Re: "IL SANGUE DEL PATTO"
Inviato: lunedì 23 settembre 2019, 18:20
Un altro particolare evidenziato da tutti e tre gli evangelisti e cioè il modo della lacerazione del Velo: «si squarciò in due, dall’alto in basso» (Mt 27,51e Mc 15,38), «si squarciò nel mezzo» (Lc 23,45). Tutti e tre gli evangelisti concordano sul fatto che questo squarcio non è partito dal basso per usura, come sarebbe naturale: anche Luca che non parla né di cima, né di fondo, dice che il taglio avviene nel centro.
Il simbolo è molto denso, perché nella Scrittura «l’alto» è il luogo della trascendenza divina e il «basso» invece della realtà umana. Traendo quindi le prime conclusioni, lo squarcio del Velo del Tempio era prodigioso (al di là delle congetture che lo vedono conseguenza del terremoto): esso ebbe proprio inizio «dall’alto», a partire da Dio, cioè per sua iniziativa, come d’altronde le altre manifestazioni che ci furono intorno alla crocifissione. Se esse furono reali o no non ci è dato di saperlo, ma nella Scrittura si raccontano molte cose «vere» (in senso teologico, in questo caso apocalittico), forse non accadute o forse sì (ci fu un grosso terremoto sotto Ponzio Pilato, databile nell’arco del 26-36 d.C).
Questa conclusione dunque, va meglio puntualizzata calandoci nel contesto di tutto il racconto della morte del Signore. La lacerazione del Velo del Tempio corrisponde all’eliminazione di ciò che si frapponeva tra il luogo dov’era l’alleanza e il luogo dell’offerta e il popolo; quindi l’ultimo respiro di Gesù annulla la separazione cultuale, cioè la distanza tra Dio e l’uomo è colmata da Cristo. Lo spiega molto bene la lettera agli Ebrei quando dice: «Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri attraverso una tenda più grande e più perfetta non costruita da mani d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione: Egli entrò una volta per sempre nel suo santuario, non mediante il sangue di capri e vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna» (9,11).
Gli evangelisti intendono dire, in questo senso, che con l’evento della morte del Signore tutti hanno libero accesso alla salvezza; oppure si può dire con la lettera agli Ebrei che Gesù è il vero sacerdote, con la morte attraversa il velo, lo supera una volte per tutte, compiendo il rito dell’espiazione una volta sola e in modo definitivo. Le due interpretazioni si completano a vicenda.
La cosa più suggestiva, l’ultima consentita allo spazio di una risposta, è pensare che il segno del Velo squarciato esprime a pieno, un messaggio teologico ben preciso dalla duplice valenza: Dio è con noi ogni giorno fino alla fine del mondo, questo ha sancito come nuova alleanza nel suo sangue la Resurrezione del Signore. Lo squarcio del Velo porta a completamento il messaggio: non solo lui è con noi ma ha aperto la strada perché noi, già da ora, possiamo essere con lui.
Il simbolo è molto denso, perché nella Scrittura «l’alto» è il luogo della trascendenza divina e il «basso» invece della realtà umana. Traendo quindi le prime conclusioni, lo squarcio del Velo del Tempio era prodigioso (al di là delle congetture che lo vedono conseguenza del terremoto): esso ebbe proprio inizio «dall’alto», a partire da Dio, cioè per sua iniziativa, come d’altronde le altre manifestazioni che ci furono intorno alla crocifissione. Se esse furono reali o no non ci è dato di saperlo, ma nella Scrittura si raccontano molte cose «vere» (in senso teologico, in questo caso apocalittico), forse non accadute o forse sì (ci fu un grosso terremoto sotto Ponzio Pilato, databile nell’arco del 26-36 d.C).
Questa conclusione dunque, va meglio puntualizzata calandoci nel contesto di tutto il racconto della morte del Signore. La lacerazione del Velo del Tempio corrisponde all’eliminazione di ciò che si frapponeva tra il luogo dov’era l’alleanza e il luogo dell’offerta e il popolo; quindi l’ultimo respiro di Gesù annulla la separazione cultuale, cioè la distanza tra Dio e l’uomo è colmata da Cristo. Lo spiega molto bene la lettera agli Ebrei quando dice: «Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri attraverso una tenda più grande e più perfetta non costruita da mani d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione: Egli entrò una volta per sempre nel suo santuario, non mediante il sangue di capri e vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna» (9,11).
Gli evangelisti intendono dire, in questo senso, che con l’evento della morte del Signore tutti hanno libero accesso alla salvezza; oppure si può dire con la lettera agli Ebrei che Gesù è il vero sacerdote, con la morte attraversa il velo, lo supera una volte per tutte, compiendo il rito dell’espiazione una volta sola e in modo definitivo. Le due interpretazioni si completano a vicenda.
La cosa più suggestiva, l’ultima consentita allo spazio di una risposta, è pensare che il segno del Velo squarciato esprime a pieno, un messaggio teologico ben preciso dalla duplice valenza: Dio è con noi ogni giorno fino alla fine del mondo, questo ha sancito come nuova alleanza nel suo sangue la Resurrezione del Signore. Lo squarcio del Velo porta a completamento il messaggio: non solo lui è con noi ma ha aperto la strada perché noi, già da ora, possiamo essere con lui.