Yeshua ... Il secondo Adamo

Speculator3
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Re: Yeshua ... Il secondo Adamo

Messaggio da Speculator3 »

La profezia delle settanta settimane di Daniele è molto importante perché viene citata in Matteo 24 15 o 16 come direttamente collegata al tempo della fine.
Esiste un esiste nel forum una discussione su tale profezia.
Margo27@live.it
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Re: Yeshua ... Il secondo Adamo

Messaggio da Margo27@live.it »

Bisogna inquadrare tutto il contesto di Matteo 24. Matteo, Luca e Marco, riportano la distruzione di Gerusalemme profetizzata da Yeshua. I discepoli contemplando estasiati, la magnifica città di Gerusalemme. Il tempio, orgoglio nazionale di chi non ha altre armi che la fede, avevano additato al maestro le imponenti costruzioni, come per renderlo partecipe della loro esaltazione; ma Yeshua aveva spento i loro entusiasmi, quelli terreni con la speranza che se ne accendessero di immortali: «Vedete tutto questo? Vi assicuro che non rimarrà una sola pietra sul altra. Tutto sarà distrutto». I discepoli ansiosi domandarono: «Dicci quando avverranno queste cose?». E poi aggiunsero: «E quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell’età presente?». E Yeshua profetizza: "“Guardate che nessuno vi seduca. Poiché molti verranno nel mio nome, dicendo: «Io sono il Cristo. E ne sedurranno molti. Voi udrete parlare di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, infatti bisogna che [tutto] questo avvenga, ma non sarà ancora la fine. Perché insorgerà nazione contro nazione e regno contro regno; ci saranno carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo non sarà che principio di dolori. Allora vi abbandoneranno all’oppressione e vi uccideranno e sarete odiati da tutte le genti a motivo del mio nome. Allora molti si svieranno, si tradiranno e si odieranno a vicenda. Molti falsi profeti sorgeranno e sedurranno molti. Poiché l’iniquità aumenterà, l’amore dei più si raffredderà. Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato. E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine. Quando dunque vedrete l’abominazione della desolazione, della quale ha parlato il profeta Daniele, posta in luogo santo (chi legge faccia attenzione), allora quelli che saranno nella Giudea, fuggano ai monti; chi sarà sulla terrazza non scenda per prendere quello che è in casa sua; e chi sarà nel campo non torni indietro per prendere la sua veste. Guai alle donne che saranno incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni. Pregate che la vostra fuga non avvenga d’inverno né di sabato; perché allora vi sarà una grande tribolazione, quale non v’è stata dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. Se quei giorni non fossero stati abbreviati, nessuno scamperebbe; ma, a motivo degli eletti, quei giorni saranno abbreviati. Allora, se qualcuno vi dice: «Il Cristo è qui”, oppure: “È là”, non lo credete; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, e faranno grandi segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti. Ecco ve l’ho predetto. Se dunque vi dicono: “Eccolo, è nel deserto”, non v’andate; “Eccolo, è nelle stanze interne”, non lo credete; infatti, come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo»”. Alcuni teologi vedono in questa profezia un doppio avvenimento. La Bibbia di Gerusalemme conferma la sovrapposizione della rovina di Gerusalemme con la fine del mondo e afferma: "Esprime… una verità teologica perché se i due avvenimenti sono cronologicamente distinti, hanno però tra loro un legame essenziale, essendo il primo il prodomo e la prefigurazione del secondo". Il teologo Billot si esprime in termini simili: "Questo passo [Mt. 24:1-3, N.d.R.] è estremamente importante… perché separa nella profezia, con un intervallo di tempo nettamente dichiarato, le due catastrofi che i discepoli nella loro domanda avevano mescolato e confuso insieme”. Argomenta il Fabre d’Envieu: "La rovina di Gerusalemme era considerata, nel discorso del divino Maestro, come un’immagine profetica del giudizio ultimo e universale che tuttavia doveva realizzarsi solo dopo i tempi dei Gentili". Vi sono anche teologi che non ritengono sostenibile questo accostamento tra le parole di Yeshua dell’anno 30 d.C., con un adempimento di esse alla fine dei tempi. Tornando al brano di Matteo 24 sorge una domanda. Per quale motivo i discepoli accostano i due eventi? “Quale sarà il segno della tua venuta? E della fine dell’età presente?” Personalmente penso che i discepoli credevano che la fine della gloria di Israele sarebbe coincisa con la fine del mondo. Tornando al brano su citato, verifichiamo gli avvenimenti storici del I secolo, profetizzati da Yeshua. Matteo 24:3,4 Gli storici ci informano che durante il primo secolo dell’era cristiana, almeno una sessantina di individui rivendicarono il titolo di messia. Anche il libro biblico degli Atti Apostoli menziona alcuni di questi “seduttori”: un certo Teuda, a capo di 400 uomini che fu poi ucciso e un certo Giuda il Galileo che «si trascinò dietro della gente»38. Al capitolo otto dello stesso libro si fa menzione di Simone, un uomo molto popolare che «esercitava le arti magiche e stupiva la gente»39. Anche l’apostolo Paolo nelle sue epistole ai Corinzi 11:13-15; ai Tessalonicesi 2:8-10; ai Galati 1:6-9, parla di molti seduttori. Pietro (2Pt 2:1-6) nella sua seconda lettera lancia un monito contro i falsi maestri. Matteo 24:23-26 Giuseppe Flavio, storico ebreo e comandante militare dei giudei durante la guerra contro i romani del 66-74 d.C. (37 – 100 d.C. circa), conferma le predizioni del Cristo, raccontando che sorsero: "“Individui falsi e bugiardi, fingendo di essere ispirati da Dio e macchinando disordini e rivoluzioni, spingevano il popolo al fanatismo religioso e lo conducevano nel deserto promettendo che ivi Dio avrebbe mostrato loro segni premonitori della liberazione… Ma guai ancora maggiori attirò sui giudei il falso profeta egiziano. Arrivò infatti nel paese un ciarlatano che, guadagnandosi la fama di profeta, raccolse una turba di circa tremila individui che s’erano lasciati abbindolare da lui, li guidò dal deserto al monte detto degli ulivi e di lì si preparava a piombare in forze su Gerusalemme, a battere la guarnigione romana e a farsi signore del popolo con l’aiuto dei suoi seguaci in armi". Durante la guerra romano-giudaica i giudei, convinti dagli zeloti, si asserragliarono all’interno delle mura di Gerusalemme, dove subirono l’annunciata sconfitta (G.Flavio ne da testimonianza). Matteo 24:6,7 Gli storici sono concordi nel riconoscere il I secolo d.C. come un lungo periodo di agitazioni e sconvolgimenti sociali e politici; l’intero Impero Romano era in sommovimento. A metà degli anni 60, in Giudea scoppiarono veramente una serie di sanguinosi conflitti. Ma non solo in Giudea. In Italia, morto Nerone, si ebbero sommosse ugualmente violente a causa dei contendenti al trono imperiale. Abbiamo notizie sicure riguardo questo periodo storico proprio grazie a Giuseppe Flavio, il quale aveva anche ricoperto gli incarichi di legato del Sinedrio di Gerusalemme e di governatore della Galilea. Deportato a Roma decise di fare il collaborazionista e divenne addirittura il protetto dell’imperatore Vespasiano dal quale ricevette il nome della stessa famiglia imperiale dei Flavii. Scrisse due opere fondamentali per la ricerca storica: Antichità Giudaiche, in cui racconta la storia degli ebrei dall’origine fino alla guerra giudaica del 66 d.C., e Guerra giudaica, ove racconta tutti gli episodi della rivolta giudaica contro i romani, sino alla distruzione del tempio di Gerusalemme nel 70 d.C. Dalla sua penna sono state annotate tutte le guerre che hanno sconvolto il mondo di allora, dopo la profezia di Yeshua. Nel 66 d.C., i Giudei si rivoltarono contro il governatore Gessio Floro, che li aveva provocati. Una guarnigione romana venne massacrata, e altre truppe romane furono sconfitte in Siria. Roma inviò dei contingenti in Palestina per cercare di sedare le numerose rivolte. Vespasiano, appena eletto imperatore (69 d.C.), incaricò suo figlio Tito, a sua volta futuro imperatore, di occuparsi dell’assedio di Gerusalemme. Nel giro di un anno l’operazione militare è portata a termine e Gerusalemme cadrà. Termina così la prima guerra giudaica. Prima di questo terribile evento per la nazione giudaica, i tempi intercorsi tra la profezia di Yeshua sulle guerre e la caduta di Gerusalemme, furono funestati da tutta una serie di conflitti e sommovimenti, anche fratricidi: giudei contro samaritani, giudei di Persia contro i gentili del luogo, giudei contro gli abitanti di Cesarea; in Babilonia furono massacrati circa 50.000 giudei, e un numero pari perse la vita nelle città assire. Questo spaccato storico è raccontato da Giuseppe Flavio nella sua opera Guerra Giudaica. Come avviene in questi casi, la faida diventa inarrestabile e “non fu peraltro minore la strage di Giudei fatta dai Siri, i quali trucidarono anch’essi il nucleo giudaico residente nelle loro città… Tutta la Siria divenne teatro di orribili sconvolgimenti” (II, 18:2). Le armi comunque non si rivolsero soltanto contro gli stranieri, ma anche contro i propri fratelli in un continuo massacro che vedeva affrontarsi Giudei contro Giudei, ad esempio nel tristemente famoso eccidio di Scitopoli (II, 18:3) dove ebrei combatterono contro ebrei e dove gli uccisi furono più di diecimila. Anche lo storico e senatore romano Tacito (56-120), raccontando le vicende di quegli anni così si esprime: “Quell’anno [il 65 d.C., N.d.R.] fu funestato da tanti delitti”, e pensando all’eccezionalità dell’evento, ritenne che ci fosse stato pure un intervento divino a sottolinearne la gravità: “Gli dei vollero segnalarlo anche per procelle e malattie” (Annali, Libro XVI,13). Tumulti si ebbero anche ad Alessandria, fra gli abitanti di origine greca e quelli di origine giudaica; anche qui dovette intervenire l’esercito romano per arginare la rivolta dei giudei contro i primi. Giuseppe Flavio ci informa che “i Romani… non ebbero pietà dei bambini, né vergogna per i vecchi, ma uccisero tutti senza distinzione d’età, sì che tutto il quartiere fu inondato di sangue e si ammonticchiavano cinquantamila cadaveri” (Guerra Giudaica, II, 18:8), poi, lo stesso Flavio aggiunge che vi furono “conflitti anche altrove”. Quattro imperatori romani morirono di morte violenta nello spazio di appena 18 mesi. Dopo Nerone, morto suicida nel 68; si avvicendarono al trono altri tre generali, proclamati imperatori dalle loro proprie truppe. A Nerone successe Galba, che venne poi trucidato dai suoi stessi commilitoni, e Svetonio riporta che “fu sgozzato presso il lago di Curzio. E lì rimase, così com’era, finché un fantaccino… gli tagliò la testa” (Vita dei Cesari. Galba, Libro VII,20). Il suo posto fu preso da Otone, che regnò per 95 giorni, al termine dei quali si suicidò con una pugnalata al petto; lasciando così il posto a Vitellio che fu imperatore dal 16 aprile al 22 dicembre del 69. Anche lui fu soppresso dai suoi precedenti acclamatori: “… con le mani legate dietro la schiena e un laccio passato attorno al collo, fu trascinato verso il foro… Fu finito presso le Gemonie, dopo esser stato scarnificato da mille piccoli tagli; e da lì con un uncino fu trascinato nel Tevere” (Svetonio, Vitellio, Libro VII, 17). Gli storici definiscono il 69 “l’anno dei quattro imperatori”. Régis Martin, uno studioso contemporaneo, esaminando minuziosamente il periodo storico in questione, ammette che complessivamente: “Ne risulta un’immagine di profondo disordine” (I dodici Cesari, p. 60). Da quei rivolgimenti sorsero le fazioni e le guerre violente e sanguinose di cui abbiamo già parlato. Ma Yeshua aveva anche minuziosamente aggiunto che oltre al sentir “parlare di guerre”, i discepoli avrebbero inteso anche “rumori di guerre” (Mt. 24:6); ossia annunci di guerre. Annunci che puntualmente fecero gli imperatori Caligola, Claudio e Nerone, minacciando ripetutamente di inviare i loro eserciti a reprimere le sedizioni. Ma nessuna iniziativa fu presa realmente, e tutto venne lasciato cadere nel vuoto, creando solo “rumore”. Appunto: “Guerre e rumori di guerre”. Matteo 24:2 Non fu soltanto un “rumore” invece la guerra che mise fine alla prima rivolta giudaica: quella dell’anno 70 d.C. Ai discepoli che orgogliosamente mostravano a Yeshua gli stupendi edifici di Gerusalemme, principalmente il tempio, il maestro rispose: “Le vedete tutte queste cose? Io vi dico in verità: Non sarà lasciata qui pietra sopra pietra, che non sia diroccata”. Il tempio che Yeshua aveva davanti agli occhi era stato ricostruito nel 51 a.C., simile a quello di Salomone, innalzato nel decimo secolo a.C., che a sua volta venne distrutto nel 586 a.C., a opera delle armate babilonesi del re Nabucodonosor. Sempre Giuseppe Flavio racconta, con dovizia di particolari, ciò che fecero i romani quando, guidati da Tito, giunsero a Gerusalemme nell’anno 70 per mettere fine alla sedizione, iniziata quattro anni prima (G. Flavio ne da testimonianza in Guerra Giudaica). Si adempiva così quanto predetto da Yeshua cfr. Luca 19:43,44. Giuseppe Flavio, è testimone degli episodi cruenti che caratterizzarono l’assedio di Gerusalemme. In Guerra Giudaica lo storico ebreo racconta le scene drammatiche causate dalla fame a cui sono stati costretti gli assediati. Pur tuttavia, nella tragedia, chi ha avuto l’accortezza di ascoltare le parole di Yeshua, si è salvato: “Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti” aveva detto Yeshua annunciando la catastrofe incombente sulla città “allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti, e quelli che sono in città se ne allontanino” (Lc. 21:20,21). La cosa avvenne proprio nel momento della distruzione di Gerusalemme. Molti avevano ascoltato le parole del Cristo e lo avevano seguito sulle strade della Palestina. Quando, quarant’anni dopo, alcuni di loro, di fronte al pericolo, si ricordarono delle sue parole, ebbero salva la vita. Infatti la storia ci dice che, proprio grazie a questo “esodo”, quei credenti fondarono una delle prime comunità giudeo-cristiane a Pella, nella Perea, oltre il Giordano. Gli ebrei, dopo altre scaramucce, in un ultimo tentativo di difesa, finirono per asserragliarsi all’interno dell’area del tempio. Tito, prima del successivo attacco, aveva scelto di risparmiare almeno il tempio della città. Per questo motivo si era deciso a rivolgere un ultimo invito ai capi della rivolta perché quel luogo non fosse contaminato da altro sangue umano. Lo stesso Giuseppe Flavio si fece avanti per esortare gli ebrei ad arrendersi, salvarsi la vita e risparmiare l’edificio sacro dalla distruzione: venne respinto da una pioggia di frecce. Al termine di una stancante giornata Tito si ritirò nella sua tenda per riposare, ma gli ebrei caparbi tentarono un attacco contro il campo romano. Nella furiosa lotta che seguì, un soldato romano gettò una torcia accesa attraverso un’apertura del portico, e le stanze del complesso templare, rivestite di legno di cedro, presero immediatamente fuoco. I soldati romani fecero strage di uomini, e continuarono ad accendere incendi fin quando l’intero edificio divenne un’immensa torcia e le sue mura, come quelle di ogni edificio d’intorno, crollarono. È per questo motivo che per gli ebrei contemporanei il 9 di Tisha Be Av, è un giorno di lutto e di digiuno poiché, come fatto notare da Giuseppe Flavio, ricorda la distruzione del tempio di Salomone, nel 586 a.C. a opera dei babilonesi; la distruzione dello stesso, ricostruito, a opera di Tito nel 70 d.C.; la seconda rivolta giudaica, guidata da Bar Kokhba nel 135 d.C., soppressa nel sangue dai romani nella stessa data. Giuseppe Flavio, restando sospeso tra l’incredulo e l’affermativo, afferma che i templi degli Israeliti sono crollati, quasi in maniera inverosimile, in una data precisa e ricorrente. Nel mese di agosto del 1967 (probabilmente non una coincidenza nella scelta del mese), poco dopo la Guerra dei sei giorni, Rabbi Shlomo Gore, divenuto in seguito Rabbino Capo dello stato di Israele, guidò un gruppo di una cinquantina di Ebrei sul Monte del Tempio. Tenne un servizio liturgico di preghiera nella zona del tempio, entrando in conflitto con le guardie musulmane e la polizia israeliana. Lo scopo? Sempre lo stesso: ricostruire il tempio. Quel tempio, del quale Yeshua annunciò la rovina, si è cercato di ricostruirlo più volte, nel corso dei secoli. Invano. Già l’imperatore Adriano (117-138) concesse agli ebrei il permesso di ricostruire l’edificio di culto, ma poi cambiò idea. Si interessò alla sua costruzione anche Flavio Claudio Giuliano (361-363), detto l’Apostata. Costui odiava i cristiani ma non i giudei, che riteneva secondi solo ai greci nella sua personale gerarchia delle religioni pure. Alcuni storici sostengono che Giuliano avesse in mente di ricostruire il tempio ebraico distrutto da Tito, con la decisa intenzione di annullare la profezia di Yeshua e screditarlo. Grattacapi, comunque, ne ebbe anche sul fronte della religione ebraica a causa di uno dei rabbini più influenti del suo tempo, Rabbi Hilkiak, il quale rifiutò il denaro dell’imperatore, sostenendo che i pagani non dovevano avere alcun ruolo nella costruzione delle cose sacre degli ebrei. Comunque sia, Giuliano iniziò ugualmente i lavori affidandoli ad Alipio, suo uomo di fiducia e governatore della Britannia. Nel 610 l’impero Sasanide cacciò dal Medio Oriente i bizantini e agli ebrei fu concesso di ripristinare i sacrifici che una volta venivano fatti nel tempio; ma in seguito furono i cristiani a demolire quel poco che gli ebrei avevano ricostruito. Matteo 24:7,8 Tacito, Svetonio, Eusebio e lo stesso Giuseppe Flavio ci informano che una serie di epidemie e di terremoti sono scoppiati nel periodo di tempo intercorso tra il sermone profetico di Yeshua e la distruzione di Gerusalemme. Anche se carestie, epidemie e fame hanno costellato la storia dell’umanità, nel periodo immediatamente seguente alla visione di Yeshua, e in concomitanza con tutti gli altri segni, scoppiò la famosa carestia al tempo di Claudio (41-54 d.C.) a cui fa cenno il libro degli Atti degli Apostoli: “In quei giorni alcuni profeti scesero da Gerusalemme ad Antiochia. E uno di loro, di nome Agabo, alzatosi, predisse mediante lo Spirito che ci sarebbe stata una grande carestia su tutta la terra: la si ebbe infatti durante l’impero di Claudio” (At. 11:27). Giuseppe Flavio accenna a tale carestia nelle sue Antichità Giudaiche: “Fu sotto l’amministrazione (di Tiberio Alessandro) che in Giudea avvenne una grave carestia” (XX, 49-53; XX,101). Anche Tacito nei suoi Annali ne da testimonianza. Una carestia si ebbe pure durante il regno di Nerone (54-68 d.C.) e precisamente nel 65. Si ebbero carestie a Roma, in Egitto, in Grecia e in Palestina. Un’altra terribile carestia scoppiò negli anni 166-167 (ma pare che avesse avuto inizio già dal 161), sotto il regno di Marco Aurelio (161-180 d.C.) e si protrasse fino al 192. Si diffuse dopo che l’esercito di Roma, i cui soldati si infettarono nel corso delle campagne militari contro i Parti, tornò in patria provocando una vera e propria pandemia per la quale morirono dai cinque ai venti milioni di persone. Probabilmente in quell’occasione perse la vita anche l’imperatore Lucio Vero, morto nel 169. Lo storico romano Ammiano Marcellino (332-400 d.C. circa) afferma che la peste dilagò sino alle zone bagnate dal fiume Reno e nella Gallia. Cipriano di Cartagine (210-258) fu testimone di una successiva pestilenza che scoppiò nel 251. Causò, solo a Roma, la morte di circa 5.000 persone al giorno e colpì tutta l’Europa meridionale e parte dell’Africa. Scavi moderni effettuati nel complesso funerario di Harwa e Akhimenru, in Egitto, hanno potuto confermare la violenza devastante dell’epidemia (probabilmente vaiolo), testimoniata dai resti umani e da una varietà di oggetti tutti ricoperti di calce, un materiale che nell’antichità veniva usato per sterilizzare luoghi infetti. Poco lontano dal cimitero sono state scoperte delle fornaci che servivano proprio per la preparazione della calce. Gli archeologi si sono detti convinti che le sepolture scoperte nell’area di Luxor fossero una sorta di fossa comune allestita per far fronte a una epidemia. Dopo questo periodo cruciale per la storia delle epidemie, tutte concentrate nel lasso di tempo indicato da Cristo, dobbiamo attendere molti anni prima che ne scoppiasse una di un certo rilievo. Si deve aspettare la famosa peste del 442 d.C. che dalla Gallia si propagò in quasi tutto il mondo romano. Per quanto riguarda i terremoti, sappiamo che nel periodo successivo al vaticino di Cristo e prima della distruzione di Gerusalemme, gli storici registrano almeno otto sismi rilevanti: a Creta nel 46 (anche se non tutti gli studiosi sono in accordo sulla data) registrato come un sisma che “squassa tutta Creta”; a Roma nel 51, fedelmente riportato da Tacito; nella Frigia nel 53; in Campania nel 58; a Laodicea nel 61. Sempre nel 61 d.C. un forte terremoto causò grande distruzione ancora in Frigia, nell’Asia Minore, e nel 62 un altro sisma distrusse per metà la città di Pompei. La serie si concluse nel 67 proprio in Palestina, poco prima della caduta di Gerusalemme. Tutto quello che abbiamo detto non ha nulla a che vedere con la fine del mondo. Gesù stesso aveva infatti avvertito “…bisogna che questo avvenga, ma non sarà ancora la fine”. E aveva avuto cura di sottolineare: “Tutto questo non sarà che principio di dolori”. Se questo è solo il principio, come sarà la fine? Yeshua dice di quel tempo: “Perché allora vi sarà una grande tribolazione, quale non v’è stata dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà” (Matteo 24:21). Cristo, parlando ai discepoli, si rifà direttamente al profeta Daniele, il quale, scrivendo dello stesso periodo, aveva annunciato: “In quel tempo… vi sarà un tempo di angoscia, come non ce ne fu mai da quando sorsero le nazioni fino a quel tempo” (Da 12:1). Yeshua nel Vangelo di Matteo 24:15 cita queste parole di Daniele e le riferisce alla profanazione e desolazione del Tempio di Gerusalemme che avvennero al tempo dell’insurrezione giudaica contro la dominazione romana.


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francesco.ragazzi
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Re: Yeshua ... Il secondo Adamo

Messaggio da francesco.ragazzi »

Margo27@live.it
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Re: Yeshua ... Il secondo Adamo

Messaggio da Margo27@live.it »

Buongiorno Francesco, grazie lo conosco il Professor Liebi. Caratterialmente preferisco non farmi illusioni, sarebbe bello poter scampare ai terribili avvenimenti che coinvolgeranno l'umanità, ma penso che dobbiamo considerare anche la probabilità che li attraverseremo sotto le ali del nostro Salvatore Yeshua. Buona giornata
stella
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Re: Yeshua ... Il secondo Adamo

Messaggio da stella »

GRAZIE MARGOT ,.. e anche FRANCESCO ...che ha aperto questa interessante discussione ,

MARGOT se ben preparata , si vede che hai studiato molto , la bibbia , vi ho seguiti con interesse , si ci sono un po' punti di vista diversi ,anche tra grandi teologi ..

sinceramente poi dopo piu' interventi ho iniziato a perdermi ,...

la bibbia vero e' ambia e si spiega con la bibbia ..

la mia conclusione ,credo i credenti verranno rapiti prima della grande tribolazione ,poi neanche io credo al ''satan'' come un'essere ,ma come diciamo forza del male ..che purtroppo ce' anche in noi stessi come discendenti di ADAMO nel peccato ..

credo che siamo all'inizio della fine ,si vero tutte queste cose devono accadere '''---

MA ISRAELE E' IN GUERRA ,LE NAZIONI SEMBRA CHE SI UNISCONO PER METTERSI CONTRO E IL SIGNORE NON LO PERMETTERA ,RITORNA .. -

.Giacobbe sarà radunato ...Io ti radunerò o Giacobbe, ti radunerò tutto quanto!..

siamo andati un po' tutti fuori tema ,ma era necessario .. :YMHUG:
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Gianni
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Re: Yeshua ... Il secondo Adamo

Messaggio da Gianni »

Margo, hai fatto una trattazione da vera biblista. Brava. :-)
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