Matteo 2:22,23

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Gianni
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Re: Matteo 2:22,23

Messaggio da Gianni »

Maria, indicami i passi precisi, per favore.
maria
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Re: Matteo 2:22,23

Messaggio da maria »

"...Si recò a Nàzaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore". Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: - Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi - ... All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò..." Luca 4:28-30

A Nazareth non c'è alcun ciglio del monte né, tantomeno, alcun precipizio! Specialmente nella zona considerata la più antica
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Gianni
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Re: Matteo 2:22,23

Messaggio da Gianni »

Maria, ho già risposto su questo. Ma dove sono i tuoi presunti indizi sul Golan?
AKRAGAS
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Re: Matteo 2:22,23

Messaggio da AKRAGAS »

Maria ti metto un dubbio per riflettere insieme sempre a mente aperta. Io non conosco le lingue per cui rischio di sbagliare più facilmente, ecco perché abbiamo bisogno di persone come Gianni,noiman, ecc.

Leggo nei testi tradotti questo:

Luca 7:34 È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: "Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori!"

Qui Yeshua fa una dichiarazione che lascia intuire che non fece voto di nazireato durante il suo ministero.
Infatti al versetto prima 33 afferma: Difatti è venuto Giovanni il battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: "Ha un demonio"

Quindi Yeshua si distingue da Giovanni che fin dalla nascita fu nazireo asserendo di se stesso : Figlio dell'uomo che mangia e beve.
maria
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Re: Matteo 2:22,23

Messaggio da maria »

Il voto era definitivo
a tempo determinato
dalla nascita
dopo ci si purificava con l'acqua ... il battesimo? Ecco perché disse quelle parole che io non ho mai capito
Il nazireato era anche a tempo determinato.
maria
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Re: Matteo 2:22,23

Messaggio da maria »

salto i preamboli che mi hanno portato a questa ricerca che io ho appena cominciato...e ancora non sono giunta a conclusione certa perché tu capisci... essere nata in un paese cattolica in cui tutto ciò che sappiamo ce l'hanno bello che costruito alla nascita... e poi la mia ricerca é fine a me stessa nel senso che io devo capire... perché lo scrittore russo Bulgakov si è fatto venire in mente che Gesù potesse essere di Gamala, nel Golan? E perché la stessa tesi è sostenuta anche dal teologo E.B.Szekely? Ma come sono arrivata a cercare questo neanche lo so di preciso... nel senso, adesso sono impegnata sulle Scritture Ebraiche che mi sembrano alquanto slegate dalle greche.
Un mutamento radicale che non mi fa dormire, eh sì... perché questa cosa mi ha tolto il sonno... sembrano anche avere due Divinità diverse, ma so cosa mi potresti dire, ma tu sai che la Tanach é un progresso verso Yeshuà... la verità non lo scorgo e non ho paura di dirlo...
Allora... correggetemi se avete altre informazioni.
In occasione della cosiddetta guerra dei sei giorni (1967), lo stato di Israele si mosse improvvisamente contro alcuni stati arabi confinanti e, oltre ad occupare il Sinai, la striscia di Gaza e la Cisgiordania, invase ed occupò buona parte della regione chiamata Golan, fino a quel momento appartenente alla Siria.

Sulle alture del Golan, qualcuno notò la presenza delle rovine di una vecchio insediamento umano su un colle circondato da scarpate ripidissime, situato a breve distanza dalla riva nord-orientale del lago Kinneret ("Mare di Tiberiade").Le autorità di Israele inviarono
archeologi ad indagare nella zona in questione... la zona fu esaminata da un certo Itzhaki Gal che disse che località segnalata potesse essere il villaggio chiamato Gamla, o Gamala, che Giuseppe Flavio descrisse con abbondanza di particolari, narrando la storia di una tragica sconfitta subita dagli ebrei, per mano dello stesso Vespasiano, durante la guerra che insanguinò la Palestina negli anni dal 66 al 70 d.C. Voi direte.. ma che c'entra? Spero niente.
Come si può arrivare mai a pensare che Gamla, e non Nazareth, sia la città dove Cristo visse, e persino nacque? Una ricerca di questo tipo, avendo a che fare con il mio battesimo dovrà essere lunga e meticolosa, ma io non ho paura della verità e della luce anche se può farmi male e vado avanti.
il prof. Eisenman, (California University) nel suo lavoro "James, the brother of Jesus" (Penguin Books, USA 1998) afferma a chiare lettere che il termine Nazareno [Nazoraios nel testo originale greco] non significa affatto "della città di Nazareth", ma si riferisce a ben altra cosa, che l'evangelista intendeva censurare......e così continua nel suo voluminoso saggio... "...nella Cristianità, il tema "essere un Nazareno", così come lo rappresentano Marco e Luca, è basato su un giochetto di traslitterazione dall'aramaico al greco (ar. Nozorai - gr. Nazoraios, ebr. Nozri, N.d.T.), attraverso il quale si è tentato di associare il titolo stesso con la città di Nazareth in Galilea (la cui esistenza, in quel periodo, è del tutto dubbia). In conseguenza di ciò la città viene identificata come il luogo di residenza del Messia che deve venire..." questo dovrebbe fare nascere già qualche dubbio essendo che la Chiesa Cattolica di cavolate ne ha tirate fuori parecchie, senza offesa per i cattolici... anche io sono stata nelle tenebre e quelle pesanti.
Per arrivare a Gamaia devo fare un giro larghissimo, ma ci arriverò. Un argomento complesso e andare indietro di 2000 anni, ma mica é semplice...
Affermare Gesu' di discendenza Davidica, equivale a dire che vi è stata partecipazione attiva carnale di Giuseppe, (che a quanto dice Matteo, sarebbe stato sostituito dall'intervento dello Spirito detto "Santo"
Comunque dire invece che Gesu' sia nato dallo "Spirito Santo", significa eliminare completamente la componente genetica maschile, cioè quella della discendenza Davidica; un certo tipo di concepimento, necessariamente esclude l'altro.
Gesu' non può essere figlio contemporaneamente di Giuseppe e dello Spirito Santo.
Ma sicuramente è nato da carne, e l'unica carne alla quale si può far riferimento è la carne di Maria, che essendo stretta parente di Elisabetta, era di stirpe Levitica. Quindi, una sola discendenza, quella Levitica può essere attribuita a Gesù, ma Maria perché la prendi tanto alla larga? Perché non so l'ebraico altrimenti mi sarebbe sufficiente Isaia 11:1 su cui si basa la frase di Matteo...

Ma la 'montagna' dell'evangelista Luca, la 'montagna' di tutti i Vangeli, che ne parlano continuamente... perché non sono precisi? Le Scritture Ebraiche si allontanano sempre di più da essi ecco... anche questo e altro...
in uno scritto apocrifo,RIFIUTATO DALLA CHIESA CATTOLICA CHE INSERISCE ANCHE IL CALENDARIO DI BARBANERA NELLA BIBBIA, il Vangelo di Filippo,la cui redazione primitiva risale con tutta probabilità al II sec. d.C., che è stato rinvenuto nel secolo scorso a Naj Hammadi, in Egitto: "Gli apostoli che sono stati prima di noi l'hanno chiamato così: Gesù Nazareno Cristo... ‘Nazara’ è la ‘Verità’. Perciò ‘Nazareno’ è ‘Quello della verità’..." (Vang. di Filippo, capoverso 47). Ci sono state discussioni sul fatto che la radice NZR possa significare verità, ma è comunque un dato di fatto che la frase attribuisca al termine un senso che non ha nulla a che fare con la città di Nazareth....
Elia Benamozegh (1823/1900), filosofo ebreo, membro del collegio rabbinico di Livorno, scriveva: "Neppure è improbabile che i primi cristiani siano stati detti Nazareni nel senso di Nazirei, piuttosto che in quello di originari della città di Nazareth, etimologia davvero poco credibile e che probabilmente ha sostituito la prima solo quando l'antica origine dall'essenato cominciava ad essere dimenticata" (Gli Esseni e la Cabbala, 1979)...cito come da testo perché sto leggendo a 360° per quanto mi sia possibile, ma ne va della mia fede e la parola fede significa fiducia...
Alfred Loisy (1857/1940), sacerdote cattolico, professore di ebraico e di sacra scrittura dell'Istituto Cattolico di Parigi, ha osato scrivere: "La stessa tradizione ha fissato il domicilio della famiglia di Gesù a Nazareth allo scopo di spiegare così il soprannome di Nazoreo, originariamente unito al nome di Gesù e che rimase il nome dei cristiani nella letteratura rabbinica e nei paesi d'oriente.
Nazoreo è certamente un nome di setta, senza rapporto con la città di Nazareth..." (La Naissance du Christianisme).
E lo studioso laico Charles Guignebert (1867/1939), professore di Storia del Cristianesimo presso l'Università Sorbona di Parigi, che scrisse: "La piccola città che porta questo nome [Nazareth], dove ingenui pellegrini possono visitare l'officina di Giuseppe, fu identificata come la città di Cristo solamente nel medio evo..." (Manuel d'Histoire Ancienne du Christianisme) Se questo mi chiama ingenua pellegrina merita una ricerca no?
Gianni la tua domanda, capisci, non può avere una risposta frettolosa e arriverò al punto con calma...
IL FATTO CHE HO SEMPRE CREDUTO A UNA COSA NON DIMOSTRA CHE SIA VERA. Questa é la lezione che io ho imparato nella vita. Adesso continuo.
Nazarenos e Nazoraios sono dunque forse nomi legati a una radice linguistica ebraica natzìr (in aramaico natzirà) che li collegava ai nazirei "separati" o i "consacrati", un gruppo che aveva fatto a Dio uno speciale voto di consacrazione e che costituiva una setta a sé stante…" (R. Calimani, Gesù Ebreo, Milano, 1990).

Per capre il Golan forse dobbiamo fare caso a una cosa scritta nei vangeli, ma sottovalutata
... il villaggio di Betsaida, anche nella letteratura canonica, ha un’importanza per Gesù che é passata come non importante "Ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsaida, mentre egli avrebbe licenziato la folla. Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra" (Mc VI, 45-46)
"Giunsero a Betsaida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo" (Mc VIII, 22); "Allora si mise a rimproverare le cittànelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: "Guai a te, Corazin ! Guai a te, Betsida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere" (Mt XI, 20-21);
"Allora li prese con sé e si ritirò verso una città chiamata Betsaida. Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio" (Lc IX, 10-11); "Guai a te, Corazin, guai a te, Betasida ! Perché se in Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli compiuti tra voi, già da tempo si sarebbero convertiti vestendo il sacco e coprendosi di cenere. Perciò nel giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai innalzata fino al cielo ? Fino agli inferi sarai precipitata !" (Lc X, 13-15); "Filippo era di Betsaida, la città di Andrea e di Pietro" (Gv I, 44); "Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsaida di Galilea, e gli chiesero: "Signore, vogliamo vedere Gesù"" (Gv XII, 20-21).
Voi direte che c'entra..
Le tre città, Betsaida, Corazim e Cafarnao, che evidentemente rappresentano luoghi in cui Gesù si trovava spesso, mostrano un’assidua frequentazione del versante nord e nord orientale del lago di Tiberiade... da Naret siamo lontanucci...Tanto più che i suoi apostoli (e, tra di loro, alcuni suoi fratelli) erano di Betsaida. È proprio contro queste città che si è scagliato quando, infervorato dall’ira, lanciava oscure maledizioni. Non ha inveito contro Nazareth, o Cana, Magdala, luoghi comuni della Galilea centrale. Non possiamo non capire che questa zona, a cavallo fra la Galilea settentrionale e il Golan, era l’area dei suoi spostamenti comuni. Invece, l’accesso naturale di Nazareth al lago, pur tenendo conto della distanza non indifferente, è sul versante sud occidentale.
Scusate, ma io devo capire...

La storia continua e la ricerca anche...
Gianni shalom
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Re: Matteo 2:22,23

Messaggio da Gianni »

Maria, credo che tu ti stia infilando in un complicatissimo ginepraio. Se si inizia a dar retta a tutte le ipotesi che vengono fatte, non c’è fine. Molte sono perfino assurde. Se posso dare un suggerimento, vaglia quelle che vuoi ma attieniti sempre alla Scrittura.
Circa la geografia, forse non risponderà a tutte le tue domande, ma prova a dare un’occhiata al sottotitolo Alcuni problemi, che trovi in questa lezione:
http://www.biblistica.org/wordpress/wp- ... -pesci.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;
Circa la discendenza davidica di Yeshùa non devi ragionare all’occidentale ma secondo il pensiero ebraico che trovi nella Scrittura. Per gli occidentali la discendenza vera è solo quella da padre vero, ma presso gli ebrei non era solo così. Se fai una ricerca su chi era considerato figlio a tutti gli effetti, te ne renderai conto.
maria
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Re: Matteo 2:22,23

Messaggio da maria »

Gianni ho letto questo tuo...
Forse parte della popolazione di Betsaida si era stabilita sulla riva ovest del Giordano, distante
circa 1,5 km. Ma è verosimile la possibilità che ci fossero due Betsaida? Va notato che questa seconda ipotetica località
avrebbe dovuto essere anch’essa vicino a Capernaum: sarebbe davvero molto improbabile che esistessero due città
omonime a pochi chilometri di distanza.
Gianni un forse non toglie i dubbi, ma li fa venire... tu citi le Scritture ecco! Le Scritture prima, le profezie e in particolare Isaia il presunto collegamento con Nazaret e su questo ho molti dubbi che devono essere soddisfatti...
Non mi infilo in niente credimi... io ho fede nel D-o di verità che Sa perché ho bisogno di capire e se mi sbaglio ammetterò lo sbaglio
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Re: Matteo 2:22,23

Messaggio da Gianni »

Maria, non è affatto ipotizzabile che ci fossero due Betsaida, cosa del tutto inverosimile. Nel mio studio spiego che Betsaida era una sola.
Il mio "forse" era riferito unicamente al fatto che la mia accurata ricostruzione geografica non avrebbe risposto a tutte le tue domande, ovvero a quelle circa Nazaret.
Tu mischi la questione geografica di Betsaida con quella isaiana. Ma sono due questioni diverse. La prima è risolta, e ciò già non intaccava quella isaiana.

Riferendoti a Is tu parli di presunto collegamento con Nazaret, su cui dici di avere molti dubbi che devono essere soddisfatti. Proviamo a vedere le cose con ordine.

Parto da Mt 2:23: “Venne ad abitare in una città detta Nazaret, affinché si adempisse quello che era stato detto dai profeti, che egli sarebbe stato chiamato Nazareno”.
Qui ci sono due punti che interessano la questione che hai posto:
1. “Una città detta Nazaret”;
2. “Sarebbe stato chiamato Nazareno”.
Circa la città, non c’è dubbio sul nome. I passi di Lc 2:51 e di Gv 1:45 pure la menzionano. Il nome Ναζαρέτ (Nazarèt) compare ben 20 volte nelle Scritture Greche, per cui non ci sono dubbi.
Quanto a "nazareno", il passo mattaico ha ναζωραῖος (nazoràios). Nel mio studio (lezione n. 169) spiego che l’unica questione irrisolta è quella filologica ovvero che non si è ancora trovata la soluzione del passaggio dalla a di ναζαρηνός (nazarenòs) alla o di ναζωραῖος (nazoràios). È un problema, tutto sommato, da poco. Come spiego, le desinenze –eno e –aio sono in greco tra loro intercambiabili, per cui dire “nazareno” o “nazoraio” è la stessa cosa.

Matteo parla di adempimento di “quello che era stato detto dai profeti”, al plurale.
Nella mia lezione n. 169 spiego:
Una prima etimologia fa derivare il vocabolo greco nazoràios (nazoraio) da quello ebraico נֵצֶר (nètser) che significa “germoglio”. Così lo troviamo in Is 11:1 dove il messia è chiamato, appunto, “germoglio”: “Un germoglio [ebraico נֵצֶר (nètser)] spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici” (CEI). Anche in nome “Nazaret”, dove Yeshùa è cresciuto, significa probabilmente “fiore/germoglio”. Non solo il Is, ma anche in altri passi biblici il messia è paragonato ad un germoglio: “Ecco, verranno giorni - dice il Signore - nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra” (Ger 23:5, CEI); “Ecco, io manderò il mio servo Germoglio” (Zc 3:8, CEI); “Ecco un uomo che si chiama Germoglio: spunterà da sé e ricostruirà il tempio del Signore”. - Zc 6:12.
In questo senso si poteva dire che il nome “nazoraio” richiamava varie profezie.

Spiego anche i motivi per cui non è accettabile l’ipotesi che collega “nazareno/nazoraio” a “nazireo” (ebraico נָזִיר, nasìr).
Siccome il nome “Nazaret” significa “città del germoglio”, il collegamento con nazoràios (nazoraio), dall’ebraico נֵצֶר (nètser) che significa “germoglio”, è stabilito.

Riguardo a Is 11:1, il testo dice:
וְיָצָא חֹטֶר מִגֵּזַע יִשָׁי וְנֵצֶר מִשָּׁרָשָׁיו יִפְרֶה׃
veyatzà khòter mighèza yshày venètzer misharashàyv yfrèh
e uscirà un ramo da ceppo di Iesse e un germoglio da radice di esso spunterà

Perché parli di parola non chiara e da interpretare? Il parallelismo ramo-germoglio presenta lo stesso concetto. Trattandosi di una discendenza di Iesse (padre del re Davide della tribù di Giuda), la parola “ramo” è del tutto appropriata. Personalmente trovo il parallelo “germoglio” molto significativo. Non so come un ebreo legga questo parallelo, ma immagino che lo legga solo come un parallelo, una coloritura (qui sarebbe interessante avere un commento di Noiman), io però ci vedo un grange significato proprio alla luce di Mt 2:23, senza dimenticare, anzi rimarcando i riferimenti di Ger 23:5 e di Zc 3:8; 6:12.

L’ipotesi che “nazoraio” abbia a che fare con “nazireo” è del tutto da scartare. È del tutto documentabile che Yeshùa non era un nazireo e che non lo erano i suoi discepoli. Le parole stesse non hanno nulla a che fare l’una con l’altra.

Tu dici che “il fatto che Paolo venga accusato di essere il "capo della setta dei Nazorei" - tradotto anche con "Nazareni" - fornisce un'ulteriore verifica che il termine "Nazoreo/Nazareno" era una traduzione erronea del nome Nazirita/Nazireo”.
Questa conclusione, che è di per sè illogica, non ha il minimo appoggio. Sinceramente, non capisco neppure come possa venirti in mente.
maria
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Re: Matteo 2:22,23

Messaggio da maria »

Ciao, un saluto é cortesia.
Non é venuto in mente solo a me, ma a tanti altri
IL FRAMMENTO 2 DI TACITO: IL MOVIMENTO ANTI-ROMANO DEI CHRISTIANI E I NAZOREI
Università di Alabama, Tuscaloosa

Pubblicato in Vigiliae Christianae 54, no. 3 (2000) 233-47

(Per un sequel di questo articolo, vedere Eric Laupot, "Il governo dei Christiani su Israele durante la Guerra Giudaica: il Frammento 2 di Tacito e Storie 5.13, Vespasiano 4.5 di Svetonio, e le Monete della Guerra Giudaica," Revue des études juives 162, nos 1-2 [2003] 69-96;. e per riassunti di questo sequel in Inglese e Francese , o per acquistarli online, andare su [URL=http://poj.peeters-
leuven.be/content..php?url=issue&journal_code=REJ&issue=1&vol=162])


SOMMARIO
C'è poco consenso riguardo la natura storica della setta identificata da Tacito in Annales 15.44 come Christiani. Né vi è alcun forte consenso sull'autenticità e storicità di tutto quel frammento noto come frammento 2 di Tacito (= Chronica 2.30.6-7 di Sulpicio Severo), i cui riferimenti ai "Christiani" sono comunemente sospettati di esser interpolazioni Cristiane successive. Gran parte di questo frammento è ritenuto, tuttavia, proveniente dalla parte perduta del quinto libro delle Historiae di Tacito.

Una soluzione può essere trovata ad entrambi questi problemi, derivando dal frammento 2 una nuova prova del fatto che questo frammento rappresenta chiaramente una fonte storica primaria. Questa nuova prova emerge dalla scoperta di una significativa relazione statistica tra le seguenti tre parole: (1) La metafora stirps (ramo, discendenti) usata per descrivere i Christiani nel frammento 2, (2) e (3) Nazoraios e Nazarenos (Nazoreo), che descrive la setta del Nuovo Testamento associata ai Christianoi di Atti 11.26. L'anello di congiunzione, così come la fonte comune, tra le tre parole sopra citate sembra essere l'Ebraico netser (ramo, discendenti, apparentemente sotto l'influenza di Isaia 11.1), che nello steso tempo si traduce in stirps e si traslittera in Nazoraios / Nazarenos. E' matematicamente estremamente improbabile che questo legame con netser rappresenti una coincidenza casuale. Inoltre, sembra che un più tardo redattore Cristiano del frammento 2 o il suo target di riferimento, non avrebbe saputo di questa connessione. A causa di ciò e di altre spiegazioni contestuali, la possibilità che quel frammento 2 potrebbe essere stato redatto in modo significativo da un Cristiano successivo è in gran parte eliminata. Rimaniamo quindi con la concreta probabilità che questo frammento costituisce una fonte storica primaria, molto probabilmente risalente a Tacito. A sua volta questa fonte ci fornisce una probabile soluzione al problema dell'identità dei Christiani grazie alla loro raffigurazione nel frammento 2 come i principali partecipanti durante la prima rivolta Ebraica contro Roma nel 66-73 d. C..





Nella ben nota sezione di Annales 15.44, Tacito si riferisce inequivocabilmente ai "Christiani". Guarderemo in una nuova luce un altro passo ritenuto essere almeno parzialmente Tacitiano e che menziona altrettanto una setta chiamata "Christiani". In tal modo, questo dimostrerà come un sacco di dati storici possa essere con successo nascosto in un sol breve passaggio. Come si vedrà, quando si tratta di questi "Christiani", le cose non sono affatto come hanno sembrato. Il secondo passaggio in questione è conosciuto comunemente come frammento 2 di Tacito, di cui gran parte è generalmente considerato aver una volta fatto parte della porzione oggi perduta del quinto libro delle Historiae di Tacito. Il frammento 2 è stato preservato dallo storico Cristiano Sulpicio Severo nelle sue Chronica 2.30.6-7 (ca. 400-403 d. C.).

Questo frammento ci permetterà di dimostrare chi erano davvero i Christiani, e, come vedremo, non erano Cristiani. Qui, come altrove in questo lavoro sto usando "Cristiani" (in opposizione a "Christiani"), "cristianesimo", e "la Chiesa" per riferirmi unicamente alla versione Paulina.

Il presente studio dimostra che il framm. 2 è una fonte storica primaria che con ogni probabilità identifica correttamente i "Christiani" del frammento 2 come il nome Latino di un gruppo di partecipanti più importanti alla prima rivolta Ebraica contro Roma del 66-73 d.C.. Inoltre, vedremo che il nome Ebraico per almeno una parte, se non tutti, di questo gruppo era probabilmente "Netsarim" (Nazorei).



Passiamo ora al framm. 2 e vediamo perché mostra che i Christiani siano stati i principali oppositori dei Romani. Questo frammento fornisce i dettagli del dibattito all'interno di un consiglio di guerra tra vertici militari voluto dal comandante dell'esercito Romano Tito poco prima della distruzione del Secondo Tempio dai Romani a Gerusalemme nel 70, verso la fine della prima rivolta Ebraica contro Roma. Il dibattito era se l'esercito romano dovesse o no distruggere il Tempio. Per i nostri scopi qui, l'ultima metà del framm. 2 (= Chronica 2.30.7 di Severo) è la più rilevante perché cita espressamente i "Christiani":



(2.30.6) Si racconta che Tito, tenuto consiglio, abbia, in un primo tempo, dibattuto se un tempio, che tanto lavoro aveva richiesto per la sua costruzione, dovesse essere distrutto. Qualcuno riteneva che non fosse opportuno demolire un santuario, famoso quanto nessuna altra opera umana: salvarlo voleva dire lasciare un documento della moderazione dei Romani; abbatterlo equivaleva a segnalare per sempre la crudeltà dei vincitori.
(2.30.7) Altri invece (e lo stesso Tito era di questo avviso), ritenevano che distruggere il tempio fosse un obbligo primario al fine di sopprimere più radicalmente la religione [per Severo. Tacito o un altro autore classico avrebbe usato la parola superstitio (credo religioso straniero). Confronta Hist. 5.8 e Ann. 15.44 (exitiabilis superstitio)] di Giudei e Cristiani: si trattava di due religioni [vale a dire, superstitiones] a dire il vero, ostili l'una all'altra, ma comunque sviluppate dalle stesse origini. I Christiani sorgevano dai Giudei: tagliata la radice, anche il ramo [stirps] si sarebbe facilmente seccato.

La scoperta che lo storico cristiano Severo avesse preso la maggior parte del framm. 2 da una porzione ormai perduta delle Historiae di Tacito è stata fatta la prima volta nel 1861 quando Jacob Bernays pubblicò il suo magistrale studio [2] dimostrando che il frammento è ragionevolmente Tacitiano nello stile. Dimostrò anche che è in apparenza abbastanza accurato storicamente, [3] contro il racconto parallelo di Giuseppe Flavio dello stesso consiglio di guerra in Bell. 6.236-243, che Bernays definì un tentativo di riabilitare Tito. La constatazione di Bernays che il framm. 2 è per la maggior parte Tacitiano è stata generalmente accettata dagli editori delle varie edizioni critiche delle Historiae e delle Chronica. [4] Momigliano riassume la posizione del consenso dichiarando non c'è dubbio sul fatto che Severo dipendeva, almeno in parte, da Tacito : "Sulpicio Severo usa Tacito altrove, e questo particolare passaggio mostra tracce dello stile Tacitiano sotto la vernice di inizio V secolo. Si può quindi ragionevolmente concludere con Bernays che Sulpicio Severo dipendeva da Tacito. La sua congettura è infatti stata generalmente accettata". [5]

Tuttavia, un certo numero di studiosi ha espresso l'opinione che la seconda metà del framm. 2 con i suoi riferimenti ai "Christiani" rappresenta in gran parte un tentativo di "cristianizzazione" la redazione da parte dello stesso Sulpicio Severo o di qualche altro Cristiano successivo. [6] Momigliano osserva: "Questo passaggio ha subito modifiche Cristiane, ma questa modifica riguarda solo le ragioni alla base della decisione di Tito e non la decisione stessa". [7] Tuttavia, i sostenitori di questa teoria (vedi nota 6 precedente) dimostrano solo che Severo aveva un movente per cristianizzare questo passaggio e che egli avrebbe potuto fare così, non che lo fece. Un'altra ipotesi [8] sostiene che Sulpicio o un redattore successivo potrebbe aver interpolato un racconto storico effettivo del consiglio di guerra di Tito da una fonte di testimonianza oculare non Tacitiana, ma classica, come Marco Antonio Giuliano. In questo caso però, come Momigliano osserva in "Jacob Bernays" (167), l'effetto in definitiva sarebbe semplicemente sostituire "il nome di Tacito come fonte di Sulpicio dal nome di colui che era probabilmente la fonte di Tacito, Antonio Giuliano: nessun progresso e maggiore oscurità".

In ogni caso, però, una lettura diretta della seconda metà del framm. 2 supporta l'opinione che i Romani consideravano l'idea di distruggere il Tempio, nel tentativo di paralizzare l'ebraismo ed eliminare la base operativa di un gruppo noto come "Christiani". Se accettiamo il framm. 2 come fonte storica primaria (e come vedremo, questo corso d'azione è logicamente giustificabile), non vi può essere alcun dubbio sul fatto che i Christiani fossero un gruppo Ebraico che, insieme a quelli identificati come "gli ebrei," erano i principali partecipanti alla prima rivolta Ebraica contro Roma. Questi Christiani si distinguono anche nel framm. 2 da coloro che erano presumibilmente, dal punto di vista romano, almeno, più normativi Ebrei: i Christiani e "gli Ebrei", anche se dalla stessa parte contro i Romani, sono rappresentati come aventi credi religiosi in conflitto tra loro. Secondo il framm. 2 allora i Christiani furono i partecipanti più importanti nella guerra e Tito bruciò il Tempio principalmente per distruggere loro paralizzando l'ebraismo - così distruggendo la base dei Christiani delle operazioni in Israele.

Questo punto di vista nel framm. 2 è coerente con gli altri riferimenti esistenti di storici Romani classici ai "Christiani" del periodo del Secondo Tempio. Possiamo notare la descrizione di Tacito negli Annales 15.44 della superstitio dei "Christiani" come pericolosa (exitiabilis), sinistra (atrocia), un male (malum), ecc. e la rappresentazione di Svetonio dei "Christiani" in Nero 16,2 come seguaci di una "nuova e pericolosa [malefica] superstitio ".

Ci sono una serie di argomenti che dimostrano che il framm. 2 costituisce una fonte storica primaria. Il primo di questi punti fu dato da Bernays e altri, i restanti sono nuovi in questo studio. Questo articolo si concentrerà sulla parte più rilevante del frammento, la seconda metà. Ecco allora la critica, soprattutto letteraria/ statistica, a favore della classificazione del framm. 2 come una fonte storica primaria:


1. La seconda metà del framm. 2, come il primo, è ragionevolmente Tacitiano nello stile. Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda (A) quippe usato al posto di nam prima dell'espressione di opinioni esplicative e contrastanti in una frase subordinata, [9] (B) l'uso del tipico Tacitiano at contra, [10] e (C) il fatto che tutto il resto nell'ultima metà di questo frammento tranne il termine Severiano religio sembra essere Tacitiano o in ogni caso non non-Tacitiano. [11]


2. La chiara impressione data nel framm. 2 dei "Christiani" come avversari dei Romani è ancora più fortemente rafforzata da qualcosa che Bernays non menzionò. Ci possono essere pochi dubbi sul fatto che lo staff del generale romano Tito è descritto nella parte finale del framm. 2 (". ... si trattava di due religioni a dire il vero, ostili l'una all'altra, ma comunque sviluppate dalle stesse origini. I Christiani sorgevano dai Giudei: tagliata la radice, anche il ramo [stirps] si sarebbe facilmente seccato.", vedi nota 1) nell'atto di citare Isaia 11.1 mentre rappresenta i Christiani del framm. 2 usando la parola Latina stirps (ramo, discendenti), un termine i cui equivalenti Ebraici da Isaia 11.1 (Ebr. / Aram., netser) permettono soltanto di traslitterare nei due nomi (Nazoraios e Nazarenos [vale a dire, "Nazoreo "]) nel Nuovo Testamento Greco per quello che sarebbe stato, agli occhi di Severo o di qualsiasi altro redattore Cristiano successivo, praticamente la stessa setta in quanto "Christiani". Come verrà illustrato, le probabilità che questo sia una coincidenza casuale sono così remote (insieme con la probabilità che Severo o i suoi lettori sarebbero stati perfino a conoscenza di questa connessione) che come risultato si può eliminare virtualmente Severo come fonte primaria per la maggior parte della seconda metà del framm. 2.

Come verrà dimostrato più chiaramente, i "Christiani" del framm. 2 sono raffigurati, dopo Isaia 11.1, come un "ramo" di Jesse - padre di Davide - germogliante dalle ''radici'' (radix) Ebraiche di Jesse [12]. Questo è esattamente quanto ci si aspetterebbe dalla descrizione di un movimento di resistenza ebraico ed è del tutto coerente, come abbiamo visto, con il contenuto ovvio del framm. 2. [13].

Stirps sarebbe stata una buona scelta nel framm. 2 con cui tradurre netser da Isaia 11,1 dal momento che ciascuno di questi sostantivi significava sia "ramo" e "discendenti" (in questo caso, presumibilmente, di Davide) [14]. Ad esempio, stirps fu usato da Girolamo per tradurre netser in Isaia 14.19 (Vg). [15]

La metafora del ramo nel framm. 2, stirps, è una delle relativamente poche parole Latine con un equivalente Ebraico (netser) che può essere traslitterato in "Nazoraios" (Matteo, 2.23, 26.71, 18.37 Luca, Giovanni 18.5, 7, 19.19, Atti 2.22, 3.6, 4.10, 6.14 , 22.8, 24.5, 26.9) e "Nazarenos" (Marco 1.24, 10.47, 14.67, 16.6, Luca 4.34, 24.19) - due parole che descrivono la setta che è associata anche con i "Christiani" (= "Christianoi": Atti 11,26) del Nuovo Testamento. Le prime tre consonanti Semitiche di netser possono essere traslitterate nelle prime tre consonanti greche di ambedue Nazoraios e Nazarenos. [16] E' quasi impossibile che si tratti di una coincidenza in quanto ci sono relativamente poche parole a noi note oggi, che potrebbero essere state usate come sostantivi in Ebraico o Aramaico nell'Israele del primo secolo, e potrebbero altrettanto essere state traslitterate in questo modo in Nazoraios o Nazarenos - e netser (= stirps) soltanto risulta essere una di loro. Includo solo sostantivi qui poichè la metafora effettivamente utilizzata nel framm. 2 è stata espressa in termini di un sostantivo (stirps).

Queste poche parole Semitiche (dall'Ebraico biblico, Aramaico Ebraico Palestinese, e Aramaico Talmudico [quest'ultimo incluso per ragioni indicate qui di seguito]) che contengono solo le consonanti N-TS-R o NZR sono elencate nel seguito, insieme con tutti i loro significati conosciuti: ( 1) Dall'ebraico, con il significato di radice (cfr. Brown-Driver-Briggs Hebrew and English Lexicon; anche James H. Charlesworth, Graphic
Concordance to the Dead Sea Scrolls [Tübingen: J. C. B Mohr (Paul Siebeck), 1991]): nezer (corona, la mitra di un sacerdote [Lev 8.9]; capelli [di una donna], una consacrazione [Lev 21.12]; capelli consacrati di un Nazireo [Num 6.19], una separazione [Num 6. 8, 12, 13]), nazir (un consacrato o coronato [ad esempio, un principe, un regnante, ecc.], un nazireo, una vite tagliata [come i capelli tagliati di un nazireo - vedere Lev 25.5, 11]), natsar (colui che guarda, il preservato [di Israele - vedi Isaia 49.6 ]), una cosa segreta [Is 48.6], un luogo segreto [Is 65.4]; gli assediati [Ez 6,12], un assediante [Ger 4.16], quelli che osservano [la Torah: Sal 119.2, Proverbi 28.17], uno che tende [un albero di fico - Prov 27.18], uno che è furbo [Prov 7.10]), e netser (ramo; germoglio; discendenti). (2) Dall'Aramaico (vedi Marcus Jastrow, Dictionary of the Targumim, the Talmud Babli and Yerushalmi, and the Midrashic Literature [1903; repr., New York: Pardes, 1950]; anche Michael Sokoloff, A Dictionary of Jewish Palestinian Aramaic of the Byzantine Period [Ramat-Gan, Israel: Bar Ilan Univ. Press, 1990]): Notseri (un Cristiano o Nazoreo [= Lat, Christianus, vedi nota 17 seguente]), nezirah (un nobile; un voto di nazireo) , Nezirah (nome di un uomo [Gen Rab 12.6, ecc.]), natsir (un feto), netser (un grillo, un salice), e nitsrah (un cesto di vimini).

Ho eliminato significati Semitici che sono doppioni. Per i motivi statistici, si veda nel seguito. Ci sono quindi un totale di soli 29 distinti significati di parole semitiche che avrebbero potuto essere traslitterate sia in "Nazoraios'' che in ''Nazarenos". [17]

Le probabilità che questa relazione verbale tra stirps, netser e Nazoraios/Nazarenos rappresenti una coincidenza può essere calcolata matematicamente all'incirca come segue: Andando indietro dal greco "Nazoraios" e "Nazarenos" (i risultati finali delle traslitterazioni putative), abbiamo già notato in precedenza i 29 diversi significati delle sole parole semitiche di cui il sottoscritto è consapevole che potrebbero credibilmente essere state traslitterate nelle due parole greche in questione. Se quindi facciamo l'ipotesi molta generosa che, per ciascuno dei 29 significati semitici c'erano ben 10 nomi in latino che in origine potevano originariamente aver espresso ciascun significato, si arriva ad una cifra totale di 290 (= 29 x 10) nomi latini che potevano originariamente venir usati per esprimere questi 29 significati semitici da parte dello staff del generale romano (o da un redattore successivo del framm. 2). Quindi, in teoria ciascuno di questi 290 nomi latini potrebbe esser stato scelto in modo casuale come metafora per i Christiani da parte dei Romani o di un redattore più tardo e ancora fornirci traduzioni Semitiche che potrebbero in ultima analisi, venir traslitterate in Nazoraios e Nazarenos. Stiamo assumendo qui per amor di discussione che i Romani o un redattore successivo avessero preso la loro metafora per i "Christiani" completamente a caso - e non con qualche conoscenza preesistente del nome Semitico dei Christiani, se presente. Tutto ciò che dobbiamo fare a questo punto allora è dividere 290 per il numero totale dei sostantivi in Latino al fine di ottenere la probabilità, per i Romani o chiunque altro, di arrivare casualmente a una metafora in grado di traslitterare correttamente in ultima analisi, nei due nomi Greci per la setta del Nuovo Testamento associata anche con i "Christiani" di Atti.

Per semplificare questo calcolo e al tempo stesso garantire una ragionevole accuratezza, si eliminerà dall'analisi tutti i nomi propri in Latino, in quanto questi si riferiscono principalmente a persone e luoghi al di fuori di Israele, ed è molto improbabile che i Christiani potrebbero aver scelto il loro nome Semitico, se presente, da un tale elenco (per l'effetto di questo sul nostro calcolo, vedi nel seguito). Pertanto, noi consideriamo solo i nomi comuni Latini. Una stima basata su un campione rappresentativo di nomi comuni dall'Oxford Latin Dictionary (1982) indica che c'erano circa 18.000 nomi comuni in Latino. Questo ci consente, quindi, una stimata probabilità di casualità in questo caso di 290 diviso per 18.000, o 1.61%. Sottrarre questa frazione a 100% per ottenere una probabilità di non-casualità ci dà 98.39%.

E' possibile, naturalmente, che alcune parole Semitiche del primo secolo e significati che sono a noi sconosciuti oggi siano stati inavvertitamente omessi da questa analisi. Secondo l'attuale opinione dell'autore, però, questo particolare problema è stato più che adeguatamente compensato con l'uso molto generoso di 10 nomi comuni Latini per ogni significato Semitico, nonché l'inserimento di parole Semitiche e relativi significati dall'Aramaico Talmudico. Inoltre, la mancata considerazione dell'uso di metafore e similitudini che coinvolgono nomi propri Latini (si veda sopra) potrebbe anche sottovalutare la probabilità di non-casualità - limitando notevolmente il numero totale di parole Latine in esame a solo 18.000.

In ogni caso, i risultati complessivi indicano una probabilità di non-casualità entro la gamma di significatività statistica (cioè, > 95%). Q.E.D. [18] Si può anche notare che la presenza apparente nel framm. 2 di una parafrasi di Isaia 11.1 (uno dei soli quattro passaggi della Bibbia Ebraica contenenti la parola raramente usata netser [le altre tre sono Isaia 14.19, 60.21, e Dan 11.7]) fornisce un'ulteriore conferma di questa alta probabilità di non-casualità .

Vi è una relazione statistica qui che è quasi certamente non casuale. Questo elimina virtualmente Severo o un altro Cristiano successivo come la fonte di questo materiale in quanto un redattore successivo Cristiano, quasi certamente non avrebbe potuto arrivare alla scelta di stirps semplicemente per caso, come abbiamo visto. Né probabilmente Severo (o un altro Cristiano successivo), avrebbe perfino saputo qualcosa di questa connessione verbale. Inoltre, se l'avesse saputo, scrivere su di esso in un modo del tutto obliquo non avrebbe avuto senso, i suoi lettori non sarebbero stati capaci per la maggior parte di capire la connessione. Questo si può dedurre dalla mancanza di riferimenti ad esso nella letteratura Cristiana e altrui [19].

Così, dal processo di eliminazione siamo quasi certamente lasciati con una fonte classica, probabilmente Tacito (si veda sopra alla nota 4), per il framm. 2, dimostrando che il framm. 2 è in tutta probabilità una fonte storica primaria. Inoltre, poichè il framm. 2 è probabilmente Tacitiano, i suoi Christiani possono ora probabilmente venir identificati con i Christiani degli Annales 15.44 di Tacito.


3. Inoltre, in Rm 11.16-24 Paolo sembra derivare dall'Hodayot dei Rotoli del Mar Morto (1QH 14 [6] .14-17, 15 [7].18-19, 16 [8].4-11) una metafora del ramo-radice che originariamente paragonò la comunità di Qumran a un albero o pianta stabilito da Dio. Tutti e tre questi passaggi dall'Hodayot impiegano netser e quindi tutti erano a quanto pare influenzati a loro volta dal parallelo Isaia 60.21 (uno dei soli quattro passaggi della Bibbia Ebraica a contenere netser), e forse pure Isaia 11.1 altrettanto[20]. In Romani Paolo riapplica deliberatamente questa metafora alla comunità Cristiana. Siamo in grado di dedurre che la scelta di Paolo del termine "ramo" (Klados) in Rom 11.16-24 fu deliberata in virtù delle stesse ragioni statistiche per le quali siamo stati in grado di dedurre che lo staff del generale romano nel framm. 2 non scelse la sua metafora del ramo a caso: Per le ragioni matematiche di cui sopra, le probabilità sono schiaccianti contro ogni scelta casuale da parte di chiunque di una metafora del ramo per i Nazorei e, in misura minore, per ogni altro gruppo a cui i primi Cristiani erano a quel che si dice collegati [21]. Questo principio si applica altrettanto bene a qualsiasi descrizione diretta di un leader Nazoreo tipo Gesù come di un discendente (= netser) o "ramo" di Davide come, ad esempio, da parte di Paolo in Rom 1.3. Possiamo quindi dedurre che in Rom 1.3 Paolo stava consapevolmente seguendo Isaia 11.1 - in parte, del resto, perché la parola netser appare raramente nella Bibbia Ebraica e solo una volta in connessione con Davide (Isaia 11.1), quindi ci sono pochi dubbi date le circostanze su ciò a cui Paolo si riferiva esattamente. Confronta anche gli altri numerosi esempi di "figlio di Davide" applicato a Gesù nel Nuovo Testamento in una forma o nell'altra: Matt 1.1-17, 15.22, 20.30-31, 21.9, 15, Marco 10.47-48, Luca 2.4, 3.31, Atti 13.22-23, Rom 15.12, Riv 3.7, 5.5, 22.16, ecc. Si può notare anche in Giustino Apol. 32 e Dial. 86-87 il ritratto di Gesù come compimento della profezia in Isaia 11.1. Questi fenomeni paralleli indicano l'esistenza di una tradizione importante che coinvolge una convergenza di opinioni (inclusa quella del framm. 2) che collegano i Nazorei con Isaia 11.1.



4. Nella misura in cui Severo o qualsiasi altro cristiano successivo possa aver redatto la seconda metà del framm. 2 cristianizzandolo, costui avrebbe dovuto imitare con successo lo stile e il vocabolario di Tacito. Ciò dovrebbe essere stato fatto con sufficiente esperienza per ingannare sia le persone del suo tempo che parlavano correntemente in Latino sia le future generazioni di studiosi (vedi nota 4). Ma così facendo, il redattore avrebbe rischiato la denuncia da parte dei suoi contemporanei perché le Historiae complete erano ancora esistenti nel corso del quinto secolo [22]. Se Severo avesse semplicemente introdotto tali interpolazioni nel suo stile, diciamo, nella seconda parte del frammento - senza fare un disperato tentativo di farli passare come propri di Tacito - la sua credibilità ne avrebbe sofferto, ma questo non è stato fatto. Pertanto, il framm. 2 come lo abbiamo oggi potrebbe probabilmente non esser stato significativamente redatto da Severo o da qualsiasi altro Cristiano successivo in quanto così facendo il redattore sarebbe stato denunciato dai suoi contemporanei, oltre che dai suoi pari nella Chiesa.

Per questo motivo è quasi altrettanto improbabile che Severo avrebbe, nel caso abbia avuto qualche cautela tutto sommato, (1) involontariamente o inconsciamente copiato lo stile di Tacito nella seconda parte del framm. 2 o (2) consapevolmente tentato di interpolare solo una o due delle parole chiave del passaggio - come "Christiani" - lasciando le altre relativamente immodificate. Inoltre, ciascuna di tali ipotetiche interpolazioni di "Christiani" nel frag. 2 sarebbe quasi certamente stata fatta prima del 418 d.C. quando l'intero libro quinto delle Historiae di Tacito era ancora disponibile (cfr. nota 22). Ciò deriva dal fatto che nel suo racconto parallelo della distruzione di Tito del Tempio nelle Hist. adv. Pag. 7.9.4-6 (ca. 418) Paolo Orosio quasi sicuramente imitò ma cristianizzò il significato della seconda metà del framm. 2 cambiando "Christiani" in "Ecclesia Dei" e "stirps" in "germinante". [23] Assumendo quindi una interpolazione cristiana della parola "Christiani" nel framm. 2, allora dal 418 Orosio ne era quasi certamente a conoscenza.



Dopo aver ampiamente escluso Severo o un altro Cristiano come fonte per l'ultima metà del framm. 2, notiamo che l'autore classico di questo frammento, presumibilmente Tacito, era uno storico o un testimone oculare che stava con ogni probabilità riportando accuratamente l'opinione della maggioranza dello staff del generale romano; un'opinione in questo caso che coinvolge una descrizione dei Christiani come di un "ramo" che corrisponde esattamente al parere di tutti i vari autori dei Vangeli canonici che scrissero in greco, e che è quindi quasi certamente non una coincidenza casuale. Abbiamo un certo numero di fonti che sembrano aver avuto la stessa idea molto particolare circa i Christiani come ad un "ramo". Poiché è ovvio che i generali Romani durante la prima rivolta Ebraica non attinsero le loro idee dai Vangeli e dal momento che è inoltre improbabile che gli autori dei Vangeli si fossero rivolti principalmente a resoconti storici dei generali Romani per sottili suggerimenti su come chiamare i Nazorei, allora è chiaro che tutte le parti devono aver derivato le loro informazioni su netser da una fonte comune. Questa fonte deve essere stata molto affidabile, o lo staff del generale romano non l'avrebbe utilizzata in alcun modo durante la loro riunione ad alto livello. Sicuramente i Romani avrebbero saputo i nomi propri dei loro nemici. L'alternativa sarebbe troppo fantastica. In definitiva, questa fonte affidabile comune non poteva che essere il vero nome Semitico dei Christiani, derivato da netser. Questo nome in Ebraico sarebbe stato, presumibilmente, "Netsarim" (cioè, Nazoraioi o Nazareni), vale a dire, "i seguaci del ramo (= discendent) di Davide". [24]

Si può anche notare che in Isaia 60.21 (vedi sopra) il ramo (netser) che Dio stabilisce rappresenta i giusti di Israele. Così, il nome di "Netsarim" molto probabilmente avrebbe comportato un ulteriore significato in Ebraico (un significato presumibilmente colto e forse anche sottinteso nel framm. 2 dall'alto comando Romano), che descrive coloro che appartenevano a questo "grande ramo", cioè, i Christiani (vedi anche Lewy, Jewish Hellenism, 192). [25]

Per quanto riguarda ciò che lo staff del generale romano avrebbe potuto altrimenti intendere con la sua metafora del ramo-radice nel framm. 2, Lewy fornisce diversi esempi in Jewish Hellenism (192-3) delle parole stirpitus, radicitus e exstirpare utilizzati per descrivere lo sradicamento di religioni straniere da parte dei Romani. Tuttavia, secondo la miglior conoscenza di questo autore, l'uso esplicito di una metafora del ramo-e-radice nella sua interezza non si può trovare in nessun altro luogo nella letteratura classica se non nel framm. 2 ed è altrimenti unico per la tradizione giudaico-cristiana. Ciò fornisce ulteriori prove che la scelta precisa dello staff del generale Romano della metafora nel framm. 2 fu influenzata dalla cultura Ebraica in cui si trovava e, in particolare, come è stato dimostrato dalle inferenze statistiche di cui sopra, dal distintivo nome Semitico e dall'identità dei loro avversari.

Come abbiamo visto, una lettura diretta della seconda metà del framm. 2 supporta l'opinione che i Romani pensarono di distruggere il Tempio nel tentativo di paralizzare l'ebraismo ed eliminare la base operativa di un gruppo ebraico che chiamavano "Christiani". I Christiani dovevano essere i partecipanti più importanti nella rivolta contro Roma per essersi attirati l'attenzione dello staff del generale romano e per averlo indotto a distruggere il Tempio. La distruzione del Tempio poteva solo venir giustificata da parte del consiglio di guerra di Tito, con il suo occhio attento sulla storia e sull'opinione pubblica, nella misura in cui tale azione avrebbe recato il maggior danno possibile ai principali avversari di Roma in Israele. La distruzione del Tempio può anche essere vista in questa luce come un'estensione delle torture inflitte sui Christiani sei anni prima da Nerone a Roma, come descritto da Tacito in Ann. 15.44.

Questa costruzione del framm. 2 si armonizza anche con il significato del nome "Christiani" data in Ann. 15.44 dove si descrivono i sostenitori ideologici di un certo Christus, messo a morte diversi decenni prima da Ponzio Pilato in Giudea. Il nome "Christus" si riferisce presumibilmente all' "unto [di Dio]", cioè, il re di Israele. [26] Tacito descrive Christus come "l'origine per il nome [di Christiani]" (auctor nominis eius). [27 ] Così, il significato di "Christiani" in Latino corrisponde alla prima definizione di "Netsarim" di cui sopra, in quanto riferente ai seguaci del ramo regale di Davide di Isaia 11.1. Le prove esistenti suggeriscono, tuttavia, che dopo la sconfitta schiacciante di Israele e della resistenza ebraica negli anni 70 il nome di "Christiani" fu usato ampiamente per designare i Cristiani Paolini, [28] che erano presumibilmente progrediti nel vuoto storico lasciato dalla decimazione dei più remoti Christiani ebrei.

Siamo ora in grado di fornire alcune ulteriori prove che dimostrano che stirps (= netser) nel framm. 2 ci porta a Isaia 11.1: (1) Isaia 11.1 è un riferimento primario nell'antica letteratura ebraica ad utilizzare netser nel modo più coerente sia con il contesto guerresco che con la metafora del ramo-radice nel framm. 2. Confronta gli altri tre usi di netser nella Bibbia Ebraica: Isaia 14.19, 60.21, e Dan 11.7. (2) E' molto probabile che un gruppo ebraico tanto legato al Tempio quanto i Christiani avrebbe ricevuto il proprio nome Semitico dalla Bibbia ebraica. (3) Su 17 delle 18 occasioni in cui Tacito utilizza stirps altrove nelle sue opere egli si riferisce ai discendenti o alla discendenza, in particolare reale o nobile. [29] Detto questo, siamo portati a considerare Isaia 11,1 come una base quasi certa per la metafora del ramo-e-radice sottesa all'ultima parte del framm. 2.

L'ebraismo dei Christiani più probabilmente incluse, come si può dedurre in parte dal titolo del loro fondatore Christus, una componente messianica/realista. Tacito riporta in Ann. 15.44 che i loro insegnamenti si erano diffusi fino a Roma: exitiabilis superstitio rursum erumpebat. . . per urbem etiam ("... la pericolosa superstitio dilagò di nuovo ... anche attraverso Roma"). Fu l'opposizione dell'Impero agli insegnamenti dei Christiani che spiega la proposta di Tito nel framm. 2 di distruggere non solo i Christiani stessi (il "ramo" del giudaismo), ma il Tempio che a suo avviso sostenne la loro fede nel monoteismo e il loro anti-Romanismo. I Romani temevano che, fintanto che il Tempio rimaneva eretto, coloro che si ergevano contro Roma si sarebbero per sempre assicurati un punto di riferimento (Giuseppe Flavio Bell. 6.239).


In conclusione, ad emergere da tutte le miriadi di differenti metafore che usano i sostantivi che chiunque, sia egli il generale Romano o un posteriore redattore Cristiano, potrebbe aver impiegato per descrivere i Christiani nel framm. 2, la metafora del ramo risulta esser la sola in grado di corrispondere, via netser, con (1) le identiche parole greche per "Nazoreo" nel Nuovo Testamento a indicare ciò che sarebbe stata considerata praticamente la stessa setta dei "Christiani" per un redattore Cristiano e (2) ciò che dunque appare fortemente essere una parodia di Isaia 11.1, implicitamente contenente netser, incorporata nel framm. 2. Questa intera correlazione è ulteriormente confermata da una tradizione consistente con altre fonti (Rm 1.3, Giustino Disl. 86-87, b. Sanh. 43a, ecc.) che collega i Nazorei a Isaia 11.1. Poiché, date le suddette circostanze, le probabilità che tutti questi fenomeni siano una coincidenza sono straordinariamente basse, è chiaro anche che il framm. 2 è estremamente dettagliato per esser stato sostanzialmente redatto da un Cristiano successivo. Rappresenta quindi quasi certamente una fonte storica primaria, probabilmente via Tacito, raffigurante i Christiani come un grande gruppo Ebraico mentre agisce in opposizione a Roma e in difesa di Israele.

[1] fertur Tito adhibito consilio prius deliberasse, un templum Tanti operis everteret. etenim nonnullis videbatur, aedem sacratam ultra omnia mortalia illustrem non oportere deleri, quae servata modestiae Romanae testimonium, diruta perennem crudelitatis notam praeberet. al contra evertendum et alii Titus ipse in primis templum censebant, Plinio il Vecchio quo Iudaeorum Christianorum et religio tolleretur: quippe ha religiones e Licet contrarias sibi, isdem tamen auctoribus profectas; Christianos ex Iudaeis extitisse: Radice sublata stirpem facile perituram. C. Halm, ed., Sulpicii Severi libri qui supersunt, CSEL, vol. 1 (Vienna, 1866). Salvo diversa indicazione, tutte le traduzioni sono mie.

[2] "Über die Chronik des Sulpicius Severus," in Jahresbericht des jüdisch-theologischen Seminari "Fraenckelscher Stiftung" (Breslau, 1861) 1-72, esp. 48-53, 57-61, ristampato in Jacob Bernays, Über die Chronik des Sulpicio Severo: Ein Beitrag zur Geschichte und der classischen biblischen Studien (. Berlino, 1861; repr, Berlino, 1862) e anche in H. Usener, ed. , Gesammelte Abhandlungen von Jacob Bernays (1885, repr, Hildesheim: Olms, 1971.) 2,81-200, esp. 159-67, 174-81. La storia dell'editoria è derivata in parte da Jean Bollack, "Un homme d'un autre monde", in Giovanni Glucker e André Laks, eds, Jacob Bernays:. Un philologue juif, Cahiers de Philologie, critica Apparat serie, vol. 16 (Villeneuve d'Ascq, Francia: Presses Universitaires du Septentrion, 1996) 168 n. 111. Tutti i riferimenti a numeri di pagina in Bernays sono tratte dall'edizione originale Breslau.

Per ulteriori recente commento su framm.2
vedi Brian W. Jones, l'imperatore Tito (New York: St. Martin Press, 1984) 54-5; Yochanan H. Lewy [Johanan Hans Levy], Studi in ebraico ellenismo (Gerusalemme: Bialik Institute, 1960) 190-4 [ ebraico], TD Barnes, "I frammenti di storie di Tacito '," Filologia Classica 72, no. 3 (1977) 224-31; GK van Andel, il concetto cristiano della storia nella Cronaca di Sulpicio Severo (Amsterdam: Adolf M. Hakkert, 1976) 33-4, 43-8, 51-2, Hugh Montefiore, "Sulpicio Severo e di Tito 'Consiglio di guerra, "Historia 11 (1962) 156-70; Arnaldo Momigliano," Jacob Bernays, "Mededelingen der Koninklijke Nederlandse Akademie van Wetenschappen, afd. letterkunde, n.s., 32, no. 5 (1969) 151-78, esp. 167; Flaminio Ghizzoni, Sulpicio Severo (Roma: Bulzoni, 1983), 207-9, e André Lavertujon, La Chronique de Sulpice Sévère, vol. 2 (Parigi, 1899) 69, 394-400.

[3] "Chronik", 48-53, 59-61. Gli storici più recenti sono in gran parte d'accordo con Bernays su questo punto, almeno rispetto a quelle porzioni del frag. 2 che non considerano sia stato redatto. Vedi esp., Jones, Tito, 55, 55 n. 69, inoltre, Zvi Yavetz, "Riflessioni su Tito e Giuseppe Flavio," greche, romane, bizantine e Studi 16, no. 4 (1975) 416-8 passim; Lavertujon, Chronique, 394-400, Barnes, "Frammenti", 226-7, e Momigliano, "Jacob Bernays," 167.

[4] Historiae: Kenneth Wellesley, ed, Historiarum libri, vol.. 2, pt. 1, Cornelii Taciti libri qui supersunt (Leipzig: BG Teubner, 1989); H. Heubner, ed, Historiarum libri, vol.. 2, pt. 1, P. Cornelii Taciti libri qui supersunt (Stuttgart: BG Teubner, 1978); E. Koestermann, ed, Historiarum libri, vol.. 2, pt. 1 di P. Cornelii Taciti libri qui supersunt (Leipzig: BG Teubner, 1969), Rudolf Till, ed, Cornelio Tacito Historiarum libri, Heidelberger Texte, Lateinische Reihe, vol.. 33 (Heidelberg: FH Kerle, 1963), Cesare Giarratano, ed, Cornelii Taciti Historiarum libri (Roma: Officina Poligrafica Reale, 1939);. CD Fisher, ed, Cornelii Taciti Historiarum libri (1911, repr, Oxford:. Clarendon,. 1967); G. Andresen, ed, P. Cornelii Taciti libri qui supersunt, 5 ª ediz, vol... 2 (Leipzig: BG Teubner, 1914); C. Halm, ed, et Historiae Libri minores, vol.. 2, Cornelii Taciti libri qui supersunt, 4a ed. (Leipzig: BG Teubner, 1901), ecc Si veda anche Clifford H. Moore, trans, Tacito:. Storie, vol. 2, Loeb Classical Library (1931) e la bibliografia supplementare nel Wellesley, Historiarum libri, xi-xx.

Chronica:. Ghislaine de Senneville-Grave, ed, Sulpice Sévère, Chroniques, SC, n. 441 (Paris: Cerf, 1999) 41, 294-5, 429; Lavertujon, Chronique, 69, 394, 398, e Halm, Sulpicii Severi libri, 85.

Per un ulteriore approfondimento, si veda Barnes, "Frammenti", 224.

[5] "Jacob Bernays," 167.

[6] Si veda in particolare Montefiore, "Consiglio di guerra," 156-70, esp. 164 (citando altre fonti); van Andel, Chronicle, 33-4, 43-8, 51-2, e Lewy, Jewish Hellenism, 190-4.

[7] "La ribellione all'interno dell'impero," CAH 10,862 n. 1.

[8] Montefiore, "Consiglio di guerra", 162-3.

[9] Bernays, "Chronik", 59. Cfr. anche A. e A. Gerber Greef, Taciteum Lexicon (1877-1903; repr, Hildesheim: Olds, 1962). 2,1327-9 e Clarence W. Mendell, Connessione frase di Tacito (New Haven, CT: Yale University Press,. 1911) 133-5: "Certe, nimirum, quippe, scilicet'', servono piuttosto allo scopo del corsivo inglese: sottolineano la parola con cui vengono utilizzati e in tal modo far emergere con forza un certo contrasto che è già presente senza l'aggiunta dell'avverbio; oltre questo, hanno regolarmente segnano la clausola in cui stanno, come spiega in qualche modo di una dichiarazione, sia incerta o inusuale, nella frase precedente ... quippe [è] un tono serio ... Quippe viene utilizzato più frequentemente da Tacito e in più modi diversi rispetto agli altri avverbi simili ... "

[10] Barnes, "Fragments", 227 n. 13.

[11] Bernays, "Chronik," 58, anche 57 n. 75 (su Plinio il Vecchio come non Severiano).

[12] La somiglianza tra il framm. 2 e 11.1 Isaia è ancora più evidente nella LXX, Targum, Siriaco, e la Vulgata, nei confronti della MT. Vedere John DW Watts, Isaia 1-33 (WBC 24; Waco, Word, 1985) 168 n. 1. Per quanto riguarda la Vulgata, tuttavia, vedere n. 19 sottostante.

[13] Non è necessario assumere che i generali di Tito erano studiosi del culto ebraico per spiegare perche' avrebbero potuto sapere qualcosa circa l'origine del nome del loro nemico. Inoltre, i generali romani disposero di un grande staff, comprese le unità di intelligence militari, a cui delegare tali ricerche.

[14] Cfr.. l'uso parallelo di Netser per significare "discendenti [regali]" di Dan 11.7.

[15] Roger Gryson, ed., Isaia, vol. 12, pt. 1, fasc. 6 della Vetus Latina: Die Reste Altlateinischen der Bibel (Freiburg: Herder, 1991) 410.

[16] HH Schaeder, "NazarhnóV, NazwraîoV," TDNT 4,879, inoltre, Fausto Parente, "NazarhnóV - NazwraîoV: un enigma irrisolto nella tradizione sinottica," Scripta Classica Israelica 15 (1996) 185-201, esp. 192.

[17] Possono esserci 30 se si considera che Notseri potrebbe avere due significati distinti (vedi sotto). Tuttavia, ciascuno di questi, per quanto ne sappiamo, vengono tradotti in latino con la stessa parola, "Christianus" - che rende la differenza tra i loro significati semitici statisticamente irrilevanti, come si vedrà.

[18] L'autore desidera esprimere la sua gratitudine per una revisione della matematica e della logica d'aiuto in questo articolo a Robert T. Gorman, Ph.D. (Statistiche), Consulenti Blue Hen, Elkton, MD (professore ex assistente, Dipartimento di Scienze Matematiche, Università di Delaware).

[19] Né l' Isaia 11.1 (Vg) di Girolamo proveniente dalla Bibbia Ebraica o le vecchie traduzioni latine di Isaia 11.1 che conosciamo oggi potrebbero aver aiutato i lettori di Severo (o Severo stesso) a identificare in stirps nel framm. 2 una citazione da Isaia 11.1. Queste traduzioni in latino costantemente traducono netser da Isaia 11.1 in flos (Gryson, Isaia, vol. 12, pt. 1, fasc. 5 della Vetus Latina [1990] 339) che, a differenza di stirps, non significava "ramo" o "discendenti" ma "fiore".

[20] Cfr., per esempio, S. Wagner, "Neser," TDOT 9.549-51 e Ray A. Pritz, Nazareno ebraica del cristianesimo (Gerusalemme: Magnes Press, Leiden: EJ Brill, 1988) 14 n. 14, inoltre, James DG Dunn, Romani 9-16 (WBC 38B, Dallas, Word, 1988) 659-60.

[21] Cfr.. anche l'applicazione più diretta del Talmud di netser da Isaia 11.1 ai Nazareni. b. Sanh. 43 (MS Monaco di Baviera).

[22] E' noto che nel suo Historiarum adversum Paganos libri septem (ca. 418) il cristiano scrittore Paolo Orosio, per esempio, aveva accesso e fatto uso di queste porzioni ormai perdute delle Historiae. Barnes, "Frammenti", 224, 227-8 passim; e Bernays, "Chronik", 55, 58 n. 77.

[23] Cfr., ad esempio, C. Zangemeister, ed, Pauli Orosii adversum Paganos Historiarum libri VII:. Accedit liber eiusdem Apologetico, CSEL, vol. 5 (1882; repr, New York:. Reprint Johnson, 1966) 460 n. Anche se vi è una remota possibilità che Orosio e Severo potrebbero esser arrivati indipendentemente l'uno dall'altro ad usare un linguaggio simile allo stesso punto nella loro narrazione, tuttavia questo è estremamente improbabile. Cfr. Barnes, "Frammenti", 228.

[24] Cfr.. la costruzione parallela che descrive gli aderenti ad una delle ''quattro filosofie'' di Giuseppe Flavio, la Tseduqim o Saddoukaioi (sadducei) di Bell. 2.119, 164, 166, Ant. 13.171, 173, 293, 296-8, 18.11, 16, 20.199, e Vita 10, vedi anche b. Sanh. 33b, b. Yoma 19b, 53a, ecc. Tseduqim sembrano essere stati i seguaci del sacerdote di Davide e di Salomone Tsadoq e della sua discendenza (2 Sam 8,17, 1 Re 2,35, Ez 44,15, ecc.) Vedere in generale, R. Meyer, "SaddoukaîoV," TDNT 7,35-54 e EncJud, sv "Sadducei".

[25] Si noti, inoltre, la costruzione corrispondente a Netsarim, usato in questo secondo senso, di altri sostantivi simili denominativi come Yehudim, Yisre'eli (2 Sam 17,25 [MT]), ecc GKC § 86.2.5.

[26] Justin Dial. 86, Tertulliano Apol. 3.5; Ad nat. 1.3; Adv. Prax. 28, Lattanzio Inst. 4.7.4, e Elias J. Bickerman, "Il nome dei cristiani", HTR 42 (1949) 109-24, esp. 119 (ripr., Studi di Storia ebraica e cristiana, vol 3 [Leiden: EJ Brill, 1986]. 139-51): "... 'Christus' è, naturalmente, un letterale ... reso dall'ebraico Mashiah (aramaico: Meshia?), che significa 'Unto' ... Vedi, ad esempio, Ps 2,2, 2 Sam 22,51, ecc

[27] Ann. 15,44. "La formazione di tale nome da 'Christus' è in accordo con l'uso tardo latino (cfr. 'Augustiani' [Ann.] 14.15,8, 'Tertulliano,' ecc) ...," Henry Furneaux, ed., Cornelii Taciti: Annalium ab excessu Divi Augusti libri [Gli Annali di Tacito], vol 2 (Oxford: Clarendon, 1891).... 528 Cf esp parallelo "Caesariani": C. Spicq, "Ce que signifié le titre de Chrétien , "... Studia Theologica 15, no 1 (1961) 68-78, 74-5 esp Vedi anche Harold B. Mattingly," L'origine del nome Christiani, "JTS, ns, 9 (1958) 26-37; J. Le Coultre, "De l'étymologie du mot« Chrétien »,« Revue de Théologie et de Philosophie 40 (1907), 188-96, esp. 188-90; Bickerman "Nome dei cristiani", 109-24, e Henry J. Cadbury, "i nomi per i cristiani e il cristianesimo in atti", in FJ Foakes Jackson e Kirsopp Lake, a cura di, Le origini del cristianesimo.. Parte I: Gli Atti degli Apostoli, vol. 5 (1933, repr, Grand Rapids, MI:. Baker, 1979) 375-92, esp. 383-6. I cristiani Pauline sarebbe probabilmente sono stati considerati i seguaci delle Christos risorti: Baruch Lifshitz, "L'origine du nom des chrétiens," VC 16 (1962) 65-70.

[28] Plinio Ep. 10,96-97; Ignazio Rom. 3.2; Martirio di Policarpo 10,1, ecc

[29] Gerber e Greef, Taciteum Lexicon, 2,1547-8.
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