Che cos’è “Har Maghedon”?

noiman
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Re: Che cos’è “Har Maghedon”?

Messaggio da noiman »

Si! Tiger, molto bene ;)
Sicuramente la Cina ha una storia molto più antica, nessuno ha intenzione di trascurarla, ma stiamo parlando di una cultura che non include il monoteismo, non significa molto se i cinesi abbiano avuto una storia molto più antica, la Cina e la sua cultura mi ha sempre interessato, forse perché ebbi l’onore di conoscere e qualche volta incontrare Mario Sabatini (z.l) considerato uno dei più grandi sinologhi al mondo .
Concordo con la tua spiegazione del nome di Moshè
Il nome di משה “Moshè” dal mio punto di vista potrebbe derivare dall’espressione “ho salvato lui” , parole pronunciate dalla principessa Bata, figlia del Faraone che ritrovò il bambino nella tevà incagliata sulle sponde del Nilo, se esaminiamo il testo in ebraico: לבן ותקרא שמו משה ותאמר כי מן המים משיתהו “Gli pose il nome Moshè, dicendo:poiché dall’acqua lo salvai”(Shmòt 2/10).
Min ha- maim meshitihu”è possibile che “meshitìhu” Salvai “ derivi dalla radice משע “salvare” il concetto della salvezza ישועה “ieshu’à , Moshè è un participio attivo del salvare, ci saremmo dovuti quindi trovare la forma passiva che sottolinea che il salvato è Moshè, Ovadia Sforno che ha notato questa stranezza verbale offre la sua interpretazione: il testo vuole sottolineare che Moshè è stato salvato dalle acque per salvare gli altri.
Bisogna ricordare anche che l’imposizione del nome al bambino non avviene nel giorno del salvataggio ma molto dopo che Moshè è stato svezzato probabilmente dalla sua madre naturale, questo lo capiamo normalmente leggendo la traduzione ma quello che sfugge è un’altra stranezza testuale che le traduzioni non riescono a veicolare:
ותפתח ותראהו את-הילד והנה-נער בכה ותחמל עליו,ותאמר מילדי העברית זה
Aprì e vide il bambino, ecco un ragazzo piangente e ebbe pietà di lui” (Shmòt 2/6).
Vengono usate due parole diverse per indicare il bambino, ילד “yeled” bambino, ma subito dopo leggiamo נער , na’ar “ragazzo” non più bambino ma adolescente, una sottolineatura temporale e anche profetica, (il termine na'ar è impegnato nella scrittura in diversi aspetti mistici).
Ma è anche vero che se leggiamo l’intera frase: ”Il bambino cresceva e lei (la madre), lo ricondusse alla figlia del faraone, che era per lei un figlio e gli pose il nome di Moshè, dicendo: ”Poiché dall’acqua lo salvai” .

Come possiamo sapere se è un nome ebraico o egiziano scritto in caratteri ebraici.
רעמסס “Ramses” nella sua etimologia significa “figlio di Ra’” il suono è simile anche se è impegnata la ס e non la ש che possiede una acustica diversa e una doppia dinamica fonetica, non si può escludere che il nome di Moshè potesse essere מסה ma che poi possa essere stato modificato.
Shabbat Shalom
Noiman

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Gianni
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Re: Che cos’è “Har Maghedon”?

Messaggio da Gianni »

(Molto interessante ...).
chelaveritàtrionfi
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Re: Che cos’è “Har Maghedon”?

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Noiman, essendo di quelle parti ed anche dalla letteratura in tuo possesso, puoi dirci qualcosa di più. Alcune informazioni le introduco io... vediamo se ho studiato in maniera sufficiente :d :d

Di un figlio di Thot (Thutmoses), se ne parla nei documenti che descrivono una grande battaglia combattuta nel XV secolo a.E.V. (1478 a.E.V. circa), tra i 330 principi siriani/cananei, radunati nella città di Megghiddo e uniti da un patto di alleanza, guidati dal principe di Qodesh o Kadesh (sacro, santo?) e le armate costituite dai numerosi generali guidati dal faraone egizio Thutmoses III (XVIII dinastia), figlio della regina Iside e di Thutmoses II. Il giovane Thutmoses III prese il regno ancora giovanissimo insieme alla matrigna Hatshepsut che divenne correggente, e fu lui che pochi anni dopo condusse e vinse la grande Battaglia di Megghiddo, grazie ad una strategia vincente seguento il percorso più breve per raggiungere il luogo dello scontro, attraverso il passo di Aruna. Questo evento è descritto in dettaglio nei geroglifici ritrovati sulle pareti del tempio di Thutmose III nell’Alto Egitto; lo svolgimento del combattimento è raccontato in un papiro ritrovato integro sotto l’arena egiziana. Gli Egiziani, riportarono la vittoria e le truppe cananee trovarono rifugio nel centro abitato di Meghiddo, il quale fu pertanto circondato militarmente. I soldati egiziani non inseguirono l’esercito nemico per finirlo, ma saccheggiarono tutto il bottino. I principi nemici, come garanzia di fedeltà, consegnarono i loro figli al faraone i quali vennero educati ed addestrati per diventare sovrani sottomessi al sovrano egizio. Fu un gran pianto per i siriani/cananei. Così Thutmoses riuscì a ripristinare l’egemonia egiziana in Libano, Palestina e Siria. La sua politica non era rivolta all’annientamento delle città conquistate, ma al dominio su di esse.

Fonti:
- AA.VV., Gli Egizi e le prime civiltà, De Agostini, Novara 1998;
- AA.VV., Egitto: Storia e Mistero, De Agostini, Novara 1999;
- Web

Sappiamo che soprattutto nell'antichità, le divinità dei popoli erano sempre messe al primo posto in ogni azione, specialmente in guerra.

[Scriveva nel 280 d.C. Eusebio, vescovo di Cesarea, che
«la maggior parte delle teogonie sparse nel mondo sono venute dai Fenici e dagli Egizi.»]
wiki

Thot, Rà ecc..erano tra le divinità principali egizie. Tra le divinità fenicie ricordiamo :

Ba’àl Hadad, (lett. "Signore dei fulmini"), dio delle tempeste, assimilato dagli altri popoli del Vicino Oriente. Venne poi definitivamente associato al dio Baal nella cultura cananea

Hadad Rimmon, Divinità fenicia della vegetazione che si credeva morisse alla fine della stagione dei raccolti per poi rinascere nel periodo delle piogge.

Ripercorrendo le varie tappe storiche, Megghiddo passò dal dominio egiziano (XV secolo a.E.V.) a quello del popolo ebraico ai tempi del re Davide (X secolo a.E.V.), poi sotto l’Assiria (VIII secolo a.E.V.) ecc. Chi aveva il dominio di questo luogo, controllava la cosiddetta "Via Maris" o "Via del Mare", Derekh HaYam (ebraico: דרך הים), che metteva in comunicazione l’Egitto con Damasco e rappresentava la via principale di passaggio per gli eserciti (2Cron 35:22), evitando i monti della Giudea. Questa via passava, partendo dall’Egitto, per alcune città vicino al Mediterraneo (Gaza, Ascalona, Asdod..), continuando per il Lago di Tiberiade (o Mare di Galilea), sul lato nord, per poi proseguire fino a Damasco. Megghiddo, inizialmente era una località stato cananea con la sua fortezza, era collocata sul fianco occidentale di un passo nella catena del Monte Carmelo (Har ha Karmell o anche Kerem-El, letteralmente «Vigna di El»), ne consentiva l’ingresso al passo, (un punto di accesso), sovrastava la piana di Esdrelon - Emek Yizre'el - e controllava la via Maris. Quando l’impero egiziano dominava ampiamente quelle zone, il controllo di Megghiddo da parte degli stranieri, poteva impedire al faraone di raggiungere il resto dell’impero. Il sito fu abitato dal 7000 a.E.V. al 500 a.E.V.

La via del mare è citata anche in alcuni passi delle scritture, come Isaia 8:23 “In passato umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano e la curva di Goim”, e Matteo 4:15 “Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti”.

Nèftali (sesto figlio di Giacobbe), era anche il nome della tribù dal quale prese il nome e che divenne famosa quando sotto la guida di Barac e Debora (Giudici 5), combattè contro i Cananei, prima di essere deportata, più tardi, in Assiria.

Zàbulon (decimo figlio di Giacobbe), nome dell’omonima tribù che occupò i territori nei pressi del Carmelo, a occidente del Lago di Gennèsaret (o Kinneret o mare di Galilea poi chiamato anche Lago di Tiberiade, dal nome della città fondata da Erode Antipa in onore dell’imperatore romano Tiberio).

Queste ultime informazioni, servono per introdurre la seconda delle 3 principali grandi Battaglie che avvennero nei pressi di Megghiddo....documentata anche sul testo biblico così come la terza.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
noiman
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Re: Che cos’è “Har Maghedon”?

Messaggio da noiman »

Caro chelaveritàtrionfi :YMHUG: non sono esattamente da quelle parti, direi più da queste parti, :-( ma l’interesse per la storia in generale e il giudaismo è una mia vecchia passione, non posseggo gran che in cartaceo che riguardi la storia dell’Egitto e dei suoi rapporti con il modo circostante, come habirù, erano definite dagli egiziani le numerose tribù semitiche che periodicamente premevano ai confini dell’Egitto, tra l’altro la radice di questa parola potrebbe essere comune con 'ivrit , che designa il termine ebreo secondo il vocabolario, tornando al tema è possibile pensare che agli egiziani conveniva avere un certo numero di lavoratori stagionali per seguire l’imponente raccolto che l’Egitto come granaio del mondo antico doveva al Nilo, gli egiziani come sistema sociale non erano abituati ai lavori duri, e facevano tesoro dei lavoratori che stranieri che si dividevano tra pastorizia e attività contadine, questo spiegherebbe in parte quello che narrano i libri di Bereshit e Shmòt riguardo la discendenza di Jacov e dei suoi figli in Egitto, una storia di lavoratori che in mancanza di alternative divennero schiavi in Egitto, simbolicamente la narrazione biblica considera un problema per entrambi i popoli, uno padrone e l’altro schiavo mischiatoagli egiziani, (da intendere una schiavitù molto diversa da quella che immaginiamo e vediamo nei film), la rivolta sociale e l’esodo dei lavoratori è raccontata in metafora dal libro di Shmòt, tornando a Megiddo se guardi bene la cartina è forse l’unico luogo veramente piatto in Israele di una certa dimensione in un posto strategico, l’ideale per le battaglie tra grandi eserciti, ma non per la guerriglia che preferisce i luoghi montagnosi, per l’agiografo di Giovanni niente di più facile per ambientare la sua opera apocalittica nella pianura di Megiddo.
Shavua tov
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Re: Che cos’è “Har Maghedon”?

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

noiman ha scritto: sabato 15 ottobre 2022, 19:52 Caro chelaveritàtrionfi :YMHUG: non sono esattamente da quelle parti, direi più da queste parti, :-( ma l’interesse per la storia in generale e il giudaismo è una mia vecchia passione, non posseggo gran che in cartaceo che riguardi la storia dell’Egitto e dei suoi rapporti con il modo circostante, come habirù, erano definite dagli egiziani le numerose tribù semitiche che periodicamente premevano ai confini dell’Egitto, tra l’altro la radice di questa parola potrebbe essere comune con 'ivrit , che designa il termine ebreo secondo il vocabolario, tornando al tema è possibile pensare che agli egiziani conveniva avere un certo numero di lavoratori stagionali per seguire l’imponente raccolto che l’Egitto come granaio del mondo antico doveva al Nilo, gli egiziani come sistema sociale non erano abituati ai lavori duri, e facevano tesoro dei lavoratori che stranieri che si dividevano tra pastorizia e attività contadine, questo spiegherebbe in parte quello che narrano i libri di Bereshit e Shmòt riguardo la discendenza di Jacov e dei suoi figli in Egitto, una storia di lavoratori che in mancanza di alternative divennero schiavi in Egitto, simbolicamente la narrazione biblica considera un problema per entrambi i popoli, uno padrone e l’altro schiavo mischiatoagli egiziani, (da intendere una schiavitù molto diversa da quella che immaginiamo e vediamo nei film), la rivolta sociale e l’esodo dei lavoratori è raccontata in metafora dal libro di Shmòt, tornando a Megiddo se guardi bene la cartina è forse l’unico luogo veramente piatto in Israele di una certa dimensione in un posto strategico, l’ideale per le battaglie tra grandi eserciti, ma non per la guerriglia che preferisce i luoghi montagnosi, per l’agiografo di Giovanni niente di più facile per ambientare la sua opera apocalittica nella pianura di Megiddo.
Shavua tov
Noiman
:-)

La seconda grande Battaglia avvenne nel XIII secolo a.E.V., fu combattuta “nelle acque di Meghiddo” – torrente Kison – dalla profetessa Debora (דְּבוֹרָה, che significa ape), e Barac (il cui nome significa "lampo"), un comandante israelita nel tempo dei giudici. Debora, era la sola donna del gruppo dei giudici biblici, sposata con un certo Lappidot ed esercitava il suo compito di giudice sotto una palma, che si trovava tra Rāma e Bet- El (cfr. Libro dei Giudici 4,4-5). Dopo aver convocato Barac, questi radunò un’armata dalle tribù di Nèftali e Zàbulon, per vincere i cananei guidati da Sisara, un generale Shardana al servizio del re Iabin, al comando di 5000 mercenari e 900 canni. Dopo una battaglia lunga circa 20 anni, l’esondazione di un torrente e la pioggia travolsero i carri di Sisara e tutto l’esercito cadde a fil di spada.

Nel libro dei Giudici troviamo scritto:“Debora disse a Barak: «Alzati, perché questo è il giorno in cui il Signore ha messo Sisara nelle tue mani. Il Signore non esce forse in campo davanti a te?». Allora Barak scese dal monte Tabor, seguito da diecimila uomini. 15 Il Signore sconfisse, davanti a Barak, Sisara con tutti i suoi carri e con tutto il suo esercito; Sisara scese dal carro e fuggì a piedi”. (Giudici 4:14,15). La vittoria portò 40 anni di pace per il popolo ebraico. Fu Sisara fu ucciso nel sonno, tradito da Giaele, moglie di Eber, con un picchetto della tenda (Giudici 4:21). “Sia benedetta fra le donne Giaele, la moglie di Eber il Kenita, benedetta fra le donne della tenda!” (Giudici 5:24).
La vittoria degli ebrei comportò la rovina totale del re cananeo Labin e la sua morte.
In quel giorno Canaan pianse in quel luogo, Megghiddo.


La terza battaglia di Meghiddo fu combattuta nel 609 a.E.V. fra le armate egizie, guidate dal faraone Necao II (XXVI Dinastia), denominato pure Wahemibra Nekau, e quelle del Regno di Giuda, comandate dal re Giosia (2Re 23; 2Cronache 35), diciassettesimo sovrano di Giuda e restauratore del culto di Yhvh. L’esercito egiziano di Necao, aveva dato soccorso al sovrano assiro Ashur – Uballit per riconquistare Harran, una capitale assira. Il re di Giuda Giosia, alleato con Medi e Babilonesi, gli sbarrò la strada lungo la Via del Mare nei pressi di Megghiddo. Ma l’esercito egizio lo sconfisse ed il re di Giuda morì in battaglia trafitto da una freccia. Nei libri dei Re, Giosia, un unto come tutti i re, figlio della casa di Davide.

Bresciani, E. L’Antico Egitto. op. cit., p. 235.
Grimal, N. Storia dell’antico Egitto. Bari: Laterza, 2011, p. 459.

Ma Giosia non volle tornare indietro; anzi, si travestì per assalirlo, e non diede ascolto alle parole di Neco, che venivano dalla bocca di Dio. E venne a dar battaglia nella valle di Meghiddo. 23 Gli arcieri tirarono al re Giosia; e il re disse ai suoi servitori: «Portatemi via di qui, perché sono ferito gravemente». 24 I suoi servitori lo tolsero dal carro e lo misero sopra un secondo carro che era pure suo, e lo condussero a Gerusalemme. E morì, e fu sepolto nella tomba dei suoi padri. Tutto Giuda e Gerusalemme piansero Giosia”. (2Cronache 35:22)


Durante il suo regno, il faraone Neco, re d'Egitto, andò a soccorrere il re d'Assiria, verso il fiume Eufrate. Il re Giosia lo affrontò, e il faraone, al primo scontro, lo uccise a Meghiddo. I suoi servitori lo portarono via morto sopra un carro, da Meghiddo a Gerusalemme, dove lo seppellirono nella sua tomba. E il popolo del paese prese Ioacaz, figlio di Giosia, lo unse, e lo fece re al posto di suo padre. (2Re 23:29,30)

In quel giorno, stavolta a piangere fu Giuda.

Geremia compose un lamento su Giosia; e tutti i cantori e tutte le cantanti hanno parlato di Giosia nei loro lamenti fino a oggi, tanto da diventarne un'usanza in Israele. Essi si trovano scritti tra i Lamenti”. (2cronache 35:25)

Meghiddo è divenuto un luogo simbolico della battaglia tra le forze del bene e quelle del male, il luogo del lamento, così citata nel libro di Zaccaria e nell'Apocalisse di Giovanni, in particolare per le altre battaglie dove furono protagoniste le tribù di Giuda o Israele.

Prima di arrivare ad Armageddon (in latino Armagedōn, in greco antico Ἁρμαγεδών) di Giovanni, manca uno step...
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Re: Che cos’è “Har Maghedon”?

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Apocalisse 16,12: ”Il sesto [angelo] versò la sua coppa sopra il gran fiume Eufràte e le sue acque furono prosciugate per preparare il passaggio ai re dell'oriente.

Apocalisse 16,16: “E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn”.

Meghiddo, luogo di antiche battaglie, è preso come simbolo della battaglia finale da Giovanni. Delle 3 grandi battaglie descritte, la prima fu la più grande, quando gli eserciti del Faraone Tuthmosi III sconfissero i 330 principi siriani/cananei. Fu uno scontro tra grandi re della terra e l’esercito egiziano saccheggiò gli sconfitti.

Le altre due battaglie videro fronteggiarsi tribù israelite contro eserciti stranieri. La prima fu vinta dagli Israeliti (Debora, quarto giudice di Israele e Baruc contro Sisara, un generale al servizio del re cananeo Iabin), mentre l’ultima vide il regno di Giuda del re Giosia, sconfitto.

Quello per il re Giosia, fu il più grande lutto registrato nella storia ebraica, una morte violenta in battaglia con il faraone-neco. Il regno del re di Giuda, era stato l'unico barlume di splendore per il periodo da Ezechia alla caduta dello stato; le lamentazioni furono scritte da Geremia per l'occasione ( 2 Re 23:29 ; 2 Cronache 35:22 ).

Meghiddo è anche il luogo dove fuggì Acazia, figlio di Ioram re di Giuda, prima di morire. Dopo essere stato ferito durante una battaglia, verso la metà del IX secolo a.E.V.:
Acazia, re di Giuda, veduto questo, fuggì per la strada di Bet-Gan; ma Ieu gli andò dietro, e disse: «Tirate anche a lui sul carro!» E lo colpirono alla salita di Gur, che è vicino a Ibleam. E Acazia fuggì a Meghiddo e là morì”. (2Re 9:27)
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