Re: Israele e salvezza per Grazia
Inviato: martedì 27 novembre 2018, 18:04
Caro luigi, i molti passi che citi vanno analizzati per bene e nel loro contesto (anche geografico), lasciando parlare tutta la Scrittura nel suo insieme.
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Caro Gianni, anche analizzando più attentamente i passi riportati come scrivi,"specie Matteo 3...", resta di Fastto ,che il Battista predicava il ravvedimento a Gerusalemme e tutto Giuda , e ciò è inconfutabile.Caro luigi, i molti passi che citi vanno analizzati per bene e nel loro contesto (anche geografico), lasciando parlare tutta la Scrittura nel suo insieme.
L'era di pace, il profeta, il re davidico, sono tutte figure legate alla salvezza nel mondo a venire. Che sia un'epoca o un uomo, ciò che conta è cosa realizza. Salomone non è stato forse un Messia di Israele? E Davide? E la recente restituzione della terra agli ebrei non è forse un evento legato agli ultimi tempi? Tuttavia, il termine mashiach definisce un unto, un re o un sacerdote, o i patriarchi (Sl 105:15: 1Cr 16:22), non un periodo storico. Nella letteratura talmudica, il titolo di Melech haMoshiach è riservato al re Messia che redimerà Israele negli ultimi giorni. Yeshùa, e nessun altro, ha ricondotto a Dio molti che vivevano nelle tenebre, adempiendo le profezie sulla casa di Israele (non quelle su Giuda) dispersa tra le nazioni. Questa non è un'interpretazione, ma una verità storica. Come dicevo, non è un caso che abbia iniziato a predicare in Galilea, che i suoi discepoli e i 120 della Pentecoste fossero tutti galilei e che gli apostoli abbiano predicato in Giudea, in Samaria e tra le nazioni dove erano disperse le tribù perdute.Ma è la Bibbia stessa a presentare l'idea del redentore non da subito personificata, bensì come un'era di pace.
A me pare che in tutta la Scrittura ciò che è indispensabile per la salvezza è proprio “credere”; non solo nel Messia, ma nella Torah, nei profeti, in Mosè, e naturalmente in Hashem. Il dodicesimo principio di fede giudaica di Maimonide recita: “Credo con fede assoluta nella venuta del Messia e, anche se dovesse tardare, pur tuttavia attendo ogni giorno la sua venuta.”. Ora, se questo Messia è un uomo, è necessario “credere” in lui — nella sua messianicità — oppure no? In Mishne Torah Maimonide afferma che “chi non crede in lui o chi non attende la sua venuta, nega non solo i profeti, ma anche la Torà e Mosè il nostro Maestro”. Quando i giudei riconosceranno il Messia, dovranno necessariamente “credere” in lui, nella sua autorità e nel suo insegnamento, e obbedirgli, per far parte del mondo a venire. Ma cosa significa “credere” nel Messia, nel re o nel sacerdote? Un ebreo forse non “crede” in Moshe? O nella Torah? Non si tratta di adorazione idolatrica. Quando Yeshùa afferma che è necessario credere in lui per essere salvati, non si sta certo presentando come una divinità. Infatti, dice: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”, e “chi crede in me ha vita eterna”; dunque, giustapponendo questi due versetti, si capisce che “credere” in Yeshùa significa fare la volontà di Dio, ossia obbedire ai comandamenti. Allo stesso modo, per gli ebrei osservanti, è necessario credere nel re di Israele, in Mosè, nella Torah, etc., per avere la vita eterna, ossia parte nel mondo a venire.Per il Tanàch la non fede nella figura del Messia non è indispensabile per la "salvezza" (o posto nel mondo a venire), per il nuovo testamento invece sì
Al tempo di Davide esistevano ancora due regni da riunificare, ma al tempo di Yeshùa il regno di Israele era fisicamente scomparso per sempre. Il figlio di Davide viene per regnare, ma le due case devono essere riunite, altrimenti niente regno davidico (e come rigenerare un popolo ormai scomparso?). Yeshùa non dice mai di essere venuto per regnare su Giuda e Israele, ma solo “per le pecore perdute della casa di Israele”, ossia per ritrovarle, visto che erano disperse. Se dice questo, significa che non è venuto come Mashiach ben David, ti pare? Però, applica a se stesso Dn 7:13 come evento futuro, e i Vangeli lo presentano come figlio di Davide (giustamente mi citi i versetti), anche e soprattutto in virtù della risurrezione, dunque non resta che aspettare... Intanto, nell'arco di due millenni, io credo che le pecore siano state state raccolte e la raccolta continua...Ma qual è storicamente il regno ebraico per eccellenza secondo il Tanakh? Non è forse il Regno di Davide, che riuscì secondo le Scritture a riunificare i regni di Giuda ed Israele? E Gesù,figlio di Davide, non è chiamato a rinnovare questi antichi fasti?
Vedi Mimy, poni sempre le stesse e anche più domande ,non accettando le scritture, poichè non provi a confutarle e mi spiace.Luigi, quando e come Israele e Giuda hanno violato il patto? E cosa c'entra Gesù in tutto questo?
Quando Geremia scrive, il patto è già violato...