Il parallelismo paolino tra Adamo e Yeshùa
Inviato: mercoledì 13 marzo 2019, 10:56
Buongiorno a tutti. Sto scrivendo un nuovo libro che tratta l’esegesi completa della più importante lettera di Paolo, quella ai romani. Sono arrivato a trattare del parallelismo che l’apostolo dei pagani fa tra Adamo e Yeshùa e vorrei condividere con voi alcuni paragrafi che ho appena terminato di scrivere:
Il parallelo che Paolo fra tra Yeshùa ed Adamo esprime in vero significato di Yeshùa e la sua importanza. Per gli storici il rabbi di Nazaret fu un grande pensatore alla stregua di altri grandi pensatori che hanno arricchito moralmente l’umanità. Per gli storici delle religioni fu il fondatore di una religione. Per gli ebrei fu uno di loro, una brava persona anche se un po’ strana perché con strane idee. Per Paolo è ben altro, per lui molto è di più che un profeta e perfino molto di più che il Messia. Paolo non mette Yeshùa a confronto con Mosè. Per Paolo solo Adamo è “figura [τύπος (týpos), tipo] di colui che doveva venire” (Rm 5:14). Per Paolo Adamo è l’unico uomo a cui si possa accostare Yeshùa per coglierne la sua vera importanza per l’umanità. Come Adamo fu il capostipite dell’umanità, Yeshùa è capostipite della nuova umanità. In perfetta armonia con il piano di Dio, Adamo e Yeshùa segnano con le loro azioni il destino umano. Adamo è contrassegnato dal peccato e dalla morte; Yeshùa dalla giustizia e dalla vita. Ambedue rivestono un’importanza universale.
Le persone di tutto il mondo possono pensare e dire ciò vogliono, ma Adamo ha a che fare con ciascuna di loro; e anche Yeshùa, allo stesso modo. Adamo per il male, il nuovo Adamo per il bene. Yeshùa ci riguarda, ha a che fare con ciascuno di noi, nessuno escluso. Non perché possiamo essere ebrei o pagani, non perché ci troviamo in crisi esistenziale, ma perché siamo esseri umani, semplicemente umani davanti a Dio. Yeshùa riguarda tutti, riguarda ciascun essere umano senza distinzione. Tutto ciò che è prima di Yeshùa e al di fuori di lui, è “adamico”, perduto. Senza Yeshùa siamo tanti Adamo perduti.
Solo nel confronto con Adamo comprendiamo davvero Yeshùa, così come solo nel confronto con Yeshùa capiamo Adamo. Yeshùa fu fatto nascere da Dio a causa di Adamo e del suo peccato. Yeshùa ripara i danni compiuti da Adamo ed è l’iniziatore della nuova umanità. Lo si noti bene in 1Cor 15:45 [vedere schema allegato].
E c’è molto di più. La preposizione εἰς (eis) - che è in genere trascurata dai traduttori - oltre ad indicare lo scopo, rivela nel secondo caso (quello riferito a Yeshùa) l’attesa del secondo Adamo. Nel parallelismo paolino, infatti, la creazione di Adamo non termina con la semplice intenzione di Dio di averlo portato all’esistenza “per [essere (una)] persona vivente”, il che chiuderebbe la questione: quale semplice essere vivente sarebbe vissuto generando la sua discendenza per riempire la terra (Gn 1:28). E poi? Tutti felici e contenti? E dopo il peccato? Stessa cosa ma con la sofferenza e la morte senza essere felici e contenti? Paolo vede oltre e con il suo parallelo mostra il piano di Dio nella sua completezza: la prima tappa riguardava un’umanità terrena (con Adamo come capostipite), la seconda una nuova umanità (con l’antitipico Adamo, Yeshùa, quale capostipite). La creazione del primo Adamo preludeva sin dall’inizio alla creazione del secondo. Yeshùa era atteso. Paolo spiega bene il disegno di Dio nei versi successivi: “Qual è il terrestre, tali sono anche i terrestri; e quale è il celeste, tali saranno anche i celesti. E come abbiamo portato l'immagine del terrestre, così porteremo anche l'immagine del celeste” (1Cor 15:48,49). Nella sua lettera ai romani, in 8:29, Paolo dirà: “Quelli che [Dio] aveva in mente dal principio li ha anche preordinati [προώρισεν (proòrisen), “predestinò”] a essere conformi all’immagine di suo Figlio”. - TNM.
Il parallelo che Paolo fra tra Yeshùa ed Adamo esprime in vero significato di Yeshùa e la sua importanza. Per gli storici il rabbi di Nazaret fu un grande pensatore alla stregua di altri grandi pensatori che hanno arricchito moralmente l’umanità. Per gli storici delle religioni fu il fondatore di una religione. Per gli ebrei fu uno di loro, una brava persona anche se un po’ strana perché con strane idee. Per Paolo è ben altro, per lui molto è di più che un profeta e perfino molto di più che il Messia. Paolo non mette Yeshùa a confronto con Mosè. Per Paolo solo Adamo è “figura [τύπος (týpos), tipo] di colui che doveva venire” (Rm 5:14). Per Paolo Adamo è l’unico uomo a cui si possa accostare Yeshùa per coglierne la sua vera importanza per l’umanità. Come Adamo fu il capostipite dell’umanità, Yeshùa è capostipite della nuova umanità. In perfetta armonia con il piano di Dio, Adamo e Yeshùa segnano con le loro azioni il destino umano. Adamo è contrassegnato dal peccato e dalla morte; Yeshùa dalla giustizia e dalla vita. Ambedue rivestono un’importanza universale.
Le persone di tutto il mondo possono pensare e dire ciò vogliono, ma Adamo ha a che fare con ciascuna di loro; e anche Yeshùa, allo stesso modo. Adamo per il male, il nuovo Adamo per il bene. Yeshùa ci riguarda, ha a che fare con ciascuno di noi, nessuno escluso. Non perché possiamo essere ebrei o pagani, non perché ci troviamo in crisi esistenziale, ma perché siamo esseri umani, semplicemente umani davanti a Dio. Yeshùa riguarda tutti, riguarda ciascun essere umano senza distinzione. Tutto ciò che è prima di Yeshùa e al di fuori di lui, è “adamico”, perduto. Senza Yeshùa siamo tanti Adamo perduti.
Solo nel confronto con Adamo comprendiamo davvero Yeshùa, così come solo nel confronto con Yeshùa capiamo Adamo. Yeshùa fu fatto nascere da Dio a causa di Adamo e del suo peccato. Yeshùa ripara i danni compiuti da Adamo ed è l’iniziatore della nuova umanità. Lo si noti bene in 1Cor 15:45 [vedere schema allegato].
E c’è molto di più. La preposizione εἰς (eis) - che è in genere trascurata dai traduttori - oltre ad indicare lo scopo, rivela nel secondo caso (quello riferito a Yeshùa) l’attesa del secondo Adamo. Nel parallelismo paolino, infatti, la creazione di Adamo non termina con la semplice intenzione di Dio di averlo portato all’esistenza “per [essere (una)] persona vivente”, il che chiuderebbe la questione: quale semplice essere vivente sarebbe vissuto generando la sua discendenza per riempire la terra (Gn 1:28). E poi? Tutti felici e contenti? E dopo il peccato? Stessa cosa ma con la sofferenza e la morte senza essere felici e contenti? Paolo vede oltre e con il suo parallelo mostra il piano di Dio nella sua completezza: la prima tappa riguardava un’umanità terrena (con Adamo come capostipite), la seconda una nuova umanità (con l’antitipico Adamo, Yeshùa, quale capostipite). La creazione del primo Adamo preludeva sin dall’inizio alla creazione del secondo. Yeshùa era atteso. Paolo spiega bene il disegno di Dio nei versi successivi: “Qual è il terrestre, tali sono anche i terrestri; e quale è il celeste, tali saranno anche i celesti. E come abbiamo portato l'immagine del terrestre, così porteremo anche l'immagine del celeste” (1Cor 15:48,49). Nella sua lettera ai romani, in 8:29, Paolo dirà: “Quelli che [Dio] aveva in mente dal principio li ha anche preordinati [προώρισεν (proòrisen), “predestinò”] a essere conformi all’immagine di suo Figlio”. - TNM.