Israele e salvezza per Grazia

marco
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da marco »

Mimymattio ha scritto: Luigi ma il perdono e la riconciliazione con Dio sono già presenti nel Tanàch, senza accorrere a nessun messia escatologico della fine dei tempi e salvatore dell'umanità. Attraverso la teshuvà (pentimento, più propriamente "ritorno") Dio perdona l'uomo. Poi, per quanto riguarda la "vita eterna" occidentalmente intesa oggi è un concetto praticamente assente nel pensiero del Tanàch, piuttosto si sviluppa il tema della pace universale e dell'era messianica in cui si adorerà il Dio unico.

Vero si e no. Torniamo a Gn 3 anche se tu reputi questi versetti frutto di mitologia fanno parte della Parola di Dio.
L'uomo è stato creato per vivere in Eden con Dio. Il vero perdono consiste nel ritornare in quella condizione. Il pensiero ebraico sulla pace universale non è certamente la conclusione del progetto di Dio. Il vero perdono consiste nel dare la possibilità all'uomo di cibarsi nuovamente all'albero della vita.
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bgaluppi
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da bgaluppi »

Ciao Riccardo, ti rispondo al tuo commento. Tu dici che non vedi “nel NT generalmente un utilizzo circostanziato dei termini "Israele" o "Casa di Israele" come non includenti la "Casa di Giuda" e i Giudei propriamente detti”. Tuttavia, quando Yeshùa dice di essere venuto esclusivamente per la casa di Israele specifica che quelle sono le “pecore perdute”, ed è ovvio che faccia riferimento alle dieci tribù perdute (in realtà nove, se non erro) e non alla casa di Giuda né a tutto il popolo di Israele.

Per quanto riguarda At 1:6-9, i discepoli chiedono se in quel tempo (ἐν τῷ χρόνῳ τούτῳ), ossia nel loro tempo presente, avesse ristabilito il regno a Israele (τὴν βασιλείαν τῷ Ἰσραήλ); se avessero fatto riferimento al regno delle due case riunite, la casa di Israele in quel tempo avrebbe dovuto essere stata già ricostituita. Ma la casa di Israele non esisteva, dunque come potevano alludere alle due case riunite? Mi pare, quindi, che i discepoli chiedano a Yeshùa se in quel tempo avrebbe ricostituito la casa di Israele, in linea con la sua affermazione secondo cui lui venne “solo per le pecore perdute di Israele”, ossia per le tribù disperse. Oltretutto, Yeshùa fa intendere che sarebbero stati loro a farlo in sua vece (lo fecero “in suo nome”, cioè per suo mandato), dicendo: “mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra”. In At 9:31 troviamo corrispondenza a questa ricerca progressiva dopo la morte di Yeshùa: “La chiesa, per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria, aveva pace, ed era edificata; e, camminando nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo, cresceva costantemente di numero”. Le pecore perdute dovevano essere ricercate nei territori in cui si trovavano, a partire da Gerusalemme, alla Galilea (delle nazioni, cfr. Is 8:23), alla Samaria per arrivare alle nazioni straniere, in cui la maggior parte fu dispersa. Non è un caso che i dodici fossero tutti galilei, né che Yeshùa si sia stabilito in Galilea e da lì abbia iniziato il suo ministerio. E forse non fu un caso che tutti i primi discepoli (circa 120) su cui scese lo spirito santo alla Pentecoste fossero tutti galilei (At 1:15;2:1-7).

Leggiamo Ger 23:3 e 31:8: “Raccoglierò il rimanente delle mie pecore da tutti i paesi dove le ho scacciate, le ricondurrò ai loro pascoli, saranno feconde e si moltiplicheranno”, “Ecco, io li riconduco dal paese del settentrione, e li raccolgo dalle estremità della terra”. È chiaro che qui il profeta non sta parlando della “terra di Israele”, ma delle terre (הָאֲרָצ֔וֹת ha arazot) straniere, dove Israele fu scacciato, le “estremità della terra” conosciuta, il paese del settentrione (מֵאֶ֣רֶץ צָפֹ֗ון me erez zapon), da cui non tornò più la casa di Israele. Allo stesso modo, la ricerca delle pecore perdute inizia dalla Galilea e procede in una progressione fino alle estremità della terra, ossia le nazioni straniere che delimitavano il mondo conosciuto, quello romano, principalmente l'Assiria. Oltretutto, Yeshùa invia chiaramente i dodici a istruire “tutti i popoli” (πάντα τὰ ἔθνη), ossia le nazioni straniere (Mt 28:19), dunque non avrebbe senso che in At 1:8 facesse riferimento a Erez Israel.

Non si tratta quindi di tutto il pianeta, come intendono molti esegeti cristiani (includendo nella predicazione anche le terre allora non ancora conosciute, come Americhe, Australia etc.), ma di tutto il mondo conosciuto, quello delle nazioni, il mondo romano. Le comunità cristiane assire — le prime a convertirsi in massa alla fede nel Messia — affermano di aver ricevuto i testi del vangelo in aramaico direttamente dagli apostoli; effettivamente, Pietro scrive da Babilonia (1Pt 5:13, comunemente intesa in senso traslato come “Roma”), e quello è il territorio più consono dove gli apostoli potevano andare a cercare le pecore perdute di Israele.

“Poiché, ecco, io darò ordini e scuoterò la casa d'Israele fra tutte le nazioni, come si scuote il setaccio; non cadrà nemmeno un granello in terra.” — Am 9:9

Solo per curiosità: osserva cosa dice Simeone (Shimon, come la tribù di Israele) in Lc 2:29-32: “Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparata dinanzi a tutti i popoli per essere luce da illuminare le genti [φῶς εἰς ἀποκάλυψιν ἐθνῶν] e gloria del tuo popolo, Israele».”. Ciò richiama inevitabilmente Is 8:23,24, a cui Yeshùa fa certamente riferimento in Gv 8:12; 12:46. Ecco cosa riporta in proposito l'interessante testo recentemente pubblicato da Gianni su Ricerche Bibliche:

“Questo capitolo [Lc 2] continua con un altro dato molto rilevante: “Vi era anche Hannah, profetessa, figlia di Fanuel, della Tribù di Asher” (2:36) – per quale motivo viene specificata la Tribù d’appartenenza di questa profetessa? Asher era una delle Tribù della Casa di Israele, in Galilea. E sappiamo che nessun profeta della Casa di Israele ha mai avuto autorità di profetizzare sulla Casa di Yehudah (tanto meno una donna...). Il fatto che Elohim abbia nominato Yeshua come il Redentore tramite una donna della Casa di Israele indica che la sua missione messianica è stata proprio quella del Messia ben-Yosef, e non riguarda i Giudei.”.
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Gianni
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da Gianni »

(Antonio ... bravo, davvero).
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bgaluppi
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da bgaluppi »

Mattia, le discussioni rabbiniche sul Messia della casa di Israele sono certamente interpretazioni, ma giustificate da molti passi della Scrittura e, secondo me, oggi rese ancor più interessanti dall'evidenza storica determinata da Yeshùa e soprattutto da cosa lui ha costituito nei millenni a venire. La figura del Mashiach ben Yosef origina dalla letteratura rabbinica, vero, ma non possiamo certo affermare che i maestri di Israele nel I secolo o nel medioevo fossero meno versati nella Scrittura rispetto a quelli di oggi; potevano essere influenzati nel loro pensiero dalla cultura e dalle circostanze del periodo in cui sono vissuti, ma certamente non erano degli sprovveduti. Le loro discussioni non nascono per caso, ma in virtù di molti versetti della Scrittura difficilmente comprensibili da chiunque, finché le profezie non si realizzano.

Lo scopo finale del piano divino così come ce lo rivela la Scrittura è quello di riportare tutti gli uomini che vivono “nelle tenebre” ad adorare il vero Dio; ciò non riguarda i giudei (osservanti), che non hanno mai smesso di adorarlo, ma riguarda tutti gli altri, tra cui sono comprese le famose “pecore perdute d'Israele”. Ora, tralasciando la figura del cosiddetto Messia ben Yosef, osserviamo cosa ha fatto Yeshùa: non esiste nella storia umana un uomo o un movimento che meglio di lui abbia adempiuto questo disegno divino. Si può affermare il contrario? E lasciamo stare i trinitari e quant'altro. Tu stesso, pur adorando Hashem liberamente, lo fai grazie a Yeshùa, ed è questo il punto. Moltissimi cristiani non bigotti credono in Dio grazie a chi? E pensiamo alle decine di migliaia che sono ritornati ad adorare Dio in modo genuino dalle tenebre del paganesimo nei primissimi anni della ekklesìa... Bisogna essere meno “radicali” e più “elastici” con la Scrittura, e allo stesso tempo non possono essere ignorate o interpretate liberamente le profezie: se la Scrittura dice che Dio promette di ricostituire la cosiddetta “casa di Israele” è necessario crederci, ma non è possibile sapere come ciò avverrà, né ci si può mettere al posto di Dio e andare a cercarle e ricostituirle fisicamente attraverso la discendenza dopo oltre duemila anni, come pensano di fare alcuni ebrei oggi. Lo fa Dio, ma come Lui vuole, non come vogliamo noi uomini. Un fatto è certo: la casa di Israele si è perduta per sempre, da un punto di vista biologico e generazionale, e non può essere ricostituita letteralmente e biologicamente dagli uomini; le pecore perdute fanno oggi parte delle nazioni ed è dalle nazioni che devono uscire, ma non certo attraverso una conversione al giudaismo, poiché in questo caso sarebbero stranieri che entrano in Giuda, e la Scrittura non dice che la casa di Giuda partorirà quella di Israele, ma che il Messia ben David, per conto di Dio, rigenererà la casa di Israele e regnerà sulle due case ricostituite.

Tu dici che “il Messia ben Yoseph muore in guerra, non certo per espiare”, e che il Messia ben Davìd “soffre per il suo ritardo nella venuta al mondo e redime l'intero popolo d'Israele e resuscita assieme ad Elia, il primo messia”. Anche queste sono pure speculazioni. Se il Messia ben Yosef non esiste nella Scrittura, come si fa a dire che “muore in guerra”? E chi può dire con certezza che il Messia ben David “resuscita Elia e il ben Yosef”? Chi lo dice? Di certo non la Scrittura. Di fatto, non sappiamo assolutamente nulla riguardo all'era messianica, se non ciò che la Scrittura ci vuol rivelare in modo chiaro, e cioè che sarà un periodo di rinascita spirituale che interesserà il mondo intero, a partire da Gerusalemme. Per sapere dobbiamo vedere come si realizzeranno certe profezie.

Credo che per liberarti di dogmi tu ne stia creando di nuovi; un dogma è un dogma, sia che provenga dal cristianesimo che dal giudaismo e non è che i dogmi giudaici sono “meglio” di quelli cristiani. Sono comunque dogmi. Ogni ebreo deve credere nella risurrezione dei morti (anche se molti non ci credono), poiché questo è uno dei princìpi fondamentali della fede giudaica; dici che il Messia ben David “resuscita”, ossia opera la resurrezione, ma chi può spiegarci esattamente come farà? Sarà un uomo mortale — come asseriscono le scuole di pensiero più recenti dell'ebraismo — che avrà dunque dei “poteri soprannaturali”? A questo si crede, allora perché non credere che Dio Onnipotente ha resuscitato Yeshùa? Ogni scelta di questo tipo è fatta per fede, non sulla base di certezze. Sarà una sorta di “angelo”? E arriverà da dove, dalla terra o dal cielo? E chi avrà l'autorità e la sapienza per riconoscerlo e autorizzarlo? Nessuno di noi ha la certezza che Yeshùa sia resuscitato (alcuni sostengono che non sia mai vissuto), come nessuno può avere la certezza che Mosè o Abraamo siano veramente esistiti. Ma la ekklesìa e Israele sono testimonianze viventi della realtà intorno a Yeshùa, a Mosè e Abraamo, alla loro parola e alle loro opere, descritte nella Bibbia. È questo che conta: osservare oggi come le loro parole e le loro opere si siano adempiute. Osservando questo, possiamo vedere a posteriori come il disegno divino annunciato dai profeti si sia realizzato sempre in modi che erano impossibili da prevedere.

Molte volte, tramite i profeti, Dio annuncia che avrebbe reso Suo popolo coloro che non erano più Suo popolo e che “il numero dei figli d’Israele sarà come la sabbia del mare, che non si può misurare né contare. Avverrà che invece di dir loro, come si diceva: "Voi non siete Mio popolo", sarà loro detto: "Siete figli di El Hai".” (Os 1:10). Le parole del profeta rinnovano la promessa fatta a Giacobbe in Gn 32:12. La Scrittura è colma di profezie sul popolo di Dio, ma è necessario distinguere quali si applicano a Giuda e quali a Israele, perché sono diverse. Yeshùa, di fatto, adempie perfettamente le profezie riguardanti la casa di Israele, ma non quelle riguardanti Giuda (ed è per questo che i giudei non lo riconoscono). È venuto in umiltà, “in groppa d'asino”, per Israele (Zac 9:9-11), e ha dichiarato di venire successivamente in gloria, “sulle nuvole del cielo”, per Giuda, e per regnare sulle due case riunite (Dn 7:13-14). Chi può affermare, senza risultare poco obbiettivo, che Yeshùa non abbia adempiuto la profezia sulla casa di Israele di Zac 9:9-11, e altre, discusse anche dai maestri di Israele? Per quanto riguarda la seconda profezia, per Giuda e per il mondo intero, dobbiamo aspettare, e chi vivrà vedrà (anche chi non vivrà, vedrà, molto probabilmente). Una cosa è certa: nessuno potrà dubitare del Maschiach ben David quando si presenterà, poiché verrà in gloria, ossia avendola già ricevuta da Dio, e non “gli sarà data gloria” dagli uomini. Tanto che, al tempo di Yeshùa, i giudei pensavano che sarebbe letteralmente sceso dal cielo...
amos74
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da amos74 »

Ottimo intervento Antonio, bravissimo :d . Mi permetto solo di rilevare un punto : "ἀποκαθιστάνεις τὴν βασιλείαν τῷ Ἰσραήλ" è generalmente inteso in senso futuro ("restaurerai il regno a Israele" o "stai restaurando", nel senso "stai per restaurare"), anche alla luce della risposta che dà Gesù in merito ai "tempi" di questa restaurazione.
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bgaluppi
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da bgaluppi »

Grazie della giusta precisazione, Amos. Infatti la domanda riguarda ovviamente il tempo a venire da quel momento in poi. Questo perché fu in quel momento, in quel tempo, che i discepoli ebbero la certezza che il Messia ben David era proprio lui, essendo stato unto da Dio attraverso la risurrezione. È in quel momento che nasce il Messia ben David, non prima. Senza di essa, nessuno di loro sarebbe andato a trasmettere l'insegnamento di uno dei tanti maestri di Israele, per giunta morto su un palo come un comune malfattore e giudicato falso profeta dai giudei. Aggiungo che è proprio la predicazione apostolica che rende testimonianza dell'avvenuta resurrezione, senza la quale la predicazione stessa non avrebbe avuto alcun senso e la ekklesìa non sarebbe nata certo sulle parole di un eretico rifiutato da tutti. Paolo, ai credenti che dubitavano, dice: “Ora se si predica che Cristo è stato risuscitato dai morti, come mai alcuni tra voi dicono che non c'è risurrezione dei morti? Ma se non vi è risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede. Noi siamo anche trovati falsi testimoni di Dio, poiché abbiamo testimoniato di Dio, che egli ha risuscitato il Cristo; il quale egli non ha risuscitato, se è vero che i morti non risuscitano.” (1Cor 15:12-15). Non vorrei andare OT...
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da L'agnostico »

Ciao mimymattio.. Allora dopo la morte del re Salomone il popolo ebraico si divise definitivamente in due "case" chiamate appunto l'una "di Giuda" e l'altra "d'Israele"mi hai scritto.. Ora se possibile vorrei capire quale sia la differenza tra questi due popoli? Oggi esistono ancora e se si chi li rappresenta? Grazie


Per ciò che riguarda il cattolicesimo mi hai scritto che sorse relativamente tardi, più di due generazioni dopo la morte di Yeshùa.. Ma io parlavo di propaganda se così si può definire ai cosiddetti gentili ovvero noi non ebrei riguardo questo messia..non si può negare che la figura di Gesù si è ramificata in senso mondiale grazie a questa corrente religiosa!
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bgaluppi
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da bgaluppi »

Ma nelle speculazioni rabbiniche la figura del Mashìach ben Yoseph nasce come motivo di riappacificazione tra le due case, la sua morte non espia nulla.
Lo dici tu stesso: cos'è motivo di riappacificazione tra le due case, se non il ritorno a Dio della casa di Israele? E il ritorno a Dio non costituisce forse la redenzione (o espiazione) che Yeshùa opera? Il peccato è la trasgressione della Torah, dunque è logico che chi non obbedisce alla Torah vive nel peccato, e chi scopre la luce della Torah acquista redenzione dal peccato. Il concetto di "salvezza" e di "redenzione" come è stato trasmesso dal cristianesimo necessita di una revisione. Una persona che dalle tenebre del paganesimo torna alla luce della Torah, non è forse redenta e salvata dal peccato? Sarebbe interessante fare un'analisi dei termini redimere, salvare e peccato da un punto di vista biblico, per poi valutarli alla luce del Tanach e delle Scritture Greche.
Che poi, solo perché il concetto di messia è personificato non elimina la possibilità che rappresenti un'era, o un popolo, o una successione di re.
A me sembra che il motivo per cui gli ebrei hanno sempre creduto nel Messia come figura umana (tranne recentemente) sia il fatto che la Scrittura distingue il Messia dall'era messianica o da una successione di re. Quegli ebrei si sono forse sempre sbagliati? Ci sono molti Messia, ma solo uno è il re davidico. E il re davidico non è l'era messianica, ma inaugura l'era messianica, tempo in cui regna. Non mi pare ci sia molto da interpretare. Oggi, molti ebrei hanno abbandonato l'idea di un Messia uomo, e sposano altre idee; non sarà per il semplice fatto che, dopo averlo atteso per duemila anni, non è ancora venuto e dunque hanno iniziato a formulare interpretazioni diverse in virtù di un “desiderio messianico” che è riaffiorato e si è fortificato in seguito alla restituzione della terra al popolo di Israele? Il ritorno in Israele non mi pare debba essere confuso col Messia, ma sia un importante adempimento di profezie bibliche legate all'era messianica.
amos74
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da amos74 »

Per increbibile coincidenza, in questi giorni sto proprio leggendo "Il Messia secondo gli Ebrei", scritto nel 1874 dal prof. David Castelli,ebreo (laico) ed uno dei più grandi ebraisti del XIX secolo,già allievo di Rav Benamozegh ( dal quale poi si distaccò, e con il quale ebbe qualche polemica "intellettuale", ma sempre nel reciproco rispetto) .Un libro di grande levatura.
Luigi
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Re: Israele e salvezza per Grazia

Messaggio da Luigi »


C'è un versetto molto perentorio che viene misteriosamente e sistematicamente ignorato dagli esegeti cristiani, ed è Mt 15:24:

“Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d'Israele”

Se Yeshùa è venuto solo per la dispersa casa di Israele è ovvio che non sia venuto per quella di Giuda. Da ciò se ne evince che chi ha bisogno della sua salvezza è la casa di Israele soltanto, non i giudei.
No, perché i giudei hanno già la salvezza.È del popolo di Dio che la Scrittura parla: da una parte c'è Giuda, dall'altra le tribù disperse.
Antonio Giacomo scrive a tutte le 12 tribù e dice che sono disperse..
Antonio caro, mi permetto di replicare a quanto proponi, poichè credo che anche li riguarda Israele nel suo insieme "le 12 tribù", poichè come riporto di seguito, il battesimo di ravvedimento del Battista, è indirizzato a Gerusalemme e a tutta la Giudea "Matteo 3,5.."
Luigi non hai risposto alla mia domanda. Cosa c'entra Isaia 53?! Che oltretutto parla del servo di Hashèm: il popolo d'Israele in tutto il libro di Isaia. Ma comunque, ti ho chiesto dove si trova nel Tanàch il cambiamento di rotta per la salvezza: dalla Torah ad un re salvatore del mondo. Sì, esclusi il nuovo testamento che è postumo e ovviamente di parte.

Resto in attesa di una risposta.
Ciao Mimy ti ho risposto , ma non la vuoi accettare :-)
Mi replico brevemente.

E' scritto in Geremia 31 ..,che Dio dice che essi hanno rotto il Patto...
31 Ecco, verranno i giorni», dice l'Eterno, «nei quali stabilirò un nuovo patto con la casa d'Israele e con la casa di Giuda; 32 non come il patto che ho stabilito con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese di Egitto, perché essi violarono il mio patto, benché io fossi loro Signore», dice l'Eterno. 33 «Ma questo è il patto che stabilirò con la casa d'Israele dopo quei giorni», dice l'Eterno: «Metterò la mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore, e io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. 34 Non insegneranno più ciascuno il proprio vicino né ciascuno il proprio fratello, dicendo: "Conoscete l'Eterno!", perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande», dice l'Eterno. «Poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato».
Ora se leggi bene quel primo patto viene annullato ,poichè essi "non solo Israele, ma anche Giuda lo hanno rotto, violato ", e come è ben riportato in Ebrei 8,...,dove è ben spiegato che in Cristo vi è un ministerio di un Patto migliore "verso 6", ben riportato che essi hanno violato il primo Patto, dove Dio li ha rigettati "Israele e Giuda, verso 8"
Riflessioni molto interessanti, vi seguo… (Luigi, Pietro non esorta i giudei a ravvedersi, ma gli israeliti, quelli della Casa di Israele - Atti 2:22).
Caro Gianni , riporto ancora questo tuo commento per aggiungere altri particolari...
Poichè ,che sia Israele che Giuda sono chiamati a ravvedimento èancora ben scritto.
Infatti se si legge in Matteo 3 ,è riportato:
Giovanni Battista
1 Or in quei giorni venne Giovanni Battista, che predicava nel deserto della Giudea, 2 e diceva: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino!» 3 Questi infatti è colui di cui parlò il profeta Isaia quando disse: «Una voce di uno che grida nel deserto: "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri"». 4 Or Giovanni stesso portava un vestito di peli di cammello e una cintura di cuoio intorno ai lombi e il suo cibo erano locuste e miele selvatico. 5 Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la regione adiacente il Giordano accorrevano a lui, 6 ed erano battezzati da lui nel Giordano, confessando i loro peccati. 7 Ma egli, vedendo molti dei farisei, e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere, chi vi ha mostrato a fuggire dall'ira a venire? 8 Fate dunque frutti degni di ravvedimento! 9 E non pensate di dir fra voi stessi: "Noi abbiamo Abrahamo per padre"; perché io vi dico che Dio può far sorgere dei figli di Abrahamo anche da queste pietre. 10 E la scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto, sarà tagliato e gettato nel fuoco. 11 Io vi battezzo in acqua, per il ravvedimento; ma colui che viene dopo di me è più forte di me, e io non sono degno neanche di portare i suoi sandali; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e col fuoco. 12 Egli ha in mano il suo ventilabro e pulirà interamente la sua aia; raccoglierà il suo grano nel granaio, ma arderà la pula con fuoco inestinguibile».

Caro Gianni leggendo il passo è ben esplicito , che la predicazione del Battista era concentrata in Gerusalemme e tutta la Giudea, e a questi Giovanni ammoniva di ravvedersi per il perdono dei peccati.
Poi se leggiamo ancora in Atti 18, 24...leggiamo :
24 Or un Giudeo, di nome Apollo, nativo di Alessandria, uomo eloquente e ferrato nelle Scritture, arrivò ad Efeso. 25 Costui era ammaestrato nella via del Signore e, fervente di spirito, parlava e insegnava diligentemente le cose del Signore, ma conosceva soltanto il battesimo di Giovanni. 26 Egli cominciò a parlare francamente nella sinagoga. Ma, quando Aquila e Priscilla l'udirono, lo presero con loro e gli esposero più a fondo la via di Dio. 27 Poi, volendo egli passare in Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli che l'accogliessero. Giunto colà, egli fu di grande aiuto a coloro che avevano creduto mediante la grazia. 28 Egli infatti confutava con grande vigore i Giudei pubblicamente, dimostrando per mezzo delle Scritture che Gesù è il Cristo.
Anche in questo passo si legge che Apollo era un Giudeo ravveduto e che seguiva il Signore Cristo e di Lui testimoniava.
Inoltre leggiamo il cap. 19, 10 , Paolo restò per oltre due anni in Efeso, e anche li evangelizzò "i Giudei ,verso 10"
Quindi caro Gianni è errata la convinzione che i Giudei non debbano ravvedersi e credere in Cristo Gesù per il perdono dei peccati e la loro salvezza; senza contare che, come abbiamo letto, anch'essi hanno rotto il primo Patto.
ciao
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