Francesco, ti rispondo obbiettivamente in base a quello che ho potuto ricostruire dalla Scrittura. Tieni presente che la mia è solo un’analisi afideistica e obbiettiva, e non necessariamente corrisponde a ciò che credo personalmente. Il patto a cui tradizionalmente Yeshùa fa riferimento è quello profetizzato da Ger 31:33:
“«Questo è il patto che farò con la casa d'Israele, dopo quei giorni», dice il Signore: «io metterò la mia legge nell'intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo.»”
Anche la Lettera agli Ebrei identifica il patto di Yeshùa con quello di Geremia. Il patto con Israele avverrebbe “
dopo quei giorni”. Quali giorni? Subito prima (v.32) ha parlato dei giorni in cui Dio stipulò il patto con i padri, che fu violato, ma non può trattarsi di quei giorni perché sono passati, mentre il v.33 parla al futuro. Ancora prima (v. 31) il testo dice che “i giorni vengono in cui io farò un nuovo patto con la casa d'Israele e con la casa di Giuda”; sembra un patto con entrambe le case riunite, ma non ha senso che il patto descritto al v.33 sia esclusivo con Israele
dopo il patto con Israele e Giuda (oltretutto, Israele non fu mai ricondotta nella terra). E se i vv.31 e 33 facessero riferimento ad un unico patto, allora quello di Yeshùa non è questo, perché non fu stipulato con la casa di Giuda (lui disse di essere venuto solo per quella di Israele). Credo che la risposta sia al v.23, in cui è annunciato l'evento dopo il quale il patto sarà stipulato, e a cui si riferisce il profeta ogni volta che successivamente parla di “quei giorni” (è ovvio che il patto sarebbe stato stipulato
dopo il rientro di Giuda dall'esilio):
“Così parla il Signore degli eserciti, Dio d'Israele: «Si dirà pure questa parola nel paese di Giuda e nelle sue città,
quando li avrò fatti tornare dalla deportazione: Il Signore ti benedica, territorio di giustizia, monte santo! Là si stabiliranno assieme Giuda e tutte le sue città; gli agricoltori e quelli che guidano le greggi.” (vv.23-24)
Il patto con Israele avverrebbe “dopo quei giorni”, ossia dopo il tempo in cui
Giuda sarebbe stata ricondotta nella terra da Babilonia. Leggendo il v.31 notiamo che c'è una sequenza: il patto sarà con Israele (prima) e con Giuda (dopo). Questa è l'unica spiegazione che posso dare per inquadrare temporalmente il patto di Yeshùa con quello di Geremia tra Dio e la casa di Israele.
Yeshùa, dunque, intende sancire questo patto unicamente con Israele, non con Giuda. Quello con Giuda sarebbe seguito. Per cui Yeshùa intende essere unicamente il messia della casa di Israele (Mashiach ben Yosef). Infatti, istruisce i suoi discepoli a predicare solo alle pecore perdute della casa di Israele (non ai pagani né ai Samaritani, Mt 10:5-6), i cui discendenti si trovavano essenzialmente in Galilea (delle nazioni, Is 8:23) e in Assiria (ed è là che fu fondata dagli apostoli la prima comunità dopo quella di Gerusalemme). Lui stesso afferma di essere venuto esclusivamente per le pecore perdute della casa di Israele (Mt 15:24).
Parlando ai discepoli, tutti galilei e dunque discendenti delle dieci tribù disperse, lui afferma di stipulare il patto con la casa di Israele (sangue versato “per voi e per molti”, non “per tutti”, e non per i pagani, ai quali non doveva essere predicato, Mt 10:5). Ma dalle sue parole non si può estrapolare un sacrificio espiatorio della condizione di morte in seguito al presunto peccato adamico riguardante tutto il genere umano, a mio avviso; piuttosto, si capisce che la sua morte voleva essere il segno del patto di Geremia con la casa di Israele, che viene stipulato “con il suo sangue”.
Riuscì nell'intento? Questa è una questione teologica che ha a che fare con la fede, perché di fatto non ci riuscì. Dichiarò di tornare come re messia (che lui identifica nel "figlio dell'uomo")
entro quella generazione (Mt 24:34, Paolo e la prima chiesa lo aspettavano nel loro tempo, il che avvalora Mt 24:34) ma non è tornato, e le case non furono riunite ma piuttosto disperse. Anche a Caifa e ai presenti disse che avrebbero visto il figlio dell'uomo venire sulle nuvole (Mt 26:64) e non c'è motivo di pensare che si riferisse ad un tempo lontano nel futuro, proprio in virtù di Mt 24:34. In At 1:7, in risposta ai dodici che gli chiedono se fosse quello il momento in cui avrebbe ricostituito il regno di Israele (riunendo le due case e liberando Israele dall'oppressione romana, compito del Mashiach ben David), egli dice “Non spetta a voi di sapere i tempi o i momenti che il Padre ha riservato alla propria autorità”. Non conosce il tempo, ma non poteva comunque essere oltre quella generazione, altrimenti avremmo un problema con Mt 24:34.
E qui si aprirebbe un lungo discorso sullo Yeshùa storico e quello delle Scritture Greche, che richiederebbe di mettere un momento da parte la fede e fare un’analisi molto approfondita, su cui ho detto qualcosa qui proprio stamattina:
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