Romani 7:1-6: fine della legge?

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Gianni
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Re: Romani 7:1-6: fine della legge?

Messaggio da Gianni »

Sì, Trizzi. Nel passo che tu hai giustamente citato (Col 2:16) Paolo afferma che nessuno deve permettersi di giudicare i credenti “rispetto a feste, a noviluni, a sabati”. Nota che sono menzionati non solo i noviluni e i sabati, ma sono anche espressamente menzionate le feste. Paolo dice anche quale ne è la ragione: “Le quali cose sono ombra delle cose future” (v. 17). La traduzione di NR “che sono l'ombra di cose che dovevano avvenire” è sbagliata; non so se sia voluto, per dare l’idea che la loro prefigurazione non serva più, ma il dubbio viene. È sbagliata anche la traduzione “ma il corpo è di Cristo”, che non vuol dire niente se non dare l’idea che Cristo, essendo il corpo (TNM si spinge addirittura oltre e manipolando traduce perfino “ma la realtà appartiene al Cristo”), avrebbe realizzato in sé quelle prefigurazioni. Il testo greco originale non ha alcun “è” nè tantomeno “appartiene a”, ma dice letteralmente: “ma il corpo del Cristo”. Il senso completo è: “Nessuno vi giudichi rispetto a ... festa o novilunio o sabato, ma il corpo del Cristo”; ovvero: chi è competente a giudicare è la chiesa, il corpo di Yeshùa.
Le sante Festività comandate da Dio prefigurano il suo piano di salvezza, non ancora completo.
trizzi74
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Re: Romani 7:1-6: fine della legge?

Messaggio da trizzi74 »

Gianni ha scritto: Nota che sono menzionati non solo i noviluni e i sabati, ma sono anche espressamente menzionate le feste.
Grazie di questa tua precisazione che mi era sfuggita.

Vorrei chiederti il tuo pensiero su un'altra scrittura che spesso viene usata per dimostrare l'abolizione della Legge mosaica.
Ti riporto l'intero paragrafo così come si trova nel libro Ragioniamo :
"2 Cor. 3:7-11: “Se il codice che amministra la morte e che fu inciso in lettere su pietre fu con gloria, tanto che i figli d’Israele non potevano fissare attentamente la faccia di Mosè a causa della gloria della sua faccia, gloria che doveva essere soppressa, perché non dovrebbe essere molto più con gloria l’amministrazione dello spirito? . . . Poiché, se ciò che doveva essere soppresso fu introdotto con gloria, molto più sarebbe stato con gloria ciò che rimane”. (Qui si fa riferimento a un codice che “fu inciso in lettere su pietre” e vien detto che “i figli d’Israele non potevano fissare attentamente la faccia di Mosè” nell’occasione in cui esso fu dato loro. Di che avvenimento si tratta? Esodo 34:1, 28-30 mostra che si sta parlando di quando furono dati i Dieci Comandamenti; erano questi i comandamenti scolpiti su pietre. Ovviamente fanno parte di ciò che secondo questa scrittura “doveva essere soppresso”).

A te cedo la parola.
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
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Gianni
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Re: Romani 7:1-6: fine della legge?

Messaggio da Gianni »

Caro Trizzi, intanto va stabilita la corretta traduzione. TNM traduce così il v. 11: “Se ciò che doveva essere soppresso fu introdotto con gloria, molto più sarebbe stato con gloria ciò che rimane”. Il testo genuino greco ha τὸ καταργούμενον (tò katarghùmenon), un participio presente passivo che significa “l’essente reso inefficace”. Da qui a “ciò che doveva essere soppresso” ce ne corre, e parecchio. Tra l’altro, nell’interlineare di Brooklyn, dove non si può manipolare più di tanto, perché la traduzione deve essere fatta parola per parola, la Società americana traduce “being made ineffective” (= “stato reso inefficace”), mentre nella colonna accanto (che è quella della TNM) diventa “done away”, “soppresso”!
Stabilita la traduzione corretta, Paolo sta dicendo esattamente ciò che abbiamo già discusso: “Il comandamento che avrebbe dovuto darmi vita, risultò che mi condannava a morte” (Rm 7:10). Paolo dice che la santa Toràh di Dio, data per la vita (Lv 18:5; Ez 20:11; ma anche Lc 10:28), fu consegnata con gloria. Poi dice che essa viene resa inefficace (non soppressa o abolita!), e il perché lo spiega in Rm 7:14,22,23: “Sappiamo infatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato ... io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l'uomo interiore, ma vedo un'altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra”. Qui, dopo aver ringraziato Dio per mezzo di Yeshùa (v. 25), subito dopo dice: “Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato” (Rm 8:1-3). Ciò collima perfettamente con quanto già detto sul nuovo patto con cui Dio scrive la sua santa Toràh nell’intimo dei credenti. Contrapponendo ciò che è inciso in lettere su pietra con ciò che spirituale, Paolo conclude dicendo che è “molto più il rimanente [τὸ μένον, tò mènon] in gloria”. Resa inefficace la lettera, rimane lo spirito. E la Toràh è sempre quella. Non cambia il cosa ma il come.
trizzi74
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Re: Romani 7:1-6: fine della legge?

Messaggio da trizzi74 »

Gianni ha scritto:Il testo genuino greco ha τὸ καταργούμενον (tò katarghùmenon), un participio presente passivo che significa “l’essente reso inefficace”. Da qui a “ciò che doveva essere soppresso” ce ne corre, e parecchio.
Caro Gianni, desidero precisare che questo verbo può riferirsi a qualcosa che va abolito/eliminato. Questo è riscontrabile in 1 Cor.13:8 dove lo stesso verbo è usato per le profezie e per la conoscenza che prima o poi dovevano essere abolite.
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Re: Romani 7:1-6: fine della legge?

Messaggio da Gianni »

È vero, Trizzi, in 1Cor 13:8 ha il senso di abolire; lì il verbo è al futuro e il contesto non lascia dubbi. Ma nel nostro passo si parla della legge di Dio e il significato di “abolire” è escluso da Rm 3:31: “Aboliamo dunque la legge per mezzo della nostra fede? Non sia mai! Al contrario, noi stabiliamo la legge” (TNM). Che in 2Cor 3:11 il verbo significa “l’essente reso inefficace” lo mostra suo malgrado la stessa interlineare della Watchtower.
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