebbe fatto guerra ai romani. Essi pensavano che si sarebbe mostrato a tutto Israele in maniera inequivocabile e non a pochi. Quindi non vedendo loro di persona con i loro occhi quella mattina Yeshua redivivo davanti ai loro occhi risultava difficile credere alla versione delle donne e poiché Israele era ancora schiavo se ne andarono. Yeshua poi lungo il cammino li redarguisce perché non avevano abbastanza fede da credere nella sua resurrezione.

Però anche in questo caso rimane il problema di quel "questo" terzo giorno

τρίτην ταύτην ἡμέραν Quello era il terzo giorno dai fatti della condanna a morte.

Avrebbero dovuto dire "questo quinto (oppure quarto) giorno".

Ma dicono " terzo questo giorno"

I discepoli aspettarono 3 giorni dalla morte perché evidentemente avevano sentito parlare durante il Ministero di Yeshua della sua resurrezione il terzo giorno anche se questo era un concetto duro da credere. Attesero 3 giorni "giusto per" con una fede superficiale pensando che se sarebbe risorto (un modo di pensare così denotava una fede superficiale) lo avrebbe fatto universalmente, tutti lo avrebbero visto e poi avrebbe liberato Israele dai Romani
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Gianni
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da Gianni »

Animasalvata, ipotesi ... altre ipotesi. E per cosa? Per salvaguardare il "venerdi santo" e la "domenica di resurrezione"? Che devo dirti. Non ne abbiamo discusso abbastanza? Da parte mia posso solo aggiungere che far quadrare l'unico segno dato da Yeshùa attraverso calcoli strani e ipotesi, trascurando i passi biblici, fa di lui solo un bugiardo. Io non credo affatto che sia così, poi ciascuno creda quello che vuole.
animasalvata
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da animasalvata »

Gianni ha scritto: sabato 29 luglio 2023, 18:37 Animasalvata, ipotesi ... altre ipotesi. E per cosa? Per salvaguardare il "venerdi santo" e la "domenica di resurrezione"? Che devo dirti. Non ne abbiamo discusso abbastanza? Da parte mia posso solo aggiungere che far quadrare l'unico segno dato da Yeshùa attraverso calcoli strani e ipotesi, trascurando i passi biblici, fa di lui solo un bugiardo. Io non credo affatto che sia così, poi ciascuno creda quello che vuole.
Si ma tu come lo interpreti Luca 24,21 alla luce dei "3 di e 3 notti"? Giusto per sapere.
noiman
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da noiman »

Quando intendevo tre giorni e tre notti, indicavo che secondo il concetto ebraico si intende tre giorni pieni e le loro notti, ma nulla toglie che entrato il terzo giorno e terminato crepuscolo, il primo minuto possa essere considerato terzo giorno, secondo il detto rabbinico “parte di una giornata si considera giornata piena”, non è forse una notte e un giorno gratis?

Non entro ne merito in quale giorno Gesù morì e quando avvenne l’Ultima Cena, ma certamente qualche osservazione si può ancora aggiungere e per farlo mi sono abbondantemente ispirato a uno studio di un certo Ducan M. Derrett che trattò questo argomento su una prestigiosa rivista degli anni 70 dal nome “Conoscenza Religiosa” di cui conservo tutti i numeri in versione cartacea e che so Gianni conosce avendone già discusso.
E da questo studio che ricavo qualche osservazione, prima di Gesù non si parlava spesso di resurrezione e anche nella Chiesa primitiva la resurrezione era argomento teologico e non pretendeva ancora di essere la strada della salvezza per l'umanità , all’inizio la fede era nelle opere di Gesù , quindi fino a Luca il credo della resurrezione non esisteva e non veniva celebrata nel senso teologico, solo dopo divenne argomento di redenzione insieme alle speculazioni di come e quando si sarebbe risorti, nudi vestiti a che età con i propri denti e altro, ma è possibile che fosse considerata nel senso clinico, una anomalia di morti che non erano veramente morti e ritornavano alla vita, si parla di giorni e del terzo di, ma anche quattro giorni in Giovanni e secondo Paolo “risorse il terzo dì secondo le scritture”, ci impone di ricercare dove Paolo trasse questa affermazione e bisognerebbe ricercare i significati e testimonianze in altre fonti per comprendere il vero significato di tre giorni o meglio, " tre giorni e tre notti" , allora leggiamo Hoshea dove è scritto “Dopo due giorni ci guarirà, nel terzo giorno ci rialzerà e noi vivremo nel suo volto”(6/2) anche in Yona’”Il quale rimase nel suo ventre tre giorni e tre notti”(Yona’ 2/1).

Gli ebrei erano convinti che dopo tre giorni i morti entrano in una nuova vita, nel senso che la neshimà non ascende prima di tre giorni, perché tre giorni? perchè dopo questo spazio temporale la terra inizia a riprendersi quanto è suo, questa era la base delle credenze che hanno elaborato il lutto ebraico, era dunque consuetudine vegliare in qualche modo il defunto per i tre giorni, ma c’era anche la credenza che se il morto si doveva risvegliare dalla morte questo doveva accadere entro il terzo giorno (compreso il giorno della morte) e non oltre, se è oltre allora si doveva trattare di un miracolo, infatti nel caso di Lazzaro si va al quarto giorno e il Vangelo lo definisce un miracolo di Gesù, l’accelerazione delle sepolture era in inadempienza a quanto scritto in Dvarim e quindi si seppelliva già entro il primo giorno, ancora più in fretta se lo shabbat era prossimo, il venerdi sera, la presenza di una salma rendeva impura una intera abitazione e addirittura alcune persone gli era di fatto proibito entrare in contatto con la salma, anche nei Vangeli Anania e Saffira si parla di un seppellimento ultra veloce e qualcuno la interpreta come una storia curiosa, i due coniugi morirono all'istante davanti a Pietro e sappiamo dalla scrittura che immediatamente furono avvolti in un sudario e seppelliti, oggi questo non sarebbe più possibile secondo le leggi dei paesi in cui gli ebrei vivono e impone di attendere 72 ore dalla morte, allora bisogna anche considerare che la diagnosi di morte può essere soggetta ad errore, era quindi uso che la salma venisse ispezionata per tre volte, una volta al giorno e non alla notte, era anche opinione che se per tre volte una cosa non accade e improbabile che non si verifichi, “non c’è due senza tre”, è evidente che questa regola era la conseguenza di morti apparenti e i casi di reviviscenza divennero fatti di cronaca locale oggi come allora, oggi è in uso per certe situazioni mettere nella mano della salma una specie di campanello elettrico, ma non mi risulta che abbia mai suonato , nel caso di morte apparente Plinio ne da una lista ( sempre la fonte è J.Ducan M. Derret), ora bisogna considerare il tipo di sepoltura che subì Gesù, sappiamo che si trattava di un sepolcro chiuso da una grande pietra, ma non detto che sia stato sigillato, forse rimaneva qualche spazio per scorgere l’interno, inoltre siamo quasi sicuri che fosse vietato spostare la pietra di shabbat o di moèd, ma non escluso che lo potessero fare altri, c’erano già i shabbòs goy”, magari era la guardia che Matteo afferma che fu posta all'ingresso della tomba? Questa rimane una considerazione da approfondire, il terzo giorno poteva essere in uno spazio temporale prima di Shabbat e prima di Pesàch, rimane il fatto che per gli ebrei fossero le donne a visitare le tombe, era una questione connessa all'impurità e sappiamo che era la vigilia o pre vigilia di Pesàch, uno dei compiti delle donne era coprire di unguenti il corpo e coprirlo con un sudario,questo doveva essere fatto ancora prima che il rigor morti lo rendesse difficile e sopraggiungesse nella sua forma completa, aveva senso trattare il corpo a a 36 ore dal seppellimento?
Qualcuno doveva rimuovere la pietra, le donne erano chiamate a testimoniare o no!

Quando le donne trovarono la tomba vuota cosa pensarono? Prima dei tre giorni poteva essere che il morto non era morto veramente, oppure che qualcuno avesse trafugato la salma! Ma rimane anche da chiarire come in un giallo lo stupore di Pilato quando Giuseppe di Arimatea gli chiese la restituzione del corpo di Gesù che fosse già morto.
Noiman

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Gianni
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da Gianni »

Sempre molto erudito il nostro Noiman, che tutti apprezziamo anche per il suo equilibrio. Grazie, Noiman.

Io devo però rispondere alla domanda di Animasalvata su Lc 24:21, che in NR è così tradotto: “Con tutto ciò, ecco il terzo giorno da quando sono accadute queste cose”. Stando a questa traduzione, i due discepoli di Emmaus stanno dicendo che quel giorno (indubbiamente il primo della settimana, nostra domenica – cfr. v. 13) era il terzo giorno dalla morte del Maestro. La Nuova TNM è ancora più sfacciata: “Oltretutto oggi è il terzo giorno da che queste cose sono avvenute”.

Come sempre, conta unicamente il testo biblico originale, e si aggiunga che il greco lucano è uno dei migliori del cosiddetto Nuovo Testamento. Ecco dunque il testo:
τρίτην ταύτην ἡμέραν ἄγει ἀφ' οὗ ταῦτα ἐγένετο.

Le prime tre parole (τρίτην ταύτην ἡμέραν) significano “terzo questo giorno”. In greco “terza questa”, perché la parola ἡμέρα (= giorno) è femminile.

La chiave è nel verbo ἄγει. Il verbo ἄγω indica il “condurre, prendere con sé” ed ha il senso di “passare un giorno” (Vocabolario del Nuovo Testamento). Letteralmente, “terzo questo giorno porta via con sé”.

A cosa è riferito “questo” (ταύτην, “questa”)? Lo indica il seguito della frase: ἀφ' οὗ ταῦτα ἐγένετο. La preposizione ἀπό (elisa in ἀφ') indica la separazione e l’origine: “da”; ἀφ' οὗ = “da quando”.

“Da quando” cosa? Luca dice ταῦτα ἐγένετο. Ταῦτα (neutro plurale) significa “queste cose”. Il verbo ἐγένετο è al singolare, perché in greco il neutro plurale richiede il verbo al singolare. La forma verbale ἐγένετο è espressa alla terza singolare dell’aoristo indicativo. Il tempo aoristo, che l’italiano non ha, per essere ben tradotto richiede un giro di parole: ἐγένετο = “iniziò ad accadere”, che in italiano va volto al plurale “iniziarono ad accadere”. Il verbo è γίνομαι, “accadere”.

Ecco quindi la traduzione letterale di Lc 24:21: “Terzo giorno questo porta via con sé da quando queste cose iniziarono ad accadere”.
“Questo” ha nel contesto la stessa valenza di “queste” (“queste cose”). Così come “queste cose” non sono quelle attuali ma quelle già passate, anche “terzo questo giorno” non è quello presente ma quello già passato (verbo ἄγει).

Ben tradusse quindi Giovanni Diodati: “Benchè sieno tre giorni che queste cose sono avvenute”.

Post scriptum. Quando e se la questione dei “tre giorni e tre notti”, sarà finalmente compresa, si potrà affrontare un’altra questione del tutto non compresa dalla cristianità, che pongo raffrontando due passi:
“Gesù le disse: «Non toccarmi, perché non sono ancora salito al Padre mio”. - Gv 20:17, ND.
“Otto giorni dopo, i discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne . . . Poi disse a Tommaso: «Metti qua il dito e guarda le mie mani; stendi anche la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente».”. - Gv 20:26,27, ND.

La domenica mattina dopo essere stato risuscitato Yeshùa non vuole essere toccato e ne spiega il motivo: “Perché non sono ancora salito al Padre mio”. Ma otto giorni dopo invita Tommaso a toccarlo.
Perché questa differenza di comportamento?
France
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da France »

Buongiorno Gianni e a tutti gli amici del forum,
Mi pare di aver letto che questo evento ha a che fare con l’offerta del covone di orzo.
Su questo ci sono due opinioni una lo vuole all’indomani del Pesach, l’altro al giorno dopo il primo sabato settimanale dopo il Pesach.
Magari mi sbaglio, Se ci rinfreschi il tutto magari anche con l’opinione di Noiman per la versione ebraica.
Grazie e buona domenica.
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