1° Cor. 5:3-5

ilvigilante
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1° Cor. 5:3-5

Messaggio da ilvigilante »

"Io da parte mia, benché assente nel corpo, ma presente nello spirito, certamente ho già giudicato, come se fossi presente, l’uomo che ha agito in questo modo, 4 perché nel nome del nostro Signore Gesù, essendovi voi radunati, e il mio spirito col potere del nostro Signore Gesù, 5 consegniate tale uomo a Satana per la distruzione della carne, affinché lo spirito sia salvato nel giorno del Signore."

Qual è il senso del 'consegnare tale uomo a Satana per la distruzione della carne'?

Un caro saluto
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Gianni
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Re: 1° Cor. 5:3-5

Messaggio da Gianni »

In due passi paolini appare l’espressione παραδιδόναι τῷ σατανᾷ (paradidònai tò satanà), “dare nelle mani/in balìa/in potere di satana”.
Così nel caso dei due eretici Imeneo e Alessandro, che negavano la risurrezione del corpo e insegnavano che era già avvenuta nella rinascita interiore attuatasi nel battesimo: “Hanno fatto naufragio quanto alla fede. Tra questi sono Imeneo e Alessandro, che ho consegnati a Satana affinché imparino a non bestemmiare” (1Tm 1:19,20). In 2Tm 2:17,18 si parla di “Imeneo e Fileto, uomini che hanno deviato dalla verità, dicendo che la risurrezione è già avvenuta, e sovvertono la fede di alcuni”. Si noti che Paolo dice: “[Ii] ho consegnati a Satana”. Si tratta quindi di un’azione esclusivamente apostolica. Secondo i dati biblici non fu mai attuata da altri, neppure dalla chiesa. Questo potere di dare un balìa di satana è riservato all’apostolo, tanto che non può essere svolto neppure da Timoteo a cui Paolo scrive; tantomeno, quindi, dalla congregazione.
Allo stesso modo nell’altro caso, che riguarda l’incestuoso di Corinto: “Quanto a me, assente di persona ma presente in spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha commesso un tale atto. Nel nome del Signore Gesù, essendo insieme riuniti voi e lo spirito mio, con l'autorità del Signore nostro Gesù, ho deciso che quel tale sia consegnato a Satana, per la rovina della carne, affinché lo spirito sia salvo nel giorno del Signore Gesù” (1Cor 5:3-5). Anche qui l’azione di consegnare a satana è presa dall’apostolo sotto diretta responsabilità personale.
Si tratta di una scomunica, di una espulsione dalla congregazione. Ciò sulla base di Dt 17:7: “Toglierai via il male di mezzo a te”, che Paolo cita in 1Cor 5:13: “Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi”.
Che cosa significano le parole “per la rovina della carne” (1Cor 5:5)? Alcuni studiosi vi vedono la condanna a morte, come nel caso di Anania e Saffira (At 5); altri pensano a una punizione fisica eseguita da satana nel cui potere è dato il colpevole. Anziché cercare spiegazioni razionali con mentalità odierna, è meglio rifarsi all’idea ebraica soggiacente che vede il mondo diviso in due campi: quello divino e quello satanico. Nella nuova visuale della fede in Yeshùa, il campo divino è affidato a Yeshùa che protegge la sua chiesa. Chi non è protetto da Yeshùa è sotto la schiavitù satanica, essendo oppresso con malattie o possessioni demoniche. Così riguardo a “Iezabel, quella donna che si dice profetessa e insegna e induce i miei servi a commettere fornicazione, e a mangiare carni sacrificate agli idoli. Le ho dato tempo perché si ravvedesse, ma lei non vuol ravvedersi della sua fornicazione. Ecco, io la getto sopra un letto di dolore, e metto in una grande tribolazione coloro che commettono adulterio con lei, se non si ravvedono delle opere che ella compie” (Ap 2:20-22). Coloro che sono in potere di satana, sono a lui legati essendo “nel laccio del diavolo” (1Tm 3:7; cfr. 2Tm 2:26; 1Tm 6:9; 2Pt 2:20); “Satana aveva tenuto legata per ben diciotto anni” la povera paralitica guarita da Yeshùa (Lc 13:16). Paolo, espellendo l’incestuoso di Corinto, gli toglie la protezione di Yeshùa dandolo così in mano a satana, che lo può quindi torturare con malattie o possessioni. Già da prima che intervenisse Paolo, ad ogni modo, la stessa chiesa avrebbe dovuto espellere quell’incestuoso che non vi vergognava neppure di convivere con la sua stessa matrigna: “Siete anche pieni di superbia! Dovreste invece essere pieni di tristezza e allontanare da voi chi commette un tale misfatto”. - 1Cor 5:2, PdS.
Va però ricordato che anche in questi casi i provvedimenti attuati dall’apostolo Paolo non sono dettati dalla voglia di punire, ma sempre dal desiderio di salvare il colpevole. Costui, mortificato dalla malattia e dai fratelli che più non lo accolgano con il saluto orientale particolarmente caldo e caloroso, dovrebbe essere indotto a riconoscere il proprio torto e quindi a tornare a Dio potendosi di nuovo sotto la protezione di Yeshùa.
ilvigilante
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Re: 1° Cor. 5:3-5

Messaggio da ilvigilante »

Grazie Gianni per la tua risposta.
In realtà anch'io ho pensato che si trattasse di una condanna a morte, per questo ho posto il quesito. Anche perchè si contrappone alla distruzione della carne la salvezza dello spirito. Poi, se questo significa essere in balia delle sofferenze procurate da satana, questi le procura anche a chi non le merita
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Gianni
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Re: 1° Cor. 5:3-5

Messaggio da Gianni »

Il tutto va visto nell'ottica ebraica dei due "mondi" (modi), quello sotto la protezione divina e quello lasciato in balia del maligno. :-)
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Enigma
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Re: 1° Cor. 5:3-5

Messaggio da Enigma »

Gianni, è chiarissima la tua esposizione e solo che Paolo sembra trasmettere anche alla congregazione questa autorità, perché il malvagio dopo la sua morte sarebbe continuato a sorgere, e Paolo, alla conclusione del suo discorso, fa capire chiaramente che nella congregazione si doveva assolutamente prendere provvedimento all' inevitabile susseguirsi di credenti che avrebbero agito malvagiamente: “Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi” (1Cor 5:13). Come risolvere, nel futuro, il sorgere di credenti che avrebbero intrapreso una condotta gravemente disordinata simile a quella sorta nella congregazione dei corinti, se l'azione di mettere fuori comunione spettava solo agli apostoli? Questo significa che alla morte di tutti gli apostoli, nessuno più aveva potere di mette fuori comunione questi credenti disordinati, e la congregazione, di sicuro, sarebbe entrata in uno stato di completo permissivismo. A questo punto sorge la domanda: cosa ne restava della congregazione fondata da Yeshùa se non c'era più nessun provvedimento disciplinare? "Sapete benissimo che un po' di lievito fa lievitare tutta la pasta. Togliete via quel vecchio lievito che vi corrompe .... Vi ho già scritto di non avere nulla a che fare con chi vive nell'immoralità. Ma non pensavo certo a tutti quelli che, in questo mondo, sono immorali, invidiosi, ladri, adoratori di idoli, altrimenti dovreste vivere lontano da ogni terra abitata. Volevo dire: non abbiate più rapporti con quelli che dichiarano di essere credenti, ma poi, di fatto, sono immorali, invidiosi, adoratori di idoli, calunniatori, ubriaconi, ladri. Con gente simile non dovete neppure mangiare insieme. - 1Cor 5:6-11, TILC.
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Gianni
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Re: 1° Cor. 5:3-5

Messaggio da Gianni »

Considerazioni giuste, Enigma. Però, considera anche che Paolo stesso profetizzò la futura apostasia una volta venuto meno chi faceva da barriera, ovvero il corpo apostolico. In ogni caso, qualunque disposizione si prenda oggi circa l'allontamento dei disordinati, si dovrebbe attuarla sempre e unicamente con lo scopo di recuperare chi è allontanato, e non per una specie di punizione nè tantomeno per difendere il credo religioso di qualche chiesa, come fanno certe sette americane che adottamo provvedimenti disumani.
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Enigma
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Re: 1° Cor. 5:3-5

Messaggio da Enigma »

Ho considerato l'apostasia, anch' essa inevitabile, ma questo è un altro discorso. Infatti, il mio riferimento era solo a una grave disubbidienza come quella avvenuta nella congregazione di Corinto, e come giustamente hai detto, l'allontanamento serve solo come speranza che il fratello possa essere recuperato dalla sua condotta disordinata e non per difendere una presunta verità dottrinale per come fanno queste religioni americanescion. :d
ilvigilante
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Re: 1° Cor. 5:3-5

Messaggio da ilvigilante »

Bisognerebbe far chiarezza anche sul termine 'apostasia'.
Infatti il dizionario pone l'apostata come colui che abbandona pubblicamente la confessione religiosa cui appartiene. Quindi si tratta di un atto personale e individuale, non per i capricci di altri. E' chiaro che "l'allontanamento" si attua d'iniziativa di chi poi viene marchiato come 'apostata' dagli appartenenti alla religione da cui si è allontanato. E' altresì chiaro che, conseguentemente, viene allontanato dagli adepti di quella religione, non per un'azione attiva di questi, ma quale conseguenza della volontà personale di chi ne esce. Qui entra in gioco l'uso improprio che spesso si fa del termine 'apostata', in quanto lo si attribuisce anche a chi contesta alcuni dogmi non propriamente scritturali, non con l'intenzione di sovvertire l'intero insegnamento, ma per apportare delle necessarie correzioni, o quantomento per discuterne. Il divieto di fare ciò toglie non solo la libertà di espressione, ma rende colpevoli di abuso di potere chi lo attua, tacciando di apostasia chi in buona fede propone critiche costruttive.
Un caro saluto
trizzi74
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Re: 1° Cor. 5:3-5

Messaggio da trizzi74 »

ilvigilante ha scritto: Qui entra in gioco l'uso improprio che spesso si fa del termine 'apostata', in quanto lo si attribuisce anche a chi contesta alcuni dogmi non propriamente scritturali, non con l'intenzione di sovvertire l'intero insegnamento, ma per apportare delle necessarie correzioni, o quantomento per discuterne. Il divieto di fare ciò toglie non solo la libertà di espressione, ma rende colpevoli di abuso di potere chi lo attua, tacciando di apostasia chi in buona fede propone critiche costruttive.
Caro vigilante, leggendo queste tue parole mi è venuto subito in mente l'atteggiamento che gli inquisitori avevano verso quelli che loro consideravano eretici. La maggioranza di coloro che erano considerati eretici in realtà non lo erano. Non pensi che ci sia qualche analogia?
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
Carl Gustav Jung
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Re: 1° Cor. 5:3-5

Messaggio da ilvigilante »

Parole sante, caro Trizzi.
Saprai che sono anch'io un TdG, ma non con i paraocchi.
Recentemente ho contestato proprio questo aspetto ad un sorvegliante di Circ. facendogli notare che certi atteggiamenti inquisitori di alcuni anziani sono ben paragonabili a quelli dell'inquisizione. E noi sappiamo ben puntare l'indice contro quelle inquisizioni del passato... passato ma non troppo!
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