Luigi ha scritto: ↑domenica 1 maggio 2022, 12:49
Ap. 5, 11 Quindi vidi e udii la voce di molti angeli intorno al trono, agli esseri viventi e agli anziani; il loro numero era di miriadi di miriadi e di migliaia di migliaia, 12 che dicevano a gran voce: «Degno è l'Agnello, che è stato ucciso, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la benedizione». 13 Udii ancora ogni creatura che è nel cielo, sulla terra, sotto la terra e quelle che sono nel mare e tutte le cose contenute in essi, che diceva: «A colui che siede sul trono e all'Agnello siano la benedizione, l'onore, la gloria e la forza nei secoli dei secoli». 14 E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen!». E i ventiquattro anziani si prostrarono ed adorarono colui che vive nei secoli dei secoli.
Questo fa parte di uno scritto apocalittico e solo pochi possono riuscire a decifrare i simbolismi. Ciò che si può fare è analizzare i termini e fare considerazioni. Nulla di più.
13…..«A colui che siede sul trono e all'Agnello siano la benedizione, l'onore, la gloria e la forza nei secoli dei secoli»
Questo versetto, in questo caso, è preso per tentare di dimostrare la venerazione a Yeshùa (l’agnello). Benedizione, onore, gloria, forza a colui che siede sul trono (Dio) e all’agnello (Yeshùa). A parte il fatto che si parla in simbolismi occorre considerare tutti i termini.
Benedizione. Nella scrittura ha un significato molto più complesso da “dire bene”. In ebraico “Barak” (benedire) e Bàraka (benedizione). Se il soggetto è Dio, colui che benedice, allora questa azione può essere considerata un donare (vedi Genesi per esempio, 1:28, dove Dio dà la capacità di dominare e di moltiplicare). Quando è invece l’uomo a benedire, essendo che il termine ringraziare non esiste, benedire significa ringraziare. Ringraziare è il prendere consapevolezza del dono ricevuto. In oriente si usano 3 verbi per dire grazie: 1)
Allau – lodare : Allelu yah (lode a Dio); 2)
Barak – benedire, come scritto prima è un donare o un ringraziare da ciò che si è ricevuto; 3)
Taled – glorificare: un contesto che serve a comprendere il tipo di benedizione (per esempio in un contesto liturgico). Nella stessa benedizione eucaristica cattolica, si cita Gesù che benedice il pane e si rende grazie a Dio.
Onore. L’onore va reso a Dio nel senso del riconoscimento della sua potenza (Gs 7,19 ; 1Cr 16,28 ; Gv 9,24 ; At 12,23 ), ma viene reso anche tra uomini nel senso di rispetto (Rm 12:10), reputazione e dignità ((Gen 45,13 ). Il decalogo prescrive che si dia onore ai genitori (Es 20,12 ) e altrove esso viene prescritto nei confronti delle persone anziane (Lev 19,32 ), ai re (1Pt 2,17 ), alle vedove (1Tim 5,3 ), ai padroni (1Tim 6,1).
Gloria. In ebraico kabōd, riferito a Dio, implica forse l’idea di peso, ma evidenzia il modo di manifestarsi in tutto il suo splendore: il vedere (Es 16,7;33,18 ; Is 40,5 ) o l'apparire (Es 16,10 ; Dt 5,24 ; Is 60,1 ).
Forza. Si deve commentare?
Anche quest’altro:
14 E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen!». E i ventiquattro anziani si prostrarono ed adorarono colui che vive nei secoli dei secoli.
A parte il fatto che qui il soggetto è Dio, quasi tutti i termini ebraici e greci che si riferiscono all’adorazione si possono applicare anche ad atti di altro genere.
Prostrarsi ed adorare colui che vive nei secoli dei secoli.
Uno dei verbi ebraici che rendono l’idea di adorare (ʽavàdh) significa fondamentalmente “servire”. (Ge 14:4; 15:13; 29:15), ubbidire a tutti i comandamenti di Dio (Eso 19:5; De 30:15-20; Gsè 24:14, 15). Partecipare ad un atto di devozione in onore di qualunque altro dio significava abbandonare la vera adorazione (De 11:13-17; Gdc 3:6, 7). Un altro verbo ebraico che può significare adorare è hishtachawàh, che vuol dire basilarmente “inchinarsi” (Ge 18:2) o rendere omaggio (Ge 19:1, 2; 33:1-6; 37:9, 10), qui nel senso di atto di rispetto verso altra persona, espressione di adorazione in senso di riverenza e gratitudine a Dio e sottomissione alla sua volontà.
Il verbo hishtachawàh a volte ha relazione con sacrifici e preghiere. (Ge 22:5-7; 24:26, 27; Isa 44:17) Ciò indicherebbe che nel pregare o nell’offrire un sacrificio era abituale inchinarsi. Il verbo ebraico saghàdh (Isa 44:15, 17, 19; 46:6), equivalente aramaico che indica il “prostrarsi” ; di solito ha attinenza con l’adorazione (Da 3:5-7, 10-15, 18, 28), ma in Daniele 2:46 si riferisce all’omaggio che il re Nabucodonosor rese al profeta Daniele, prostrandosi davanti a lui.
Il verbo greco latrèuo (Lu 1:74; 2:37; 4:8; At 7:7) e il sostantivo latrèia (Gv 16:2; Ro 9:4) non danno semplicemente l’idea di rendere un servizio ordinario, mondano, ma un sacro servizio.
Il verbo greco proskynèo corrisponde esattamente all’ebraico hishtachawàh, poiché entrambi esprimono il pensiero di rendere omaggio e, a volte, adorazione. Il verbo proskynèo è usato a proposito di uno schiavo che rende omaggio a un re (Mt 18:26) e anche dell’atto in cambio del quale Satana offrì a Gesù tutti i regni del mondo e la loro gloria. (Mt 4:8, 9): se avesse reso omaggio al Diavolo, Gesù avrebbe in tal modo indicato di sottomettersi a Satana e ne sarebbe diventato il servitore. Altri termini greci relativi all’adorazione derivano da eusebèo, threskèuo e sèbomai. Il verbo eusebèo significa “rendere santa devozione” o “venerare, riverire (Atti 17:23). Dal verbo threskèuo deriva il sostantivo threskèia, che si riferisce a una “forma di adorazione”, vera o falsa. (At 26:5; Col 2:18).
Luigi e tutti coloro che utilizzano gli stessi metodi di esposizione dei passi, estrapolati dai vari contesti e messi tutti insieme, si rifiutano di approfondire i significati e di andare a fondo….
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB