Re: Per cosa è venuto Gesù?

Janira
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Re: Per cosa è venuto Gesù?

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Gv 5:23 affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato.

1G 2:23 Chiunque nega il Figlio, non ha neppure il Padre; chi riconosce pubblicamente il Figlio, ha anche il Padre.

1G 5:12 Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita.

2G 9 Chi va oltre e non rimane nella dottrina di Cristo, non ha Dio. Chi rimane nella dottrina, ha il Padre e il Figlio.

Da tutti questi versetti possiamo capire che chiunque riconosca pubblicamente Yeshua come messia, allora conoscerà e avrà anche Dio.
ringo
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Re: Per cosa è venuto Gesù?

Messaggio da ringo »

Da tutti questi versetti possiamo capire che chiunque riconosca pubblicamente Yeshua come messia, allora conoscerà e avrà anche Dio.
concordo pienamente con te riguardo a tutti i versetti che hai citato.
Hai dato una giusta risposta per fede.

Però ti faccio una domanda: che significa riconoscere pubblicamente Yeshua come Messia?
Janira
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Re: Per cosa è venuto Gesù?

Messaggio da Janira »

Perdonami, ma la mia risposta non è "per fede". Chiunque legga le scritture greche, in particolare quei versetti, può concludere ciò che ho detto, anche senza crederci.
Janira
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Re: Per cosa è venuto Gesù?

Messaggio da Janira »

Atti 2:36
Sappia dunque con certezza tutta la casa d'Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».
Innanzi tutto significa riconoscere la sua autorità:
Atti 2: 38
E Pietro a loro: «Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo. 39 Perché per voi è la promessa, per i vostri figli, e per tutti quelli che sono lontani, per quanti il Signore, nostro Dio, ne chiamerà».
Nelle scritture greche, credere che Yeshua sia il Messia, seguire il suo insegnamento e il suo esempio significa diventare partecipi della promessa di Dio.
ringo
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Re: Per cosa è venuto Gesù?

Messaggio da ringo »

janira, hai citato un verso
Gv 5:23 affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato.
secondo te come si fa ad onorare il Figlio come il Padre?
Janira
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Re: Per cosa è venuto Gesù?

Messaggio da Janira »

Nel testo greco la parola tradotta con onorare è τιμάω(timao), Strong’s 5091.
Ha due significati:
1) stimare, fissare il valore
2) onorare , avere in onore, riverire, venerare
Puoi trovare tutti i versetti in cui compare questa parola al link:
https://biblehub.com/greek/5091.htm" onclick="window.open(this.href);return false;
Per capire il testo, leggiamo anche il versetto precedente:
Inoltre, il Padre non giudica nessuno, ma ha affidato tutto il giudizio al Figlio, 23 affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre.
Il giudizio è stato affidato al Figlio con il fine , l’intento che Egli sia onorato come il Padre: secondo me qui indica nuovamente la necessità di riconoscere l’autorità del Figlio, così come la riconosciamo del Padre. In che modo possiamo fare cio'? Ubbidendo al suo insegnamento, testimoniando con le nostre azioni tale ubbidienza.
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bgaluppi
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Re: Per cosa è venuto Gesù?

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"chiunque riceve me, non riceve me, ma colui che mi ha mandato" (Mr 9:37). Si tratta di rappresentanza. Ne abbiamo parlato molto.
ringo
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Re: Per cosa è venuto Gesù?

Messaggio da ringo »

"chiunque riceve me, non riceve me, ma colui che mi ha mandato" (Mr 9:37). Si tratta di rappresentanza. Ne abbiamo parlato molto.
il dizionario Treccani definisce così la rappresentanza: rappreṡentanza s. f. [der. di rappresentare]. – 1. Il fatto di rappresentare una o più altre persone, oppure gruppi, enti e organi, istituzioni e società, ossia di intervenire in vece loro e a nome loro e di assolverne le funzioni, o di agire per conto loro: a. In senso generico, come intervento e assolvimento di determinati compiti in sostituzione di altri.

Nella rappresentanza colui che rappresentante agisce in nome e per conto del rappresentato, e quindi sostituisce il rappresentato.
Il versetto citato parla che il rappresentante è il rappresentato. chiunque riceve me, non riceve me, ma colui che mi ha mandato
Chi riceve Gesù, non riceve Gesù, ma DIO.
Nella rappresentanza si riceve il delegato e non il delegante.
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bgaluppi
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Re: Per cosa è venuto Gesù?

Messaggio da bgaluppi »

Tu, però, fai due errori, dettati dal tuo bisogno di avvallare la tua tesi. Non riporti gli altri significati, ma solo il primo, e non valuti il concetto di rappresentanza secondo l’uso degli antichi, che aveva innanzitutto senso giuridico (e comunque non è diverso dal senso moderno, che è principalmente giuridico). Fai anche un terzo errore: non comprendi che Yeshùa fu inviato da Dio, fu apostolo di Dio, e dunque chi lo riceveva in qualità di delegato, riceveva il delegante. Infatti, il messo inviato dal re parlava per conto del re (pur non essendo il re), non per conto suo proprio. Yeshùa fu rappresentante di Dio non perché era Dio (nel qual caso non avrebbe avuto bisogno di rappresentare se stesso), ma perché era “apostolo” di Dio, cioè Suo inviato, ossia rappresentante.

Il termine biblico apostolo significa propriamente “messaggero”, “delegato”, “inviato”, “uno commissionato da un altro per rappresentarlo in qualche modo” (Strong). Yeshùa è apostolo di Dio, poiché è “l'inviato di Dio” che reca agli uomini la buona novella del Regno e la salvezza: “Guardate attentamente Gesù: egli è l'inviato [τὸν ἀπόστολον, ton apòstolon] di Dio e il sommo sacerdote della fede che professiamo” (Eb 3:1). Nella LXX il termine traduce l'ebraico shalùach, che significa “inviato divino” (Nm 16:28; Is 6:8). Il Sinedrio spesso inviava messi incaricati di portare a termine mandati particolari, come ad esempio raccogliere denaro per il tempio, e questi inviati erano chiamati apostoli (sheluchîn, in aramaico) e rappresentavano il Sinedrio, che li aveva delegati. Ecco perché Yeshùa dice che chi riceveva lui riceveva Dio, perché era delegato da Dio (Suo apostolo, appunto).

Daniel Marguerat in Introduzione al Nuovo Testamento (ed. Claudiana, p. 388):

“La semantica dell’invio deve essere intesa sullo sfondo del diritto dell’invio nel vicino oriente antico. Un inviato era un messaggero debitamente legittimato che rappresentava il suo sovrano presso una corte straniera. La categoria principale attribuita alla figura dell’inviato era quella della rappresentanza; giocava sulla dialettica tra l’unità e la differenza: l’ambasciatore rappresentava pienamente il suo re pur essendo diverso da lui. I possibili significati di queste rappresentazioni per la cristologia sono evidenti. In quanto inviato del Padre, il Cristo lo rappresentava nel mondo. Non pronuncia parole proprie, ma quelli di suo Padre (Gv 3,34; 14,10; 17,8. 14); non compie le proprie opere, ma quelle di suo Padre (Gv 4,34; 5,17. 19 ss. 30. 36; 8,28; 14,10; 17,24. 34). Non compie la sua volontà, ma quella di suo Padre (Gv 4,34; 5,30; 6,38; 10,25. 37). Non vuol essere null’altro che la voce e la mano di Dio fra gli esseri umani. Nella logica giovannea, il Cristo è effettivamente Dio nella misura in cui è il suo inviato: al tempo stesso tutt’uno con Lui [unità spirituale] eppure diverso da Lui. Questa affermazione è di fondamentale importanza, poiché nessuno ha mai visto Dio (Gv 1,18).”.
L'agnostico
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Re: Per cosa è venuto Gesù?

Messaggio da L'agnostico »

“La semantica dell’invio deve essere intesa sullo sfondo del diritto dell’invio nel vicino oriente antico. Un inviato era un messaggero debitamente legittimato che rappresentava il suo sovrano presso una corte straniera. La categoria principale attribuita alla figura dell’inviato era quella della rappresentanza; giocava sulla dialettica tra l’unità e la differenza: l’ambasciatore rappresentava pienamente il suo re pur essendo diverso da lui. I possibili significati di queste rappresentazioni per la cristologia sono evidenti. In quanto inviato del Padre, il Cristo lo rappresentava nel mondo. Non pronuncia parole proprie, ma quelli di suo Padre (Gv 3,34; 14,10; 17,8. 14); non compie le proprie opere, ma quelle di suo Padre (Gv 4,34; 5,17. 19 ss. 30. 36; 8,28; 14,10; 17,24. 34). Non compie la sua volontà, ma quella di suo Padre (Gv 4,34; 5,30; 6,38; 10,25. 37). Non vuol essere null’altro che la voce e la mano di Dio fra gli esseri umani. Nella logica giovannea, il Cristo è effettivamente Dio nella misura in cui è il suo inviato: al tempo stesso tutt’uno con Lui [unità spirituale] eppure diverso da Lui. Questa affermazione è di fondamentale importanza, poiché nessuno ha mai visto Dio (Gv 1,18).”.
Molto interessante e conclusione che condivido pienamente
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