Gianni ha scritto: ↑domenica 16 ottobre 2022, 11:43
Ciao, Trizzi74. Hai sollevato una bella questione. Ti faccio i miei complimenti per la tua sagacia e soprattutto per la tua attitudine ad andare a fondo.
Il verbo di Lc 21:24, quindi. In verità in questo passo ne troviamo ben quattro:
1. πεσοῦνται (medio futuro indicativo), “cadranno”;
2. αἰχμαλωτισθήσονται (passivo futuro indicativo), “saranno fatti prigionieri”;
3. ἔσται πατουμένη;
4. πληρωθῶσιν (passivo aoristo congiuntivo).
Dal punto di vista critico-testuale non ci sono incertezze: il passo è genuino, ben attestato.
Lo scrittore, Luca, è molto istruito e il suo greco è eccellente, il che agevola molto l’analisi, perché vocaboli e verbi sono usati con cognizione di causa.
Faccio un’osservazione preliminare: il tempo καιρός (che Luca mette al plurale riferendosi ai pagani) è un tempo particolare, fissato, limitato, decisivo. È ben diverso dal tempo chrònos, che è solo “tempo”. Il tempo kairòs in italiano non ha un equivalente, per cui la semplice traduzione “tempo” è insufficiente e inadeguata. Il kairòs indica il tempo in cui il tempo giunge ad una crisi. Per certi versi è il tempo di Dio.
Ciò detto, entriamo nello specifico. I primi due verbi (1. πεσοῦνται; 2. αἰχμαλωτισθήσονται) sono alquanto semplici: il primo, al medio, indica un’azione compiuta su sé stessi: le persone non ce la faranno più e verranno meno, “cadranno”. Il secondo, al passivo, indica un’azione subita: “saranno fatti prigionieri”.
Il quarto verbo (4. πληρωθῶσιν) è preceduto da ἄχρι οὗ, “finché non”. La traduzione “saranno compiuti” non è propriamente precisa. La forma verbale, infatti, non è al futuro ma all’aoristo, che all’italiano manca. Dovrebbe essere tradotto “d’un tratto saranno compiuti”. L’aoristo indica infatti un’azione puntuale, colta nel momento del suo manifestarsi.
Ed eccoci infine alla terza espressione verbale (3. ἔσται πατουμένη). Abbiamo qui due verbi: a) il futuro indicativo medio del verbo greco “essere” e b) il participio presente singolare femminile passivo del verbo πατέω (“calpestare”); tradotto letteralmente, “essente calpestata”, riferito a Gerusalemme. L’espressione ἔσται πατουμένη, tradotta letteralmente, suona “sarà essente calpestata”. Il participio presente indica un’azione in corso e il futuro “sarà” stabilisce il quando. Se vogliamo rimarcare l’azione perdurante del participio presente, possiamo anche tradurre “continuante a essere calpestata”, ma poi è il futuro “sarà” che circoscrive quell’azione: è in futuro, e solo nel futuro, che Gerusalemme “sarà continuante a essere calpestata”: quell’azione non è ancora iniziata e quando inizierà continuerà senza interruzione finché dureranno i tempi degli stranieri. Basta vedere la storia della Città Santa dall’anno 70 in poi. Le nazioni l’hanno calpestata in continuazione, iniziando dai romani e fino ad oggi con gli arabi che pretendono di averla per sé di fare da padroni nella città del Dio d’Israele, che mai la cederà (Is 51:17).
Gerusalemme continuerà ad essere calpestata partendo dal passato? Questa interpretazione è impedita proprio dalla costruzione ἔσται + participio presente passivo. In Is 29:7 si legge nel greco koinè della LXX (che è il greco usato da Luca): ἔσται ὡς ὁ ἐνυπνιαζόμενος, “sarà come il sognante”: ἔσται + il participio presente medio del verbo greco “sognare”. Stando alla forzata applicazione del presunto “futuro perifrastico”, qui dovremmo intendere che ‘sarà come il continuante a sognare’, avendo già egli iniziato a sognare in precedenza. Il che non ha senso. Nel contesto si parla della folla di tutte le nazioni che marciano contro Ariel e il v. 8 fa un paragone con l’affamato che sogna di mangiare ma poi si sveglia e ha lo stomaco vuoto. La visione paventata dagli ebrei era fallace, era come un sogno da cui si sarebbero svegliati, ma non possiamo intendere che quel sogno continuasse ad avvenire prima che fosse fatto!
Per contro abbiamo Mt 16:19, in cui si legge: “Tutto ciò che legherai in terra sarà legato [ἔσται δεδεμένον (“sarà” + participio perfetto passivo)] nei cieli”, “sarà stato legato”. Qui è espresso il risultato dell’azione futura di Pietro: lui legherà e, visto in prospettiva, nel compimento, “sarà stato legato”.
Ora, se Yeshùa avesse inteso dire che il calpestamento di Gerusalemme era già iniziato nel passato e che sarebbe continuato, Luca avrebbe usato il participio passivo perfetto: quando fossero finiti i tempi degli stranieri, la Città Santa ‘sarà stata calpestata’. Se così fosse, tuttavia, non sarebbe indicato l’inizio del calpestamento. Luca dice invece “sarà essente calpestata”. Da quando?
“Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina” (Lc 21:20): il tempo è prossimo, ma la città di Dio non è ancora calpestata. È tempo di fuggire e di mettersi in salvo (Lc 21:21), la sua fine inizia però presto, “perché vi sarà grande calamità nel paese e ira su questo popolo” (v. 23). Allora, nel futuro ormai prossimo (dopo circa 40 anni, come sappiamo dalla storia), “cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti prigionieri fra tutti i popoli; e Gerusalemme sarà calpestata [“sarà essente calpestata”, testo greco] dai popoli, finché i tempi delle nazioni siano compiuti”. - Luca 21:24.
Caro Gianni, ti ringrazio immensamente per la tua risposta che condivido in toto. Vorrei chiederti un'altra gentilezza, e cioè quello di poter confutare,
punto per punto, quello che asserisce Furuli nel suo ultimo libro " La mia benamata religione". Lui, citando alcuni versetti, cerca di dimostrare che quel "sarà calpestato" potrebbe essere inteso come un evento già in atto da tempo e che sarebbe continuato nel futuro. Ecco i paragrafi:
Il calpestamento di “ Gerusalemme”
La parola “ finché” in Luca 21:24 indica che il calpestamento di “ Gerusalemme” (il Regno di Dio) sarebbe terminato in un determinato momento, quando “ i tempi stabiliti delle nazioni” sarebbero finiti. Pertanto, nelle parole di Luca 21:24 è implicita una restaurazione, e questa restaurazione è menzionata profeticamente in molti punti della Bibbia, incluso Atti 3:21. Prendere questa
restaurazione come punto di partenza ci aiuta a vedere che “ Gerusalemme” sta per il Regno di Dio e a capire come questo Regno sia stato calpestato durante i tempi stabiliti delle nazioni.
Una restaurazione è menzionata in Atti 15:15, 16, in particolare, “ per ricostruire erigerò la capanna di “ Davide”.” (Amos 9:11, 12)[16] Cos'è questa “ capanna di Davide”? La Torre di Guardia del 1949,
pagina 281, risponde che è “ la casa reale di Davide composta dagli eredi del patto del regno”, e questo è una buona spiegazione. I primi membri di questa casa reale furono collegati con la congregazione cristiana dal giorno di Pentecoste del 33 d.C.
La profezia sulla capanna di Davide e sulla sua restaurazione è parallela a Luca 21:24 perché la capanna di Davide rappresenta il Regno di Dio o il trono di Geova sulla terra e questa dinastia di re è
collegata a Gerusalemme. (1 Cronache 29:23) Pertanto, la restaurazione di “ Gerusalemme” dopo che “ i tempi stabiliti delle nazioni” sono terminati, è un altro modo di parlare della ricostruzione
de “ la capanna di Davide”. Questa “ capanna” non cadde nel 70 d.C. quando Gerusalemme fu distrutta (la sua distruzione era implicita in Luca 21:20-23), ma cadde quando l'ultimo re della dinastia di Davide, Sedechia, perse il suo regno nel 607 a.C. (Ezechiele 21:26, 7)
L'inizio del calpestamento
Il verbo greco pateō (“ pestare; calpestare”) è reso dalle traduzioni della Bibbia con il tempo futuro: “ e Gerusalemme sarà calpestata dalle nazioni” (TNM17). Il tempo futuro non sarebbe in contraddizione con l'idea che il calpestamento fosse già iniziato da molti anni quando Gesù diede la profezia? Non necessariamente. Nel NT il tempo futuro si presenta 1.625 volte, e di questi, ci sono 18 esempi di futuro perifrastico, cioè costruzioni con un verbo finito nel tempo futuro seguito da un participio. In Luca 21, troviamo 26 esempi di futuro semplice e tre esempi di futuro perifrastico. Quindi la domanda è se c'è una differenza di significato tra futuro semplice e futuro perifrastico nel NT.
Quando consideriamo questa domanda, dovremmo tenere presente che raramente possiamo dire qualcosa del tipo: “ A causa dell'uso di questo particolare tempo questo autore deve significare...” Possiamo dire piuttosto: “ L'uso di questo particolare tempo conferma questo significato...” Il futuro semplice e il futuro perifrastico possono avere lo stesso significato e possono avere pure significati diversi. In Luca 21 vengono citate le parole di Gesù e quale forma del verbo ebraico o aramaico avrebbe potuto usare in Luca 21:24? Poiché Luca utilizzava il futuro perifrastico solo nel 2,6 percento dei casi con riferimento al futuro, è logico che i verbi ebraici o aramaici usati in questi casi avessero un significato diverso rispetto ai verbi usati negli altri 97,4 percento dei casi.
Troviamo un esempio che è un buon parallelo in 2 Samuele 7:16 (TNM87): “ E la tua casa e il tuo regno saranno certamente saldi (LXX: futuro semplice) a tempo indefinito davanti a te; il tuo
medesimo trono diverrà (LXX: futuro + participio perfetto) fermamente stabilito a tempo indefinito.” Il punto importante in questo passo è che Davide aveva già governato come re per molti anni. Tuttavia, il passo dice che il suo regno “ sarà saldo” e “ diventerà saldamente stabilito” a tempo indefinito. Ciò dimostra che sia il futuro semplice greco che il futuro perifrastico possono riferirsi a una situazione futura, che è già in atto da qualche tempo. Perché il traduttore greco ha scelto un futuro perifrastico in questo versetto? Probabilmente perché il testo ebraico o aramaico ha un imperfetto del verbo “ essere/diventare” più un participio passivo.
Troviamo anche un esempio interessante in Isaia 47:7 (TNM87): “ E dicevi: “ Mostrerò d’essere (LXX: futuro + participio presente) Padrona a tempo indefinito, per sempre.” La figlia dei caldei era già
Padrona, ma il suo desiderio era che ciò continuasse per sempre. Questo è espresso nella LXX da un futuro perifrastico, ma il testo ebraico non ha participio, ma solo un imperfetto del verbo
“ essere/diventare”. Ciò indica che sia l'ebraico imperfetto che l'imperfetto + participio e il futuro semplice greco e il futuro perifrastico possono riferirsi a una situazione che esisteva già da tempo
e che continuerà nel futuro.
Il problema in entrambe le lingue è che non esiste un'unica forma verbale che segnali in modo inequivocabile che una situazione esiste da tempo e continuerà nel futuro. Ciò significa che per segnalare un tale pensiero, devono essere usati due verbi (uno che si riferisce al passato/presente, e uno al futuro), oppure il contesto insieme all'uso di un verbo o una combinazione di un verbo finito e un participio deve dare quel segnale. Una situazione che esiste da tempo e che continuerà nel futuro è una situazione speciale. Il modo più semplice per segnalare una situazione del genere sarebbe usare anche una costruzione verbale speciale (o rara). L'uso dell'imperfetto + participio è molto raro in ebraico, quindi quando viene utilizzata una tale costruzione, il lettore può aspettarsi qualcosa di insolito. Lo stesso vale in greco, dove un futuro + participio è raro. Pertanto, l'uso di un futuro perifrastico in Luca 21:24 sarebbe un modo migliore per segnalare che il calpestamento su “ Gerusalemme” è durato per un po' di tempo e che continuerà nel futuro, rispetto all'uso di un futuro
semplice. E poiché il futuro perifrastico è così raro in greco, molto probabilmente sarebbe una traduzione di un imperfetto ebraico + participio.[17]
Abbiamo anche alcuni esempi interessanti nel NT. In Atti 13:10 (TNM87) leggiamo:
«e disse: “O uomo pieno di ogni sorta di frode e di ogni sorta di furfanteria, figlio del Diavolo, nemico di ogni cosa giusta, non smetterai di pervertire le giuste vie di Geova?”»
Chiaramente, le azioni descritte dal futuro perifrastico in questo versetto non si riferiscono esclusivamente al futuro, perché evidentemente quest'uomo aveva già distorto le vie di Geova per
qualche tempo.
In Marco 13:13 (TNM87) leggiamo: “ e voi sarete oggetto di odio (futuro più participio presente) da parte di tutti a causa del mio nome.” I discepoli erano già stati oggetto di odio quando queste parole furono pronunciate. E in Atti 6:4 (TNM87) leggiamo: “ ma noi ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola.” La maggior parte dei manoscritti ha un futuro semplice in questo versetto, ma il Codice Cantabrigiensis (D) ha un futuro più un participio presente. I dodici si erano già “ dedicati alla preghiera” e avrebbero continuato a farlo anche in futuro.
I passi precedenti mostrano che un futuro perifrastico può descrivere una situazione che è già durata da un po' di tempo e, allo stesso tempo, indica che la situazione continuerà nel futuro. Ciò dimostra
che l'espressione “ Gerusalemme sarà calpestata dalle nazioni”, che è espressa da un futuro perifrastico non deve solo riferirsi al futuro, ma il calpestamento potrebbe essere in corso già da qualche tempo quando Luca scrisse il suo libro.
L'uso del futuro perifrastico nella clausola “ e Gerusalemme sarà calpestata dalle nazioni” potrebbe indicare che il calpestamento stava già succedendo e sarebbe continuato anche nel futuro. ( Fine citazione)