Mt 8:28-34 - i due indemoniati

noiman
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Re: Mt 8:28-34 - i due indemoniati

Messaggio da noiman »

Forse Gesù detestava i romani, e mi pare che questa affermazione sia sostenuta dalle parole:"non date le perle ai porci". E possibile che la tesi di Besasea che riteneva Gesù asservito ai romani sia" bislacca"(si scrive così??) e che quindi Gesù non fosse affatto loro complice e neanche sostenitore.
Ciao Gianni :YMHUG:
Noiman
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Maryam Bat Hagar
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Re: Mt 8:28-34 - i due indemoniati

Messaggio da Maryam Bat Hagar »

anche l'ex console dello stato di israele Pinchas Lapide sosteneva che l'ebreo Yeshua non fosse contento dell'occupazione romana

Tratto da: "Bibbia tradotta Bibbia tradita", pp 159-161, Pinchas Lapide, Edizioni EDB
La guarigione miracolosa dell'indemoniato di Gerasa - una delle pericopi più ampie della tradizione sinottica - mostra evidenti segni di ipetuti rimaneggiamenti.
Essa è stata oggetto di interpretazioni molto diverse. I più pensano che l'episodio dei porci sia stato aggiunto in un secondo tempo al racconto originario che riguardava un esorcismo. Il frequente passaggio dal singolare al plurale (Mc 9,10), dal passato al presente (Mc 9,14), il fatto che in Marco (5,12) e Luca (8,26-39) si tratti di un solo indemoniato e in Matteo (8,28-34) di due, il fatto che la città di Gerasa disti due giorni di cammino al lago di Genezaret, per cui lo spostamento del «mare» (Mc 5,1.31) sul luogo della guarigione è con ogni probabilità redazionale, sono incongruenze del racconto che danno del filo da torcere all'esegeta.
Ma assolutamente incredibili sono i «circa duemila porci» nei quali, secondo Mc 5,13, Gesù ha fatto entrare i demoni scacciati dall'indemoniato nella regione dei gadareni. Che questo numero oltrepassi di gran lunga tutte le possibili dimensioni di un branco di porci - a parte il fatto che i porci non sono animali che vivono in branco - è incotestabile. Anche Matteo (8,32) e Luca (8,33) sembrano essere stati di quest'avviso, poichè riprendono quasi con le stesse parole di Marco la conclusione della pericope sulla cacciata dei demoni, ma tacciono circa il numero dei porci.
Anche in questo caso una ri-ebracizzazione del racconto potrebbe risolvere il problema. Ba'alafim significherebbe in ebraico «in branco» o «a frotte», poichè il termine originario elef può significare sia «bestiame, bovini» sia «mille» o «tribù, gruppo». Poichè nella Scrittura ebraica le lettere BET e kaf sono molto simili, sarebbe piuttosto difficile distinguerle in un rotolo usato di frequente e quindi usurato. Quindi ka'alafim può essere facilmente letto K'alafim (cf. Gs 3,4; 7,3) che significa «quasi duemila».

[...]

Ma il nostro racconto può nascondere benissimo un significato profondo, che possiamo scoprire solo riflettendo sul significato del termine «porci» nell'Israele di quel tempo. Com'è noto, la carne di maiale non poteva essere consumata (Lv 11,7; Dt 14,8) e l'allevamento dei maiali era severamente vietato ni tutto Israele (BQ 7,7).
«Maledetto l'uomo che alleva maiali!» (M 64b e Sotah 49b) era considerato un principio basilare assolutamente incontestabile.
Il «porco» era anche l'immagine del'odiato impero romano, rinviando abitualmente al Sal 80,14 dove si dice: «La devasta (la vigna di Dio = Israele) il cinghiale del bosco». A ciò si aggiunge il fatto che la X Legione Fretense, che allora assicurava in Israele la famigerata pax romana ricorrendo brutalmente alla spada, aveva come mascotte un cinghiale. Se a tutto questo si aggiunge ancora il fatto che i legionari romani spesso arricchivano il loro povero rancio militare con carne di maiale rastrellata nei villaggio della Decapoli, è chiaro che i termini «porci» e «legione» emanavano un odioso odore politico, soprattutto presso tutti coloro che «speravano nella liberazione di Israele», come si dice così eloquentemente nel Magnificat (Lc 1,49-55), nel Benedictus (Lc 1,68-71) e nella profezia della vecchia Anna (Lc 2,38).
Perciò, quando Gesù ammonisce i suoi di «non gettare le perle ai porci» (Mt 7,6), essi comprendono che non si deve sprecare la sapienza della Torah per i pagani e soprattutto per i romani (cf. Pr 11,22).
Quando nella parabola del figliol prodigo si dice:«Allora andò... e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare con i porci» (Lc 15,15), si può intendere certamente un allontanamento dal territorio abitato dagli ebrei, ma anche qualcosa di ancor più spregievole: la collaborazione con i romani, quindi una complicità prezzolata con i tiranni pagani. In reatà, una discesa fino nella feccia dell'umanità. Quindi la parabola parla di un ebreo che ha rinnegato la sua eredità biblica, è diventato un traditore, ma alla fine ha comunque ritrovato la strada del pentimento e del ritorno.
Qui, nella guarigione dell'indemoniato, i riferimenti allo «spirito immondo», che si presenta come «legione», «perchè siamo molti» poi «scongiura con insistenza Gesù di non cacciarlo fuori da quella regione», ma di «mandarlo da quei porci», sono altrettante evidenti allusioni all'indesiderata potenza romana. Anch'essa non voleva lasciare «la regione»; anch'essa aveva uno «spirito immondo» ed era molto numerosa; anch'essa era associata inequivocabilmente ai porci nel linguaggio comune. Perciò, è impossibile non percepire la gioia del narratore quando parla della fine di tutti quei porci (romani), per i quali si è letteralmente pregato «il mare» di venire in soccorso. I romani erano giunti in Israele proprio «dal mare», contro la volontà del popolo ebraico, per cui il loro ritorno a casa sul mare, meglio ancora a capofitto «giù nel mare» (Mc 5,13), corrispondeva al desiderio di quasi tutti gli ebrei del tempo. A tale riguardo, si può ancora ricordare che Matteo indica come luogo della guarigione Gadara, che, diversamente dalla città di Gerasa, si trovava in prossimità del mare e era stata distrutta due volte nella guerra contro Roma - entrambe le volte da Vespasiano - e i suoi abitanti erano stati massacrati, fatti progionieri o crocefissi dal comandante della cavalleria Placido.54
Il nocciolo storico di questo racconto può essere il desiderio, assolutamente comprensibile nei sopravvissuti a quel massacro, che i «porci romani» sprofondassero - come un tempo, i cavalli e i cavalieri dell'Egitto (Es 14,27) - fra le onde del mare. Anche Joachim Gnilka afferma giustamente nel suo commento al Vangelo di Marco:

«L'origine del racconto potrebbe essere zelota e nella scelta di quel termine si può sospettare qualcosa i più, vedervi cioè un'allusione alla situazione politica della regione.55

54 Giuseppe Flavio, Bell. Jud, III, VII, 1 e IV, VII, 3,4.
55 J. Gnilka, Das Evangelium nach Marchus, I, 205.
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Ali ibn Abi Talib(599- 661)
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Gianni
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Re: Mt 8:28-34 - i due indemoniati

Messaggio da Gianni »

Ottima analisi, Daniela!!
Si prega di notare che quando un ebreo legge il cosiddetto Nuovo Testamento ci capisce davvero.
:-)
Pinchas Lapide, ebreo, è uno specialista!
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Michele
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Re: Mt 8:28-34 - i due indemoniati

Messaggio da Michele »

Grazie Daniela. E quindi questo passo dei Vangeli potrebbe essere una invenzione? Cioè, il fatto è successo davvero, o si trattava di una "scusa" per un'invettiva sui romani?
Perché se si dovesse credere a quanto sta scritto, non ci si capirebbe nulla
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Maryam Bat Hagar
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Mt 8:28-34 - i due indemoniati

Messaggio da Maryam Bat Hagar »

Michele ha scritto:Grazie Daniela. E quindi questo passo dei Vangeli potrebbe essere una invenzione? Cioè, il fatto è successo davvero, o si trattava di una "scusa" per un'invettiva sui romani?
Perché se si dovesse credere a quanto sta scritto, non ci si capirebbe nulla
Michele ricorda che Pinchas Lapide era ebreo (non credeva nella sacralità dei Vangeli) e ne ha offerto una sua interpretazione esegetica.
ovvio che per il cristiano medio ciò corrisponde a verità
quello che sta argomentando il Lapide è che il Vangelo faccia, attraverso gli eventi narrati, una velata polemica anti-romana
si può benissimo contestare un sistema senza dover ricorrere alla violenza.
Gianni ha scritto:Ottima analisi, Daniela!!
Si prega di notare che quando un ebreo legge il cosiddetto Nuovo Testamento ci capisce davvero.
:-)
Pinchas Lapide, ebreo, è uno specialista!
grazie Gianni, ma i meriti vanno tutti al Dr.Lapide(pace su di lui)
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marco
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Re: Mt 8:28-34 - i due indemoniati

Messaggio da marco »

Cari amici io non ci vedo una "ottima analisi". Il signor Lapide utilizza impropriamente Yeshùa e le Scritture Greche per infangare l'impero romano e più in generale i pagani.
In questo modo si strumentalizza Dio schierandolo ancora una volta dalla parte degli ebrei a discapito di tutti gli altri uomini.
Yeshùa ci ha insegnato a non divenire ebrei per essere amati da Dio. Anche un romano, addirittura un soldato (centurione) romano, è amato da Dio. Il Lc 7 Yeshùa esalta la fede di questo (porco) pagano dicendo: Vi assicuro che neppure in Israele ho trovato una fede così grande.
Questa vicenda del centurione la trovo attualissima anche per questo motivo che sto per esporvi. Gli anziani dei giudei pregarono Yeshùa di salvare il servo del centurione per queste ragioni: "Colui che ci manda, merita il tuo aiuto. Egli ama la nostra nazione ed è stato lui a costruirci la sinagoga".
I giudei chiedono il miracolo per ricambiare l'amore alla nazione, invece Yeshùa concede il miracolo per la fede di quell'uomo. Noi ancora oggi siamo vincolati a questa idea.
Una domandina: come mai questi anziani ebrei erano così contenti di aiutare un oppressore romano? Aveva concesso loro di costruire una sinagoga!!
Maryam Bat Hagar ha scritto: è chiaro che i termini «porci» e «legione» emanavano un odioso odore politico, soprattutto presso tutti coloro che «speravano nella liberazione di Israele», come si dice così eloquentemente nel Magnificat (Lc 1,49-55), nel Benedictus (Lc 1,68-71) e nella profezia della vecchia Anna (Lc 2,38).
Il magnificat (Lc 1,49/55) parla della liberazione politica di Israele?
Nel Benedictus (Lc 1,68/71) il signor Pinchas omette la parte più importante (versetti 76/79) come mai?
Cosa nascondono questi versetti? Leggiamoli!!
Lc 1,76 E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
77 per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
78 grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge
79 per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre
e nell'ombra della morte
e dirigere i nostri passi sulla via della pace».
Il fanciullo intanto cresceva e si fortificava nello spirito.

La profetessa Anna parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la liberazione di Gerusalemme. Non può esserci liberazione senza Cristo. Infatti tutti i tentativi di ribellione all'Impero Romano finirono malamente. Fino al definitivo esito che tutti conosciamo.
Ed è pure errato pensare ad Yeshùa con un Davide guerriero o un Giosuè. La sua battaglia consiste nel riportare l'uomo a Dio nella (sola) giusta maniera.
Maryam Bat Hagar ha scritto:Perciò, quando Gesù ammonisce i suoi di «non gettare le perle ai porci» (Mt 7,6), essi comprendono che non si deve sprecare la sapienza della Torah per i pagani e soprattutto per i romani (cf. Pr 11,22).
Avallare questa odiosa tesi per un cristiano equivale a rinnegare Cristo. Chi sono i cani? I pagani? A prima vista sembrerebbe di si. Ma sappiamo bene che il messaggio di salvezza viene concesso a tutti gli uomini. Quindi Yeshùa non sta parlando di una porzione di umanità o di una razza, ma di tutti coloro che non "bussano, che non chiedono e che non cercano".
E' inutile perdere tempo con chi non vuole sentire: Giudeo o Greco.
La parola "cane" viene utilizzata da Yeshùa in un'altra occasione durante l'incontro con la cananea. Uno dei racconti più belli in assoluto. Yeshùa disprezza la cananea in maniera dolcissima utilizzando la parola "cagnolini" e non cani. Lei accetta questa offesa e si umilia mendicando le briciole che cadono sotto al tavolo.
Questa donna benché cananea, che a fatto di paganità i cananei non avevano rivali, riceve da Yeshùa ciò che chiede. Ora alcuni di voi potrebbero obbiettare che Yeshùa concesse il miracolo e non la conoscenza (sapienza della Torah) di Dio. In quel momento il suo compito non era rivolto ai pagani ma alle pecore disperse della casa d'Israele. Dopo sappiamo come l'instancabile lavoro apostolico ha portato la conoscenza di Dio e della sua Legge a tutti gli uomini che sanno accogliere questa chiamata.
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Gianni
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Re: Mt 8:28-34 - i due indemoniati

Messaggio da Gianni »

Paolo, l'apostolo dei pagani, proprio lui afferma che la buona notizia "è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco". - Rm 1:16.

Da parte mia confermo tutta la mia stima per Lapide, che è uno specialista.
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Maryam Bat Hagar
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Mt 8:28-34 - i due indemoniati

Messaggio da Maryam Bat Hagar »

Gianni ha scritto:Paolo, l'apostolo dei pagani, proprio lui afferma che la buona notizia "è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco". - Rm 1:16.

Da parte mia confermo tutta la mia stima per Lapide, che è uno specialista.
anche da parte mia Gianni, rimane la stima per il Lapide
(ovviamente lungi dal vedere Yeshua come uno zelota o un ribelle)
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Re: Mt 8:28-34 - i due indemoniati

Messaggio da Gianni »

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Re: Mt 8:28-34 - i due indemoniati

Messaggio da Michele »

Si, a parte le divergenze, che aprirebbero altri scorci, in un Vangelo che non può essere un'allegoria per i romani, con versetti presi e ripresi più volte. Detto questo, mi stavo ancora chiedendo che senso ha per i due demoni (che poi erano una legione), essere lasciati liberi di possedere altri corpi, quando poi i maiali precipitano, e in conseguenza di ciò i demoni sono costretti a uscire comunque dai corpi. Non poteva uscirne subito, intendo dai due presunti indemoniati? Che senso c'era questo ulteriore giro di giostra?
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