Israele e salvezza per Grazia

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bgaluppi
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da bgaluppi »

Ti volevo rispondere su
Aggiungo però che una condizione ascetica del mondo è in contrasto con la concretezza del Tanàch in cui l'uomo convive con l'istinto al bene e al male, in continuo contrasto. Una vita senza peccato è impossibile, per la concretezza biblica
Infatti l'ascetismo è un'altra deviazione religiosa posteriore. Yeshùa era tutt'altro che asceta, viveva nel mondo, in mezzo a quelli che erano discriminati e ostracizzati. Andava alle feste. Partecipava alla vita pubblica. Il bene e il male dal punto di vista umano sono entrambi necessari, poiché noi non sappiamo sempre distinguere tra l'uno e l'altro e comunque il bene si comprende se prima si capisce e si accetta il male. La Scrittura ci guida. Ma chi vive nell'amore, nel perdono, nella misericordia, non può mai sbagliare. Non vorrei essere scambiato per un predicatore... ;)
Dalila
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da Dalila »

Ciao bgaluppi. La distinzione l`avevo notata per questo avevo scritto che in questo contesto ci vedo più un sinonimo.

Al verso 36, dove dici che Pietro specifica che il suo discorso è rivolto in particolar modo a “tutta la Casa di Israele” (pàs òikos Israèl), che non può riferirsi ai Giudei…

Come giustamente mi hai fatto notare Pietro parla alla casa di Israele, ma ho anche notato che, alcuni versi prima esattamente al 23, Pietro parlando sempre alla casa di Israele, dice che Gesù fu dato nelle loro mani per ucciderlo sulla croce. Ora mi chiedo, cosa c`entrava la casa di Israele se Gesù fu dato nelle mani dei giudei per farlo morire? Capisci il perché continuo a vederci un sinonimo? Pare come se Pietro avesse detto, uomini di Roma, e durante il discorso ripete dicendo, uomini d`Italia. Quindi uomini di Giudea sta per uomini d`Israele come romani sta per italiani. Non sto dicendo che nella Bibbia non troviamo la distinzione tra le due case, ma solo che in questo contesto la casa pare essere la stessa. Questo capisco, se poi sbaglio allora vuol dire che non riesco ad arrivarci con il mio picco cervello. :-)
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bgaluppi
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da bgaluppi »

Dalila, in effetti al v.22 Pietro potrebbe rivolgersi agli Israeliti intesi come appartenenti al popolo di Israele, e dunque ai giudei, che erano gli unici ebrei o “israeliti” ad essere tornati dalla deportazione. A questo punto, mi sorge il dubbio che anche al v. 36 Pietro parli alla casa di Israele intesa come al popolo di Israele, e non agli appartenenti alla Casa di Israele, che si era dispersa tra le nazioni. Sentiamo che ne pensa Gianni.
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Gianni
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da Gianni »

Dalila, giusta osservazione (come fa notare Antonio) la tua. E potresti anche avere ragione. Vorrei tuttavia far notare, come già accennato da Antonio, che l’espressione di Gamaliele (“uomini di Israele”) è del tutto corretta perché i giudei facevano parte di Israele in senso lato (oggi possiamo dire che sono la stessa cosa). Va comunque notato che Pietro dice in At 2:22 “uomini d’Israele” e al v. 36 “casa d’Israele”. Questa ultima espressione non era applicabile ai giudei (che facevano invece parte della Casa di Giuda). Una piccola ricerca sull’espressione “casa d’Israele” si rivelerebbe molto utile e illuminante. Parlo di piccola ricerca perché l’espressione ricorre nelle Scritture Greche solo sei volte.

Particolarmente acuta, Dalila, è la tua osservazione sul “voi” (sottinteso) di At 2:23. Chi comprende? Certamente tutti i presenti, i quali sono ben identificati ai vv. 5-11: giudei devoti e proseliti di molte nazionalità. Quel “voi” li include tutti ed è generico in quanto non furono quei presenti a volere Yeshùa morto. Nota però 2:36: qui c’è un esplicito “voi” (ymèis), sempre generico e sempre riferito ai presenti, ma parlando della “casa di Israele” Pietro non dice “voi”, ma “sappia tutta [la] casa di Israele”. Nota: non ‘sappiate’ (o ‘sappiate, casa di Israele’) ma “sappia”. Io ne deduco che fra tutti quei presenti (giudei devoti e proseliti di molte nazionalità) Pietro si rivolge qui proprio alla “casa di Israele”.
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da bgaluppi »

Non avevo letto questa aggiunta di Mattia:
Antonio, se la salvezza è un dono è chiaro che non sia nelle facoltà dell'uomo. E qui ci sarebbe tantissimo da dire, troppe cose in contrasto con le Scritture apostoliche in cui c'è una salvezza esclusivista per i seguaci di Yeshùa e in cui l'universalità è tagliata fuori.
Io direi che la salvezza non è per i seguaci di Yeshùa, ma piuttosto per tutti quelli che “credono” in lui, ossia tutti coloro che mettono in pratica ciò che lui insegna:

“Perché non quelli che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che l'osservano saranno giustificati. Infatti quando degli stranieri, che non hanno legge, adempiono per natura le cose richieste dalla legge, essi, che non hanno legge, sono legge a se stessi; essi dimostrano che quanto la legge comanda è scritto nei loro cuori, perché la loro coscienza ne rende testimonianza e i loro pensieri si accusano o anche si scusano a vicenda. Tutto ciò si vedrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo” — Rm 2:13-16

“Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.” — Mt 7:21
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da marco »

mimymattio ha scritto:Il cosiddetto "peccato originale" è un'invenzione della chiesa cattolica!
La mia domanda non era incentrata sul "peccato originale" ma sull'impossibilità di rimediare al peccato da parte dell'uomo.
Dio accetta da parte dell'uomo il sentimento di pentimento ma solo questo non basta. Per Lui serve qualcos'altro.
Davide dopo aver commesso peccato di omicidio e adulterio si pente sinceramente ma Dio non ascolta la sua preghiera. Qualcuno deve pagare per rimediare al peccato. In quel caso è toccato al figlioletto del re.
Dio accetta il sincero sentimento di pentimento di Davide, lo perdona, non lo uccide, ma le conseguenze di quell'azione non possono essere annullate: perderà il figlioletto e la spada non lascerà mai la sua casa.
Conveniamo che questo passo del Tanach non può essere considerato allegorico come Gn 1-4, quindi ecco la mia domanda: perchè Dio non ritira la sua condanna anche se sembrerebbe aver accettato il sentimento del pentimento di Davide?
marco
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da marco »

Una mia riflessione sul pentimento.
Anche il più sincero dei pentimenti non potrà mai essere al 100%, perchè il peccato che abbiamo commesso è stato voluto, e questa volontà rimane sepolta in noi.
Possiamo soffrire, costernarci, addolorarci per aver commesso la trasgressione e offeso Dio, ma andando a ritroso nella vicenda che ci ha portati a cadere troveremo sempre un posticino anche piccolissimo nella nostra coscienza che legittimerà il fatto delittuoso.
I più santi possono arrivare al 99,9% ma credo mai al 100%.
Sarà forse per questo che Dio non accetta completamente il nostro pentimento per la riconciliazione e serve qualcos'altro per arrivare al 100%?
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bgaluppi
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da bgaluppi »

Mattia, è certamente sacrosanto che Dio perdoni le nostre trasgressioni, ma poi esse si ripresentano, nella stessa forma o in forma diversa, dimostrando la nostra incapacità di essere perfettamente conformi a Dio. Per cui, è necessaria continua espiazione, che dimostra la nostra condizione “peccaminosa” e la esalta ai nostri occhi. Se fossimo adeguati davanti a Dio, non ci sarebbe bisogno della Torah e i profeti non avrebbero avuto ragione di parlare.

Dio esorta Giuda tramite il profeta: “Che m'importa dei vostri numerosi sacrifici? ... Lavatevi, purificatevi, togliete davanti ai miei occhi la malvagità delle vostre azioni; smettete di fare il male; imparate a fare il bene; cercate la giustizia...” (Is 1:11,16,17). Qui non si tratta di perdono, né di obbedienza, ma di “smettere di fare il male”, ossia cessare di sbagliare, di disobbedire, e imparare a fare il bene. Il termine לָמַד (lamad) significa proprio “imparare”, dunque apprendere qualcosa che non si è capaci di fare; poi dice “cercate la giustizia”, e cita cosa è giusto, dunque non si tratta di sola pratica delle mitzvot, ma di praticare la misericordia unitamente alle prescrizioni (e questo passo è citato da Yeshùa in Mt 9:13; 12:7).

Come si impara a fare il bene, se non possiamo liberarci della nostra natura fallace? Possiamo chiedere perdono per i nostri errori, e imparare da essi, ma poi non dovremmo mai più commetterli, fino a raggiungere la perfezione, altrimenti dimostreremmo solo di non aver imparato alcunché. E dov'è l'uomo che può dire di aver raggiunto la perfezione davanti a Dio?

Allora, se Dio chiede all'uomo di essere santo come Lui è santo, come possiamo attuare questa rinascita, per essere puri di cuore quando ci presentiamo davanti a Lui? Io credo che solo Dio può renderci tali, se lo vuole.
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da amos74 »

La domanda che ha dato origine a questa discussione è se “Dopo la venuta di Gesù Cristo sia necessario per gli Ebrei ,riporre fede in Cristo per la loro salvezza per Grazia, oppure se debbano rifarsi alla Legge Mosaica “.

La mia opinione, sulla base di quanto viene detto sia nei Vangeli circa l’insegnamento di Gesù, sia gli Atti degli Apostoli in merito alla condotta di vita tenuta dalla originaria comunità nazorea gerosolimitana ( la cosiddetta “Chiesa Madre di Gerusalemme”) è che, nella prospettiva sia gesuana che apostolica, i figli di Israele siano obbligati sì a credere nella messianicità di Gesù , ma nello stesso tempo continuino ad essere obbligati ad osservare i precetti della Torà.

Leggiamo nei Vangeli

Matteo 5:17-19

“17 «Non pensate che io sia venuto per abolire la Legge o i Profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento. 18 Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della Legge passerà senza che tutto sia adempiuto. 19 Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma chi li avrà messi in pratica e insegnati sarà chiamato grande nel regno dei cieli”

Luca 16-17

È più facile che passino cielo e terra, anziché cada un solo apice della Legge.

Questi due brani mi sembrano inequivocabili: il maestro afferma la validità perpetua della Torà, indipendentemente dall’avvento del Messia.

Luca 16,19-31

19 C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. 20 Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, 21 bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. 22 Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23 Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. 24 Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. 25 Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. 26 Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. 27 E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, 28 perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. 29 Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. 30 E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvedranno. 31 Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi».

Nella celebre parabola sopra riportata l’autorità della Torà è così elevata da superare addirittura l’eventuale monito proclamato da un soggetto risuscitato dai morti.


Passiamo agli Atti degli Apostoli


Atti 15,1-35

1 Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: «Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi».
2 Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. 3 Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e la Samaria raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. 4 Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro.
5 Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mosè.
6 Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema. 7 Dopo lunga discussione, Pietro si alzò e disse:
«Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo e venissero alla fede. 8 E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; 9 e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede. 10 Or dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare? 11 Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro».
12 Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Barnaba e Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro.
13 Quand'essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse: 14 «Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. 15 Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto:
16 Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la rialzerò,
17 perché anche gli altri uomini cerchino il Signore
e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome,
18 dice il Signore che fa queste cose da lui conosciute dall'eternità.
19 Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani, 20 ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue. 21 Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe».
22 Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli. 23 E consegnarono loro la seguente lettera: «Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute! 24 Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. 25 Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, 26 uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo. 27 Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce. 28 Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: 29 astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene».

E’ la descrizione del famoso “Concilio di Gerusalemme.” Se leggiamo bene noteremo come la questione sia l’obbligo o meno, ed in caso affermativo in quale di misura, di osservanza dei precetti della Torà da parte dei pagani convertiti; non è invece neanche posta in discussione la natura vincolante dell’intera Torà verso gli Ebrei credenti in Gesù Messia. E’ a mio avviso importante evidenziare le parole di Giacomo il Giusto, fratello di Gesù e capo della comunità nazorea, allorché afferma “Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe”. Secondo me emerge l’idea che Giacomo considerasse fisiologica una progressiva e graduale “assimilazione” dei Gentili convertiti al gruppo ebraico dei credenti, attraverso l’apprendimento della Torà nella frequentazione delle sinagoghe ,che evidentemente i Nazorei frequentavano alla stessa stregua del Tempio, come leggiamo negli stessi Atti.

Capitolo 21

15 Dopo questi giorni, fatti i preparativi, salimmo verso Gerusalemme.
16 Vennero con noi anche alcuni discepoli della Cesarèa, i quali ci condussero da un certo Mnasòne di Cipro, discepolo della prima ora, dal quale ricevemmo ospitalità.
17 Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero festosamente.

18 L'indomani Paolo fece visita a Giacomo, insieme con noi: c'erano anche tutti gli anziani.
19 Dopo aver rivolto loro il saluto, egli cominciò a esporre nei particolari quello che Dio aveva fatto tra i pagani per mezzo suo.

20 Quand'ebbero ascoltato, essi davano gloria a Dio; quindi dissero a Paolo: « Tu vedi, o fratello, quante migliaia di Giudei sono venuti alla fede e tutti sono gelosamente attaccati alla Legge.

21 Ora hanno sentito dire di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra i pagani che abbandonino Mosè, dicendo di non circoncidere più i loro figli e di non seguire più le nostre consuetudini.

22 Che facciamo? Senza dubbio verranno a sapere che sei arrivato.
23 Fa' dunque quanto ti diciamo: vi sono fra noi quattro uomini che hanno un voto da sciogliere.
24 Prendili con te, compi la purificazione insieme con loro e paga tu la spesa per loro perché possano radersi il capo. Così tutti verranno a sapere che non c'è nulla di vero in ciò di cui sono stati informati, ma che invece anche tu ti comporti bene osservando la Legge.


Questo brano è altamente significativo di quanto i primi seguaci ebrei di Gesù fossero devoti osservanti della Torà, tanto da attirare “migliaia di Giudei gelosamente attaccati alla Legge” ; e infatti, quando Giacomo e gli anziani vengono a sapere di ciò che si dice in giro circa la presunta apostasia della Torà da parte di Paolo, considerano queste affermazioni una calunnia, dando per scontato che Paolo, da ebreo, “si comporta bene osservando la Legge”, e gli consigliano di pagare la spesa per la purificazione di quattro nazorei che “hanno un voto da sciogliere”, probabile riferimento al nazireato.

Dalla lettura degli Atti degli Apostoli emerge pertanto che i Nazorei, cioè i primi seguaci ebrei di Gesù, capitanati dai più intimi discepoli del maestro e guidati da Giacomo il Giusto, fratello di Gesù, osservavano fedelmente la Torà: ciò che cosa significa? A mio avviso, che non solo seguivano fedelmente l’insegnamento di Gesù, colui che chiamavano “Maràn” ( aramaico per “Nostro Signore” o “Nostro Maestro” ), ma che evidentemente ritenevano l’arrivo del Messia quale evento che non escludeva affatto il valore salvifico rappresentato dall’osservanza della Torà, esattamente il contrario di quanto sostenuto da Paolo nelle sue lettere, dove il tarsiota afferma esplicitamente che con l’arrivo del Cristo la Torà ha cessato la sua funzione salvifica.
Luigi
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da Luigi »

Bravi Dalila e Marco, avete centrato il punto ,così chiaramente espresso nelle scritture ;)
Nel Tanàch, poi, se Dio avesse cambiato idea e ci fosse un cambiamento di rotta, riesci a trovare un solo passo che lo attesti? Riesci a trovare un passo - nel Tanàch ovviamente - in cui c'è bisogno di un messia escatologico che alla fine dei tempi salvi l'umanità dal peccato e in cui la fede in questo re sia indispensabile per la salvezza (salvezza come la intendi tu)?
Ciao Mimy
Resto ancora molto sorpreso di tale commento.
Ti rispondo senza problemi, ma quello che sorprende è notare come la venuta del Messia ,Il Salvatore del mondo, per te :-) sembra avere poca rilevanza ai fini della salvezza per gli Ebrei ...
la scrittura e colma di passi neotestamentari ,che attestano che il Figlio di Dio è Il Salvatore del mondo ,che viene a salvare per Grazia, Israele ,Giuda ed i Gentili, e sembra quasi capire ,che se non vi è un passo dell'A.T. che ne dia conferma, ecco che non fanno testo :-??
Quindi il Figlio di Dio che viene a salvare il Suo popolo "Israeliti e quelli di Giuda", in che modo li ha salvati, :-) per la legge o per la Grazia "l'offerta di se stesso per i loro peccati, per aver rotto il Patto " ?

Comunque Caro in Isaia 53,.. recita la venuta del Messia, che si sarebbe caricato dei peccati del popolo di Dio "versi da 1 a 6", ed Egli ha dato la sua vita in sacrificio per il peccato "verso 10", e per tale sacrificio rendera Giusti molti "verso 11"
Ecco per il suo sangue, per la sua vita data a morire, di molti ha portato il peccato.
Poi come ho riportato, in Isaia 35, 1-10 recita chiaramente che Dio sarebbe venuto a salvare il suo popolo "senza entrare nel merito di Colui che viene" ed è venuto, ed è riportato che avrebbe aperto gli occhi ai ciechi e.., opera profetizzata in Isaia, e ha dato la sua vita come riscatto per tutti.
Ora essi avevano già la Legge, e se questa bastava, non occorreva che venisse LUI a salvare, a redimere il suo popolo "Isaia 52, 9",in Gesù di Nazaret figlio di Maria.
Quindi è più che esplicito che ,avendo essi ,rotto il Patto e vista l'impossibilità della salvezza e redenzione mediante la Legge, "poichè da essa vi è solo la conoscenza del peccato e non può salvare ,perchè Nessuno la osserva" Dio viene con la sua Grazia, e con Essa salva prima gli Ebrei e poi apre la salvezza ai Gentili "per la fede nel Figlio"; poi se vuoi trovare la parola Grazia nell'A.T., per dare valore all'opera che Dio ,compie attraverso il suo Figlio Yoshua, per salvare il suo popolo, beh non so che altro aggiungere.
Riflessioni molto interessanti, vi seguo… (Luigi, Pietro non esorta i giudei a ravvedersi, ma gli israeliti, quelli della Casa di Israele - Atti 2:22).
Ciao Gianni riporto il passo dalla Diodati:
8 Come mai ciascuno di noi li ode parlare nella propria lingua natìa? 9 Noi Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, 10 della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia che è di fronte a Cirene e noi residenti di passaggio da Roma, Giudei e proseliti,
Come leggi sono annoverati anche i Giudei fra coloro che si ravvidero.
Poi se vuoi passi più espliciti, li riporto :
1^ Cor. 1, 21 Infatti, poiché nella sapienza di Dio il mondo non ha conosciuto Dio per mezzo della propria sapienza, è piaciuto a Dio di salvare quelli che credono mediante la follia della predicazione, 22 poiché i Giudei chiedono un segno e i Greci cercano sapienza, 23 ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che è scandalo per i Giudei e follia per i Greci; 24 ma a quelli che sono chiamati, sia Giudei che Greci, noi predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio; 25 poiché la follia di Dio è più savia degli uomini e la debolezza di Dio più forte degli uomini.
Galati 2, 15 Noi che per nascita siamo Giudei e non pagani peccatori, 16 sapendo tuttavia che l'uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; poiché dalle opere della legge non verrà mai giustificato nessuno».
Poi Caro , se leggi con attenzione, la lettera di Giacomo e la 1^ Pietro, esse sono indirizzate alle 12 tribù di Israele, ed anche ad esse è rivolta il perdono dei peccati e la salvezza per la fede in Cristo Gesù il Signore.
Luigi, è una giusta precisazione quella di Gianni. Infatti, al v.14 parla agli “Uomini di Giudea, e voi tutti che abitate in Gerusalemme”, mentre al v.22 si rivolge espressamente agli “Uomini d'Israele”.
Antonio è chiaro che si rivolge anche ai Giudei, ma al verso 22 si rivolge ad Israele nell'insieme , poichè essi sono un solo popolo
I più santi possono arrivare al 99,9% ma credo mai al 100%.
Sarà forse per questo che Dio non accetta completamente il nostro pentimento per la riconciliazione e serve qualcos'altro per arrivare al 100%?
Giusto Marco; ecco poichè nessuno poteva dare a Dio il prezzo del proprio riscatto, Lui per il Suo Grande Amore per l'umanità, Dona la salvezza per Grazia e senza meriti "non ne abbiamo", ma per la fede in Suo Figlio ,Giustizia per tutti coloro che in Lui Credono, sperano, confidano; Giustizia che viene da Dio e non da noi...
Ciao :-)
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