Chi è Il Figlio di Dio ?

chelaveritàtrionfi
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Re: Chi è Il Figlio di Dio ?

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Luigi , il termine tradotto con unigenito credo sia "monogenès". Potrai notare che anche in Ebrei 11:17 è utilizzato lo stesso termine "monogenès" per indicare Isacco come "unigenito" figlio di Abramo. Ma Abramo ebbe altri figli.Ismaele da Agar (Gen 16) e Isacco da Sara (Gen 21), e ancora sei figli da Ketura (Gn 25,1).
Sara credeva di non poter avere più figli. Ma per opera di Dio riuscì a fecondare il seme di Abramo. Evidentemente qui si intende unigenito nel senso di "unico" nel suo genere.
7 Per fede Abramo, messo alla prova, offrì Isacco e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unico figlio, 18 del quale era stato detto: In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome. 19 Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo

Anche Yeshùa è detto unigenito figlio.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
chelaveritàtrionfi
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Re: Chi è Il Figlio di Dio ?

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Da ciò che ho capito la parola "figlio" nella bibbia (ben in ebraico e uiòs in greco se non erro) ha vari usi. Figlio inteso come discendenza biologica, ma figlio inteso anche come "rapporto relazionale". Cosìcchè anche per il figlio di Salomione è detto:
“Io sarò per lui un padre ed egli mi sarà un figlio”. – 2Sam 7:14, ND.
Oppure in Esodo 4:22 Israele è chiamato "figlio di Dio" addirittura "primogenito".
In questi casi si tratta di un rapporto relazionale. Da notare che sta scritto anche "primogenito". Questa parola nella bibbia non indica solo il primo figlio nato, ma anche il più importante: primogenito per importanza. Per esempio in Esodo 4:22 è primogenito Israele ma è chiamato "primogenito" anche Efraim in Ger 31:9.

Anche gli angeli sono figli di Dio (Gb 38:7)

Atti 13:33 richiama il Salmo 2:7 Annunzierò il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio,io oggi ti ho generato.

Yeshùa diventa figlio di Dio in senso relazionale.
Ora è vero che Yeshùa è descritto coma figlio biologico di donna umana avente padre celeste. Ma l'idea di un semidio è ellenistica. I greci credevano nei semidei figli di donne umane e divinità. Qui Dio ha semplicemente fatto concepire da sola la donna . In questo caso un figlio maschio.
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Gianni
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Re: Chi è Il Figlio di Dio ?

Messaggio da Gianni »

Caro Luigi, tu dici che ti riferivi al “Figlio di Dio l'Unigenito” e chiedi quindi di soffermarci su questo solo tema.
Va benissimo.

Ti pongo allora due questioni.

La prima. Come giustamente osserva Noiman, Dio non ha figli. Eppure in Esodo 4:22 Israele è chiamato "figlio di Dio" e addirittura "primogenito". Anche gli angeli sono chiamati nella Bibbia figli di Dio (Gb 38:7). A questi aggiungi il re d’Israele, pure chiamato da Dio stesso suo figlio. Allora ti domando: come si può parlare di “Figlio di Dio l'Unigenito” se poi ci sono tutti quegli altri “figli”?
Naza ti ha messo sulla strada giusta facendoti notare che la parola “figlio” ha nella Bibbia vari usi. Mi sembra chiaro che i “figli” succitati non possono essere intesi come biologici, a meno di cadere nel paganesimo e, ancor prima, nell'assurdo, oltre che nella blasfemia.
La domanda corretta è quindi e rimane: Che cosa vuol dire nella Bibbia essere figlio di Dio?
Se non affronti questa domanda, cadi nelle contraddizioni di avere un “unigenito” che non è il “primogenito” (!), oltre alla presenza di altri “figli” (!).

Seconda questione. Tu parli di “Figlio di Dio l'Unigenito”. Ci citeresti per cortesia i passi biblici in cui si trova questa espressione? L’analizzeremo insieme.
Luigi
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Re: Chi è Il Figlio di Dio ?

Messaggio da Luigi »

Caro Gianni io mi riferisco principalmente al Figlio di Dio che :
Ebrei 1 1 Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, 2 in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi. 3 Egli, che è splendore della sua gloria e impronta della sua essenza, e che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver fatto la purificazione dei peccati, si è seduto alla destra della Maestà nei luoghi altissimi.

E che:
8 parlando del Figlio dice:
«Tu, Signore, nel principio hai fondato la terra
e i cieli sono opera delle tue mani.

Questo Figlio Unigenito, che ha creato l'universo, e che lo sostiene , quindi lo riempie per forza di cose;
ecco chiedo ,chi è ?
ciao
chelaveritàtrionfi
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Re: Chi è Il Figlio di Dio ?

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Seconda questione. Tu parli di “Figlio di Dio l'Unigenito”. Ci citeresti per cortesia i passi biblici in cui si trova questa espressione?
questa è stata la domanda di Gianni. Dalla tua affermazione si nota una gran confusione Luigi. Prova un pò a rivedere cosa vuol dire parola creatrice nell'altra discussione. :-)
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Gianni
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Re: Chi è Il Figlio di Dio ?

Messaggio da Gianni »

Caro Luigi, intanto non si parla di unigenito. E neppure di primogenito. Anzi, al v. 2 è detto che Dio lo ha costituito erede. Se fosse l’unigenito, ma anche solo il primogenito, sarebbe erede per diritto. Trascuri poi il v. 4 che afferma che è diventato di molto superiore angeli, quindi prima non lo era. Infine, rifletti sul v. 5: Dio diventa per lui padre e lui diventa per Dio figlio.
Ritorna la domanda: ma cosa vuol dire nella Bibbia essere figlio di Dio?
noiman
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Re: Chi è Il Figlio di Dio ?

Messaggio da noiman »

Scrivervi quello che segue è come scoprire l’acqua calda, noi tutti sappiamo per avere studiato le scritture bibliche, chi di più chi di meno, tutti abbiamo in qualche modo affrontato le differenze tra il pensiero ebraico e quello cristiano.

Il tema della filiazione è dunque sicuramente connessa al suo opposto la “paternità” di D-o, nonostante le moltissime citazioni che riguardano una possibile figliolanza di D-o, nelle scritture ebraiche è assai poco rilevante, il significato è quasi sempre destinato a Israel, la singolarità dell’individuo non viene presa in considerazione.
Il rapporto tra filiazione e paternità nel Tanach gode spesso di una reciprocità e molte volte in forma antropomorfica è sottolineata da espressioni comuni e familiari, quasi una forma di confidenza come si ritrova nelle storie famigliari, “io vi sarò padre e voi miei figli”, figlio o figli è da intendere come il popolo ebraico e Israel.

Le implicazioni sono complesse, in primo la disubbidienza del figlio che nel collettivo si allontana dal padre, ma il cemento che unisce questa reciprocità non viene mai meno e il padre difende sempre il suo figliolo.
Significati come “correggere” , educare attraverso le punizioni , perdonare le colpe e attraverso la misericordia ripristinare l’ordine dell’affetto sono valori e significati che stabiliscono le regole del rapporto tra il Padre (D-o) e Israele inteso come “il figlio”.

Ovviamente il nostro modo di tradurre e comprendere le scritture è deviante, la lettura letterale, antropomorfismo e altro modificano l’interpretazione dei significati tradizionali connessi al senso originale di “paternità” nelle scritture ebraiche e impediscono di ritrovare a significati diversi.
Nell’epoca in cui i rapporti tradizionali sono stravolti e le famiglie si disgregano sotto la liquefazione dei valori storici della famiglia e della società, la lettura del testo biblico tende a diventare ancora più estrema , D-o viene completamente identificato con i padri terrestri in una specie di sostituzione in significati e valori arcaici che vengono percepiti con nostalgia come giusti nonostante abbiano perso autorevolezza fino a dissolversi.
L’attesa messianica degli ebrei in una epoca di dominazione e schiavitù per opera romana ha contribuito alla nascita di un movimento che in una forma di protesta si poi separato dall’ebraismo tradizionale.
Il cristianesimo ha posto la religione del Figlio, unico e incarnato, il desiderio di avere un padre celeste con un un figlio celeste è stato argomento di convinzione e chiave di volta nel successo del cristianesimo primitivo presso i greci che non hanno avuto nessuna difficoltà ad accettare una figura divina molto simile a quella degli dei greci.
L’incarnazione del figlio e la sua elevazione al rango superiore ha ridotto di molto la figura del padre, il figlio è stato incorporato nel padre tramite la filiazione e l’incarnazione, il messianismo è stato sostituito dalla nuova figura del figlio del dio padre nella versione salvifica .
E non solo… il cristianesimo ha sostituito la figura del Padre, D-o ebraico con la figura del padre secondo il pensiero pagano, la non rappresentabile personalità di Elohim e il divieto totale della sua rappresentazione ha sottratto al credente una figura indispensabile e lasciato spazio alla seconda figura, quella del figlio.
Annunzierò il decreto del Signore [salmo 2/6 ] Nella Torah, nei profeti e negli agiografi si dice “Israele, il Mio figli primogenito”[esodo 4/22].
Nei profeti: “Ecco il mio servo avrà successo, sarà innalzato, elevato ed esaltato grandemente”[Isaia 52/13] e quello che sta scritto dopo:
Ecco il mio servo che io sostengo”[Isaia 42/1 ] .

Nell’agiografia: “Il Signore ha detto al mio maestro”[salmo 110/1].
Il Signore a detto: ”Tu sei mio figlio”[Salmo 2/7] e un altro versetto :”Ho visto uno simile a un figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo” [Daniele7/13] , “Il Signore mi ha detto: ”Tu sei Mio figlio”[….] .
“Tu sei Mio figlio “ abbiamo dunque una risposta a quanti sostengono che (Lui) ha un figlio. Rispondi loro: ”Non si dice “Ho un figlio”, ma :”Tu sei mio figlio”.
Simile a n servo che il padrone vuole far sentire bene dicendogli: “Ti amo come un figlio” [ questa parte è in aramaico] .
R. Huna ha detto:”
"La sofferenza è stata divisa in tre parti:”un terzo l’hanno assunta gli antenati del mondo e tutte le generazioni, un terzo la generazione della distruzione e un terzo la generazione del messia. E quando viene il suo momento il Santo benedetto dice:”Io farò una creatura nuova”. E dice: “Oggi ti ho generato”[Salmo 2/7] E in quell’ora lo ha creato.

” [Midrash trilli foglio 14b] [tratto da Il Figlio nel misticismo ebraico _Moshè Idel] (pag129).

Il cristianesimo è “la religione del figlio”, aggiungo quella dell’Unico figlio”, questo nasce da coloro che non più in grado di leggere le scritture ebraiche nella forma originale e sono stati influenzati dalla cultura greca che non distingueva più le finezze semantiche del termine “ben” che nel contesto ebraico è un termine semantico che includeva sicuramente il senso di filiazione, ma ometteva gli altri significati della radice che è comune ad altre parole come “costruire” che secondo i contesti hanno significati diversi.
Nell’epoca in cui fu adottata la radice “ben” era ben chiaro a tutti i contemporanei che il significato superava il concetto di filiazione e costituiva soprattutto il termine per definire una appartenenza, vedi esempio i “figli della luce e i figli delle tenebre” che compaiono nei rotoli di Qumran .
Nelle culture ebraiche in epoche precristiane e in altre culture limitrofe era assai normale considerare il monarca, il re in carica come Figlio di D-o, anche se esseri mortali come tutti gli altri uomini
L’uomo credente ha forse la necessità di una doppia filiazione, la prima è il desiderio di essere in qualche modo figlio del dio che si aggiunge alla filiazione umana, per i cristiani si aggiunge la devozione per il figlio del padre di cui noi siamo tutti figli, una specie di doppia forse anche tripla filiazione.
Il cristianesimo poi per rafforzare il concetto di Gesù come figlio di Dio ha provveduto attraverso la verginità della madre, un evento che consente al figlio di essere di padre divino escludendo la parte terrestre corrotta dal peccato originale.
Il figlio nasce sulla terra, ma il padre è in cielo e subito egli stesso viene elevato alla dimensione celeste rappresentante dei cieli qui sulla terra.
Per consentire tutto questo viene preso in prestito un concetto ancora più orientale come l’incarnazione.
Nel passaggio successivo il corpo viene abbandonato per ritornare alla fine all’origine aprendo la strada a coloro che attraverso questa fede lo possono imitare.
Il veicolo che consente questo passaggio è l’espiazione e la redenzione che parte dal singolo per diventare collettiva.
Tutto questo è completamente antiebraico e trova pochissimi collegamenti con le scritture del Tanach e anche nell’immaginario della cultura ebraica non si trovano riscontri., Moshè Idel commenta che il termine più vicino a quello cristiano di incarnazione è itlabbeshut che ha il significato di indossare una veste.

Non credo che questa discussione abbia successo, la interpretazione fideistica di alcuni di noi vuole escludere l’esperienza ebraica a riguardo.
Forse più comodo escludere le scritture ebraiche e considerare la filiazione divina come l’ultima fase di una progressione di una rivelazione inclusiva della figura del Figlio.

La cosa mi lascia indifferente e se piace a voi per me può andare bene.
Shalom
Noiman
AKRAGAS
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Re: Chi è Il Figlio di Dio ?

Messaggio da AKRAGAS »

In questa spettacolare sintesi, se ho inteso bene, Noiman spiega come il cristianesimo abbia intessuto una veste nuova fatta di categorie.
L'uso di un linguaggio ricco di metafore con figure antroporfiche atte a spiegare ciò che è trascendente, tipico della letteratura biblica, necessario altresì a rendere accessibili significati altrimenti inaccessibili, è divenuto un vero trappolone.
La lettura deprivata della radice ebraica ha permesso la sovrapposizione di significati nuovi che hanno sostituito gli originali.
Così, pure il rapporto padre - figlio, preso a prestito come figura antropomorfa nel senso funzionale di interazione familiare con tutte le sue implicazioni, è mutato in una nuova icona del cristianesimo.
Se si riuscirà a togliere quella veste iconoclasta che ha occultato il vero significato allora sarà più facile scoprire il D-o uno ed unico.
Grazie a tutti.
Scusate, forse OT.
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bgaluppi
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Re: Chi è Il Figlio di Dio ?

Messaggio da bgaluppi »

Oltretutto, non possediamo gli originali dei Vangeli, che probabilmente erano scritti in aramaico. Andando OT, ma in linea con Noiman e Akragas, vi riporto le parole dal sito Hoshea.net, molto interessanti:

—— È convinzione generale dei cristiani d’occidente che il testo originale degli Evangeli sia stato scritto in greco koiné, invece sussistono evidenze che questo è una traduzione. Infatti, i cristiani Assiri, di cui pochi hanno conoscenza, conservano il testo aramaico, il quale loro sostengono aver ricevuto direttamente dagli Apostoli, asserzione assolutamente credibile, dal momento che sono stati gli Assiri i primi gentili a convertirsi in massa alla fede in Yeshua Messia. La conversione degli Assiri è molto significativa, in quanto fondamentale per il riscatto della Casa di Israele, esule appunto in Assiria.
[...]
Il testo biblico aramaico che conservano gli Assiri si chiama “Peshitta”, che significa “diritto”, “schietto”, ovvero, l’originale, autentico Nuovo Testamento. L’aramaico era la lingua di Yeshua e degli Apostoli (insieme all’ebraico, obbligatorio dentro la Sinagoga), i quali, ad eccezione di Shaul di Tarso, non erano stati mandati dai gentili, quindi, è naturale che avessero scritto in questa lingua piuttosto che in greco. Gli Assiri sostengono di essere stati evangelizzati dagli Apostoli personalmente, e ciò ha riscontro sia storico che biblico – sappiamo che Shimon Kefa (Pietro) scrisse da Babilonia (1Shimon 5:13), che non era Roma, ma Babilonia; [...] Assiria era d’altronde il primo posto dove andare a riscattare le “pecore perdute della Casa di Israele”...
[...]
Molti brani dimostrano che il testo originale degli Evangeli non poteva essere il greco, perché il testo greco presenta degli errori clamorosi, frutto della mancanza di conoscenza del traduttore. Un esempio lo troviamo in Matteo 27:9-10, il quale attribuisce a Geremia una parola scritta in realtà da Zaccaria: (cfr. Zekharyah 11:12-13), oppure il discorso di Stefano in Atti 7:15-16, in cui dice che Yakov fu sepolto nel terreno che “Avraham aveva comprato dai figli di Hamor di Sichêm”, quando in realtà chi comprò lì un terreno fu Yakov e non Avraham (Genesi 33:18-19) e lì fu sepolto Yosef e non Yakov (Yehoshua/Giosuè 24:32), perché il terreno che comprò Avraham è vicino a Hevron e non a Shechem, e lo comprò da Efron l’Hittita (Genesi 23:16-17) e non da Hamor l’Heveo, e lì fu sepolto Yakov (Genesi 49:29-32; 50:12-13). ——

Dunque, ciò che dice Noiman sulla sovrapposizione di significati nuovi è certamente una verità. Lo stesso racconto della nascita virginale, la stella e i maghi zoroastriani che visitano Yeshùa appena nato — che non compare sui testi in aramaico assiri della Peshitta — profuma molto di paganesimo. Sembra davvero assurdo che lo scrittore ebreo di Matteo fosse interessato a riferire della visita di stregoni pagani, e sembra assurdo che degli stregoni pagani fossero interessati a viaggiare per visitare il messia degli ebrei. La nascita virginale, oltretutto, non rafforza affatto la messianicità di Yeshùa. Il fatto che nessun altro vangelo né gli apostoli facciano riferimento alla nascita virginale di Yeshùa, o ai maghi, o alla stella, è alquanto strano. Se questi episodi fossero stati aggiunti di sana pianta da redattori successivi, è lecito pensare che anche molti termini siano stati "aggiustati".

Al di là delle speculazioni sull'originalità o meno di parti del testo, tutto questo per spiegare come i vangeli debbano essere letti e studiati da una mente molto preparata per quanto concerne l'ebraismo, la tradizione e la Torah. Se si analizzano davvero a fondo le parole di Yeshùa alla luce della tradizione e della Torah, si scopre come fosse assai lontano dalla figura dipinta dal cristianesimo successivo. Dunque, termini riortati sui vangeli come "figlio di Dio" devono essere necessariamente intesi da una prospettiva ebraica.
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Gianni
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Re: Chi è Il Figlio di Dio ?

Messaggio da Gianni »

Noiman ha premesso a ciò che ha scritto che scriverlo è come scoprire l’acqua calda perché noi tutti, dice, abbiamo in qualche modo affrontato le differenze tra il pensiero ebraico e quello cristiano.
Mai come in queste parole di Noiman i termini “ebraico” e “cristiano” presentano il loro vero significato. Ebraico è il pensiero biblico, di tutta la Bibbia, anche – per chi l’accetta - della parte greca (che pure è pensata in ebraico). Cristiano è invece tutto ciò che ha a che fare con il cristianesimo, che è la religione sorta dalla chiesa ormai apostata del secondo-terzo secolo.
Ricordare che Yeshùa era ebreo e non cristiano è ben più di una sagace battuta.
Con ottima seppur sintetica analisi storica, Noiman dice una gran verità dicendo che i greci che non hanno avuto nessuna difficoltà ad accettare una figura divina molto simile a quella dei loro dei. Con greci possiamo intendere gli occidentali, compresi i romani. Il nostro stesso pensiero (italiano, europeo, americano; in una parola, occidentale) è derivato da quello greco. Il connubio tra cristianesimo e paganesimo si ebbe ad opera dell’imperatore Costantino. Ne venne fuori la Chiesa Cattolica.
Applaudo quindi a Noiman :YMAPPLAUSE:, e le sue parole sono la scoperta dell’acqua calda solo per i seri studiosi.

Sarà anche fuori argomento, ma forse no, ciò che ha scritto Antonio. Da parte mia aggiungo agli esempi da lui riportati un altro caso che mostra inequivocabilmente come dietro il testo greco c’era quello originale ebraico/aramaico.
Si legge in Gv 2:1,2: “Il terzo giorno ebbe luogo a Cana di Galilea una festa nuziale, e la madre di Gesù era là. Gesù e i suoi discepoli furono pure invitati alla festa nuziale” (TNM). Il greco ha τῇ ἡμέρᾳ τῇ τρίτῃ (te emèra te trìte); “nel giorno nel terzo”, letteralmente. “Nel terzo giorno” è certamente la traduzione giusta, ma di quale terzo giorno si tratta? L’evangelista non lo collega a nulla, non dice da quando conteggiarlo. Strano? No, perché si tratta del terzo giorno della settimana, il nostro martedì. Anche oggi, nell’ebraico moderno, si dice beyòm shlishì (ביום שלישי; “nel giorno terzo”) per indicare il nostro martedì. Il martedì è presso gli ebrei il giorno tradizionalmente indicato per le nozze. È più che evidente che il traduttore greco ha semplicemente tradotto alla lettera.
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