Antonio,
Il giudaismo spiega che
Adamo, Noè, Abraamo, Isacco e Giacobbe conoscevano la Torah prima che fosse scritta. In Gn 7:2, Dio dice a Noè: “Prendi con te sette coppie di tutti gli animali non impuri: sette maschi e sette femmine.”. Il testo non specifica quali fossero gli animali puri (tahor) e quelli impuri, il che
implica che Noè sapesse distinguerli, nonostante la Torah scritta non esistesse ancora. Secondo il pensiero ebraico, Mosè fu addirittura capace di “vedere” la Torah nella sua interezza prima di scriverla. Cos'era, quindi, la Torah, prima che fosse data all'uomo? La Torah è la
sapienza di Dio, come Lui considera se stesso, noi e il Suo mondo. La Torah contiene la sapienza con la quale Egli crea il mondo e lo regola.
Per fare un esempio pratico, possiamo citare il modus operandi di
Wolfgang Amadeus Mozart nel comporre musica: prima di scrivere note nero su bianco, il compositore “contiene” già nella sua testa l'opera completa, la sua struttura e il suo contenuto espressivo; l'opera che il compositore si appresta a scrivere preesiste già nella sua mente prima di essere scritta. Le note, quindi, già “esistono” nella sua mente ma “vengono ad esistere” nel momento in cui sono scritte sul pentagramma.
La Torah non è soltanto la conoscenza e la sapienza di Dio, ma anche
la Sua volontà e il Suo intimo desiderio. Essa preesiste in Dio prima della creazione e si concretizza con lo scorrere del tempo e nel momento prestabilito (la “pienezza dei tempi”), fino al raggiungimento dello scopo prefissato. Stessa cosa vale per il Messia, il dono attraverso il quale Dio si rivela all'uomo e l'uomo viene redento.
Il concetto della preesistenza è discusso innanzitutto nel Talmud e nel Midrash:
“Sette cose furono create prima che il mondo fosse: la Torah, il pentimento, il Giardino dell'Eden (ie. Paradiso), Gehinnom, il Trono della Gloria, il Tempio, e il nome del Messia” - (Pes. 54a).
“Il Re Messia nacque fin dall'inizio della creazione del mondo, perché è entrato nella mente (di Dio), prima ancora della creazione del mondo.” - (Pesiqta Rab. 152B)
Secondo il pensiero ebraico, dunque, il Messia esisteva prima della creazione, ma
non in senso letterale e fisico; come la Torah stessa, o il Tempio e il Giardino dell'Eden, il Messia entra a far parte della “mente” di Dio (se Dio può avere una mente), ossia del Suo piano per l'essere umano a venire, già prima della creazione. Questo fatto mette in evidenza una cosa notevole:
lo scopo finale della creazione del mondo, ossia l'Era Messianica e la redenzione dell'uomo, è stabilito sin dall'inizio. Il mondo viene ad esistere in funzione del Messia, tutto è stato creato “tramite” il Messia, cioè con “in mente” il Messia. Stiamo parlando dell'onniscienza e della preconoscenza di Dio, della preesistenza in Lui di tutte le cose prima che esse “vengano ad esistere”.
La certezza del piano di Dio rende il “pensiero” come già avvenuto, reale; il piano divino è così inevitabile che “esiste” nonostante la sua “non-esistenza” nel mondo materiale.
Questi sono concetti del pensiero ebraico molto profondi ed importanti, senza la comprensione dei quali è difficile capire appieno il messaggio scritturale.
Tutte le cose, quindi, esistono in Dio, nel Suo piano, sin dall'inizio e “vengono ad esistere” nel mondo reale nel momento opportuno, secondo la Sua volontà. Nella Lettera ai Romani (4:17), leggiamo:
“Egli [Abramo] è nostro padre dinanzi a Dio, perché ha creduto in colui che fa rivivere i morti e chiama all'esistenza le cose che ancora non esistono.” (TILC)
καὶ καλοῦντος τὰ µὴ ὄντα ὡς ὄντα.
La traduzione letterale del versetto è
“chiama le cose che non esistono come esistenti”. Paolo, ebreo di nascita e “fariseo figlio di farisei” (Atti 23:6), rivela e spiega in due parole il concetto della preesistenza: Dio chiama all'esistenza ciò che ancora non esiste fisicamente ma preesiste nel Suo piano; infatti, Paolo non dice che “Dio crea”, ma che “chiama esistenti” cose che non esistono ancora.
Il Messia è la parola vivente che rivela Dio (Gv 1:18) e incarna la volontà di Dio e la Sua potenza. Possiamo, dunque, affermare quanto segue:
dire che il Cristo preesiste da prima della creazione è biblicamente corretto, poiché il suo ruolo è fissato nel piano divino da sempre e poiché Dio crea il mondo in funzione del Messia;
dire che il Cristo pre-esiste letteralmente da prima della creazione è biblicamente sbagliato, poiché il concetto di pre-esistenza non appartiene alla Scrittura e poiché il suo ruolo viene espletato nella pienezza dei tempi, nel momento in cui Dio “lo chiama ad esistere”, ed è incarnato dall'uomo Yeshua. Egli esiste da sempre nel piano di Dio ma “viene ad esistere” con la nascita di Yeshua.
Vediamo, quindi, come il Cristo e Yeshua, pur essendo la stessa cosa,
si distinguano essenzialmente. Il Cristo (Messia) è il
dono tramite il quale l'uomo viene riscattato dal peccato e dalla condanna a morte (derivante dalla caduta adamica), che preesiste nel piano di Dio sin da prima della creazione. Yeshua, essendo il Cristo annunciato dai profeti, è
l'uomo scelto da Dio per incarnare il dono del Messia (“il tuo santo servo Gesù, che tu hai scelto come Messia” - At 4:27). Yeshua, scelto da Dio, generato dallo spirito, nasce da ventre di donna per incarnare il Messia, che preesiste da sempre nella mente di Dio, e per espletare il piano divino preesistente sin dall'inizio; tramite l'uomo Yeshua, il mondo riceve il dono del Messia, come stabilito da Dio sin dall'alba dei tempi.
“Egli [il Cristo, il Messia] fu preconosciuto prima della fondazione del mondo, ma fu manifestato alla fine dei tempi a motivo di voi
" - 1Pt 1:20 TNM
Ecco in che senso è il Messia a "scendere dal cielo", non l'uomo Yeshua. Spero possa averti chiarito i tuoi dubbi.