Yeshùa, oggi

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bgaluppi
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Re: Yeshùa, oggi

Messaggio da bgaluppi »

No di certo. Perché al tempo di Vespasiano il tempio era già stato distrutto da Tito. E Tito non mise nessuna statua nel tempio, lo rase al suolo e basta.
animasalvata
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Re: Yeshùa, oggi

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Vespasiano fu l'imperatore quando Tito distrusse il tempio e la presenza dei romani nel tempio era gia un atto dissacratorio.
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bgaluppi
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Re: Yeshùa, oggi

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Attieniti al testo ebraico, oppure ci inventiamo le cose. Il principe devastatore è uno solo, non due. Il desolatore non è un uomo. Oltretutto, dimentichi che alla fine delle 70 settimane, Daniele annuncia l'unzione del santissimo (v.24), ossia la consacrazione del tempio, che quindi doveva essere stato dissacrato e non avrebbe potuto essere riconsacrato se fosse stato distrutto come nel 70. Dopo la sconfitta di Antioco, la statua fu distrutta e il tempio riconsacrato, con la Chanukkà del 165.
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bgaluppi
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Re: Yeshùa, oggi

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Poi dici delle cose incredibili, e scusami se te lo dico, nel tentativo di far entrare una sfera in un buco triangolare. Parli di "massima dissacrazione", come se per gli ebrei ci fossero vari livelli di dissacrazione. Per un ebreo, anche soltanto rimuovere un singolo arredo sacro era considerato un atto di devastazione. La distruzione di una chiesa non ha nulla a che fare con la dissacrazione, che riguarda il privare del carattere sacro un luogo o un oggetto (più com. sconsacrare).
animasalvata
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Re: Yeshùa, oggi

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E dov'è è scritto che il creante desolazione deve essere per forza una statua? Si usa li la parola immagine? No.

Immagina un'ipotetico scenario dove nel tempio venisse uno che si dichiara di essere Dio quando non lo è ciò non sarebbe qualificabile come desolazione?

In maniera simile la presenza militare dei romani nel tempio che esgiscono come un sol uomo può gia qualificarsi come atto che crea desolazione. E questa sembra essere la veduta di Yeshua quando parlando dell'imminente assedio di Gerusalsmme dice: quando vedrete l'abomimio stare dove non conviene stare Yeshua come profeta sapeva che non ci sarebbe stata la collocazione di un immagine nel tempio. Per lui l'abominazione era gia la presenza militare dei romani nel tempio.

Per un ebreo rimuovere un oggetto era una dissacrazione mentre la presenza dei romani nel luogo santo no?
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bgaluppi
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Re: Yeshùa, oggi

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Attieniti al testo. È scritto nel testo ebraico, ma se leggi la traduzione italiana non lo vedi. Per questo è importantissimo capire prima cosa dice l'ebraico, per evitare improvvisazioni. Lo spiega Rashí, già citato:

“and on high, among abominations will be the dumb one: This is a pejorative for pagan deities. i.e., on a high place, among abominations and disgusting things, he will place the dumb one, the pagan deity, which is dumb like a silent stone”
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bgaluppi
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Re: Yeshùa, oggi

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Attieniti al testo. Il verbo shamem significa stordire (o intransitivamente, diventare insensibile che non capisce). Ecco perché Rashí lo traduce con "the dumb one", perché è questo è ciò che significa ed è una descrizione peggiorativa della deità pagana. È l'abominio desolante di cui parla altrove, un idolo, che riprende anche Apocalisse. Cerca nel Tanach come vengono descritti gli idoli di legno o di pietra.
animasalvata
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Re: Yeshùa, oggi

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L'esercito romano rappresentava l'imperatore che si considerava Dio in terra. Idolatria allo stato puro.
animasalvata
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Re: Yeshùa, oggi

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A quanto pare shamem può significare anche desolate oppure causare orrore. E la presenza militare dei romani nel luogo santo causava orrore eccome negli ebrei.
Quindi non significa solo quello che dice Rashi, cioè idolo muto.

D'altronde i rabbini odierni che interpretano le 70 settimane come 490 anni tra la distruzione del primo e del secondo tempio sanno che nel 70dc non fu posto un idolo muto. Essi conoscono la lingua. Perche allora la interpretano fino alla distruzione del secondo tempio? perche evidentemente la desolazione può essere causata anche dall'uomo e l'occupazione militare del tempio per loro era ''shamen". Se Shamen ha a che fare solamente con gli idoli muti questi rabbini non potevano mai interpretare 490 anni dalla distruzione del primo tempio alla diatruzione del tempio. Questa intepretrazione costituisce una prova che quel verbo non signifca solo quello che dice Rashi.
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bgaluppi
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Re: Yeshùa, oggi

Messaggio da bgaluppi »

Appunto, colui che reca desolazione, infatti l'abominio di desolazione è una statua. I termini ebraici non hanno un solo significato, ma diversi che tuttavia non sono contrastanti, ma spiegano il significato più profondo di una cosa. Ce lo ha mostrato Besasea con il termine keruvim. Colui che reca desolazione è anche colui che è stupido, muto, ed è questo il significato alla radice. Un idolo, che non parla, come dice il Tanach decine e decine di volte. Rashi lo spiega... Ma no, Rashi non va bene. Evidentemente, animasalvata ne sa ben più di Rashi e non ha bisogno di servirsi della sua spiegazione di un termine onde ragionarci sopra.

Io però, siccome ho esaurito l'argomento e ho detto e dimostrato tutto quello che c'era da dire e dimostrare, entro i limiti del mio possibile, vorrei far notare una cosa.

Se uno vuole sapere il significato di una formula chimica, si rivolge ad un chimico, non se lo immagina da sé facendo ipotesi su ipotesi senza conoscere neppure di cosa sta parlando. Allo stesso modo, se c'è da capire un vocabolo ebraico ci si rivolge a chi conosce bene l'ebraico, un madrelingua. Qui abbiamo un madrelingua e uno dei massimi maestri e commentatori del Tanach nella storia del popolo ebraico che spiega il significato di un vocabolo in un contesto, però non va bene, si preferisce l'interpretazione fai-da-te, solo perché quella dell'addetto ai lavori non soddisfa la propria idea preconcetta. Dunque, ciò che conta non è capire, ma si pretende di trovare conferme a quello che si pensa di aver già capito da un testo ebraico senza neppure conoscere l'ebraico, ma avendo letto una traduzione e confidando su un dogma preconcetto. E poi si dicono cose tipo "gli ebrei pensano questo, gli ebrei pensano quello, gli ebrei credono questo e quello, in ebraico questo può voler dire questo e quello", senza conoscere l'ebraico, essere ebreo o aver mai letto un testo di un autore ebreo che spiega cosa pensano gli ebrei.

Questo metodo non solo è sbagliato, ma anche dannoso, perché impedisce l'arricchimento culturale e la crescita personale. È un metodo dettato dalla paura di cosa succederebbe se il proprio dogma preconcetto dovesse risultare errato. Se è importante il dogma, allora non c'è bisogno di studiare nulla, perché il dogma contiene già la verità che va accettata e basta. Se è importante capire, è necessario demolire ogni dogma. OGNI dogma.

Per cui ho chiuso con l'argomento, perché sta scadendo nel ridicolo.
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