RICHIESTA DI TRADUZIONE

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Gianni
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Re: RICHIESTA DI TRADUZIONE

Messaggio da Gianni »

Prova a tradurre con gli articoli e dimmi cosa ne deduci. :-)
trizzi74
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Re: RICHIESTA DI TRADUZIONE

Messaggio da trizzi74 »

A prescindere dalla traduzione che ne verrebbe fuori, mi interessa capire se ti risulta che questa regola grammaticale è applicabile nel greco Koiné. Può darsi che il suo inventore la applicasse solo al greco classico. Lo chiedo a te che conosci il greco più di me. Grazie.
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
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Gianni
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Re: RICHIESTA DI TRADUZIONE

Messaggio da Gianni »

Caro Trizzi74, Apollonio il Discolo, 'Απολλώνιος ὁ Δύδκολος (non Apollonio di Discolo, perché δύδκολος è un soprannome che ha mantenuto il suo senso dell’italiano “discolo”) fu il primo (e anche l’unico) definitore di una sintassi greca, la quale – essendo l’unica – tenne banco fino al 19° secolo, quando poi emersero linguisti ben più preparati.

Oggi, grazie ai grecisti che meglio hanno codificato la sintassi greca, sappiamo che l’articolo, per ciò che riguarda i complementi del nome, si ha in tre soli casi: nel complemento predicativo (esempio: “l’uomo ricco”); nel complemento attributivo (esempio: “l’uomo sapiente”, e perfino “l’uomo il sapiente”); nel complemento appositivo (esempio: “Alessandro il grande”). Come vedi, il complemento di specificazione non vi rientra.

Per il complemento di specificazione vale la regola generale sull’uso dell’articolo greco: l’articolo si usa per precisare qualcuno o qualcosa di cui si sa, che è noto, o perché menzionato poco prima o perché conosciuto. Così, “spezzare il pane” sta ad indicare un pane specifico, quello della Cena del Signore, ma “spezzare un pane” (in greco senza articolo), significa semplicemente iniziare a mangiare, spezzando del pane.

Esaminiamo adesso 1Ts 4:16: ἐν φωνῇ ἀρχαγγέλου, letteralmente “in [= con] voce di arcangelo”. Apollonio il Discolo dice che (ti sto citando) “di solito quando un sostantivo è modificato da un altro sostantivo nel caso genitivo, entrambi i sostantivi avranno l'articolo prefisso o nessuno dei due avrà l'articolo”. Prima di tutto, il sostantivo “voce” non è modificato dal genitivo “di arcangelo”, ma è specificato (è per questo che si chiama complemento di specificazione). Quando poi è detto che “entrambi i sostantivi avranno l'articolo prefisso” ci si riferisce al testo greco, e non è il nostro caso. Il Discolo presenta anche un’altra possibilità dicendo che “nessuno dei due avrà l'articolo”. E questo è il nostro caso.
Egli aggiunge anche che “quando entrambi i sostantivi sono senza articoli di solito sono entrambi mutuamente definiti o entrambi indefiniti”. È la scoperta dell’acqua calda. In “con voce di arcangelo” entrambe i sostantivi si definiscono mutualmente: la voce di cui si parla è angelica e l’arcangelo è richiamato unicamente per la voce.

Ora facciamo delle prove di traduzione. Precisando che nel nostro testo originale greco (ἐν φωνῇ ἀρχαγγέλου) gli articoli non ci sono, proviamo ad inserirsi noi.
‘Con la voce dell’arcangelo’. Rispettando la regola sintattica greca sull’uso dell’articolo, qui avremmo che il Signore scenderà dal cielo usando proprio la voce personale di uno specifico arcangelo. Chi? Michele (è l’unico che nella Bibbia è chiamato “arcangelo” - Gda 9)? E perché mai dovrebbe usare la voce di Michele, ammesso che una voce ce l’abbia? Non sarebbe ben più autorevole la sua propria voce?
‘Con voce dell’arcangelo’. La sostanza non cambia, salvo lasciare indefinita la voce del presunto arcangelo Michele.
‘Con la voce di (un) arcangelo’. Si darebbe risalto all’uso di una specifica voce lasciando in ombra l’identità dell’arcangelo.

Una cosa non capisco: perché mai dobbiamo spaccarci la testa sulla mancanza degli articoli? A chi dobbiamo fare il processo? A Paolo che scrisse quell’espressione? Alla sintassi greca? A cercare il pelo nell’uovo si finisce a non vedere più l’uovo. Che cosa ha mai di così complicato (o di inaccettabile) ἐν φωνῇ ἀρχαγγέλου, “con voce d’arcangelo”? È un modo di dire.

In 2P 2:16 troviamo una costruzione simile: “Un'asina muta, parlando con voce umana [ἐν ἀνθρώπου φωνῇ, “con voce d’uomo”], represse la follia del profeta”. Dobbiamo forse domandarci di quale specifica voce di quale specifico uomo si trattò?
Speculator3
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Re: RICHIESTA DI TRADUZIONE

Messaggio da Speculator3 »

Un uomo può imitare un asino e dire con voce simile all'asino: "ia-ia ".
Un asino può imitare un uomo cui è affezionato e, se percosso, dire con voce simile all'uomo: "ai -ai,"
L'asino di Balam era un asino obbediente e non aveva mai parlato e non si era mai lamentato e ciò ha fatto riflettere il profeta.
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Speculator3
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Re: RICHIESTA DI TRADUZIONE

Messaggio da Speculator3 »

"con voce di arcangelo ".

Arcangelo significa capo di angeli.
Mi pare significhi "con voce di capo di angeli".

La voce serve per comunicare un messaggio o un ordine, come i messaggi che si trovano nell'Apocalisse (ma è forse fuorviante questo accostamento ad un altro testo).

Se una persona sale sul palco con "voce da tenore" mi pare che la voce abbia a che fare con un tenore, anche se non necessariamente chi parla è un tenore.

Se su una scena teatrale il Cristo scendesse dall'alto con "voce da capo di angeli ", anche se è possibile che parli al pubblico, è più probabile che teatralmente parli agli angeli, anche perché si parla di un "comando".
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