Il pròlogo giovanneo

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Antonino
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Prologo Giovanneo prima parte

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Prologo Giovanni parte prima
Lo scritto evangelico dell’apostolo Giovanni è sicuramente diretto ad una specifica cerchia di persone.
Analizzando il suo scritto possiamo ben comprendere dai diversi elementi che questi emana, che i destinatari di tal opera erano uomini e donne di fede Giudaica con il fine di attestare, volendo citare lo stesso vangelo:
• Questi sono stati scritti, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio (non Dio il Figlio), e, affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome. (Gio 20:31 INR)
Verosimilmente il vangelo di Giovanni è improntato nella testimonianza ai fedeli Giudei in Dio (Adonay/Yhwh) che Yeshùa/Gesù è il Consacrato (Cristo) di Dio (Adonay/Yhwh), ovvero per meglio dire alla Giudaica:
Yeshùa era il Mashiach (Messia), come si può benissimo evincere dallo stesso vangelo:
• Egli per primo trovò suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia" (che, tradotto, vuol dire Cristo); (Gio 1:41 INR)
• La donna gli disse: "Io so che il Messia (che è chiamato Cristo) deve venire; quando sarà venuto ci annunzierà ogni cosa". (Gio 4:25 INR)
Altro elemento che convince della destinazione Giudaica del manoscritto, è la cadenza con cui gli eventi che si svolgono durante il ministero di Yeshùa, sono caratterizzati da una festa Giudaica. Cadenza, che come non mai è presente nel resto dei sinottici.
A tale proposito si possono confrontare i passi: 2:23; 4:45; 5:1; 6:4; 7:2-14; 7:37; 10:22; 11:56; 12:12,20; 13:1-29.
Verosimilmente, si ha una dichiarazione del lieto annuncio, fatta da un Giudeo osservante verso altri Giudei, con il fine di dichiarare che Yeshùa è il Messia (detto Cristo, cfr. Gv 1:41; 4:25).
Mah………si faccia attenzione! Non il Messia Giudaico che questi attendevano come liberatore dall’oppressore, ma un Messia umile, servo! Per dirla alla Giovannea: “L’agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo”
Peccato che è sinonimo di separazione da Dio con conseguente corruzione, che viene TOLTO, attraverso la sua opera espiatoria gradita a Dio. Infatti, l’autore del vangelo mette da subito in risalto quest’aspetto, facendo testimoniare di questo meraviglioso agnello, Giovanni il battezzatore:
• Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: "Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! (Gio 1:29 INR)
Solo quest’argomento meriterebbe apposita trattazione, che per ovvi motivi di spazio e tempo si deve tralasciare.
Concentrandosi sul prologo Giovanneo, entriamo nel merito di tal evangelo con la giusta propensione. Sapendo che il metodo espressivo/scritturale orientale, differiscono notevolmente dal nostro metodo occidentale.
Infatti, i primi (gli orientali) sono molto concreti nel loro linguaggio, non avendo come noi occidentali la concezione dell’astratto. Volendo citare un esempio (non mio), questi rende bene cosa si intende per concetti concreti all’orientale e concetto astratto alla occidentale:
• In Dt 30:14 si legge: “Questa parola è molto vicina a te; è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica”. Come si nota c’è concretezza. Noi diremmo che la parola “divina” dovremmo tenerla a mente; gli ebrei biblici dicevano concretamente nella bocca e nel cuore (che è per noi la mente).
Ora, il nostro passo successivo è quello di calarsi nella “mentalità” orientale/semitica, cercando di non avere nessuna concezione dottrinale che possa influenzare il nostro pensiero.
Si dovrebbe domandare a se stessi:
Leggendo il passo giovanneo in questione, quali elementi possiamo raccogliere al fine della nostra indagine che indichino inconfutabilmente che la “Parola” descritta nel suo prologo, è in riferimento al Messia/Cristo Yeshùa?
Leggendo:
• In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. (Gv 1:1-3)
Dalla lettura delle prime righe, oggettivamente non esiste nessun elemento che possa far pensare alla “parola” come al Messia/Cristo. Verosimilmente il testo se fosse letto senza avere una prè-concezione dottrinale, questi afferma chiaramente che, Il Dio (τὸν θεόν) attraverso il Suo Verbo, ha creato ogni cosa esistente. Tutto questo in accordo con Genesi, testo conosciutissimo, si direbbe quasi a memoria dagli osservanti Giudei.
Quindi si può affermare con certezza che Giovanni 1:1-3 è un chiaro parallelismo a Genesi 1:1-3
• In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. (Gv 1:1-3)
• In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse:……….. (chiaro riferimento al λόγος) (Gn 1:1-3)
Il chiaro parallelismo, potrebbe essere offuscato da chi si ostina a vedere nel testo giovanneo, Yeshùa/Gesù attraverso la lettura di quel: “Presso Dio” oppure come alcune traduzioni riportano “con Dio”, affermando che tale vicinanza indica una natura consustanziale, distinta e separata da Dio……
Precisiamo sin da subito che leggendo tutto il prologo si potrebbe avere una più chiara visione d’insieme, ma al momento è meglio focalizzare la nostra attenzione in questi primi tre versi.
Si vuole ripetere il forte parallelismo che esiste tra Giovanni 1:1-3, con Genesi 1:1-3 in virtù di una destinazione del vangelo al popolo Giudaico.
Una possibile traduzione del passo giovanneo in questione, permesso dalla grammatica greca è il seguente:
• In principio era il verbo, il verbo era per quanto riguarda il Dio, e Dio [stesso] era il verbo. Questo era in principio per quanto riguarda il Dio, ogni cosa a motivo di Lui esiste e senza di lui non esiste uno che esisteva (Gv 1:1-3)
Questa traduzione è letterale dal testo greco. Ovviamente risulta inusuale e sconosciuta al pubblico, ma ha una sua solida base di credibilità e costruzione grammaticale (ovviamente, grammatica greca).
Volendo spiegare il particolare “per quanto riguarda”, questi è in piena simbiosi con la concretezza dell’espressività orientale e pienamente conforme alla grammatica Greca.
Accenniamo innanzi tutto che il Greco scritto è molto preciso, avendo in se stesso diversi “casi” nominali che in base alla forma o caso nominale in uso (nominativo, genitivo, dativo, accusativo e vocativo) un singolo vocabolo può cambiare il suo significato.
Una di queste coincidenze è in uso nel nostro testo di Giovanni 1:1-3. Infatti nel nostro testo abbiamo il vocabolo “πρὸς” che a seconda di quale caso nominativo incontra successivamente, può cambiare il suo senso traduttivo:
• ̓Εν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος. οὗτος ἦν ἐν ἀρχῇ πρὸς τὸν θεόν.
La nostra parola “πρὸς”, ha in successione in entrambi i casi “τὸν θεόν”, questi è nella flessione nominale greca “accusativo” e quindi secondo il nostro dizionario “strong” può essere tradotta come segue:
1. A
2. Verso
3. Con
4. Per quanto riguarda
5. Al vantaggio di
La nostra traduzione è perfettamente compatibile con la grammatica Greca e con l’espressività Giudaica:
• In principio era il verbo, il verbo era per quanto riguarda il Dio, e Dio [stesso] era il verbo. Questo era in principio per quanto riguarda il Dio, ogni cosa a motivo di Lui esiste e senza di lui non esiste uno che esisteva (Gv 1:1-3)
Ovviamente la frase, lasciata in questa maniera, suona in un Italiano poco chiaro, arcaico, sgrammaticato!
Allora, sorge imperativa la domanda:
Come poter riportare "per quanto riguarda Dio", in termini intelligibili e inconfutabili dalle inadeguate letture occidentali che vanno a minare la concretezza della scrittura orientale?
Il vocabolo che abbiamo scelto è frutto di accurata riflessione e ricerca, al fine di poter rendere al meglio la traduzione. Il vocabolo che abbiamo scelto è: “esprimere” il cui significato rende al meglio nel testo e nel suo contesto!
• Esprimere: • v.rifl. [sogg-v]
Manifestare il proprio pensiero, spesso con specificazione della modalità: e. a gesti; in partic., fare uso del linguaggio, spiegarsi con parole dette o scritte: e. in quattro lingue
La nostra traduzione comincia ad avere maggiore dettaglio e si presenta alla lettura in questo modo:
• In principio era il verbo. Il verbo era espressione di Dio e Dio [stesso] era il verbo. Questi era dal principio espressione di Dio, ogni cosa esiste grazie a Lui e senza di Lui nessuna delle cose che esiste sarebbe [mai] esistita (Gv 1:1-3)
Chiarito l’aspetto tecnico della traduzione, si vuol passare a delineare velocemente, senza escludere di approfondire in seguito, dove nel prologo si delinea chiaramente la figura del Messia/Cristo:
• In lui (il verbo) era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. (Gv 1:4-9)
Yeshùa/Gesù viene presentato come la “vera luce” che era presente NEL VERBO (In lui era la vita. Gv1:4) e non come si vuol far credere accanto (presso/con) il verbo. Il testo afferma chiaramente che NEL VERBO era presente la vita. Il tutto risulta logico visto e considerato che da Genesi possiamo ampiamente constatare che “Dio disse:” e quella determinata cosa o creatura veniva all’esistenza! Qunidi, NELLA ESPRESSIONE DEL VERBO ERA LA VITA. VITA CHE ERA (e che tuttora è) LUCE DEGLI UOMINI……… I versi successivi accreditano ulteriormente questa ipotesi, presentando la figura di chi testimonia della Luce; Giovanni! La chiara contrapposizione in Gv 1:8-9, è una netta e vuol far comprendere al lettore la differenza tra il Verbo (λόγος) espressione di Dio e della vita, dalla Luce (φῶς) che è portatrice della vita, scaturita dal verbo per gli uomini.
Ora, i pensieri finora esposti sono abbastanza profondi ed hanno spessore alto! Volendo semplificare ed attestare che tali dichiarazioni non sono insensate, si vuol far notare al lettore come nel testo giovanneo i termini Verbo e Luce sono contraddistintivi del Padre e del Figlio!
λόγος (verbo), per quanto riguarda Dio (Yhwh) il Padre:
• Gv5:23-24; 5:37-38; 8:12:59; 10:22:38; 12:48:50; 14:23-24; 15:3,20; 17:6-14; 17:17
φῶς (luce), per quanto riguarda il Figlio:
• Gv3:19-21; 5:31-37; 8:12; 9:4-5; 11:9-10; 12:35-36; 12:46-47
Infine, vorremmo evidenziare come in alcuni brani dell’evangelo giovanneo alcuni testi rimarchino le due persone distinte, λόγος (Padre) e φῶς (Figlio):
• Gesù dunque disse loro: «La luce è ancora per poco tempo tra di voi. Camminate mentre avete la luce, affinché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre, non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, affinché diventiate figli di luce». Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose da loro.
Sebbene avesse fatto tanti segni miracolosi in loro presenza, non credevano in lui; affinché si adempisse la parola detta dal profeta Isaia:«Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? A chi è stato rivelato il braccio del Signore?»
Perciò non potevano credere, per la ragione detta ancora da Isaia: «Egli ha accecato i loro occhi e ha indurito i loro cuori, affinché non vedano con gli occhi, e non comprendano con il cuore, e non si convertano, e io non li guarisca».
Queste cose disse Isaia, perché vide la gloria di lui e di lui parlò. Ciò nonostante, molti, anche tra i capi, credettero in lui; ma a causa dei farisei non lo confessavano, per non essere espulsi dalla sinagoga; perché preferirono la gloria degli uomini alla gloria di Dio. Ma Gesù ad alta voce esclamò: «Chi crede in me, crede non in me, ma in colui che mi ha mandato; e chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se uno ode le mie parole e non le osserva, io non lo giudico; perché io non sono venuto a giudicare il mondo, ma a salvare il mondo. Chi mi respinge e non riceve le mie parole, ha chi lo giudica; la parola che ho annunciata è quella che lo giudicherà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato di mio; ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha comandato lui quello che devo dire e di cui devo parlare; e so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre me le ha dette».
In questo testo è chiara l’esposizione! Più avanti tratteremo l’espressione:
• E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. (Gv1:14)
Non volendo affaticare ulteriormente e per espressa richiesta vostra, fermo qui la mia trattazione.
Ricordo a tutti quanti che i concetti qui espressi sono frutto del mio studio della mia dedizione e del mio amore per Dio e il figlio Suo che ci ha immersi nello Spirito di Santità. Questa è in risposta a chi ha fatto richiesta in merito a questa questione! Ovviamente il tutto è completamente rivedibile, per quanto è rivedibile il mio pensiero in vista di maggior chiarezza da parte del Padre (Spirito)……. Pienamente cosciente di poter essere in errore, pregate per me come io pregherò per voi al fine di non contendere ma edificarsi l’un l’altro……….
Antonino Frenda
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Antonino
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Re: Prologo Giovanneo prima parte

Messaggio da Antonino »

Un gruppo di persone su Facebook che crede nella trinità mi ha chiesto di scrivere qualcosa su Gv 1:1 che a detta loro è inconfutabile..... Ho scritta questa prima parte a cui ne seguirà una seconda conclusiva. Si accettano suggerimenti al fine di migliorare questo scritto.
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emiliano
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Re: Prologo Giovanneo prima parte

Messaggio da emiliano »

Antonino ha scritto: • In principio era il verbo. Il verbo era espressione di Dio e Dio [stesso] era il verbo. Questi era dal principio espressione di Dio, ogni cosa esiste grazie a Lui e senza di Lui nessuna delle cose che esiste sarebbe [mai] esistita (Gv 1:1-3)
Chiarito l’aspetto tecnico della traduzione, si vuol passare a delineare velocemente, senza escludere di approfondire in seguito, dove nel prologo si delinea chiaramente la figura del Messia/Cristo:
Caro Antonino, oggi mi ha piacevolmente colpito la traduzione "espressione di Dio" che hai usato e che va a rendere più chiari molti versi non solo del prologo giovanneo. Permettimi però di dirti che secondo me l'aspetto tecnico può essere chiaro nel nostro forum ma probabilmente non in altri contesti. I trinitari fanno leva su "Dio era il verbo" affermando che si parla inequivocabilmente di Yeshùa in quanto rappresenterebbe un paradosso pensare che Dio sia il verbo o espressione come tu (giustamente) scrivi, perchè si tende a pensare di base che il linguaggio sia una delle creazioni divine. Mettendomi nei panni di un trinitario ti potri chiedere: come può Dio essere il verbo se il verbo è una creazione di Dio? A questo punto l'argomento da affrontare diventerebbe ancora più complesso delle spiegazioni che hai dato e che secondo me sono già difficili da accettare per una persona di radicata fede trinitaria.

Sarebbe bello ragionare su questa cosa, ma ho paura che essendo uomini non siamo neanche lontanamente in grado di arrivare a comprendere certe cose. Forse, ma proprio per crogiolarsi nel campo delle ipotesi, non è errato pensare che il linguaggio sia una creazione o meglio una espressione che ha inizio in un determinato momento. E' scritto che Dio usa la parola per creare la materia nella nostra dimensione, ma non sappiamo se prima della creazione Dio abbia mai usato il linguaggio per come lo intendiamo. Isacco il Cieco, cabalista e scrittore, afferma che la manifestazione divina prima dell'atto creativo si risolve in un pensiero muto e sprofondato in se stesso infinito come la sua origine. Posso comprendere il concetto ma non ci posso arrivare.

:YMHUG:
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Re: Prologo Giovanneo prima parte

Messaggio da Gianni »

:-)
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francesco.ragazzi
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Re: Prologo Giovanneo prima parte

Messaggio da francesco.ragazzi »

Caro Antonino,
Se il Verbo era espressione di Dio, non era Dio in modo totale ed assoluto, allora dopo darebbe meglio l'idea se si traducesse e Dio era (nel) Verbo.-
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emiliano
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Re: Prologo Giovanneo prima parte

Messaggio da emiliano »

Caro Francesco, sono convinto che non ci sia niente da sistemare nella traduzione "Dio era il verbo" perchè Dio è il verbo. Nel mio intevento ho cercato di ragionare alla larga sul prima dell'uso della parola creativa perchè il "prima" potrebbe portarci, anche se alla lontana a comprendere il "dopo". Il pensiero di Dio, insondabile, sprofondato in se stesso ed eterno come disse Isacco il Cieco, sembra sia progredito prima verso l'elaborazione del discorso e poi verso le parole. Ora, mentre il pensiero di Dio è manifestazione eterna come la fonte da cui ha origine e che l'uomo non può comprendere, la parola diventa la manifestazione di Dio nella dimensione umana. La parola, attraverso il suono, è l'unico contatto materiale che l'uomo può avere con Dio. Dio è quindi il verbo.

"E dal fuoco il SIGNORE vi parlò; voi udiste il suono delle parole, ma non vedeste nessuna figura; non udiste che una voce."
Deuteronomio 4:12

Ovviamente il discorso è molto più complesso di quello che ho banalmente scritto e ovviamente io non ho neanche le basi per svilupparlo in modo adeguato. Forse Noiman potrebbe aiutarci in questo.
Il SIGNORE è il mio pastore: nulla mi manca.
noiman
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Re: Prologo Giovanneo prima parte

Messaggio da noiman »

g
Ultima modifica di noiman il sabato 11 ottobre 2014, 10:45, modificato 1 volta in totale.
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francesco.ragazzi
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Re: Prologo Giovanneo prima parte

Messaggio da francesco.ragazzi »

E per il verso 14 : "...E la Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo fra noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplata la sua gloria, gloria come quella dell'Unigenito venuto da presso al Padre..." , come intenderlo ?
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emiliano
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Re: Prologo Giovanneo prima parte

Messaggio da emiliano »

Ho provato a leggere ogni singola parola aiutandomi con l'interlineare confrontando i due versetti. Per quello che ne è uscito fuori non trovo, almeno per quello che comprendo, grandi riscontri se non due parole che sembrano pronunciarsi allo stesso modo anche se hanno significato diverso e sono scritte diversamente:
כל Strong H3605 kol kole (in Esodo 20:1) con significato di "tutte"
קול Strong H6963 qowl kole (in Deuteronomio 4:12) con significato di "voce", "suono", "rumore".

Però sinceramente non vedo un nesso logico tra la parola "tutte" e la parola "suono" o "voce" che sia, anche perchè in questo caso credo valga più il significato che la pronuncia.

Rileggendo invece la frase che ho appena scritto sopra, quando ho usato la parola "vedo", mi viene da pensare che un concetto espresso con il suono delle parole può essere anche "visto" e non solo udito. Le parole(il suono) in fin dei conti suscitano immagini. Succede anche quando ad esempio si legge un libro e le parole diventano appunto immagini nella mente.

"Or tutto il popolo udiva i tuoni, il suono della tromba e vedeva i lampi e il monte fumante. A tal vista, tremava e stava lontano" - Esodo 20:18. Forse il popolo non vide l'immagine di Dio ma sentì le parole vedendole?
Il SIGNORE è il mio pastore: nulla mi manca.
noiman
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Re: Prologo Giovanneo prima parte

Messaggio da noiman »

Sei , bel numero
Ultima modifica di noiman il mercoledì 15 febbraio 2017, 23:11, modificato 1 volta in totale.
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