Caro Michele, ti rispondo prima a quanto chiedi in merito alla conoscenza di Dio da parte di Abraamo, per non mettere troppa carne al fuoco:
Abramo conobbe l' unico e vero Dio attraverso Gesù?
Ma siamo sicuri che Abraamo
conobbe Dio? E in che senso lo "conobbe"? O piuttosto
parlò con Dio? In Gn 17:1,2, Dio rinnova il Suo patto con Abramo: “Quando Abramo ebbe novantanove anni,
l'Eterno gli apparve e gli disse: «Io sono il Dio onnipotente; cammina alla mia presenza, e sii integro; e io stabilirò il mio patto fra me e te e ti moltiplicherò grandemente»”. Il testo dice che Dio "apparve" ad Abramo, ma è difficile pensare di poter leggere queste parole in senso letterale. Facendo ciò, dovremmo accettare anche l'idea che chi vide Yeshùa vide Dio in senso letterale, poiché egli afferma che “chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14:9); e questo è un errore che fanno molti. Ma poi dovremmo risolvere una
grande contraddizione leggendo il versetto di Gv 1:18, in cui si afferma che “
nessuno ha mai visto Dio”. E poi Giovanni spiega in che modo lo si può conoscere: attraverso Yeshúa, che lo ha rivelato. E, prima di lui, nessuno Lo aveva rivelato, né alcuno lo rivelerà di nuovo (il che sarebbe inutile), poiché esiste un solo Messia. Ora, con "nessuno", si intende proprio
nessuno. Bisogna chiedersi, dunque: che significa "conoscere", o "vedere" Dio, biblicamente parlando? Significa "comprendere per esperienza", "divenire partecipi" dell'essenza di ciò che si è conosciuto e compreso. In Gv 14:9 Yeshùa stesso ci fa capire bene il significato del termine "conoscere": “Da tanto tempo io sono con voi e tu non mi hai ancora conosciuto, Filippo?”. Se Filippo passò tanto tempo con lui è ovvio che lo conoscesse
nel senso che diamo noi al termine; ma, evidentemente, non lo conosceva
nel senso che il termine assume nella Bibbia.
In Gn 18:1-3 leggiamo (nota il grassetto): “
L'Eterno apparve ad Abrahamo alle querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda durante il caldo del giorno. Abrahamo alzò gli occhi ed ecco,
tre uomini stavano in piedi accanto a lui. Appena
li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda, si prostrò fino a terra e disse: «
Signor mio...»”. Ora osserva: Dio appare ad Abraamo ma lui vede tre uomini, e si rivolge a loro come se parlasse ad uno solo. La manifestazione di tre angeli, in questo caso,
rappresenta la presenza di Dio, e quindi Abramo parla a Dio, ma tramite loro,
come chi ascolta il profeta ascolta Dio, ma tramite l'uomo ispirato che reca il messaggio.
Prendiamo anche l'esempio di Mosè sul monte. La Bibbia afferma: “Poi Mosè
salì verso Dio; e l'Eterno lo chiamò dal monte, dicendo” (Es 19:3). E in Es 19:18, leggiamo: “Or il monte Sinai era tutto fumante, perché
l'Eterno era disceso su di esso nel fuoco”. Ad una prima lettura, se leggiamo col nostro modo di pensare occidentale, sembrerebbe che Dio fosse disceso
letteralmente sul monte, e che, quindi, Mosè lo avesse visto direttamente. Se andiamo un po' indietro, però, possiamo vedere come, in realtà, Mosè fosse venuto in contatto con una
manifestazione di Dio, non con Dio stesso: “E
l'Angelo dell'Eterno gli apparve in una fiamma di fuoco, di mezzo a un roveto” (Es 3:2).
Quindi, molti uomini hanno parlato con Dio, ma nessuno lo ha mai visto. Neppure Yeshùa, infatti non lo ha "visto", ma lo ha "rivelato". Questi concetti sono molto difficili da assimilare, ma sono molto imortanti al fine della comprensione del testo biblico.
Mi fa piacere riparlare con te.