"IL SANGUE DEL PATTO"

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francesco.ragazzi
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"IL SANGUE DEL PATTO"

Messaggio da francesco.ragazzi »

“Mentre mangiavano, Gesù prese del pane; detta la benedizione, lo spezzò, lo diede loro e disse: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero. Poi Gesù disse: «Questo è il mio sangue, il sangue del patto, che è sparso per molti. In verità vi dico che non berrò più del frutto della vigna fino al giorno che lo berrò nuovo nel regno di Dio».” MARCO:(14:22-25).

Come collocare questo Patto fra i tanti presenti ???
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bgaluppi
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Re: "IL SANGUE DEL PATTO"

Messaggio da bgaluppi »

Ciao Francesco, devo fare una ricerca prima di risponderti.
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bgaluppi
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Re: "IL SANGUE DEL PATTO"

Messaggio da bgaluppi »

Francesco, ti rispondo obbiettivamente in base a quello che ho potuto ricostruire dalla Scrittura. Tieni presente che la mia è solo un’analisi afideistica e obbiettiva, e non necessariamente corrisponde a ciò che credo personalmente. Il patto a cui tradizionalmente Yeshùa fa riferimento è quello profetizzato da Ger 31:33:

“«Questo è il patto che farò con la casa d'Israele, dopo quei giorni», dice il Signore: «io metterò la mia legge nell'intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo.»”

Anche la Lettera agli Ebrei identifica il patto di Yeshùa con quello di Geremia. Il patto con Israele avverrebbe “dopo quei giorni”. Quali giorni? Subito prima (v.32) ha parlato dei giorni in cui Dio stipulò il patto con i padri, che fu violato, ma non può trattarsi di quei giorni perché sono passati, mentre il v.33 parla al futuro. Ancora prima (v. 31) il testo dice che “i giorni vengono in cui io farò un nuovo patto con la casa d'Israele e con la casa di Giuda”; sembra un patto con entrambe le case riunite, ma non ha senso che il patto descritto al v.33 sia esclusivo con Israele dopo il patto con Israele e Giuda (oltretutto, Israele non fu mai ricondotta nella terra). E se i vv.31 e 33 facessero riferimento ad un unico patto, allora quello di Yeshùa non è questo, perché non fu stipulato con la casa di Giuda (lui disse di essere venuto solo per quella di Israele). Credo che la risposta sia al v.23, in cui è annunciato l'evento dopo il quale il patto sarà stipulato, e a cui si riferisce il profeta ogni volta che successivamente parla di “quei giorni” (è ovvio che il patto sarebbe stato stipulato dopo il rientro di Giuda dall'esilio):

“Così parla il Signore degli eserciti, Dio d'Israele: «Si dirà pure questa parola nel paese di Giuda e nelle sue città, quando li avrò fatti tornare dalla deportazione: Il Signore ti benedica, territorio di giustizia, monte santo! Là si stabiliranno assieme Giuda e tutte le sue città; gli agricoltori e quelli che guidano le greggi.” (vv.23-24)

Il patto con Israele avverrebbe “dopo quei giorni”, ossia dopo il tempo in cui Giuda sarebbe stata ricondotta nella terra da Babilonia. Leggendo il v.31 notiamo che c'è una sequenza: il patto sarà con Israele (prima) e con Giuda (dopo). Questa è l'unica spiegazione che posso dare per inquadrare temporalmente il patto di Yeshùa con quello di Geremia tra Dio e la casa di Israele.

Yeshùa, dunque, intende sancire questo patto unicamente con Israele, non con Giuda. Quello con Giuda sarebbe seguito. Per cui Yeshùa intende essere unicamente il messia della casa di Israele (Mashiach ben Yosef). Infatti, istruisce i suoi discepoli a predicare solo alle pecore perdute della casa di Israele (non ai pagani né ai Samaritani, Mt 10:5-6), i cui discendenti si trovavano essenzialmente in Galilea (delle nazioni, Is 8:23) e in Assiria (ed è là che fu fondata dagli apostoli la prima comunità dopo quella di Gerusalemme). Lui stesso afferma di essere venuto esclusivamente per le pecore perdute della casa di Israele (Mt 15:24).

Parlando ai discepoli, tutti galilei e dunque discendenti delle dieci tribù disperse, lui afferma di stipulare il patto con la casa di Israele (sangue versato “per voi e per molti”, non “per tutti”, e non per i pagani, ai quali non doveva essere predicato, Mt 10:5). Ma dalle sue parole non si può estrapolare un sacrificio espiatorio della condizione di morte in seguito al presunto peccato adamico riguardante tutto il genere umano, a mio avviso; piuttosto, si capisce che la sua morte voleva essere il segno del patto di Geremia con la casa di Israele, che viene stipulato “con il suo sangue”.

Riuscì nell'intento? Questa è una questione teologica che ha a che fare con la fede, perché di fatto non ci riuscì. Dichiarò di tornare come re messia (che lui identifica nel "figlio dell'uomo") entro quella generazione (Mt 24:34, Paolo e la prima chiesa lo aspettavano nel loro tempo, il che avvalora Mt 24:34) ma non è tornato, e le case non furono riunite ma piuttosto disperse. Anche a Caifa e ai presenti disse che avrebbero visto il figlio dell'uomo venire sulle nuvole (Mt 26:64) e non c'è motivo di pensare che si riferisse ad un tempo lontano nel futuro, proprio in virtù di Mt 24:34. In At 1:7, in risposta ai dodici che gli chiedono se fosse quello il momento in cui avrebbe ricostituito il regno di Israele (riunendo le due case e liberando Israele dall'oppressione romana, compito del Mashiach ben David), egli dice “Non spetta a voi di sapere i tempi o i momenti che il Padre ha riservato alla propria autorità”. Non conosce il tempo, ma non poteva comunque essere oltre quella generazione, altrimenti avremmo un problema con Mt 24:34.

E qui si aprirebbe un lungo discorso sullo Yeshùa storico e quello delle Scritture Greche, che richiederebbe di mettere un momento da parte la fede e fare un’analisi molto approfondita, su cui ho detto qualcosa qui proprio stamattina:

viewtopic.php?f=6&t=110&p=63966#p63966" onclick="window.open(this.href);return false;
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francesco.ragazzi
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Re: "IL SANGUE DEL PATTO"

Messaggio da francesco.ragazzi »

Grazie Antonio, la tua risposta richiede uno Studio ..... a dopo !
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francesco.ragazzi
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Re: "IL SANGUE DEL PATTO"

Messaggio da francesco.ragazzi »

Ma dalle sue parole non si può estrapolare un sacrificio espiatorio della condizione di morte in seguito al presunto peccato adamico riguardante tutto il genere umano, a mio avviso; piuttosto, si capisce che la sua morte voleva essere il segno del patto di Geremia con la casa di Israele, che viene stipulato “con il suo sangue”.
Caro Antonio, faccio una proposta di spiegazione :
Il primo grande patto fra Dio e l'uomo è quello fatto con Adamo : "...ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangerai....perchè nel giorno che ne mangerai per certo morirai..." .-
Questo Patto è stato infranto dall'uomo (Primo Adamo), dis-ubbidendo, e ciò ha comportato l'esclusione simbolica dall'albero della vita e quindi siamo soggetti ad una vita caduca e decaduta fino alla morte.- Chi poteva riscattare questa caduta ? Credo che poteva essere riparato soltanto dall'ubbidienza del secondo Adamo Yeshùa il Messia.-
Levitico 17:11 Poiché la vita della carne è nel sangue. Per questo vi ho ordinato di porlo sull’altare per fare l’espiazione per le vostre vite, perché è il sangue che fa l’espiazione per la vita....
Con queste parole, Dio stesso afferma che per mezzo del sangue avviene l’espiazione delle nostre vite. Chi avrebbe potuto operare questa espiazione che era simboleggiata in Levitico 17:11 ? Se non il secondo Adamo !!!
Riprendendo le parole di Yeshùa : "..Questo è il mio sangue, il sangue del patto, che è sparso per molti..." , per molti perchè ? Ma perchè tutto dipende dai nostri comportamenti :
1Giovanni 1:7 ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, abbiamo comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù Cristo, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. 8 Se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. 9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto, da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.
I molti sono quindi coloro che camminano nella luce ossia che confessano i loro peccati e si comportano di conseguenza ossia riconoscono di essere deficitari con Dio che è Santità Assoluta.-
E' una proposta molto semplicistica, ma potrebbe dare una risposta coerente .-
Ultima modifica di francesco.ragazzi il sabato 28 settembre 2019, 9:14, modificato 1 volta in totale.
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francesco.ragazzi
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Re: "IL SANGUE DEL PATTO"

Messaggio da francesco.ragazzi »

La Bibbia ci rende noto come fra Dio Creatore e le creature umane fin dall'inizio vi sia stato un preciso patto . Lo troviamo descritto nel libro della Genesi: Dio lo stabilisce con Adamo quale rappresentante dell'umanità che da lui sarebbe sorta. La vita e la prosperità dell'essere umano era ciò che Dio si impegnava a garantirgli e Adamo si era impegnato a rispettare le regole che Dio sovranamente gli imponeva (i limiti della Sua Legge). Contravvenire a queste regole avrebbe significato per l'essere umano la condanna della perdita dei suoi privilegi creazionali, sostanzialmente la morte in tutte le sue implicazioni.

Questo patto è stato chiamato in modo diverso a seconda dell'aspetto particolare che in esso si vuole sottolineare. E' stato chiamato:

Patto creazionale per indicare come esso non sia stato aggiunto in seguito, ma che sia costitutivo per la stessa umanità.
Patto di Natura, in riconoscimento della sua consonanza con la legge naturale posta nel cuore umano.
Patto di vita, in considerazione della conseguenza da parte nostra della sua osservanza.
Patto d'opere, per sottolineare come onorare questo patto significasse "operativamente" ubbidire a tutto ciò che esso prescriveva.

Questo Patto fra Dio e l'umanità è stato infranto. Noi oggi ci troviamo nell'ambito di un'umanità che sta pagando le conseguenze della trasgressione al patto creazionale, la condanna e maledizione della morte sotto ogni aspetto. L'Apostolo scrive: "Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, ... così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato" (Romani 5:12).

Ora, il sangue del Nuovo Patto che Cristo suggellava, era "...non con sangue di capri e di vitelli, ma … il proprio sangue. Così ci ha acquistato una redenzione eterna" (Ebrei 9:12), dice la Bibbia. Dio, in Cristo, si impegna personalmente, ed il sangue che Cristo avrebbe versato, era quello che avrebbe letteralmente e personalmente sparso sulla croce.

Il Signore Gesù, nella Sua Ultima Cena in questo mondo, la tradizionale celebrazione pasquale ebraica, indica come ben presto Egli stesso sarebbe stata la vittima sacrificale: il Suo stesso sangue avrebbe ratificato il Patto di Grazia stabilito da Dio dall'eternità. Bevendo del vino di quella cena, che assumeva così per Cristo un nuovo significato, Egli avrebbe dichiarato che i Suoi discepoli erano personalmente coinvolti come oggetto dell'opera salvifica di Cristo, coloro per i quali Egli era venuto insieme a tutte le generazioni future di cristiani che li avrebbero seguiti.

Quando Gesù istituisce per i Suoi discepoli di ogni epoca la Santa Cena Egli proclama la realtà permanente di un Nuovo Patto che rimedia a quello che era stato infranto. Un patto che per la sua logica interna (che era e rimane giusta) era scaturito nella condanna e nella morte dell'umanità a dimostrazione della giustizia di Dio. Un Nuovo Patto, però, realizza in Cristo e con Cristo il risultato che prima era stato pregiudicato dal peccato: la grazia della vita. La sua permanente validità è suggellata da ciò che il vino della Cena del Signore rappresenta, vale a dire il sangue dell'Agnello "...che è stato ucciso fin dalla fondazione del mondo" (Apocalisse 13:8 ND), perché tale era negli eterni propositi di Dio.

In virtù di quel patto "il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato" (1 Giovanni 1:7) rendendoci compatibili per grazia Sua con la santità di Dio e passibili di godere per sempre della Sua presenza.

Il Patto che sta alla base della grazia della salvezza è espressione del principio universale che, facendo parte di Dio stesso come Essere relazionale, stabilisce l'ordine di ogni cosa. A questo principio dobbiamo rendere testimonianza, come cristiani, in ogni ambito della nostra vita, allorché ci relazioniamo con gli altri e con Dio. La relazione è cosa seria e va stabilita assumendocene tutte le responsabilità.
Luigi
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Re: "IL SANGUE DEL PATTO"

Messaggio da Luigi »

In virtù di quel patto "il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato" (1 Giovanni 1:7) rendendoci compatibili per grazia Sua con la santità di Dio e passibili di godere per sempre della Sua presenza.
Giusto Francesco, per quel sangue di Yoshua.., siamo redenti, perdonati, salvati , e di conseguenza siamo Riconciliati col Padre.
Senza la Sua redenzione , che la si ottiene per la fede in LUI Yoshua, ognuno è ancora morto nei falli e nei peccati, e non rientra a far parte, di quel Patto.

Ecco perchè dove, la Legge non può assolutamente dare la redenzione, "poichè nessuno la osserva ,o meglio dire ,anche sforzandosi di osservarla, nessuno ci riuscirebbe,,,," è intervenuta la Grazia di Dio, dove Dio Il Padre, rende giusto tutti coloro che credono con tutto il cuore nel Suo Figlio, che è IL Cristo Il Figlio di Dio.
Il testo recita, che chi non crede in LUI è già condannato....
Quindi ecco "l'importanza del Patto", da te portato in esame.
Ciao
France
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Re: "IL SANGUE DEL PATTO"

Messaggio da France »

Dite bene il sangue di Yeshùa ci ha riconciliati col Padre.
Il sangue di un uomo che ha fatto la volontà di Dio in tutto e per tutto.
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francesco.ragazzi
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Re: "IL SANGUE DEL PATTO"

Messaggio da francesco.ragazzi »

Quando Gesù morì, la cortina si squarciò, Dio si allontanò da quel luogo per non abitare mai più in un luogo fatto da mani d’uomo (Atti 17:24). Dio aveva messo fine all’epoca del tempio e del suo sistema religioso, il tempio e Gerusalemme furono lasciate desolate (distrutte dai Romani) nel 70 d.C., proprio come Gesù aveva profetizzato in Luca 13:35. Finchè il tempio si ergeva, il proseguo, (con i suoi cerimoniali, nrd) del Vecchio Patto aveva un significato. Ebrei 9:8-9 si riferisce al periodo nel quale il Vecchio Patto stava per essere superato, mentre il nuovo stava per attuarsi. (Ebrei 8:13).

La cortina aveva il significato simbolico di Cristo stesso come l’Unica via al Padre (Giov. 14:6). Questo è indicato dal fatto che il Sommo Sacerdote poteva entrare nel luogo santissimo attraverso la cortina. Ora Gesù è il nostro Sommo Sacerdote e come credenti nella Sua opera completata, noi prendiamo parte al suo sacerdozio migliore. Ora possiamo accedere al luogo santissimo attraverso Lui. Ebrei 10:19-20 dice: “Avendo dunque, fratelli, libertà d'entrare nel santuario in virtù del sangue di Gesù, per quella via recente e vivente che Egli ha inaugurata per noi attraverso la cortina, vale a dire la sua carne.” Vediamo l’immagine del corpo di Gesù che viene squarciato per noi, proprio come se stesse strappando la cortina per noi.

La cortina che viene squarciata da cima a fondo è un episodio della storia. Il profondo significato di questo avvenimento è spiegato con abbondanza di meravigliosi dettagli in Ebrei. Le cose descritte in Ebrei erano ombre delle cose che dovevano avvenire e tutte, alla fine, ci portano a Gesù Cristo. Egli era la cortina per il luogo santo e attraverso la sua morte il fedele può aver accesso a Dio.

La cortina nel tempio era un ricordo costante che il peccato rende l’umanità inadeguata per stare alla presenza di Dio. Il fatto che l’offerta per il peccato veniva offerto annualmente ed innumerevoli sacrifici ripetuti giornalmente, mostravano che il peccato non poteva essere espiato o cancellato attraverso semplici sacrifici di animali. Gesù Cristo attraverso la Sua morte, ha rimosso le barrire tra Dio e l’uomo e ora possiamo avvicinarci a Lui con fiducia e coraggio (Ebrei 4:14-16).
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bgaluppi
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Re: "IL SANGUE DEL PATTO"

Messaggio da bgaluppi »

Francesco, come facciamo a sostenere che lo squarcio della cortina sia un evento storicamente attendibile e non una narrazione teologica? Esistono fonti esterne ai Vangeli - giudaiche e non - che riportano quest'episodio affatto secondario?
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