Ho potuto dare un’occhiata fugace ai numerosissimi interventi che mi hanno preceduto.
Espongo la mia posizione sulla tematica; è probabile che diverse mie argomentazioni siano state trattate in precedenza.
E’ mia opinione personale (ribadisco: personale) che la fede secondo cui Gesù sia HaShem, ed in generale il credo trinitario, non siano compatibili con il principio dell’unità di D-o insegnato dalla Torà:
“Ascolta o Israele: HaShem è il nostro D-o. HaShem è uno ( Deuteronomio 6:4)".
Tuttavia, non mi sognerei mai di equiparare la visione trinitaria di D-o ad una credenza pagana e quindi idolatrica, e ciò per la seguente ragione: il cristiano trinitario è pienamente convinto di adorare il D-o unico attraverso l’adorazione rivolta alle “persone” del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; la sua pertanto è una concezione monoteistica, quantomeno sul piano soggettivo. Il pagano invece crede nell’esistenza di più divinità e viepiù le adora, secondo una concezione idolatrica proprio in quanto soggettivamente politeistica: la differenza tra le due teologie mi sembra piuttosto netta.
Fatta questa doverosa premessa, ritengo che la questione prioritaria sia la seguente: i libri del Nuovo Testamento sostengono che Gesù sia D-o? La mia risposta, che ripeto è frutto della mia personale opinione, è : no.
Se andiamo a guardare gli scritti neotestamentari che presentano una cosiddetta “cristologia alta” (ammesso che una identificazione in tal senso sia corretta), troviamo precise affermazioni che vedono in Gesù un essere subordinato ad HaShem.
Cito a tal proposito solo alcuni esempi:
Vangelo secondo Giovanni
14:28 “Avete udito che vi ho detto: "Io me ne vado, e torno da voi"; se voi mi amaste, vi rallegrereste che io vada al Padre, perché il Padre è più grande di me.”
20:17 “Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli, e di' loro: "Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al D-o mio e D-o vostro"».
Paolo I Corinzi
8:6 “per noi vi è un solo D-o, il Padre dal quale sono tutte le cose e noi in lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose, e noi esistiamo per mezzo di lui.”
15:28 “Quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora anche il Figlio stesso sarà sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché D-o sia tutto in tutti.”
I predetti passi attestano, in modo a mio avviso molto chiaro, che non solo Gesù è ben distinto da D-o, ma che egli Gli è altresì subordinato .Occorre pertanto tenere ben presente queste asserzioni quando ci si imbatte in altri passi dei medesimi libri dai quali sembrerebbe evincersi la divinità di Gesù, applicando quella che nel Diritto è chiamata “interpretazione sistematica”, ovvero un approccio ermeneutico che si propone di cogliere il significato di un testo nel suo complesso e secondo un preciso collegamento tra un passo e l’altro , al fine di identificare la “ratio” generale del testo medesimo .
Il brano che più di tutti è citato per dimostrare come il NT sostenga la divinità di Gesù è probabilmente il prologo del Vangelo di Giovanni, lo stesso libro però che riporta le citate affermazioni di subordinazione di Gesù rispetto a D-o, il che a mio avviso impone una approfondita lettura delle espressioni “alte” usate dall’evangelista.
Leggiamo:
Nel principio era la Parola (Logos) e la Parola era presso D-o, e la Parola era D-o. 2 Ella era nel principio con D-o. 3 Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lei, e senza di lei nessuna delle cose fatte è stata fatta. 4 In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini (…).14 E la Parola si è si è fatta carne ed ha abitato fra di noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, come gloria dell'unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e di verità.
Tralasciando le speculazioni giudeo-ellenistiche, proprie ad esempio di Filone di Alessandria, sul Logos quale strumento divino di creazione, a me paiono evidenti i riferimenti biblici con quali l’evangelista si relaziona:
-La forza creatrice della parola di HaShem così come delineata nel racconto della creazione in Genesi, dove il venire ad esistenza delle componenti dell’universo è diretta conseguenza dell’evento “D-o disse”;
-La visione della Sapienza di D-o come realtà preesistente alla creazione dell’universo, magistralmente descritta in Proverbi 8:22-36:
22 L'Eterno mi possedette al principio della sua via, prima delle sue opere più antiche. 23 Fui stabilita dall'eternità, dal principio, prima che la terra fosse. 24 Fui prodotta quando non c'erano ancora gli abissi, quando non c'erano sorgenti rigurgitanti d'acqua. 25 Fui prodotta prima che le fondamenta dei monti fossero consolidate, prima delle colline, 26 quando non aveva ancora fatto né la terra né i campi né le prime zolle della terra. 27 Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sulla superficie dell'abisso, 28 quando rendeva stabili i cieli di sopra, quando rafforzava le fonti dell'abisso, 29 quando assegnava al mare il suo limite perché le acque non oltrepassassero il suo comando, quando stabiliva le fondamenta della terra, 30 io ero presso di lui come un architetto, ero ogni giorno la sua delizia, rallegrandomi ogni momento davanti a lui; 31 mi rallegravo nella parte abitabile del mondo e trovavo il mio diletto con i figli degli uomini. 32 Ora dunque, figli, ascoltatemi; beati quelli che osservano le mie vie! 33 Ascoltate l'ammaestramento e siate saggi, e non respingetelo! 34 Beato l'uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte e custodendo gli stipiti delle mie porte. 35 Poiché chi mi trova, trova la vita, e ottiene favore dall'Eterno. 36 Ma chi pecca contro di me, fa male a se stesso; tutti quelli che mi odiano amano la morte».
La tradizione ebraica è unanime nel ritenere che in questo brano la Sapienza Divina sia personificata in modo simbolico: non un’ipostasi di HaShem quindi, ma la descrizione di quello che potremmo definire, in termini umani, uno degli attributi di D-o: la Sua Sapienza. E’ molto interessante che nel verso 30 la Sapienza affermi di svolgere la funzione di “architetto” presso HaShem. Ed infatti, secondo la tradizione ebraica la Sapienza è da identificarsi con la Torà: L’Eterno ha creato la Torà prima di ogni altra cosa, e poi ha utilizzato la Torà medesima quale “progetto architettonico” per procedere alla creazione dell’universo; svariati Rav d’Israel , non solo del filone cabalistico, parlano infatti di preesistenza della Torà e della sua funzione nell’ambito della creazione dell’universo, ma secondo una simbologia che non conferisce alcuna natura autonoma alla Sapienza/Torà rispetto al Creatore. Ora, l’affermazione giovannea “la Parola era presso D-o, e la Parola era D-o” a me appare una riproposizione, in termini molto sintetici ma egualmente efficaci, della concezione biblica della Sapienza di HaShem espressa nel libro dei Proverbi. Può la Parola essere “presso D-o” e nello stesso tempo essere “D-o”? Direi di sì se qui intendiamo la Parola/Sapienza come un mero attributo di HaShem, non come una realtà che possa avere una sua specifica esistenza autonoma: altrimenti come mai l’evangelista esplicita che la Parola fosse “presso D-o”? Avrebbe semplicemente detto “la Parola era D-o”.
“Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lei, e senza di lei nessuna delle cose fatte è stata fatta “: la Parola/Sapienza appunto quale “progetto architettonico” del quale D-o si serve per creare tutto ciò che esiste nell’universo, come già spiegato in Proverbi 8:30
Quanto al successivo passaggio “e la Parola si è si è fatta carne ed ha abitato fra di noi”, a me pare che il testo veicoli l’idea secondo la quale la Sapienza di HaShem, che aveva già ispirato i profeti, sia pienamente discesa in Gesù, al quale D-o attribuisce la più elevata conoscenza della Volontà Divina; si tratta di un’immagine che io vedo molto simile, sul piano afferente al significato, alla narrazione sinottica della discesa su Gesù dello Spirito di D-o al momento del battesimo, che Luca definisce esplicitamente “Spirito Santo”, ossia in ebraico Ruach haQodesh, il quale nella tradizione ebraica non è una “persona” ma un attributo di HaShem, il quale si sostanzia nella ispirazione divina che si è posata su tutti i profeti, seppur con intensità diversa. Per l’evangelista Giovanni a mio avviso Gesù è “la Parola che si è fatta carne” perché è il Messia, il Sommo Profeta, ossia l’uomo sul quale è discesa nella sua interezza la Sapienza di HaShem, il massimo grado dell’ispirazione divina.
Avrei molto altro da dire ma purtroppo adesso mi manca il tempo.
Un caro saluto a tutti