questa è la legge ... ...
Inviato: venerdì 15 aprile 2016, 19:11
"Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti. (Mat 7:12 INR)
Traduzione dal testo greco:
Tutto quello di conseguenza che volete fosse fatto a voi dagli uomini così anche voi [dovete] fare lo stesso questo poiché è stabilito dai profeti
Questa possiamo affermare essere il senso, del più famoso sermone descritto nei vangeli.
Esistono altri richiami di questo modo di concepire da parte di Yeshùa in altre sezioni degli scritti greci:
Gesù gli disse: ""Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti". (Mat 22:37-40 INR)
Un richiamo forte ad una certa empatia che nei tempi passati e nelle scritture ebraiche si riscontra pochissime volte!!
Il senso compiuto della frase sembra dire:
Amare Dio (la divinità) ed il proprio prossimo è il senso compiuto e vero della legge divina che è scritta in ogni essere vivente:
Lo scriba gli disse: "Bene, Maestro! Tu hai detto secondo verità, che vi è un solo Dio e che all'infuori di lui non ce n'è alcun altro; e che amarlo con tutto il cuore, con tutto l'intelletto, con tutta la forza, e amare il prossimo come sé stesso, è molto più di tutti gli olocausti e i sacrifici". Gesù, vedendo che aveva risposto con intelligenza, gli disse: "Tu non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno osava più interrogarlo. (Mar 12:32-34 INR)
Lo scriba dice qualcosa di sensazionale! Che va controcorennte dal sistema religioso/ecclesiastico del suo tempo:
amare il prossimo come sé stesso, è molto più di tutti gli olocausti e i sacrifici".
Come rispose Yeshùa?
vedendo che aveva risposto con intelligenza, gli disse: "Tu non sei lontano dal regno di Dio"...
Sembrerebbe che Yeshùa avesse una concezione ben diversa da quella recepita dai conduttori del tempo e da quelli odierni …
tutto questo mi porta ad un pensiero:
Se nella concezione di Gesù, da quanto appreso il sacrificio alla divinità era obsoleto nei confronti dell'amore attraverso l'empatia. Come conciliare il dato di fatto riportato nei vangeli della sua crocefissione, recepita dalla maggioranza cristiana come sacrificio espiatorio gradito a dio?
Ha Dio veramente gradito la morte e così attraverso essa espiato chi crede attraverso Gesù?
Cioè attraverso il di suo sacrificio?
Personalmente non credo che dio abbia gradito “il sacrificio”. Questa è una concezione vecchia e comune alla maggioranza delle religioni a cui fa capo anche l'ebraismo.
Il concetto di placare l'ira divina attraverso una vittima sacrificale, rientra in quella ritualità grottesca e convenzionale a cui Gesù attraverso le sue parole combatteva.
E allora?
I casi fortuiti che hanno portato Gesù ad essere giustiziato non hanno nulla ache vedere con l'espiazione! Il sacrificio propiziatorio e cose simili …
Ciò che ritengo abbia fatto leva sulla divinità è il sentimento di Yeshùa …
Non il suo sacrificio, ma come egli ha sopportato e affrontato il tutto.
In barba a quello che gli uomini dicono e non fanno. Egli, diversamente ha mostrato concretamente di saper amare veramente il prossimo, mostrando alla divinità che era ed è veramente innamorato della divinità stessa e del suo prossimo.
L'empatia è la chiave della salvezza. L'empatia è il compimento della legge divina …
Si può professare di essere perfetti cristiani e rimanere imperfetti … Si possono osservare rituali sacrificali, festività, noviluni e precetti ivi descritti nei testi sacri...
Il vero senso del sacrificio di Yeshùa non è da ricercare nei rituali antichi che ridondano per il loro cruento obbiettivo che cerca di placare un dio furibondo...
Dio ama l'empatia e Yeshùa ha mostrato come dovremmo essere e non cosa dichiariamo d'essere.
Perfino chi ha scritto questi versi ha avuta una scintilla illuminante:
Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù … (Fil 2:5 INR)
La vera religione passa per il sentimento, ovvero il reale stato d'animo che l'essere vivente prova e non per l'auto convinzione che viene prodotta da una professione di fede!
Shalom (quella vera)
Traduzione dal testo greco:
Tutto quello di conseguenza che volete fosse fatto a voi dagli uomini così anche voi [dovete] fare lo stesso questo poiché è stabilito dai profeti
Questa possiamo affermare essere il senso, del più famoso sermone descritto nei vangeli.
Esistono altri richiami di questo modo di concepire da parte di Yeshùa in altre sezioni degli scritti greci:
Gesù gli disse: ""Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti". (Mat 22:37-40 INR)
Un richiamo forte ad una certa empatia che nei tempi passati e nelle scritture ebraiche si riscontra pochissime volte!!
Il senso compiuto della frase sembra dire:
Amare Dio (la divinità) ed il proprio prossimo è il senso compiuto e vero della legge divina che è scritta in ogni essere vivente:
Lo scriba gli disse: "Bene, Maestro! Tu hai detto secondo verità, che vi è un solo Dio e che all'infuori di lui non ce n'è alcun altro; e che amarlo con tutto il cuore, con tutto l'intelletto, con tutta la forza, e amare il prossimo come sé stesso, è molto più di tutti gli olocausti e i sacrifici". Gesù, vedendo che aveva risposto con intelligenza, gli disse: "Tu non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno osava più interrogarlo. (Mar 12:32-34 INR)
Lo scriba dice qualcosa di sensazionale! Che va controcorennte dal sistema religioso/ecclesiastico del suo tempo:
amare il prossimo come sé stesso, è molto più di tutti gli olocausti e i sacrifici".
Come rispose Yeshùa?
vedendo che aveva risposto con intelligenza, gli disse: "Tu non sei lontano dal regno di Dio"...
Sembrerebbe che Yeshùa avesse una concezione ben diversa da quella recepita dai conduttori del tempo e da quelli odierni …
tutto questo mi porta ad un pensiero:
Se nella concezione di Gesù, da quanto appreso il sacrificio alla divinità era obsoleto nei confronti dell'amore attraverso l'empatia. Come conciliare il dato di fatto riportato nei vangeli della sua crocefissione, recepita dalla maggioranza cristiana come sacrificio espiatorio gradito a dio?
Ha Dio veramente gradito la morte e così attraverso essa espiato chi crede attraverso Gesù?
Cioè attraverso il di suo sacrificio?
Personalmente non credo che dio abbia gradito “il sacrificio”. Questa è una concezione vecchia e comune alla maggioranza delle religioni a cui fa capo anche l'ebraismo.
Il concetto di placare l'ira divina attraverso una vittima sacrificale, rientra in quella ritualità grottesca e convenzionale a cui Gesù attraverso le sue parole combatteva.
E allora?
I casi fortuiti che hanno portato Gesù ad essere giustiziato non hanno nulla ache vedere con l'espiazione! Il sacrificio propiziatorio e cose simili …
Ciò che ritengo abbia fatto leva sulla divinità è il sentimento di Yeshùa …
Non il suo sacrificio, ma come egli ha sopportato e affrontato il tutto.
In barba a quello che gli uomini dicono e non fanno. Egli, diversamente ha mostrato concretamente di saper amare veramente il prossimo, mostrando alla divinità che era ed è veramente innamorato della divinità stessa e del suo prossimo.
L'empatia è la chiave della salvezza. L'empatia è il compimento della legge divina …
Si può professare di essere perfetti cristiani e rimanere imperfetti … Si possono osservare rituali sacrificali, festività, noviluni e precetti ivi descritti nei testi sacri...
Il vero senso del sacrificio di Yeshùa non è da ricercare nei rituali antichi che ridondano per il loro cruento obbiettivo che cerca di placare un dio furibondo...
Dio ama l'empatia e Yeshùa ha mostrato come dovremmo essere e non cosa dichiariamo d'essere.
Perfino chi ha scritto questi versi ha avuta una scintilla illuminante:
Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù … (Fil 2:5 INR)
La vera religione passa per il sentimento, ovvero il reale stato d'animo che l'essere vivente prova e non per l'auto convinzione che viene prodotta da una professione di fede!
Shalom (quella vera)