Una domanda per te, Gianni.

trizzi74
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Una domanda per te, Gianni.

Messaggio da trizzi74 »

Ciao Gianni, ho letto questo tuo studio https://www.biblistica.it/?page_id=1239 in cui dici che il calpestamento di Gerusalemme sarebbe avvenuto solo dopo la sua occupazione. Però ho scoperto che la parola greca tradotta con " sarà calpestata" viene definita da Gianfranco Nolli come " futuro perifrastico, è forma analitica che segna il durare di questo stato e dà enfasi al pensiero". - Evangelo secondo Luca p. 917.

Da quello che capisco il versetto di Luca 21:24 intende dire quello che viene confermato pure da un'altra opera di consultazione: " ἔσται πατουμένη shall continue to be trodden down [continuerà ad essere calpestata], Luke 21:24".

In altre parole Gesù si stava riferendo ad un calpestamento che esisteva già da tempo
e che sarebbe continuato nel futuro.

Ho capito bene o male riguardo a queste due opere di consultazione?
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
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Gianni
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Re: Una domanda per te, Gianni.

Messaggio da Gianni »

Ciao, Trizzi74. Hai sollevato una bella questione. Ti faccio i miei complimenti per la tua sagacia e soprattutto per la tua attitudine ad andare a fondo.

Il verbo di Lc 21:24, quindi. In verità in questo passo ne troviamo ben quattro:
1. πεσοῦνται (medio futuro indicativo), “cadranno”;
2. αἰχμαλωτισθήσονται (passivo futuro indicativo), “saranno fatti prigionieri”;
3. ἔσται πατουμένη;
4. πληρωθῶσιν (passivo aoristo congiuntivo).

Dal punto di vista critico-testuale non ci sono incertezze: il passo è genuino, ben attestato.

Lo scrittore, Luca, è molto istruito e il suo greco è eccellente, il che agevola molto l’analisi, perché vocaboli e verbi sono usati con cognizione di causa.

Faccio un’osservazione preliminare: il tempo καιρός (che Luca mette al plurale riferendosi ai pagani) è un tempo particolare, fissato, limitato, decisivo. È ben diverso dal tempo chrònos, che è solo “tempo”. Il tempo kairòs in italiano non ha un equivalente, per cui la semplice traduzione “tempo” è insufficiente e inadeguata. Il kairòs indica il tempo in cui il tempo giunge ad una crisi. Per certi versi è il tempo di Dio.

Ciò detto, entriamo nello specifico. I primi due verbi (1. πεσοῦνται; 2. αἰχμαλωτισθήσονται) sono alquanto semplici: il primo, al medio, indica un’azione compiuta su sé stessi: le persone non ce la faranno più e verranno meno, “cadranno”. Il secondo, al passivo, indica un’azione subita: “saranno fatti prigionieri”.

Il quarto verbo (4. πληρωθῶσιν) è preceduto da ἄχρι οὗ, “finché non”. La traduzione “saranno compiuti” non è propriamente precisa. La forma verbale, infatti, non è al futuro ma all’aoristo, che all’italiano manca. Dovrebbe essere tradotto “d’un tratto saranno compiuti”. L’aoristo indica infatti un’azione puntuale, colta nel momento del suo manifestarsi.

Ed eccoci infine alla terza espressione verbale (3. ἔσται πατουμένη). Abbiamo qui due verbi: a) il futuro indicativo medio del verbo greco “essere” e b) il participio presente singolare femminile passivo del verbo πατέω (“calpestare”); tradotto letteralmente, “essente calpestata”, riferito a Gerusalemme. L’espressione ἔσται πατουμένη, tradotta letteralmente, suona “sarà essente calpestata”. Il participio presente indica un’azione in corso e il futuro “sarà” stabilisce il quando. Se vogliamo rimarcare l’azione perdurante del participio presente, possiamo anche tradurre “continuante a essere calpestata”, ma poi è il futuro “sarà” che circoscrive quell’azione: è in futuro, e solo nel futuro, che Gerusalemme “sarà continuante a essere calpestata”: quell’azione non è ancora iniziata e quando inizierà continuerà senza interruzione finché dureranno i tempi degli stranieri. Basta vedere la storia della Città Santa dall’anno 70 in poi. Le nazioni l’hanno calpestata in continuazione, iniziando dai romani e fino ad oggi con gli arabi che pretendono di averla per sé di fare da padroni nella città del Dio d’Israele, che mai la cederà (Is 51:17).

Gerusalemme continuerà ad essere calpestata partendo dal passato? Questa interpretazione è impedita proprio dalla costruzione ἔσται + participio presente passivo. In Is 29:7 si legge nel greco koinè della LXX (che è il greco usato da Luca): ἔσται ὡς ὁ ἐνυπνιαζόμενος, “sarà come il sognante”: ἔσται + il participio presente medio del verbo greco “sognare”. Stando alla forzata applicazione del presunto “futuro perifrastico”, qui dovremmo intendere che ‘sarà come il continuante a sognare’, avendo già egli iniziato a sognare in precedenza. Il che non ha senso. Nel contesto si parla della folla di tutte le nazioni che marciano contro Ariel e il v. 8 fa un paragone con l’affamato che sogna di mangiare ma poi si sveglia e ha lo stomaco vuoto. La visione paventata dagli ebrei era fallace, era come un sogno da cui si sarebbero svegliati, ma non possiamo intendere che quel sogno continuasse ad avvenire prima che fosse fatto!

Per contro abbiamo Mt 16:19, in cui si legge: “Tutto ciò che legherai in terra sarà legato [ἔσται δεδεμένον (“sarà” + participio perfetto passivo)] nei cieli”, “sarà stato legato”. Qui è espresso il risultato dell’azione futura di Pietro: lui legherà e, visto in prospettiva, nel compimento, “sarà stato legato”.
Ora, se Yeshùa avesse inteso dire che il calpestamento di Gerusalemme era già iniziato nel passato e che sarebbe continuato, Luca avrebbe usato il participio passivo perfetto: quando fossero finiti i tempi degli stranieri, la Città Santa ‘sarà stata calpestata’. Se così fosse, tuttavia, non sarebbe indicato l’inizio del calpestamento. Luca dice invece “sarà essente calpestata”. Da quando?

“Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina” (Lc 21:20): il tempo è prossimo, ma la città di Dio non è ancora calpestata. È tempo di fuggire e di mettersi in salvo (Lc 21:21), la sua fine inizia però presto, “perché vi sarà grande calamità nel paese e ira su questo popolo” (v. 23). Allora, nel futuro ormai prossimo (dopo circa 40 anni, come sappiamo dalla storia), “cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti prigionieri fra tutti i popoli; e Gerusalemme sarà calpestata [“sarà essente calpestata”, testo greco] dai popoli, finché i tempi delle nazioni siano compiuti”. - Luca 21:24.
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Re: Una domanda per te, Gianni.

Messaggio da trizzi74 »

Gianni ha scritto: domenica 16 ottobre 2022, 11:43 Ciao, Trizzi74. Hai sollevato una bella questione. Ti faccio i miei complimenti per la tua sagacia e soprattutto per la tua attitudine ad andare a fondo.

Il verbo di Lc 21:24, quindi. In verità in questo passo ne troviamo ben quattro:
1. πεσοῦνται (medio futuro indicativo), “cadranno”;
2. αἰχμαλωτισθήσονται (passivo futuro indicativo), “saranno fatti prigionieri”;
3. ἔσται πατουμένη;
4. πληρωθῶσιν (passivo aoristo congiuntivo).

Dal punto di vista critico-testuale non ci sono incertezze: il passo è genuino, ben attestato.

Lo scrittore, Luca, è molto istruito e il suo greco è eccellente, il che agevola molto l’analisi, perché vocaboli e verbi sono usati con cognizione di causa.

Faccio un’osservazione preliminare: il tempo καιρός (che Luca mette al plurale riferendosi ai pagani) è un tempo particolare, fissato, limitato, decisivo. È ben diverso dal tempo chrònos, che è solo “tempo”. Il tempo kairòs in italiano non ha un equivalente, per cui la semplice traduzione “tempo” è insufficiente e inadeguata. Il kairòs indica il tempo in cui il tempo giunge ad una crisi. Per certi versi è il tempo di Dio.

Ciò detto, entriamo nello specifico. I primi due verbi (1. πεσοῦνται; 2. αἰχμαλωτισθήσονται) sono alquanto semplici: il primo, al medio, indica un’azione compiuta su sé stessi: le persone non ce la faranno più e verranno meno, “cadranno”. Il secondo, al passivo, indica un’azione subita: “saranno fatti prigionieri”.

Il quarto verbo (4. πληρωθῶσιν) è preceduto da ἄχρι οὗ, “finché non”. La traduzione “saranno compiuti” non è propriamente precisa. La forma verbale, infatti, non è al futuro ma all’aoristo, che all’italiano manca. Dovrebbe essere tradotto “d’un tratto saranno compiuti”. L’aoristo indica infatti un’azione puntuale, colta nel momento del suo manifestarsi.

Ed eccoci infine alla terza espressione verbale (3. ἔσται πατουμένη). Abbiamo qui due verbi: a) il futuro indicativo medio del verbo greco “essere” e b) il participio presente singolare femminile passivo del verbo πατέω (“calpestare”); tradotto letteralmente, “essente calpestata”, riferito a Gerusalemme. L’espressione ἔσται πατουμένη, tradotta letteralmente, suona “sarà essente calpestata”. Il participio presente indica un’azione in corso e il futuro “sarà” stabilisce il quando. Se vogliamo rimarcare l’azione perdurante del participio presente, possiamo anche tradurre “continuante a essere calpestata”, ma poi è il futuro “sarà” che circoscrive quell’azione: è in futuro, e solo nel futuro, che Gerusalemme “sarà continuante a essere calpestata”: quell’azione non è ancora iniziata e quando inizierà continuerà senza interruzione finché dureranno i tempi degli stranieri. Basta vedere la storia della Città Santa dall’anno 70 in poi. Le nazioni l’hanno calpestata in continuazione, iniziando dai romani e fino ad oggi con gli arabi che pretendono di averla per sé di fare da padroni nella città del Dio d’Israele, che mai la cederà (Is 51:17).

Gerusalemme continuerà ad essere calpestata partendo dal passato? Questa interpretazione è impedita proprio dalla costruzione ἔσται + participio presente passivo. In Is 29:7 si legge nel greco koinè della LXX (che è il greco usato da Luca): ἔσται ὡς ὁ ἐνυπνιαζόμενος, “sarà come il sognante”: ἔσται + il participio presente medio del verbo greco “sognare”. Stando alla forzata applicazione del presunto “futuro perifrastico”, qui dovremmo intendere che ‘sarà come il continuante a sognare’, avendo già egli iniziato a sognare in precedenza. Il che non ha senso. Nel contesto si parla della folla di tutte le nazioni che marciano contro Ariel e il v. 8 fa un paragone con l’affamato che sogna di mangiare ma poi si sveglia e ha lo stomaco vuoto. La visione paventata dagli ebrei era fallace, era come un sogno da cui si sarebbero svegliati, ma non possiamo intendere che quel sogno continuasse ad avvenire prima che fosse fatto!

Per contro abbiamo Mt 16:19, in cui si legge: “Tutto ciò che legherai in terra sarà legato [ἔσται δεδεμένον (“sarà” + participio perfetto passivo)] nei cieli”, “sarà stato legato”. Qui è espresso il risultato dell’azione futura di Pietro: lui legherà e, visto in prospettiva, nel compimento, “sarà stato legato”.
Ora, se Yeshùa avesse inteso dire che il calpestamento di Gerusalemme era già iniziato nel passato e che sarebbe continuato, Luca avrebbe usato il participio passivo perfetto: quando fossero finiti i tempi degli stranieri, la Città Santa ‘sarà stata calpestata’. Se così fosse, tuttavia, non sarebbe indicato l’inizio del calpestamento. Luca dice invece “sarà essente calpestata”. Da quando?

“Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina” (Lc 21:20): il tempo è prossimo, ma la città di Dio non è ancora calpestata. È tempo di fuggire e di mettersi in salvo (Lc 21:21), la sua fine inizia però presto, “perché vi sarà grande calamità nel paese e ira su questo popolo” (v. 23). Allora, nel futuro ormai prossimo (dopo circa 40 anni, come sappiamo dalla storia), “cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti prigionieri fra tutti i popoli; e Gerusalemme sarà calpestata [“sarà essente calpestata”, testo greco] dai popoli, finché i tempi delle nazioni siano compiuti”. - Luca 21:24.
Caro Gianni, ti ringrazio immensamente per la tua risposta che condivido in toto. Vorrei chiederti un'altra gentilezza, e cioè quello di poter confutare, punto per punto, quello che asserisce Furuli nel suo ultimo libro " La mia benamata religione". Lui, citando alcuni versetti, cerca di dimostrare che quel "sarà calpestato" potrebbe essere inteso come un evento già in atto da tempo e che sarebbe continuato nel futuro. Ecco i paragrafi:

Il calpestamento di “ Gerusalemme”

La parola “ finché” in Luca 21:24 indica che il calpestamento di “ Gerusalemme” (il Regno di Dio) sarebbe terminato in un determinato momento, quando “ i tempi stabiliti delle nazioni” sarebbero finiti. Pertanto, nelle parole di Luca 21:24 è implicita una restaurazione, e questa restaurazione è menzionata profeticamente in molti punti della Bibbia, incluso Atti 3:21. Prendere questa
restaurazione come punto di partenza ci aiuta a vedere che “ Gerusalemme” sta per il Regno di Dio e a capire come questo Regno sia stato calpestato durante i tempi stabiliti delle nazioni.

Una restaurazione è menzionata in Atti 15:15, 16, in particolare, “ per ricostruire erigerò la capanna di “ Davide”.” (Amos 9:11, 12)[16] Cos'è questa “ capanna di Davide”? La Torre di Guardia del 1949,
pagina 281, risponde che è “ la casa reale di Davide composta dagli eredi del patto del regno”, e questo è una buona spiegazione. I primi membri di questa casa reale furono collegati con la congregazione cristiana dal giorno di Pentecoste del 33 d.C.

La profezia sulla capanna di Davide e sulla sua restaurazione è parallela a Luca 21:24 perché la capanna di Davide rappresenta il Regno di Dio o il trono di Geova sulla terra e questa dinastia di re è
collegata a Gerusalemme. (1 Cronache 29:23) Pertanto, la restaurazione di “ Gerusalemme” dopo che “ i tempi stabiliti delle nazioni” sono terminati, è un altro modo di parlare della ricostruzione
de “ la capanna di Davide”. Questa “ capanna” non cadde nel 70 d.C. quando Gerusalemme fu distrutta (la sua distruzione era implicita in Luca 21:20-23), ma cadde quando l'ultimo re della dinastia di Davide, Sedechia, perse il suo regno nel 607 a.C. (Ezechiele 21:26, 7)

L'inizio del calpestamento

Il verbo greco pateō (“ pestare; calpestare”) è reso dalle traduzioni della Bibbia con il tempo futuro: “ e Gerusalemme sarà calpestata dalle nazioni” (TNM17). Il tempo futuro non sarebbe in contraddizione con l'idea che il calpestamento fosse già iniziato da molti anni quando Gesù diede la profezia? Non necessariamente. Nel NT il tempo futuro si presenta 1.625 volte, e di questi, ci sono 18 esempi di futuro perifrastico, cioè costruzioni con un verbo finito nel tempo futuro seguito da un participio. In Luca 21, troviamo 26 esempi di futuro semplice e tre esempi di futuro perifrastico. Quindi la domanda è se c'è una differenza di significato tra futuro semplice e futuro perifrastico nel NT.

Quando consideriamo questa domanda, dovremmo tenere presente che raramente possiamo dire qualcosa del tipo: “ A causa dell'uso di questo particolare tempo questo autore deve significare...” Possiamo dire piuttosto: “ L'uso di questo particolare tempo conferma questo significato...” Il futuro semplice e il futuro perifrastico possono avere lo stesso significato e possono avere pure significati diversi. In Luca 21 vengono citate le parole di Gesù e quale forma del verbo ebraico o aramaico avrebbe potuto usare in Luca 21:24? Poiché Luca utilizzava il futuro perifrastico solo nel 2,6 percento dei casi con riferimento al futuro, è logico che i verbi ebraici o aramaici usati in questi casi avessero un significato diverso rispetto ai verbi usati negli altri 97,4 percento dei casi.

Troviamo un esempio che è un buon parallelo in 2 Samuele 7:16 (TNM87): “ E la tua casa e il tuo regno saranno certamente saldi (LXX: futuro semplice) a tempo indefinito davanti a te; il tuo
medesimo trono diverrà (LXX: futuro + participio perfetto) fermamente stabilito a tempo indefinito.” Il punto importante in questo passo è che Davide aveva già governato come re per molti anni. Tuttavia, il passo dice che il suo regno “ sarà saldo” e “ diventerà saldamente stabilito” a tempo indefinito. Ciò dimostra che sia il futuro semplice greco che il futuro perifrastico possono riferirsi a una situazione futura, che è già in atto da qualche tempo. Perché il traduttore greco ha scelto un futuro perifrastico in questo versetto? Probabilmente perché il testo ebraico o aramaico ha un imperfetto del verbo “ essere/diventare” più un participio passivo.

Troviamo anche un esempio interessante in Isaia 47:7 (TNM87): “ E dicevi: “ Mostrerò d’essere (LXX: futuro + participio presente) Padrona a tempo indefinito, per sempre.” La figlia dei caldei era già
Padrona, ma il suo desiderio era che ciò continuasse per sempre. Questo è espresso nella LXX da un futuro perifrastico, ma il testo ebraico non ha participio, ma solo un imperfetto del verbo
“ essere/diventare”. Ciò indica che sia l'ebraico imperfetto che l'imperfetto + participio e il futuro semplice greco e il futuro perifrastico possono riferirsi a una situazione che esisteva già da tempo
e che continuerà nel futuro.

Il problema in entrambe le lingue è che non esiste un'unica forma verbale che segnali in modo inequivocabile che una situazione esiste da tempo e continuerà nel futuro. Ciò significa che per segnalare un tale pensiero, devono essere usati due verbi (uno che si riferisce al passato/presente, e uno al futuro), oppure il contesto insieme all'uso di un verbo o una combinazione di un verbo finito e un participio deve dare quel segnale. Una situazione che esiste da tempo e che continuerà nel futuro è una situazione speciale. Il modo più semplice per segnalare una situazione del genere sarebbe usare anche una costruzione verbale speciale (o rara). L'uso dell'imperfetto + participio è molto raro in ebraico, quindi quando viene utilizzata una tale costruzione, il lettore può aspettarsi qualcosa di insolito. Lo stesso vale in greco, dove un futuro + participio è raro. Pertanto, l'uso di un futuro perifrastico in Luca 21:24 sarebbe un modo migliore per segnalare che il calpestamento su “ Gerusalemme” è durato per un po' di tempo e che continuerà nel futuro, rispetto all'uso di un futuro
semplice. E poiché il futuro perifrastico è così raro in greco, molto probabilmente sarebbe una traduzione di un imperfetto ebraico + participio.[17]

Abbiamo anche alcuni esempi interessanti nel NT. In Atti 13:10 (TNM87) leggiamo:
«e disse: “O uomo pieno di ogni sorta di frode e di ogni sorta di furfanteria, figlio del Diavolo, nemico di ogni cosa giusta, non smetterai di pervertire le giuste vie di Geova?”»
Chiaramente, le azioni descritte dal futuro perifrastico in questo versetto non si riferiscono esclusivamente al futuro, perché evidentemente quest'uomo aveva già distorto le vie di Geova per
qualche tempo.

In Marco 13:13 (TNM87) leggiamo: “ e voi sarete oggetto di odio (futuro più participio presente) da parte di tutti a causa del mio nome.” I discepoli erano già stati oggetto di odio quando queste parole furono pronunciate. E in Atti 6:4 (TNM87) leggiamo: “ ma noi ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola.” La maggior parte dei manoscritti ha un futuro semplice in questo versetto, ma il Codice Cantabrigiensis (D) ha un futuro più un participio presente. I dodici si erano già “ dedicati alla preghiera” e avrebbero continuato a farlo anche in futuro.

I passi precedenti mostrano che un futuro perifrastico può descrivere una situazione che è già durata da un po' di tempo e, allo stesso tempo, indica che la situazione continuerà nel futuro. Ciò dimostra
che l'espressione “ Gerusalemme sarà calpestata dalle nazioni”, che è espressa da un futuro perifrastico non deve solo riferirsi al futuro, ma il calpestamento potrebbe essere in corso già da qualche tempo quando Luca scrisse il suo libro.

L'uso del futuro perifrastico nella clausola “ e Gerusalemme sarà calpestata dalle nazioni” potrebbe indicare che il calpestamento stava già succedendo e sarebbe continuato anche nel futuro. ( Fine citazione)
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Re: Una domanda per te, Gianni.

Messaggio da Gianni »

Caro Trizzi74, è una cosa davvero curiosa che lo studioso norvegese Rolf Furuli abbia scritto molto sul modo del tutto dispotico del corpo direttivo della Watchtower e poi sia concorde con una Torre di Guardia del 1949 che sosteneva che gli eredi della casa reale di Davide sono gli editori stessi di quella Torre di Guardia. Pensa un po’! Cattolici e protestanti sostengono, con la presunzione che è tipica loro, che la vera Israele, il popolo di Dio, siano oggi loro. Lo sparuto gruppetto dei dirigenti della Watchtower va ben oltre: non si accontenta di asserire di essere la vera Israele ma pretende di esserne a capo. E il Furuli dimostra nei suoi scritti quanto quel gruppetto sia tirannico e totalitarista. Subito dopo, nel suo scritto che citi, si capisce dove vuole andare a parare: il 607 a. E. V.

La questione è tutta qui, nel 607 a. E. V. Unici al mondo, i dirigenti americani della Watchtower, sostengono questa data antistorica, col beneplacito del Furuli, le cui argomentazioni – tra l’altro – la Watchtower preferì non usare.
La storia del 607 a. E. V. basterebbe da sola a far collocare la Watchtower tra le barzellette. Tu sai come venne fuori il 607 a. E. V.? Dalla fissa per il 1914, l’anno in cui era atteso a Brooklyn il “ritorno di Gesù”. Quando nulla accadde, invece di scusarsi col mondo intero, sai che fecero? Dissero che il ritorno c’era stato, ma invisibile. Ma perché proprio il 607 a. E. V.? Mettendo insieme versetti presi qua e là avevano fatto un minestrone all’americana, stabilendo che i famosi “tempi dei gentili” dovevano durare 2520 anni, per cui: 1914 E. V. meno 2520 = 607 a. E. V. Quando un loro membro del corpo dirigente (Raymond Franz) fu incaricato di trovare appoggi storici a quella data, fece ricerche dappertutto ma tornò a mani vuote; iniziando a contestare le elucubrazioni mentali di Brooklyn, fu alla fine espulso. Tutto ciò è raccontato da lui stesso in un suo libro, insieme ad altre “chicche”.

Ciò che si trascura sistematicamente arrampicandosi su futuri perifrastici è che – ammesso e non concesso che venga indicata un’azione già iniziata che perdura – grammatica e sintassi greca mai ci aiuteranno a stabilire quando sarebbe iniziata. Ciò può pretendere di farlo solo la Watchtower con le sue rocambolesche fantasie, che altro non sono che americanate.

Ma torniamo ora all’analisi dei biblici. In Mt 10:22 Yeshùa dice ai suoi: “Sarete odiati [futuro ἔσεσθε + participio presente passivo μισούμενοι = “sarete essenti odiati”] da tutti a causa del mio nome”. Tale azione futura era già in atto? (Già la domanda suona contraddittoria: se era futura come poteva già essere in atto?). Si legga bene in contesto (Mt 10:16-22): “… vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe. E per causa mia sarete portati davanti a governatori e re … non sarete voi a parlare, ma sarà lo spirito del Padre vostro a parlare mediante voi. Inoltre il fratello consegnerà il fratello perché sia messo a morte, e il padre il proprio figlio, e i figli si ribelleranno contro i genitori e li faranno mettere a morte. E voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome” (TNM). Ora ragioniamo: tribunali, flagellazioni nelle sinagoghe, comparizioni davanti a governatori e re, tradimenti familiari … tutto futuro. E solo l’odio era già in atto? Ma, se così fosse, perché TNM non traduce ‘continuerete a essere odiati’? Perché sarebbe come i cavoli a merenda. Se l’odio fosse stato già in atto, logica vorrebbe che la costruzione sarebbe diversa: ‘Sarete odiati ancora di più perché …’.

Ciò è ancora più evidente in Mt 24, che è un capitolo escatologico: “Nazione combatterà contro nazione e regno contro regno, e ci saranno carestie e terremoti in un luogo dopo l’altro. Tutte queste cose sono solo l’inizio di grandi sofferenze.
Quindi vi perseguiteranno e vi uccideranno, e sarete odiati [futuro ἔσεσθε + participio presente passivo μισούμενοι = “sarete essenti odiati”] da tutte le nazioni a causa del mio nome. E allora molti si allontaneranno dalla fede, e si tradiranno e si odieranno gli uni gli altri. Compariranno tanti falsi profeti, che inganneranno molti; e a causa dell’aumento della malvagità l’amore della maggioranza si raffredderà. Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato” (vv. 7-13, TNM). Di nuovo, ragioniamo:
Guerre a cui seguono carestie e a cui si aggiungono terremoti: queste cose, che riguardano tutti, “sono solo l’inizio di grandi sofferenze”. Poi si parla dei discepoli: persecuzioni e uccisioni, tutte future; e in questo nefasto quadro futuro Yeshùa direbbe ‘continuerete a essere odiati’? Prova ad applicarlo a questa situazione: Lui già lo odia e succederà che lo offenderà, lo maltratterà, lo picchierà, lo ferirà gravemente e continuerà a odiarlo. Non suona quasi ridicolo specificare che continuerà a odiarlo? Diverso se fosse: Succederà che lui lo offenderà, lo maltratterà, lo picchierà, lo ferirà gravemente e lo odierà.
C’è poi un particolare che taglia la testa al toro: “E allora [τότε, “in quel momento”] molti si allontaneranno dalla fede, e si tradiranno e si odieranno gli uni gli altri” (v. 10, TNM). Allora quando? Quando saranno odiati da tutte le nazioni (v. 9). Ora prova a dire così: ‘Quando continueranno a essere odiati, molti si allontaneranno dalla fede, e si tradiranno e si odieranno gli uni gli altri’. Ma se l’essere odiati era già in atto, come è possibile retrodatare ciò che sarebbe accaduto in futuro?
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Re: Una domanda per te, Gianni.

Messaggio da trizzi74 »

Caro Gianni, come posso darti torto?
Una scrittura che Furuli non cita, sicuramente perché scomoda, è quella di Luca 22:69 dove troviamo una coniugazione perifrastica. Qui Gesù non si sta riferendo ad un evento già iniziato nel passato. Quindi perché la coniugazione perifrastica di Luca 21:24 dovrebbe riferirsi ad un evento già iniziato nel passato, con precisione quasi 600 anni prima della sua comparsa?

Hai in mente altri versetti in Luca o nel NT con coniugazione perifrastica?
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Re: Una domanda per te, Gianni.

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

:-) forse lo fa per far tornare i loro conti? Un castello costruito sulla sabbia prima o poi crolla. Se sta ancora in piedi è perché ci sono coloro che lo sorreggono. Finché uno studioso ha una certa idea in testa, nulla ci può
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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Re: Una domanda per te, Gianni.

Messaggio da Gianni »

Già. Complimenti, Trizzi74, per aver citato Lc 22:69: “Ma da ora in avanti il Figlio dell'uomo sarà seduto [futuro ἔσται + il participio presente medio καθήμενος (“sarà essente seduto”] alla destra della potenza di Dio”. Qui c’è poi una chiara e precisa limitazione: “Da ora in avanti”. Ciò non lascia spazio ad alcun perdurare precedente. Bravo!
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Re: Una domanda per te, Gianni.

Messaggio da trizzi74 »

Ciao Gianni, questa volta voglio porti la questione da un punto di vista storico. Gesù dice che dal 70 in poi Gerusalemme sarebbe stata continuamente calpestata, ed effettivamente ciò è successo nel corso dei secoli. Ma oggi, visto che lo Stato d'Israele ha acquisito il controllo della città di Gerusalemme, fino a che punto si può dire che Gerusalemme continua ad essere calpestata fino ai nostri giorni?
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Re: Una domanda per te, Gianni.

Messaggio da GEMELLO76 »

Ciao Gianni, ma quel futuro perifrastico ( sarà calpestata) di Luca 21:24 include anche i romani che diedero inizio a tale "calpestamento", oppure si riferisce a coloro che continuarono a "calpestare" Gerusalemme dopo i romani?
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Re: Una domanda per te, Gianni.

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Ora mi faccio bacchettare da Gianni :d :d

I tempi dei gentili Luca 21:24

Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni. E Gerusalemme sarà calpestata dai Gentili, finché i tempi dei Gentili siano compiuti” – (BSB)

il termine tradotto con “nazioni” è ἔθνη (ethnē) ed ἔθνος (ethnos) sta propriamente per persone diverse da coloro che invece sono unite praticando costumi simili o cultura comune. Anche all’interno di Israele c’erano Ethnos… Solitamente si considera uno straniero, una tribù straniera e anche una nazione straniera (cioè tutti coloro che hanno usi e costumi diversi rispetto ad una data tribù/gruppo). Anche il termine tradotto con “gentili” è ἐθνῶν (ethnōn). Per quanto riguarda i “tempi” , il termine è καιροὶ (kairoi) ed indica un tempo opportuno, la stagione adatta, ed infine il termine tradotto con “compiuti” è πληρωθῶσιν (plērōthōsin) dove πληρόω (pleroó) deriva da plērēs e vuol dire "essere pieno". πληρωθῶσιν (plērōthōsin) compare anche in Matteo 26:54:

πος οὖν πληροθῶσιν αἱ γραφαὶ Come si adempiranno le Scritture.


Riguardo al cadere a fil di spada, è un chiaro segno di una battaglia tra eserciti del tempo, quando si utilizzavano le spade. Questo passo di Luca non ha paralleli negli altri due vangeli, ed è possibile che la relazione di Luca qui abbia in qualche modo il carattere di una parafrasi libera, come era naturale in una comunicazione orale di quanto variamente ricordato. La descrizione poi continua. Dopo la descrizione dei segni nel cielo:

Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti” (v.25) è scritto: “In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto” (v.32). C’è quindi un tempo definito, che è quella generazione.. quella ..non quella del 1914 o roba simile. Almeno quello è stato l’inizio, il punto di partenza. Durante la prima guerra romano – giudaica che vide la distruzione del tempio nel 70 E.V., si calcola che 1.100.000 ebrei perirono. Tito, figlio dell'imperatore Vespasiano, che comandava gli eserciti romani, ordinò che la città (di Gerusalemme) fosse rasa al suolo così completamente da sembrare un luogo mai abitato (Giuseppe, 'Bell. Jud. ,' v. 10. § 5). Iniziò così la diaspora. Per due secoli la città si chiamò Aelia Capitolina, perché i Romani volevano cancellare anche il nome della sua storia precedente. Dal 4° al 7° secolo fu sotto i Bizantini, in seguito per molti secoli Gerusalemme fu dominata dagli Arabi. Romani, saraceni, norreni, turchi, ecc.. hanno calpestato Gerusalemme.

Tuttavia, nella storia la città Santa era stata calpestata più volte. Si pensa ai babilonesi, periodo in cui il regno di Giuda venne deportato, oppure, qualche secolo prima della distruzione del secondo tempio, quando i seleucidi incendiarono la città rendendola disabitata come un deserto (1 Maccabei 3:45) ed abitata per un certo tempo dai pagani. Ma alla fine il popolo di Gerusalemme è sempre tornato a casa. I passi di Luca rimarcano la storia passata e infondono speranza nel futuro, perché Gerusalemme non sarà mai distrutta e mai rimarrà in mano ai gentili.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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