Yeshùa, oggi

animasalvata
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Re: Yeshùa, oggi

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Bgalupi cercherò di sintetizzare il piu possibile con dei punti chiavi:

1) Dario il medo potrebbe essere stato Gubaru il vice re di Ciro e questo vuol dire che la profezia origina da Daniele ma fu messa per iscritta in un unico corpus da un redattore del II secolo a.c., forse pensando che quello era l'adempimento. La profezia doveva essere sigillata. Se la profezia orogina post-eventum da un anonimo redattore che senso avrebbe apporre un sigillo?

2) I 70 anni di Geremia erano il dominio di Babilonia sulle nazioni ed era un numero letterale dal 609ac (caduta dell'Assira e inizio dell'ascesa di babilonia) al 539 ac. Come 70 anni di supremazia babilonese furono 70 anni esatti cosi anche le 70 settimane di anni potrebbero essere state 490 anni. Cosi l'hanno intese anche Rashi e Maimonide anche se questi non credevano in Gesu.

3) È vero che il verbo della lxx significa primariamente quello che dici, ma secondariamente anche rovinare, distruggere. Per esempio In 1 Corinzi 3,17 e Giuda 1,10 l'impressione è che qui si parla di guastare e rovinare completamente. L'altro verbo che hai citato inveve significa piu specificamente distruggere e andrebbe a restringere il campo semantico del verbo ebraico in questione che significa quello e quello. Ma la traduzione greca della lxx è solo una ipotesi; non costituisce una prova certa perché è una traduzione. Gesu poi non parlava in greco. Il verbo greco di Matteo 24 è una traduzione in greco delle parole di Gesu nella sua lingua. È possibile che il vangelo di Matteo fu redatto dopo la distruzione del tempio e alla luce dei fatti i redattori resero la parola di Gesu col verbo greco più propriamente distruggere. È possibile anche che il vangelo di Matteo sia stato redatto poco prima del 70dc e chi lo mise per iscritto attribui quel senso alle parole di Gesu perche sapevano la parola di Gesu ''non rimarrà pietra su pietra''. Gesu parlava nella sua lingua e l'unico dato di fatto nel vangelo e che parlò di un immimente abominio nel luogo santo riconducendo il fatto ad una profezia di Daniele. Utilizzò il verbo ebraico presente in Daniele 9,26 o un verbo aramaico cillegato, ma sembra che intendeva una distruzione totale per via del famoso ''non rimarrà pietra su pietra''. Come ebreo era impossibile che non conosceva la sua lingua e probabilmente l'abominio che intendeva lui era proprio quello di Daniele 9,26 dando al verbo shachat un senso di distruzione completa ed è possibile perche il verbi significa quello e quello.

4) Il senso di shachat in Daniele 9,26 come corrompere o profanare può applicarsi anche ai Romani perché l'insediamento militare della citta e del tempo fu certamente un atto di profanazione agli occhi dei giudei indipendentemente dal fatto che il tempio sarebbe caduto o meno.

Prima parte ...
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bgaluppi
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Re: Yeshùa, oggi

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Tiger, ti faccio un esempio, senza voler insegnare nulla, ma sulla base di ciò che ho imparato.

Tempo fa, quando leggevo i Vangeli e mi imbattevo in Gesù che dice di essere il figlio dell’uomo, non capivo assolutamente cosa volesse dire e il mio cervello semplicemente passava oltre. Poi ho iniziato a chiedermi: “ma cosa vuol dire figlio dell’uomo?”, “quale uomo?”. Siccome i Vangeli dicono che Gesù non ebbe un padre umano, pensavo che figlio dell’uomo indicasse che era figlio di Adamo, come dicono le genealogie di Mt e Lc. Poi ho scoperto che figlio d’uomo, in ebraico, significa semplicemente “essere umano”. Ma qualcosa mancava. Perché mai Gesù dovrebbe riferirsi a se stesso come un umano? “L’umano dice questo, l’umano dice quello”... Non ci siamo. È ovvio che fosse umano, ma nessuno si riferirebbe a se stesso come “l’umano”. Allora, siccome i Vangeli lo chiamano anche Figlio di Dio, e siccome la tradizione religiosa afferma che era Dio fatto uomo, pensai che facesse riferimento a se stesso come figlio dell’uomo nella vita terrena, ma che in realtà fosse Figlio di Dio. Però, dopo aver verificato che in realtà la Scrittura non dice mai che fosse Dio (e ci è voluto un po’), ancora qualcosa non tornava. Allora ho iniziato ad investigare cosa fosse un figlio di Dio nella Bibbia e nel giudaismo, e ho scoperto che Dio chiama Israele Suo figlio, o anche Davide, e che in realtà spesso il termine che le nostre bibbie traducono con “Dio” in realtà vuol dire “giudice”, o “Legislatore Supremo” se riferito a Yhvh, o anche “divinità” o “legislatore” se riferito a un dio straniero (in realtà “elohim” non è propriamente traducibile, ma lasciamo stare). Poi, indagando ulteriormente, ho scoperto che nell’ebraismo ogni uomo è virtualmente un figlio di Dio, ma che nella Bibbia sono specialmente gli uomini che hanno uno speciale rapporto relazionale e devozionale con Dio ad essere chiamati figli di Dio. Ma allora perché Gesù diceva di essere figlio dell’uomo? Allora ho iniziato a informarmi un po’ sulle sette giudaiche del periodo cosiddetto del medio giudaismo, che va dal IV sec. a.C. al II sec. d.C. ed include il giudaismo ellenistico, e ho scoperto un panorama molto variegato di pensiero e di testi. Tra le sette giudaiche del periodo del Secondo Tempio ne esistevano alcune che aspettavano il Figlio dell’Uomo come Messia escatologico e credevano che il male non originasse solo dalla natura e dalle scelte umane, ma soprattutto da un peccato angelico originario. Queste sette avevano testi di riferimento che parlavano di questo Figlio dell’Uomo, che era una figura specifica, non un titolo applicabile a chiunque. È stato dopo Qumran che si è scoperto che in realtà non esisteva un giudaismo monolitico, con un unico credo e un’unica legge, ma una serie di giudaismi, se così possiamo dire. Grazie a questi approfondimenti, ho rivalutato la figura di Gesù e adesso, quando leggo i Vangeli, riesco a comprendere un buon 30% in più rispetto a prima. Ad esempio, leggendo Mt 26:63-66, un tempo, non riuscivo a capire come mai il Sommo Sacerdote intendesse accusare Gesù di bestemmia per aver detto di essere il Messia, quando invece G. di Arimatea o Nicodemo, membri del Sinedrio, lo stimavano e visto che dichiararsi Messia non ha mai costituito bestemmia nel giudaismo; semmai, si dovevano avere motivi per farlo, e si doveva dimostrare di esserlo. Ma nessuno mai, in Israele, è stato accusato di bestemmia e condannato a morte per essersi dichiarato Messia. Oggi, dopo aver imparato alcune cose studiando e leggendo gli scritti di chi ha speso la vita piegato su manoscritti biblici e qumraniti, riesco a capire al volo perché il Sommo Sacerdote lo accusasse di bestemmia per aver affermato di essere il Messia e aver citato quelle frasi dalla Scrittura. Ti riporto il passo:

“Il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro per il Dio vivente di dirci se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio». Gesù gli rispose: «Tu l'hai detto; anzi vi dico che da ora in poi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza, e venire sulle nuvole del cielo». Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti, dicendo: «Egli ha bestemmiato; che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la sua bestemmia; che ve ne pare?» Ed essi risposero: «È reo di morte»”.

Ecco, spero di essere stato capace di farti capire un po’ il mio percorso e come sia importante studiare e conoscere la cultura biblica e accademica prima di iniziare ad essere in grado di formulare ipotesi. Nessuno mai si sognerebbe di parlare di cucina senza aver prima imparato a conoscere le materie prime e aver provato a cucinarle. :-)
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bgaluppi
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Re: Yeshùa, oggi

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Dario il medo potrebbe essere stato Gubaru il vice re di Ciro e questo vuol dire che la profezia origina da Daniele ma fu messa per iscritta in un unico corpus da un redattore del II secolo a.c., forse pensando che quello era l'adempimento. La profezia doveva essere sigillata. Se la profezia orogina post-eventum da un anonimo redattore che senso avrebbe apporre un sigillo?
Dario il Medo poteva benissimo essere stato Gubaru, ma non lo sappiamo con certezza. Che Daniele fosse un personaggio reale, non lo sappiamo, ma la maggioranza della critica ritiene che non lo fosse (come Giobbe). Non ha molta importanza, comunque. Era uso comune attribuire un testo ad un personaggio importante, come accade con il Libro di Enoch, o l’Apocalisse di Abramo e di Baruc, o lo stesso Libro di Giobbe (la stessa Torah è attribuita tradizionalmente a Mosè, ma molti dissentono su questa opinione), ma non significa che questi testi siano stati scritti veramente da quei personaggi. Cosa che non li scredita affatto. Si faceva così per dare rilevanza al testo. Per cui, il redattore poteva scrivere post eventum che la profezia doveva essere sigillata proprio per far sembrare che il testo fosse scritto nel tempo del presunto autore. Il lettore doveva essere convinto che fu Daniele a scrivere, o a parlare. I capp. 1-7, comunque, sono ritenuti anteriori all’epoca maccabea. Anche nelle SG abbiamo esempi di testi pseudoepigrafici scritti posteriormente con l’intento di far credere che fossero anteriori e di paternità apostolica, per confortare il lettore ed esortarlo a mantenere la fede.
I 70 anni di Geremia erano il dominio di Babilonia sulle nazioni ed era un numero letterale dal 609ac (caduta dell'Assira e inizio dell'ascesa di babilonia) al 539 ac. Come 70 anni di supremazia babilonese furono 70 anni esatti cosi anche le 70 settimane di anni potrebbero essere state 490 anni. Cosi l'hanno intese anche Rashi e Maimonide anche se questi non credevano in Gesu.
Che la profezia sia stata interpretata come indicante un numero reale di anni non ci sono dubbi. Ai tempi di Gesù l’attesa messianica in determinati gruppi giudaici era forte proprio sulla base della profezia delle settanta settimane, come si è scoperto da Qumran. Ma questo non significa che si tratti di anni reali e non simbolici. Fu piuttosto il mancato adempimento messianico profetizzato dal Libro di Daniele che determinò uno spostamento in avanti dell’attesa messianica. Ma i lettori del tempo aspettavano il regno in quel tempo e di certo non pensavano a Gesù.
È vero che il verbo della lxx significa primariamente quello che dici, ma secondariamente anche rovinare, distruggere. Per esempio In 1 Corinzi 3,17 e Giuda 1,10 l'impressione è che qui si parla di guastare e rovinare completamente.
In 1Cor 3:17 solo la CEI traduce con “distruggere”, gli altri traduttori scelgono “guastare” in entrambi i casi. Comunque, nel primo caso è ovvio che il senso è quello di “corrompere” (perché nessuno farebbe se stesso a pezzi), mentre nel secondo caso può avere il senso di “distruggere”; io tradurrei: “Se uno guasta il tempio di Dio, Dio distruggerà lui”; dal contesto, si capisce che la distruzione da parte di Dio non riguarda il radere al suolo un palazzo, ma la morte. In questo caso, il verbo katalùo non avrebbe senso, quindi è giusto fthèiro. In Gda 1:10 si parla di corruzione del peccato, per cui traduce bene la NR: “Questi, invece, parlano in maniera oltraggiosa di quello che ignorano, e si corrompono in tutto ciò che sanno per istinto, come bestie prive di ragione“.
Ma la traduzione greca della lxx è solo una ipotesi; non costituisce una prova certa perché è una traduzione
Ma che vuol dire? Chi ha prodotto la LXX conosceva bene sia l’ebraico sia il greco. Ha usato il verbo greco corrispondente a quello ebraico. Anche il verbo ebraico שָׁחַת (shachath) non ha il senso di “demolire” o “radere al suolo”, ma di rovinare, guastare, pervertire, corrompere, devastare. È il corrispettivo perfetto di fthèiro, non di katalùo, per cui la LXX traduce benissimo.
Il verbo greco di Matteo 24 è una traduzione in greco delle parole di Gesu nella sua lingua. È possibile che il vangelo di Matteo fu redatto dopo la distruzione del tempio e alla luce dei fatti i redattori resero la parola di Gesu col verbo greco più propriamente distruggere. È possibile anche che il vangelo di Matteo sia stato redatto poco prima del 70dc e chi lo mise per iscritto attribui quel senso alle parole di Gesu perche sapevano la parola di Gesu ''non rimarrà pietra su pietra''
Evitiamo esegesi troppo fantasiose. Il verbo katalùo compare anche su Mr e Lc nei versetti corrispettivi, e non ci sono dubbi che Gesù disse che avrebbe ricostruito il tempio distrutto in tre giorni, alludendo alla risurrezione. Questo è espresso anche in Gv 2:19-21 in cui, oltretutto, è usato il verbo λύω (lùo), da cui origina kata-lùo.
Il senso di shachat in Daniele 9,26 come corrompere o profanare può applicarsi anche ai Romani perché l'insediamento militare della citta e del tempo fu certamente un atto di profanazione agli occhi dei giudei indipendentemente dal fatto che il tempio sarebbe caduto o meno.
Si certo, però avvenne circa 40 anni dopo la morte di Gesù, e dunque ben oltre l’ultima settimana di anni che inizierebbe appunto con la morte di Gesù. Come facciamo a far entrare la morte di Gesù e la distruzione del tempio nella settimana di anni? Occorre fare una magia e spostare la distruzione del tempio a prima del 37.

Comunque, un applauso a te, per la tua serietà. :YMAPPLAUSE:
animasalvata
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Re: Yeshùa, oggi

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Seconda parte...

5) 70 settimane letterali o simbolici? E chi lo dice che non siano entrambe le cose?
In effetti se la parola di ricostruire Gerusalemme fosse la profezia di Geremia sulla distruzione e ricostruzione di Gerusalemme fatta all'epoca della distruzione del Tempio, l'unto dopo 49 anni potrebbe essere Ciro. Questa interpretrazione è quella del seder olam rabbah.
Se invece la parola è il decreto di Artaserse dopo 49 anni entra in scena Esdra. Quindi un fatto storico è avvenuto per Israele dopo 7 settimane di 49 anni letterali. Personalmente penso che sia piu probabile la seconda perche il decreto di Ciro parla di una riedificazione del tempio ma in Daniele 9 si parla di riedificare la città e anche un decreto può essere una parola emessa.

6) Che dire delle 62 settimane? Il numero 7 può essere simbolico o letterale, ma abbiamo anche visto una coincidenza storica su Esdra. I numeri biblici 63 e 70 in generali potrebbero essere simbolici oppure letterali,ma il numero 62 non penso che sia simbolico perché non è un multiplo di 7. La domanda è: se fosse storico è successo qualcosa 483 (7+62) dopo ip decreto di Artaserse? Sembrerebbe di si. Andiamo a finire proprio intorno all'anno 30 dc in base alla cronologia tradizionale. Direi che Gesu è stato proprio sfortunato a morire in quel periodo. Dunque una seconda coincidenza storica. Mettiamoci pure che era un ben david ed abbiamo una terza coincidenza. Per la questione dell'unzione Ciro fu unto da Dio senza essere unto materialmente dai giudei.

7) Le 63 settimane nel complesso possono anche essere simboliche, ma non il numero 62 che non è un multiplo di 7. Anche l'ultima settimana penso che sia letterale perche contiene dettagli precisi al punto da essere spaccata in due parti. Che senso avrebbe che fosse spaccata indue parti se fosse simbolica? La divisione in due parti mi fa pensare che l'ultima settimana non finisce con l'abolizione del sacrificio quotidiano a metà settimana. Con i romani la cosa avvenne perche la guerra duro 7 anni (altra coincidenza storica). Le vicende di Antioco non durarono 7 anni ma poco piu di 3 anni e mezzo. La vicenda di Antioco ricalca piu la seconda metà dell'ultima settimana. E la prima metà dell'ultima 5settimana dove va a finire? Nelle 62 settimane? La profezie allora avrebbe dovuto dire ''dalla parola di ricostruire Gerusalemme all'apparire di un unto ci saranno 7 e 63 settimane; un unto verrà soppresso senza che nessuno è per lui, il popolo di un capo che verra distruggerà città e santuario, farà cessare sacrificio e offerta e farà l'abominio fino a che la rovina non piombi sul devastatore''. Non ci sarebbe stato bisogno di evidenziare un ultima settimana e spaccarla in due parti.
62 settimane piu una fa 63 settimane e qui subentra anche il simbolismo del numero 63 che è multiplo di 7.
Sembrerà strano ma 63 settimane, o meglio 62+1, possono essere 483 anni; ma possono essere anche 583 o 523 anni per via del simbolismo del numero composto 63. Voglio dire che non è escluso che il numero 63, essendo un composto di 62+1, possa contenere parti storiche (62 e 1) e una parte non storica come un eventuale intervallo temporale tra le 62 settimane e l'ultima settimana. Il simbolismo del numero 63 potrebbe far si che le 62 e l'ultima possono anche essere periodi definiti e storici ma non necessariamente attaccati tra loro in quanto il numero 63 è sia simbolico ma al tempo stesso composto da due parti storiche (62+1)

62+1=63 settimane =476 anni + 7 anni immediatamente successivi

Ma anche

62+1=63 settimane = 476 anni + ..... + 7 anni = un tot indefinito di anni.

E perche? Perche il numero 63 può essere anche simbolico e quindi contenere una parte storica e una non simbolica come un eventuale intervallo temporale tra due parti storiche. In sostanza 70 settimane può essere anche un periodo indefinito di anni composto da una parte letterale di 490 anni e una non letterale. Quindi i 490 anni non per forza devono essere immediatamente concatenati tra loro.

8) Secondo il Seder Olam Rabbah i 490 anni finiscono con la distruzione del secondo tempio. Ma se le 70 settimane sono letteralmente 490 anni come è possibile che le 70 settimane finiscono a metà dell'ultima settimana visto che il tempio è distrutto a metà dell'ultima settimana? Se era scritto che il tempio veniva distrutto alla fine dell'ultima settimana allora potevo considerare il punto finale delle 70 settimane come la distruzione del secondo tempio. Ma in realta le 70 settimane finirebbero 3 anni rmezzo dopo la distruzione del II tempio . Il seder olam rabbah poi non concorda con la data del 587ac. Infine vorrei capire come l'uccisione di un normale sommo sacerdote di stirpe levita possa cancellare tutte le iniquita,stabilire una giustizia eterna, suggellare visione e profezia. Per una cosa del genere vedo piu probabile la morte del Messia vero e proprio che suggella le profezie, nel senso che le compie e quindi non c'è bisogno più di profeti. Questa è una mia opinione personale però vorrei capire come può la morte di Onia III o del S.S. della prima guerra giudaico-romana comportare tutti quei benefici per Israele. Personalmente vedo più nella morte di Onia III una prefigura della morte del Messia e la cosa non mi sorprenderebbe perche in questo mondo il giusto viene deprezzato e l'ingiusto viene esaltato e l'evento della risurrezione di Yeshua darebbe una speranza ai perseguitati di quel tempo e del nostro.
Yeshua vede persino nel segno di Giona un antitipo, cioe la sua morte e resurrezione che era collocata in un tempo futuro rispetto a quello descritto nel libro di Giona.
Ultima modifica di animasalvata il lunedì 1 giugno 2020, 3:53, modificato 1 volta in totale.
animasalvata
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Re: Yeshùa, oggi

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dal contesto (1 corinzi 3,17), si capisce che la distruzione da parte di Dio non riguarda il radere al suolo un palazzo, ma la morte. In questo caso, il verbo katalùo non avrebbe senso, quindi è giusto fthèiro.
La seconda morte è comeuna distruzione totale. È la distruzione eterna e la piu terribile e maestosa delle distruzioni. Inoltre il corpo dell'uomo è come il tempio-edificio materiale di Dio. Buttare giu il tempio umano è come buttare giu l'edificio materiale. Il verbo ftheiro in 1 Corinzi 3,17 penso che nel primo caso significa guastare parzialmente, ma nel secondo caso riguardi una rovina totale. Il verbo ftheiro puo significare in primo luogo guastare,rovinare,corrompere,distruggere parzialmente e secondariamente distruggere o rovinare completamente come nella seconda parte di 1 Corinzi 3,17. Si tratta di casi minoritari. Il verbo ftheiro principalmente significa quello che dici tu mentre kataluo significa distruzione totale. kataluo in Daniele 9,26 avrebbe escluso il significato che dai tu a Schachat che teoricamente è possibile, ma il verbo ftheiro significa quello e quello e forse piu adatto a shachat. Shachat può significare anche distruzione totale e Yeshua in Daniele 9,26 sembra dargli proprio questo senso in base a Matteo 24,2 e lui conosceva ebraico ed aramaico perche era ebreo. Perché gli da questo significato in Daniele 9,26? Perche penso che a quella scrittura si riferisce Matteo 24,15.
Ma il signficato di corrompere in Daniele 9,26 non escluderebbe nemmeno la vicenda dei romani perche quello che fecero prima di distruggere il tempio si poteva configurare gia come un dissacramento agli occhi dei giudei.

Yeshua con i suoi discepoli che lingua parlava? In matteo 24 che lingua ha usato lui? Presumo che parlava nella sua lingua mentre quello che leggo in greco è un riadattamento delle sue parole in greco fatti dagli scribi cristiani. Mi pare logica. Non ce lo vedo Yeshua a parlare greco. Forse qualche parola,ma non sempre.

Poi al di la del caso di Daniele 9,26 la lxx è perfetta al 100% sempre? È comunque una traduzione. Non si tratta del testo oroginale ebraico.
animasalvata
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Re: Yeshùa, oggi

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Che Daniele fosse un personaggio reale, non lo sappiamo, ma la maggioranza della critica ritiene che non lo fosse (come Giobbe)
Però i giudei del primo secolo non la pensavano come la critica moderna. Però quelli del primo secolo erano più vicino nel tempo all'epoca dell'esilio. Loro dicevani di si. La critica modera dice no. Chi ha ragione? Nessuno può dirlo con certezza assoluta e si sono fatte tante ipotesi sul libro di Daniele. Dovremo avere a disposizione una macchina del tempo per vedere. E poiche niente si può dire con certezza tutto è possibile. È possibile che non sia esistito e che il libro sia interamente post-eventum ma è anche possibile che sia esistito e che una parte del libro risale a lui. Uno deve tener conto di tutte e due le ipotesi.

Per cui, il redattore poteva scrivere post eventum che la profezia doveva essere sigillata proprio per far sembrare che il testo fosse scritto nel tempo del presunto autore. Il lettore doveva essere convinto che fu Daniele a scrivere, o a parlare. I capp. 1-7, comunque, sono ritenuti anteriori all’epoca maccabea. Anche nelle SG abbiamo esempi di testi pseudoepigrafici scritti posteriormente con l’intento di far credere che fossero anteriori e di paternità apostolica, per confortare il lettore ed esortarlo a mantenere la fede.
Oppure esiste anche la possibilità che il sigillo sia un occultamento e sia anche simbolico cioè profetico, nel senso che alcune profezie di Daniele dovevani rimanere per un tempo segrete (dal tempo di Daniele ai Maccabei) e che potevani easere capite solo a partire da un certo tempo.
In Apocalisse una ipotesi è che sia un libro pseudo epigrafico, eppure li Dio non vuole che venga posto il sigillo. Sarà perché Dio voleva che i credenti dell'epoca del libro di Apocalisse leggessero liberamente potessero interpretare il contenuto?
È anche possibile che per alcuni capitoli del libro di Daniele,quelli post-eventum come per esempio il capitolo 11, il sigillo sia un sigillo materiale impresso dall'anonimo redattore, come una specie di firma a nome del profeta Daniele. Dunque un sigillo spirituale e profetico che viene dato da Daniele su alcune profezie e un sigillo materiale per quelle profezie post-eventum impresso dal redattore a nome di Daniele. In sostanza quello e quello insieme.

Non pretendo di dire la verità, esprimo solo una mia ipotesi che è valida quanto la tua. Potresti anche aver ragione tu ma l'importante è essere aperti ad ogni ipotesi.

Shalom
Ultima modifica di animasalvata il lunedì 1 giugno 2020, 4:36, modificato 2 volte in totale.
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Re: Yeshùa, oggi

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Per cui, il redattore poteva scrivere post eventum che la profezia doveva essere sigillata proprio per far sembrare che il testo fosse scritto nel tempo del presunto autore. Il lettore doveva essere convinto che fu Daniele a scrivere, o a parlare. I capp. 1-7, comunque, sono ritenuti anteriori all’epoca maccabea. Anche nelle SG abbiamo esempi di testi pseudoepigrafici scritti posteriormente con l’intento di far credere che fossero anteriori e di paternità apostolica, per confortare il lettore ed esortarlo a mantenere la fede.
Lo so che esiste anche la pseudoepigrafia ma questi non vuol dire che per forza che il libro di Daniele sia interamente pseudoepigrafico. Il capitilo 11 per esempio è molto probabile che sia pseudo-epigrafico e racconti le vicende dei seleucidi e dell'egitto. Vi è anche una teoria mista di cui ha parlato Gianni Montefameglio.

Sul sigillo al libro di Daniele esiste anche la possibilità che il sigillo sia un modo di dire che doveva essere occultato e che il sigillo sia anche simbolico ossia profetico, nel senso che doveva rimanere per un tempo segreto (dal tempo di Daniele ai Maccabei) e che poteva essere capito solo a partire da un certo periodo.
In Apocalisse una ipotesi è che sia un libro pseudoepigrafico eppure li Dio non vuole che venga posto il sigillo. Sarà perché Dio voleva che i credenti dell'epoca del libro di Apocalisse leggessero liberamente potessero interpretare il contenuto?
Ogni testo antico ha una cultura e una storia alle spalle che lo produce, non piove dal cielo. Per cui, imparando a conoscere quella storia testuale e quella cultura che lo ha prodotto, si impara a conoscere un testo, che pian piano diventa familiare. Tempo fa, se leggevo "Dio disse a Mosè", mi immaginavo che Mosè si fosse trovato davanti nientepopodimeno che Dio stesso che gli parlava.
Quello che dici sul conoscere una certa cultura è importante ma aggiungo anche che io credo che dietro Mose e i profeti era Dio che parlava per mezzo di loro. Non credo che la torah era solamente il frutto della mente di Mosè ma che era Dio che in qualche modo gli dava le parole e che Mose abbia avuto una specie di ''contatto'' divino.

Non pretendo di dire la verità, esprimo solo una mia ipotesi che è valida quanto la tua. Potresti anche aver ragione tu ma l'importante è essere aperti ad ogni ipotesi.

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Re: Yeshùa, oggi

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Lo so che esiste anche la pseudoepigrafia ma questi non vuol dire che per forza che il libro di Daniele sia interamente pseudoepigrafico. Il capitilo 11 per esempio è molto probabile che sia pseudo-epigrafico e racconti le vicende dei seleucidi e dell'egitto. Vi è anche una teoria mista di cui ha parlato Gianni Montefameglio.
Sono d’accordo con quanto spiegato da Gianni.
In Apocalisse una ipotesi è che sia un libro pseudoepigrafico eppure li Dio non vuole che venga posto il sigillo. Sarà perché Dio voleva che i credenti dell'epoca del libro di Apocalisse leggessero liberamente potessero interpretare il contenuto?
Dio non “vuole” nulla, sono gli uomini che scrivono testi pseudoepigrafici per varie ragioni. Al tempo apostolico, ad esempio, ne giravano moltissimi, anche a nome di Paolo e di Pietro, o contro Paolo; c’erano falsi gnostici e contro-gnostici, falsi che scaturirono dai conflitti tra ebrei e pagani... Ma non ha importanza, perché, come spiega Gianni, Daniele non è uno scritto interamente del II secolo, e in ogni caso è antico e importante.
Quello che dici sul conoscere una certa cultura è importante ma aggiungo anche che io credo che dietro Mose e i profeti era Dio che parlava per mezzo di loro. Non credo che la torah era solamente il frutto della mente di Mosè ma che era Dio che in qualche modo gli dava le parole e che Mose abbia avuto una specie di ''contatto'' divino.
Questo è un tema troppo complesso, lo eviterei altrimenti andiamo OT. La Scrittura la si può studiare sia che si creda che sia ispirata, sia che non lo si creda. Però gli approcci e i risultati saranno molto diversi.
Non pretendo di dire la verità, esprimo solo una mia ipotesi che è valida quanto la tua. Potresti anche aver ragione tu ma l'importante è essere aperti ad ogni ipotesi.
Certo, ed è importante voler conoscere. Mescolando le due cose, fare ipotesi e volendo conoscere, e confrontandosi, ci si avvicina meglio alla verità.
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bgaluppi
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Re: Yeshùa, oggi

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5) 70 settimane letterali o simbolici? E chi lo dice che non siano entrambe le cose?
In effetti se la parola di ricostruire Gerusalemme fosse la profezia di Geremia sulla distruzione e ricostruzione di Gerusalemme fatta all'epoca della distruzione del Tempio, l'unto dopo 49 anni potrebbe essere Ciro. Questa interpretrazione è quella del seder olam rabbah.
Se invece la parola è il decreto di Artaserse dopo 49 anni entra in scena Esdra. Quindi un fatto storico è avvenuto per Israele dopo 7 settimane di 49 anni letterali. Personalmente penso che sia piu probabile la seconda perche il decreto di Ciro parla di una riedificazione del tempio ma in Daniele 9 si parla di riedificare la città e anche un decreto può essere una parola emessa.
Come dicevo a Gianni, quello che conta è perché l’autore scrive e cosa rappresenta lo scritto. Si capisce dal contesto: riprende Geremia, cita Mosè e inserisce una preghiera, alla quale riceve una risposta. Da questi elementi si comprende lo scopo, poi ha poca importanza che il numero degli anni corrisponda. Quello che era importante era il messaggio che veicolava: sulla base della punizione proferita da Geremia, e in base alla legge di Mosè, Dio punisce Israele altre sette volte, ma alla fine lo conduce a giustizia eterna (speranza messianica). Dunque, siccome si basa su Geremia e scrive attorno al 165 per cui conosce bene gli eventi del suo tempo, può darsi che parta dai 49 anni fino a Ciro (7), concluda con i 7 anni del suo tempo (1) e il resto sta in mezzo (62). Le sessantadue settimane sono vaghe, dice solo che Gerusalemme sarà ricostruita in tempi angosciosi e possono essere un periodo più o meno lungo di tempo; in ogni caso presentando il tutto con un valore simbolico, il lettore del tempo capiva subito chiaramente il messaggio e non è che si metteva a contare i giorni. Poi, siccome il regno auspicato non venne, allora è stata interpretata diversamente e spostata avanti nel tempo.

Sul verbo greco, se non sei convinto, calcola solo che fthèiro e shachat non danno garanzia che il testo parli della distruzione. Per cui, il v.26 può essere benissimo applicabile ad Antioco Epifane. Anzi, si applica meglio, perché nel 70 abbiamo due eventualità: tempio distrutto (raso al suolo) e città certamente danneggiata ma non affatto distrutta. E poi c’è il problema dei 40 anni che intercorrono tra la morte dell’unto (Gesù) e la distruzione del tempio e il termine degli eventi, cosa impossibile da risolvere (vedi prossimo messaggio dove riporto la risposta a Gianni).

Sulla base di questi elementi (verbo, tempio distrutto e città non distrutta, spazio temporale troppo ampio) e sulla base di ciò che accadde ai tempi di Antioco, è molto plausibile che l’ultima settimana faccia riferimento ad Antioco. A questo aggiungo un ulteriore elemento: questa parte dello scritto, che è apocalittica (a partire dal cap.7), ne fa un’opera radicata nel suo tempo, che prende spunto dagli eventi del suo tempo, come avviene nell’apocalittica e anche Gianni spiega.
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bgaluppi
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Re: Yeshùa, oggi

Messaggio da bgaluppi »

Per spiegare l’ultima settimana, Gianni la fa cessare con la morte di Gesù, per cui gli ultimi versetti di Dn 9 andrebbero oltre l’ultima settimana. Qui riporto le mie considerazione su questa ipotesi.

Il periodo di correzione, per il quale servono settanta settimane, inizia con un decreto che consente la ricostruzione della città e termina con la rovina del nemico (e la conseguente consacrazione del santissimo, uno degli effetti del periodo di espiazione delle settanta settimane elencati al v.24, santissimo che dunque doveva essere stato precedentemente dissacrato). Poi l'angelo spiega quello che accadrà in queste settanta settimane, che divide in tre periodi. Non c'è motivo di credere che la spiegazione riguardi qualcosa che va oltre le settanta settimane, anche perché l'angelo non specifica il termine dell'ultima settimana distinguendolo da ciò che segue, cosa che invece fa con gli altri due periodi: le prime sette vanno dal decreto all'apparizione di un principe consacrato (un re), le successive sessantadue dal principe consacrato alla soppressione ingiusta di un unto (un sacerdote) e il resto riguarda l'ultima settimana, fino a prova contraria. Perché mai l'angelo dovrebbe essere così preciso nel suddividere i primi due periodi annunciando segni precisi, per poi lasciare l'ultimo periodo aperto ad interpretazioni? Avrebbe dovuto specificare la fine dell'ultima settimana per distinguere il periodo di settanta settimane da ciò che va oltre, altrimenti non è chiaro. La profezia apocalittica è sempre oscura e va interpretata, la spiegazione dell'angelo invece non necessita di interpretazione ulteriore e non può essere ulteriormente oscura e da interpretare, altrimenti non sarebbe una spiegazione (esattamente come in Dn 7, in cui viene presentata la visione oscura e poi l’angelo la spiega, dunque la rivela). Infatti, al v.22 dice: “Daniele, io sono venuto perché tu possa comprendere”. E come avrebbe potuto comprendere Daniele, se l’angelo gli avesse parlato in modo oltretutto oscuro di vicende che sarebbero avvenute secoli dopo? Ci sarebbe voluta la spiegazione della spiegazione.

Altra cosa sarebbe stata se l’autore avesse scritto: “Dopo l’ultima settimana...”, come fa con gli altri periodi; in questo caso, sarebbe chiara la distinzione tra gli eventi finali delle settanta settimane e ciò che va oltre. Siccome nella spiegazione dell’ultima settimana non esistono indicazioni perché ci siano eventi che vanno oltre, la fine dell’ultima settimana coincide necessariamente con la fine del capitolo:

“Dopo le sessantadue settimane un unto sarà soppresso, nessuno sarà per lui. Il popolo d'un capo che verrà distruggerà la città e il santuario; la sua fine verrà come un'inondazione ed è decretato che vi saranno devastazioni sino alla fine della guerra. Egli stabilirà un patto con molti, per una settimana; in mezzo alla settimana farà cessare sacrificio e offerta; sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore. Il devastatore commetterà le cose più abominevoli, finché la completa distruzione, che è decretata, non piombi sul devastatore"» (vv.27-28)

Durante l'ultima settimana di anni, dunque, avviene quanto segue: 1. soppressione ingiusta di un unto (sacerdote), 2. devastazione della città e del tempio da parte di un capo col suo popolo, 3. patto del capo con molti, 4. interruzione di sacrificio e offerta (dunque il tempio è ancora in piedi, altrimenti non ci sarebbe stato bisogno di interrompere sacrificio e offerta), 5. atrocità e abominazioni commesse da un devastatore, 6. rovina del devaststore.

Dopodiché, l’espiazione delle settanta settimane è compiuta e si realizzano le promesse espresse al v.24: 1. cessa la perversità di Israele, 2. termina la trasgressione, 3. si espia l'iniquità e si stabilisce eterna giustizia, 4. si consacra (מָשַׁח , mashach) il sancta sanctorum, che ovviamente doveva essere stato dissacrato precedentemente.
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