Innanzitutto identifichiamo le citazioni di Paolo:
“Infatti Mosè descrive così la giustizia che viene dalla legge: «L'uomo che farà quelle cose vivrà per esse»” (v. 5).
Qui parla della Torah, perché nomina Mosè, dunque il v. di riferimento è Lv 18:5:
“Osserverete le mie leggi e le mie prescrizioni, per mezzo delle quali chiunque le metterà in pratica vivrà. Io sono il Signore.”. Di che vita si parla? Si potrebbe pensare alla sopravvivenza di Israele nel tempo. Ma Mosè si rivolge prima al popolo, e gli ordina di obbedire alle prescrizioni, e poi al
singolo, perché dice “
chiunque le metterà in pratica
vivrà”. Infatti, Rashi commenta che la vita è “nel mondo a venire. Perché se tu dici [che il verso si riferisce al vivere] in questo mondo, alla fine non muore? [Torath Kohanim 18: 134]”. Dunque, l’osservanza della Torah da parte di Israele
adesso garantisce la vita nel mondo a venire (salvezza).
La seconda citazione è presa da Deuteronomio, Paolo utilizza due versetti:
“Non dire nel tuo cuore” (Dt 9:4), “Questo comandamento che oggi ti do, non è troppo difficile per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: "Chi salirà per noi nel cielo e ce lo porterà e ce lo farà udire perché lo mettiamo in pratica?"” (Dt 30:11,12). Rashi commenta: “perché se fosse in paradiso, poi dovresti arrampicarti su [nell'ordine] per impararlo. - [Eruvin 55a]”.
La terza citazione richiama il mare, che è simbolo di morte e spesso associata all’abisso (Gn 7:11; 8:2; Dt 33:13; Ne 9:11; Gb 28:14; 28:22; Pr 15:11; 17:20 etc.): credo sia presa da Dt 30:13, proseguo del precedente:
“Non è di là dal mare, perché tu dica: "Chi passerà per noi di là dal mare e ce lo porterà e ce lo farà udire perché lo mettiamo in pratica?"”.
Infine, cita Dt 30:14:
“Invece, questa parola è molto vicina a te; è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.”. Rashi commenta: “La Torà ti è stata data per iscritto e [accompagnata da una] spiegazione [orale].”. Secondo me questa è un’interpretazione che origina da un dogma di fede secondo cui Mosè sul monte ricevette l’intera Torah scritta e orale; io propendo per un’altra spiegazione: la Torah è nella tua bocca e nel tuo cuore (il cuore è la sede del pensiero, della ragione), nel senso che devi leggerla, recitarla, studiarla e meditarla sempre, come è scritto: “Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore [in mente]; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, te li metterai sulla fronte in mezzo agli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle porte della tua città.” (Dt 6:6-9).
Credo che tutti questi elementi ci aiutino ad affrontare l’analisi delle parole di Paolo (nella seconda parte).