La Bibbia della gioia

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bgaluppi
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Re: La Bibbia della gioia

Messaggio da bgaluppi »

Dalla Chiesa Cattolica?
Aldo
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Re: La Bibbia della gioia

Messaggio da Aldo »

Beh se vale l'uguaglianza Logos=Gesù la traduzione è corretta.
Quindi i termini della questione si pongono esclusivamente su questo aspetto della figura di Cristo.
Certo, per confutare questo passo, i tdG depontenziano il significato di "dio", facendolo diventare un titolo onorifico, mentre molti di voi negano la "personalità" del Logos, negando in sostanza la preesistenza di Gesù: insomma annullate tutti i passi del NT a sostegno proprio di questa preesistenza. :d
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Israel75
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Re: La Bibbia della gioia

Messaggio da Israel75 »

Fa parte delle bibbie non da studio .

Edizioni: TAU = TAROCCHI Associati Uniti :d :d :d

Sul sito dove la vendono dicono che la trovi nelle librerie cattoliche. :-\ , la altre fanno schifo ovvio.

Come farsi spiegare i Comandamenti da Stalin.
Shalom
(Giac 4:6) Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura (Is 10:33,Lc 18:14) dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
Aldo
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Re: La Bibbia della gioia

Messaggio da Aldo »

Visto che le Bibbie sono comunemente taroccate, voi che Bibbia leggete? Come fate ad essere certi di non leggerne una taroccata? :d
Aldo
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Re: La Bibbia della gioia

Messaggio da Aldo »

Bisogna capire a quale Bibbia ti riferisci.
La TNM dice che il Logos era un dio, la CEI dice che il Logos era Dio, stesse parole ma con un significato profondamente diverso :d
Aldo
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Re: La Bibbia della gioia

Messaggio da Aldo »

In riferimento al prologo giovanneo, io comunque non riesco a capire che senso abbia dire che la parola di Dio è Dio se si tratta solo di un attributo divino. Voglio dire, se Giovanni si sta riferendo a degli ebrei cristiani che ben sapevano che l'unico Dio avesse creato tutto con la sua parola, che senso ha affermare in maniera così solenne che la parola di Dio è Dio?
E' un pò come se dicessi che il cavallo bianco di Garibaldi è di colore bianco. Che valore aggiunto viene dato? Nessuno. E' una banalità che ci si può limitare di proferire perchè inutile.
Invece ha molto più senso vedere nella Parola di Dio la persona di Gesù e quindi affermare che Gesù è Dio.
Che ne pensate?
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Antonino
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Re: La Bibbia della gioia

Messaggio da Antonino »

Si chiama tecnicamente ridondanza letterale.... Cosa di cui gli Ebrei erano maestri!....
comunque se vuoi puoi leggerti questo Aldo:
Lo scritto evangelico dell’apostolo Giovanni è sicuramente direttoad una specifica cerchia di persone.
Analizzando il suo scritto possiamo ben comprendere dai diversi elementi che questi emana, che i destinatari di tal opera erano uomini e donne di fede Giudaica con il fine di attestare, volendo citare lo stesso vangelo:

• Questi sono stati scritti, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio (non Dio il Figlio), e, affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome. (Gio 20:31 INR)

Verosimilmente il vangelo di Giovanni è improntato nella testimonianza ai fedeli Giudei in Dio (Adonay/Yhwh) che Yeshùa/Gesù è il Consacrato (Cristo) di Dio (Adonay/Yhwh), ovvero per meglio dire alla Giudaica:
Yeshùa era il Mashiach (Messia), come si può benissimo evincere dallo stesso vangelo:

• Egli per primo trovò suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia" (che, tradotto, vuol dire Cristo); (Gio 1:41 INR)

• La donna gli disse: "Io so che il Messia (che è chiamato Cristo) deve venire; quando sarà venuto ci annunzierà ogni cosa". (Gio 4:25 INR)

Altro elemento che convince della destinazione Giudaica del manoscritto, è la cadenza con cui gli eventi che si svolgono durante il ministero di Yeshùa, sono caratterizzati da una festa Giudaica. Cadenza, che come non mai èpresente nel resto dei sinottici.
A tale proposito si possono confrontare i passi: 2:23; 4:45; 5:1; 6:4; 7:2-14; 7:37; 10:22; 11:56; 12:12,20; 13:1-29.

Verosimilmente, si ha una dichiarazione del lieto annuncio, fatta da un Giudeo osservante verso altri Giudei, con il fine di dichiarare che Yeshùa è il Messia (detto Cristo, cfr. Gv 1:41; 4:25).
Mah………si faccia attenzione!Non il Messia Giudaico che questi attendevano come liberatore dall’oppressore, ma un Messia umile, servo! Per dirla alla Giovannea: “L’agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo”
Peccato che è sinonimo di separazione da Dio con conseguente corruzione, che viene TOLTO,attraverso la sua opera espiatoria gradita a Dio.Infatti, l’autore del vangelo mette da subito in risaltoquest’aspetto, facendo testimoniare di questo meraviglioso agnello, Giovanni il battezzatore:

• Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: "Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! (Gio 1:29 INR)

Solo quest’argomento meriterebbe apposita trattazione, che per ovvi motivi di spazio e tempo si deve tralasciare.

Concentrandosi sul prologo Giovanneo, entriamo nel merito di tal evangelo con la giusta propensione. Sapendo che il metodo espressivo/scritturale orientale, differiscono notevolmente dal nostro metodo occidentale.
Infatti, i primi (gli orientali) sono molto concreti nel loro linguaggio, non avendo come noi occidentali la concezione dell’astratto.Volendo citare un esempio (non mio), questi rende bene cosa si intende per concetti concreti all’orientale e concetto astratto alla occidentale:

• In Dt 30:14 si legge: “Questa parola è molto vicina a te; è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica”. Come si nota c’è concretezza. Noi diremmo che la parola “divina” dovremmo tenerla a mente; gli ebrei biblici dicevano concretamente nella bocca e nel cuore (che è per noi la mente).

Ora, il nostro passo successivo è quello di calarsi nella “mentalità” orientale/semitica, cercando di non avere nessuna concezione dottrinale che possa influenzare il nostro pensiero.
Si dovrebbe domandare a se stessi:
Leggendo il passo giovanneo in questione, quali elementi possiamo raccogliere al fine della nostra indagine che indichino inconfutabilmente che la “Parola” descritta nel suo prologo, è in riferimento al Messia/Cristo Yeshùa?
Leggendo:

• In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. (Gv 1:1-3)
Dalla lettura delle prime righe, oggettivamente non esiste nessun elemento che possa far pensare alla“parola” come al Messia/Cristo. Verosimilmente il testo se fosse letto senza avere una prè-concezione dottrinale, questi afferma chiaramente che, Il Dio (τὸνθεόν) attraverso il Suo Verbo, ha creato ogni cosa esistente. Tutto questo in accordo con Genesi, testo conosciutissimo, si direbbe quasi a memoria dagli osservanti Giudei.
Quindi si può affermare con certezza che Giovanni 1:1-3 è un chiaro parallelismo a Genesi 1:1-3

• In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. (Gv 1:1-3)

• In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse:……….. (chiaro riferimento al λόγος) (Gn 1:1-3)

Il chiaro parallelismo, potrebbe essere offuscato da chi si ostina a vedere nel testo giovanneo, Yeshùa/Gesù attraverso la lettura di quel: “Presso Dio” oppure come alcune traduzioni riportano “con Dio”, affermando che tale vicinanza indica una natura consustanziale, distinta e separata da Dio……
Precisiamo sin da subito che leggendo tutto il prologo si potrebbe avere una più chiara visione d’insieme, ma al momento è meglio focalizzare la nostra attenzione in questi primi tre versi.
Si vuole ripetere il forte parallelismo che esiste tra Giovanni 1:1-3, con Genesi 1:1-3 in virtù di una destinazione del vangelo al popolo Giudaico.

Una possibile traduzione del passo giovanneo in questione, permesso dalla grammatica greca è il seguente:

• In principio era il verbo, il verbo era per quanto riguarda il Dio, e Dio [stesso] era il verbo. Questo era in principio per quanto riguarda il Dio, ogni cosa a motivo di Lui esiste e senza di lui non esiste uno che esisteva (Gv 1:1-3)

Questa traduzione è letterale dal testo greco. Ovviamente risulta inusuale e sconosciuta al pubblico, ma ha una sua solida base di credibilità e costruzione grammaticale (ovviamente, grammatica greca).
Volendo spiegare il particolare “per quanto riguarda”, questi è in piena simbiosi con la concretezza dell’espressività orientale e pienamente conforme alla grammatica Greca.
Accenniamo innanzi tutto che il Greco scritto è molto preciso, avendo in se stesso diversi “casi” nominali che in base alla forma o caso nominale in uso (nominativo, genitivo, dativo, accusativo e vocativo) un singolo vocabolo può cambiare il suo significato.
Una di queste coincidenze è in uso nel nostro testo di Giovanni 1:1-3. Infatti nel nostro testo abbiamo il vocabolo “πρὸς” che a seconda di quale caso nominativo incontra successivamente, può cambiare il suo senso traduttivo:

• ̓Εν ἀρχῇἦν ὁ λόγος καὶ ὁ λόγος ἦνπρὸς τὸν θεόν καὶ θεὸςἦν ὁ λόγος. οὗτοςἦνἐν ἀρχῇπρὸςτὸνθεόν.
La nostra parola “πρὸς”, ha in successione in entrambi i casi “τὸνθεόν”, questi è nella flessione nominale greca “accusativo” e quindi secondo il nostro dizionario “strong” può essere tradotta come segue:
1. A
2. Verso
3. Con
4. Per quanto riguarda
5. Al vantaggio di
La nostra traduzione è perfettamente compatibile con la grammatica Greca e con l’espressività Giudaica:
• In principio era il verbo, il verbo era per quanto riguarda il Dio, e Dio [stesso] era il verbo. Questo era in principio per quanto riguarda il Dio, ogni cosa a motivo di Lui esiste e senza di lui non esiste uno che esisteva (Gv 1:1-3)

Ovviamente la frase, lasciata in questa maniera, suona in un Italiano poco chiaro, arcaico, sgrammaticato!
Allora, sorge imperativa la domanda:
Come poter riportare "per quanto riguarda Dio", in termini intelligibili e inconfutabili dalle inadeguate letture occidentali che vanno a minare la concretezza della scrittura orientale?
Il vocabolo che abbiamo scelto è frutto di accurata riflessione e ricerca, al fine di poter rendere al meglio la traduzione. Il vocabolo che abbiamo scelto è: “esprimere” il cui significato rende al meglio nel testo e nel suo contesto!
• Esprimere:• v.rifl. [sogg-v]
Manifestare il proprio pensiero, spesso con specificazione della modalità: e. a gesti; in partic., fare uso del linguaggio, spiegarsi con parole dette o scritte: e. in quattro lingue
La nostra traduzione comincia ad avere maggiore dettaglio e si presenta alla lettura in questo modo:
• In principio era il verbo. Il verbo era espressione di Dioe Dio [stesso] era il verbo. Questi era dal principioespressione di Dio, ogni cosa esiste grazie a Lui e senza di Lui nessuna delle cose che esiste sarebbe [mai] esistita (Gv 1:1-3)

Chiarito l’aspetto tecnico della traduzione, si vuol passare a delineare velocemente, senza escludere di approfondire in seguito, dove nel prologo si delinea chiaramente la figura del Messia/Cristo:
• In lui (il verbo) era la vitae la vita era la luce degli uomini;la luce splende nelle tenebre,ma le tenebre non l'hanno accolta.Venne un uomo mandato da Dioe il suo nome era Giovanni.Egli venne come testimoneper rendere testimonianza alla luce,perché tutti credessero per mezzo di lui.Egli non era la luce,ma doveva render testimonianza alla luce.Veniva nel mondola luce vera,quella che illumina ogni uomo. (Gv 1:4-9)
Yeshùa/Gesù viene presentato come la “vera luce” che era presente NEL VERBO (In lui era la vita. Gv1:4) e non come si vuol far credere accanto (presso/con) il verbo. Il testo afferma chiaramente che NEL VERBO era presente la vita. Il tutto risulta logico visto e considerato che da Genesi possiamo ampiamente constatare che “Dio disse:” e quella determinata cosa o creatura veniva all’esistenza! Qunidi, NELLA ESPRESSIONE DEL VERBO ERA LA VITA. VITA CHE ERA (e che tuttora è) LUCE DEGLI UOMINI……… I versi successivi accreditano ulteriormente questa ipotesi, presentando la figura di chi testimonia della Luce; Giovanni! La chiara contrapposizione in Gv 1:8-9, è una netta e vuol far comprendere al lettore la differenza tra il Verbo (λόγος) espressione di Dio e della vita, dalla Luce (φῶς) che è portatrice della vita, scaturita dal verbo per gli uomini.
Ora, i pensieri finora esposti sono abbastanza profondi ed hanno spessore alto! Volendo semplificare ed attestare che tali dichiarazioni non sono insensate, si vuol far notare al lettore come nel testo giovanneo i termini Verbo e Luce sono contraddistintivi del Padre e del Figlio!
λόγος (verbo), per quanto riguarda Dio (Yhwh) il Padre:
• Gv5:23-24; 5:37-38; 8:12:59; 10:22:38; 12:48:50; 14:23-24; 15:3,20; 17:6-14; 17:17
φῶς (luce), per quanto riguarda il Figlio:
• Gv3:19-21; 5:31-37; 8:12; 9:4-5; 11:9-10; 12:35-36; 12:46-47
Infine, vorremmo evidenziare come in alcuni brani dell’evangelo giovanneo alcuni testi rimarchino le due persone distinte, λόγος (Padre) e φῶς (Figlio):
• Gesù dunque disse loro: «La luce è ancora per poco tempo tra di voi. Camminate mentre avete la luce, affinché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre, non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, affinché diventiate figli di luce». Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose da loro.
Sebbene avesse fatto tanti segni miracolosi in loro presenza, non credevano in lui; affinché si adempisse la parola detta dal profeta Isaia:«Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? A chi è stato rivelato il braccio del Signore?»
Perciò non potevano credere, per la ragione detta ancora da Isaia: «Egli ha accecato i loro occhi e ha indurito i loro cuori, affinché non vedano con gli occhi, e non comprendano con il cuore, e non si convertano, e io non li guarisca».
Queste cose disse Isaia, perché vide la gloria di lui e di lui parlò. Ciò nonostante, molti, anche tra i capi, credettero in lui; ma a causa dei farisei non lo confessavano, per non essere espulsi dalla sinagoga; perché preferirono la gloria degli uomini alla gloria di Dio. Ma Gesù ad alta voce esclamò: «Chi crede in me, crede non in me, ma in colui che mi ha mandato; e chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se uno ode le mie parole e non le osserva, io non lo giudico; perché io non sono venuto a giudicare il mondo, ma a salvare il mondo. Chi mi respinge e non riceve le mie parole, ha chi lo giudica; la parola che ho annunciata è quella che lo giudicherà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato di mio; ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha comandato lui quello che devo dire e di cui devo parlare; e so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre me le ha dette».

In questo testo è chiara l’esposizione! Più avanti tratteremo l’espressione:
• E il Verbo si fece carnee venne ad abitare in mezzo a noi;e noi vedemmo la sua gloria,gloria come di unigenito dal Padre,pieno di grazia e di verità. (Gv1:14)
Non volendo affaticare ulteriormente e per espressa richiesta vostra, fermo qui la mia trattazione.
Ricordo a tutti quanti che i concetti qui espressi sono frutto del mio studio della mia dedizione e del mio amore per Dio e il figlio Suo che ci ha immersi nello Spirito di Santità. Questa è inrisposta a chi ha fatto richiesta in merito a questa questione! Ovviamente il tutto è completamente rivedibile, per quanto è rivedibile il mio pensiero in vista di maggior chiarezza da parte del Padre (Spirito)……. Pienamente cosciente di poter essere in errore, pregate per me come io pregherò per voi al fine di non contendere ma edificarsi l’un l’altro……….
Antonino Frenda
Lascio agli altri la convinzione di essere migliori, per me tengo la certezza che nella vita si può sempre migliorare!
Aldo
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Re: La Bibbia della gioia

Messaggio da Aldo »

Giovanni ma allora la Bibbia sella Gioia esiste realmente?
Chi l' ha scritta?
Tu in genere quel leggi?
Aldo
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Re: La Bibbia della gioia

Messaggio da Aldo »

Da cattolico ti devo confessare che non la conoscevo. Grazie mille alla prima occasione la prendo.
Che tristezza deve essere per te non poter leggere un testo fidato. :-(
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bgaluppi
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Re: La Bibbia della gioia

Messaggio da bgaluppi »

Aldo, si leggono varie traduzioni, si confrontano tra loro e si esamina il testo greco per arrivare alla giusta traduzione, che rende bene il senso del discorso in armonia con il contesto.
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