I doni dello spirito

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Israel75
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Re: I doni dello spirito

Messaggio da Israel75 »

Forse perchè erano stati a contatto con Gesù ? (riguarderebbe Paolo e gli apostoli in quel caso.) :-)
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
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bgaluppi
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Re: I doni dello spirito

Messaggio da bgaluppi »

Perché la chiesa doveva nascere. Ora immagina la situazione. Yeshùa era conosciuto solo all'interno della comunità di Israele e morì condannato come un malfattore. Il sinedrio lo riteneva un falso profeta, il cui nome doveva essere dimenticato. All'esterno, nessuno lo conosceva. Gli apostoli dovevano andare ad annunciare al mondo che lui era il messia. Chi avrebbe creduto loro, se lo spirito non avesse reso testimonianza della sua messianicità attraverso opere potenti? La gente avrebbe dovuto credere a degli uomini sconosciuti sulla parola.
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Israel75
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Re: I doni dello spirito

Messaggio da Israel75 »

ah bhè sì è assolutamente condivisibile se non ovvio, del resto quali migliori prove se non quelle date dalla ekklesia originale? :-)
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
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bgaluppi
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Re: I doni dello spirito

Messaggio da bgaluppi »

Riapro questa vecchia discussione perché il tema si è ripresentato altrove.

Esiste molta confusione sull'effusione di spirito e i doni carismatici. Ancora oggi, esistono confessioni religiose che ritengono che lo spirito riempia il credente e conferisca doni. In realtà, il fenomeno dell'effusione dello spirito con manifestazione di doni carismatici è legato e limitato agli apostoli e ai discepoli della primissima comunità e lo si evince da un esame biblico attento e privo di convinzioni religiose. Per capire bene questo fenomeno della discesa dello spirito, è molto importante considerare quale fu la sua funzione (perché si manifestò) e capire il ruolo della figura degli apostoli, che ne furono veicolo, tra cui c'erano i Dodici e poi altri, distinguendoli dai discepoli e dai credenti, per cui il testo utilizza sempre vocaboli diversi.

I Dodici sono una vera e propria categoria, perché rappresentano il collegamento tra le dodici tribù di Israele (i figli di Giacobbe) e costituiscono le Dodici colonne della Gerusalemme Celeste (vedi Apocalisse). Paolo stesso non ne fa parte. Gli apostoli sono molti, non solo i Dodici, e il numero non è fisso (né determinabile), ma vanno differenziati, perché non tutti gli apostoli sono uguali. Paolo, uno dei massimi apostoli, mette se stesso ad un livello inferiore rispetto ai Dodici. Altri, oltre ai Dodici, svolgono ruolo di apostolo (ma non fanno parte dei Dodici, neppure Paolo). Anche Barnaba è apostolo, e altri come lui. Dunque, il primo passo è capire cosa vuol dire "apostolo", poi bisogna capire la differenza tra i vari apostoli e poi la differenza tra loro e tutti quelli che non sono chiamati apostoli ma sono "discepoli", "credenti" o "fratelli" (tutti termini greci usati per differenziare dagli apostoli). In questo modo, si avrà un quadro chiaro dei ruoli di ognuno e si potrà affrontare il tema sullo spirito e i carismi.

Innanzitutto, perché sono chiamati apostoli? E che differenza intercorre tra un apostolo e un discepolo, o tra un discepolo e un credente?
tom anad
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Re: I doni dello spirito

Messaggio da tom anad »

Galuppi, scusa se un po lungo ma è il minimo per affrontare l'argomento:

Il termine apostolo (traslitterazione del greco απόστολος, apóstolos, letteralmente “inviato" “mandato”, pl. απόστολοι, apóstoloi) è un sostantivo che ricorre 79 volte nel Nuovo Testamento: 34 in Luca, (6 nel suo vangelo e 28 negli Atti), 34 negli scritti Paolini, una volta nella lettera agli Ebrei, tre nella lettera di Pietro, una volta nella lettera di Giuda, tre nell’Apocalisse e infine una volta in Matteo, Marco e Giovanni.
Paolo e Luca usano spesso la parola apostolos. Luca riferisce sempre questo termine ai dodici (tranne che in Luca 11:49, Atti 14:14).
Infatti sono gli apostoli che hanno accompagnato Gesù dal battesimo nel Giordano alla resurrezione ed è a loro che è apparso Gesù risorto. Sono stati testimoni oculari e hanno ricevuto la promessa dello Spirito Santo, conferito alla Pentecoste attuando per primi il comando missionario di Gesù:
In senso allargato il titolo viene applicato anche ad altri discepoli oltre ai facenti parte dell'originario gruppo dei Dodici
Il sostantivo apòstolos è ignoto al greco letterario, ma il verbo da cui deriva (ἀποστέλλω, apostéllo, "inviare"), ne esprime bene il contenuto, che è precisato dalle analogie dell'Antico Testamento e dagli usi giudaici.
Nell’Antico Testamento è consuetudine che gli ambasciatori devono essere rispettati come il re che li manda (2 Sam. 10).
Nell’ebraico veniva usato il termine (selihîm) oppure shaliah nella lingua aramaica che designava il rappresentante plenipotenziario, uno che ha gli stessi poteri del mandante.
Comunque il Nuovo Testamento non fornisce una definizione del termine. Però, i Vangeli, Matteo e Marco chiamano i Dodici con il termine "discepoli" (μαϑηταί, mathetaí), e solo quando li presentano nella funzione di evangelizzatori itineranti li designano col termine ἀπόστολοι, apóstoloi (Mc 6,30; Mt 10,2).
I Dodici, in una parola, costituiscono le fondamenta della nuova Gerusalemme, (AP 21:14) di cui saranno i giudici nell'ultimo giorno (Mt 19,28; Lc 22,29-30).
Ai Dodici il Cristo Risorto, sempre presente con essi sino alla fine dei secoli, dà l'incarico di ammaestrare e di battezzare tutte le nazioni (Mt 28,18-20)
L’Apostolo sa di poter delegare ad altri i suoi stessi poteri, come quando Paolo ordina Timoteo imponendogli le mani (1Tim 4,14; 2Tim 1,6), atto che questi potrà compiere a sua volta (1Tim 5,22 Non imporre con troppa fretta le mani a nessuno, e non partecipare ai peccati altrui).
L'apostolato dei fedeli non è oggetto di un insegnamento esplicito nel Nuovo Testamento, ma trova un solido punto d'appoggio in taluni fatti. Pur essendo per eccellenza la funzione dei Dodici e di Paolo, l'apostolato fu esercitato fin dagli inizi dalla Chiesa, infatti le Chiese di Antiochia e di Roma, esistevano già quando vi giunsero i capi della Chiesa (gli apostoli).
In senso largo l'apostolato è compito di ogni discepolo di Cristo, "luce del mondo e sale della terra" (Mt 5,13-14). Secondo la sua posizione egli deve partecipare all'apostolato della Chiesa, imitando Paolo, i Dodici ed i primi apostoli nel loro zelo apostolico.
Tra questi Paolo e Barnaba ai quali vennero trasmessi i poteri divini attraverso l’imposizione delle mani, come si legge negli Atti degli Apostoli: “Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: «Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati».
Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li congedarono” (At 13,2-3).
Gli Apostoli, oltre ad avere gli stessi poteri di Gesù e in particolare quelli conferiti per la celebrazione dell’Eucaristia (“fate questo in memoria di me”) e per la remissione dei peccati (“A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non  li rimetterete resteranno non rimessi”), sono anche coloro che insegnano in Suo nome: “Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato” (Mt 10,40).
E ancora: “Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato” (Lc 10,16).
E: “In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato” (Gv 13,20).
Gli scritti del Nuovo Testamento lasciano intendere che vi siano stati anche altri apostoli sulla linea di Barnaba e Paolo.
Ad esempio in 2 Cor 8,23 si legge: “Quanto a Tito, egli è mio compagno e collaboratore presso di voi; quanto ai nostri fratelli, essi sono delegati delle Chiese e gloria di Cristo”.
Il testo greco il termine delegati lo esprime con apostoli.

DISCEPOLI

La parola “discepolo”, invece, deriva dal latino “discipulus”, ovvero “studente, allievo”. Come il termine “apostolo”, è usato quasi esclusivamente nel Nuovo Testamento, e denota i tanti “studenti” che circondavano Gesù e imparavano dai suoi insegnamenti.

In questo contesto, un discepolo di Gesù non è necessariamente qualcuno che è “inviato” a predicare il Vangelo al mondo, ma una persona che impara costantemente cosa significhi essere cristiano.
Se di primo acchito i termini si possono confondere facilmente, dopo averne imparato la definizione la distinzione è quindi chiara.

Conclusione:
L’apostolato in senso allargato (e cioè oltre i dodici chiamati da Cristo) è un dono trasmissibile con l’imposizione delle mani e quindi tramandatosi nelle epoche successive alla vita dei primi dodici.
Con l’imposizione delle mani vi è stato anche il conferimento dei carismi come lo Spirito vuole.
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bgaluppi
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Re: I doni dello spirito

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Tom. Questo testo riporta alcune informazioni corrette e altre a mio avviso non propriamente corrette. Non mi metterò adesso a commentare queste ultime, che verranno fuori nel corso della discussione. Quello che mi preme innanzitutto è mettere in evidenza le differenze che intercorrono tra gli apostoli, i discepoli e i credenti, capire quali erano i criteri per l’apostolato e differenziare i Dodici dagli altri apostoli che non fanno parte del gruppo.

Apostolo è ἀπόστολος (apòstolos) e deriva da ἀποστέλλω (apostèllo), che significa “inviare”, “commissionare”, “mandare” qualcuno con un messaggio o una missione. Nel greco classico, il termine apostolo ha il significato di “spedizione navale” (cfr. Platone, Ep. 7, 346a). Il termine biblico apostolo significa propriamente “messaggero”, “delegato”, “inviato”, “uno commissionato da un altro per rappresentarlo in qualche modo” (Strong). Il primo grande apostolo per eccellenza, se vogliamo, è Yeshùa stesso, poiché è “l'inviato di Dio” che reca agli uomini la buona novella del Regno e la salvezza: “Guardate attentamente Gesù: egli è l'inviato [τὸν ἀπόστολον, ton apòstolon] di Dio e il sommo sacerdote della fede che professiamo” (Eb 3:1). Nella LXX il termine traduce l'ebraico shalùach (participio passato di ָשׁ ַלח , shalach), che significa “inviato divino” (Nm 16:28; Is 6:8). Il Sinedrio spesso inviava messi incaricati di portare a termine mandati particolari, come ad esempio raccogliere denaro per il tempio, e questi inviati erano chiamati apostoli (sheluchîn, in aramaico), ed utilizzavano l'imposizione delle mani per ufficializzare il loro mandato. L'imposizione delle mani fu utilizzata anche da Yeshúa e dai suoi apostoli.

Discepolo è μαθητής (mathetès), “colui che apprende”, l'apprendista, “il seguace di Cristo che impara le dottrine delle Scritture e lo stile di vita che richiedono” (HELPS). Negli Atti, οἱ μαθηταί (oi mathetài, i discepoli) sono “tutti coloro che confessano che Yeshùa è il Messia” (Strong). Anche in questo termine non esiste il senso di “inviato”, che invece esprime il termine apostolo. Il discepolo può essere apostolo solo se è delegato e inviato da chi rappresenta.

Credente è πιστός (pistòs), “colui che è fedele”, “persuaso da Dio”, colui che crede. Il termine non implica alcun mandato o missione, ma solo il credere in Dio, l'avere fede. E, nei Vangeli, si riferisce in modo preciso a coloro che credono nel Cristo, oltreché in Dio. Ma, di nuovo, non esprime il senso di “inviato”.

L'apostolo è ovviamente anche credente e discepolo, ma non è necessariamente vero il contrario; non tutti i credenti e i discepoli sono necessariamente anche apostoli, se non sono delegati e inviati. Lc 6:13 ci dice: “Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli [μαθητὰς, mathetàs] e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli [ἀποστόλους, apostólus]”. Non “li inviò come apostoli”, ma dette loro nome di apostoli, e non mi soffermo ora sul significato biblico di dare il nome, che è comunque importante; dunque, non si tratta di semplici inviati per una missione specifica e temporanea, ma di persone scelte tra molte. Perché dunque Yeshùa chiama i suoi dodici discepoli anche col nome di apostoli? Perché i Dodici (e solo loro) furono preordinati da Dio (Gv 17:6), e Yeshùa, nel momento in cui li sceglie come discepoli, li sceglie già anche come suoi apostoli. Luca specifica che Yeshùa aveva più discepoli (cfr. Lc 10:1), ma ne scelse dodici come apostoli; significa forse che solo i Dodici furono apostoli? No, poiché di apostoli ce ne furono altri, ma i Dodici furono non solo il fondamento della ecclesía di Cristo (1Cor 12:28), ma anche le dodici colonne portanti della Nuova Gerusalemme: “Le mura della città avevano dodici fondamenti, e su quelli stavano i dodici nomi di dodici apostoli dell'Agnello” (Ap 21:12-14). Neppure Paolo, uno dei massimi apostoli, infatti, pensò mai di poter essere paragonato a loro (1Cor 15:8,9) e distingue i Dodici da tutti gli apostoli (1Cor 15:5,7). Ora, se solo i Dodici sono le colonne portanti, significa che tutti gli altri non lo sono (e questa è una prima, grande differenza).

I Dodici apostoli, dunque, erano sia αποστολοί (apostolói, inviati), sia πιστοί (pistói, credenti), sia μαθηταί (mathetài, discepoli). Ma soprattutto, avevano dei requisiti che nessun altro discepolo o credente possedeva e può possedere: furono scelti direttamente da Yeshùa per volontà di Dio dopo una notte trascorsa in preghiera (Lc 6:12,13; Mr 3:13, cfr. Lc 6:12), furono a contatto con lui tutto il tempo che fu in vita e anche dopo la sua risurrezione, vennero designati da lui stesso per una missione specifica: essere suoi testimoni nel mondo romano ed edificare la chiesa, essendone le fondamenta (Mt 28:19,20; Mr 16:15; Lc 24:47,48; At 1:8, cfr. 1Cor 12:28; At 1:2). I Dodici erano una categoria a parte. Fu Dio stesso ad affidarli al Messia per divenire suoi apostoli: “Io [Yeshùa] ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu [Dio] mi hai dati dal mondo; erano tuoi e tu me li hai dati” (Gv 17:6). È scritto anche che “Prima di salire in cielo egli [il Cristo], per mezzo dello Spirito Santo aveva dato istruzioni a coloro che aveva scelto come apostoli” (At 1:2, TILC), ossia ai Dodici, perché solo loro incontrò prima di salire al cielo. Solo i Dodici apostoli furono scelti dal Cristo mentre era in vita, e nessun uomo può sceglierne altri al suo posto, altrimenti la stessa autorità di Yeshùa sarebbe messa in discussione. Fu ai Dodici che furono date istruzioni prima dell'elevazione, come specifica At 1:2, non ad altri. In Mt 28:19 leggiamo: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli”; chi? Loro, i Dodici. è importante notare come Yeshùa ordini di far diventare tutti gli uomini dei discepoli, non degli apostoli. Sul testo greco abbiamo μαθητεύσατε πάντα τὰ ἔθνη (mathetèusate pànta ta èthne), in cui μαθητεύσατε (mathetèusate) è l'imperativo aoristo di μαθητεύω (mathetèuo), che significa “istruire per rendere discepolo”.

Fin qui, dovrebbe essere chiaro come 1. i Dodici furono scelti tra i settantadue discepoli direttamente da Yeshùa per essere fondamenta della chiesa e ricevettero nome di apostoli, 2. furono testimoni diretti della vita, della morte e della risurrezione (e di questo furono testimoni anche altri) e 3. furono istruiti (solo loro) da Yeshùa prima della sua ascensione. Nessun altro, tra i discepoli, aveva tutti questi requisiti.

Ditemi se c’è qualcosa che non vi torna fin qui, o avete osservazioni da fare. Dopodiché passo ad esaminare la figura degli apostoli ancor più nello specifico e parlo del termine μάρτυς (màrtus), “testimone”, importante per capire che senza essere stati testimoni non è possibile testimoniare alcunché (nessuno, infatti, crederebbe ad un testimone che non ha visto né udito).
tom anad
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Re: I doni dello spirito

Messaggio da tom anad »

galoppi

tutti concetti che concordo e che per brevità avevo riassunto.

Non hai toccato però l'argomento in ordine all'imposizione delle mani per passare l'apostolato ad altri credenti (non ai 12 ma in senso allargato)
Ho già citato i passi nella mia breve missiva
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bgaluppi
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Re: I doni dello spirito

Messaggio da bgaluppi »

Ci arrivo, sono partito dal principio per garantire che la discussione sia chiara e comprensibile.
L'agnostico
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Re: I doni dello spirito

Messaggio da L'agnostico »

Bgaluppi ho letto ora ciò che hai scritto te e Tom anad
Sarò lieto di capire queste differenze se avrete tempo e modo di scrivere
Ovviamente non intervengo se non ho domande da fare grazie
tom anad
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Re: I doni dello spirito

Messaggio da tom anad »

agnostico

sto aspettando anch'io
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