Il linguaggio usato nei vangeli, sarebbe da ricercare nella letteratura che viene diffusa maggiormente tra il II secolo a.E.V. ed il II secolo E.V. Tornando al tema di Gv 6:62 compaiono 2 termini, come già evidenziato:
- il figlio dell'uomo
- salire e scendere
A parte i commenti precedenti sul "salire e scendere" anche riferito al monte da dove sale e scende Yeshùa all'inizio ed alla fine dei discorsi, messo in correlazione con Mosè che sale e scende dal Sinai (correlazione ipotetica), si possono riscontrare anche parallelismi precisi nelle scritture sui termini posti all'attenzione.
Nota. Alcuni riferimenti riportati nell'analisi seguente, li potete riscontrare anche nell'enciclopedia cattolica Carthopedia alla voce "il figlio dell'uomo", così che non mi si possa dire che faccio vani ragionamenti o che le cose me le invento. Quella che riporterò è una spiegazione "secondo me" ragionando sui testi.
Stabilire la corretta traduzione di Gv 6:62 e analizzare il contesto”:
Il contesto dei passi analizzati in questo capitolo 6 è quello che viene considerato il quarto segno dei 7 presenti in Giovanni. Il parlare in similitudini, parabole e simbolismi è evidente in tutte le scritture greche. Non era una novità in alcuni gruppi giudaici di quel tempo.
Come fa notare Gianni, la discussione che porta allo “scaldalo” è quella sul mangiare la carne e bere il sangue del figlio dell’uomo. Vien da se che si sta parlando per simbologie così come quando si parla del pane, uno dei simbolismi principali in Giovanni, citato per ben 21 volte. Il pane “disceso dal cielo” è messo in riferimento alla manna nel deserto donata da Dio. La manna si formava al suolo. Mentre il pane del deserto (manna) nutriva letteralmente gli israeliti, nel contesto Giovanneo vi è un altro tipo di nutrimento: quello che porta alla vita eterna, la parola riportata per bocca di Yeshùa. In GV 3:13/14 vi è altra similitudine. Il figlio dell’uomo asceso e disceso dal cielo ed il suo innalzamento paragonato all’innalzamento del bastone di Mosè che aveva sopra un serpente di bronzo (Num 21:9).
Nelle scritture antiche, troviamo queste due espressioni che indicano “figlio d’uomo”: la forma ebraica ben-adhàm e la variante aramaica bar ʿenàsh. Il significato del figlio dell'uomo nel tanak è principalmente l'essere umano, anche il popolo sofferente, con la sua fragilità. Ma anche un individuo umano a cui è affidata una missione. Così per esempio è presentato il "Ben Adàm" di Ezechiele. Bar enàsh invece è l'espressione che troviamo in Daniele (sui termini precisi..aiutatemi voi che siete esperti
)
Nel testo greco (anche nella LXX) compare invece il termine : ὑιός του ἀνθρὸπου, hyiós tou anthròpou per indicare "il figlio d'uomo". Che significato prende nelle scritture greche? il termine compare 83 volte solo nelle scritture greche su un totale di circa 190 in tutta la scrittura canonica (94 solo in Ezechiele). In alcuni passi risulta così:
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Colui che verrà nella gloria del padre sopra le nubi del cielo con i suoi angeli e che comanda; che ha il potere di rimettere i peccati e rendere a ciascuno le proprie azioni (giudizio); che viene nel suo regno a salvare ciò che era perduto; che siede alla destra di Dio (Mt 9:6; 12:40; 13:14; 18:11; 19:28; 24:30; 26:64; Mc 8:38; 9:31;13:26;14:62; Lc 5:24; 19:10;22:69; 24;7; Gv 5:27; Atti 7:56; Ap 14:14 )
- Il signore del sabato (Lc 6:5)
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Colui che deve essere innalzato (Gv 3:13,14;12:34)
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Salente dove era Tò Pròteron (Gv 6:62)
Questi sono quasi tutti i passi dove il “figlio dell’uomo” rimanda in netta prevalenza ad una figura escatologica ( escatologia = scienza delle ultime cose) che non è nuova nell’ambiente giudaico del tempo. È come un vestito che deve calzare su un soggetto specifico in una determinata epoca.
“Se dunque vedeste il figlio dell’uomo salente dove era tò pròteron?”.
Riguardo a "Tò Pròteron" sulla concordanza quasi tutti i traduttori rendono con “dov’era prima”… all’inizio. Il "dov’era prima", considerando l’uso che fa Giovanni e da ciò che viene evidenziato negli altri vangeli, riporta a questa visione escatologica presentata a maggioranza in tutte le scritture greche. Possiamo trovare similitudini in scritture più antiche:
Daniele 7:13,14:
Nella mia visione notturna continuavo a vegliare e vidi Uno simile al Figlio dell'uomo venire con le nubi del cielo. Si avvicinò all'Antico dei Giorni e fu condotto alla Sua presenza. E gli fu dato dominio, gloria e regno, affinché il popolo di ogni nazione e lingua lo servisse [rendere reverenza]. Il suo dominio è un dominio eterno [per sempre] che non passerà, e il suo regno è uno che non sarà mai distrutto. (Berean Study Bible – BSB)
L’
antico dei giorni (in alcune traduzioni è il vegliardo e rappresenta D-o), dà a questa figura, al figlio dell'uomo", il potere sovrano, autorità e gloria.
La figura escatologica del figlio dell'uomo è riportata anche nella letteratura antecedente i vangeli. Il libro di Enoch (tra l’altro citato in Ebrei ed in 1Pietro), riporta simili parallelismi con questa figura (nella sezione "Libro delle parabole"):
Enoch 41
Poi vidi tutti i misteri del cielo, come sarà suddiviso il regno futuro, e come le azioni degli uomini verranno pesate sulla bilancia. Là vidi le dimore dei futuri eletti e le dimore dei santi…..Là i miei occhi videro i segreti della folgore e del tuono, i segreti dei venti, come essi si dividano per soffiare sulla terra, e i segreti delle nuvole e della rugiada.
Enoch 46
Là vidi uno che aveva una testa carica di giorni, e il suo capo era bianco come lana; presso di lui c’era un altro, il cui volto aveva l’aspetto di un uomo, e il suo volto era piena di grazia, come quello degli angeli santi. Interrogai l’angelo, che mi accompagnava e mi mostrava tutti i segreti, su quel figlio dell’uomo, chi fosse, da dove venisse e perché andasse con la sua testa carica di giorni. Egli mi rispose: Questi è il figlio dell’uomo, che ha giustizia, che dimora presso la giustizia e che rivela tutti i tesori di ciò che è nascosto; poiché il Signore degli Spiriti lo ha scelto, e la sua sorte ha superato tutti in terno per la giustizia di fronte al Signore degli Spiriti. Questo figlio dell’uomo che hai visto, farà sollevare i re e i potenti dalle loro sedi, e i forti dai loro troni; scioglierà le redini dei forti e spezzerà i denti dei peccatori. Scaccerà i re dai loro troni e dai loro regni, perché non lo hanno esaltato, lodato, e non gli hanno reso grazie per aver ricevuto il regno. Umilierà il volto dei potenti e li riempirà di vergogna.
Enoch 60
In quella parabola vidi che il cielo del cielo tremava violentemente, e la schiera dell’Altissimo, gli angeli, mille volte mille e diecimila volte diecimila vennero in grande agitazione.
Questo lo dedico all’amico Luigi:
Enoch 42
Poiché la sapienza non trovò nessun luogo dove dimorare, le fu assegnata una dimora nei cieli. Quando la sapienza venne per prendere dimora tra gli uomini, e non poté trovare nessuna dimora, la sapienza ritornò in quel luogo e scelse la sua sede tra gli angeli. Quando l’ingiustizia uscì fuori dai suoi contenitori, trovò quelli che non cercava e si adagiò tra loro, benvenuta come la pioggia nel deserto e come la rugiada in una terra assetata.
Porto in evidenza questi passi solo per similitudine e per mostrare che certi temi, linguaggi e figure erano ben note nel I secolo, come appunto quella del "Figlio dell'uomo".
Il tornare “dove era prima”, analizzando quanto riportato, è il figlio dell’uomo, laddove questa figura ha origine: nel cielo, dove ci sono le nuvole ed i segreti. Nei vangeli quindi, Yeshùa personifica letteralmente questo "figlio dell'uomo", figura che prima era astratta (nella mente di Dio), indossata da vari soggetti nelle varie epoche (il riferimento principale fino a quel momento era stato il II secolo a.E.V.) e che adesso prende nel Cristo la pienezza del significato del termine, riguardo a tutti quelli visti in precedenza. Alla fine della missione, Yeshùa viene elevato in cielo :
Atti 1:9 Dette queste cose, mentre essi guardavano, fu elevato; e una nuvola, accogliendolo, lo sottrasse ai loro sguardi.