Romani 6:7

trizzi74
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Romani 6:7

Messaggio da trizzi74 »

Ciao Gianni, i TdG utilizzano il passo di Romani 6:7 per dimostrare che la persona che muore non gli vengono più imputati da Dio i peccati commessi durante la sua esistenza, tant'è che traducono: " Infatti chi è morto è stato assolto [δεδικαίωται] dal suo peccato".

Però non è difficile trovare altre traduzione tradurre il termine greco δεδικαίωται con: " Chi è morto è libero dal peccato."

Ad un primo impatto mi sembra che ci sia una notevole differenza tra assolto e libero, nel senso che libero può semplicemente voler dire che chi è morto non si trova più nella condizione di poter peccare perché è uno stato di inattività( bella la traduzione di questo versetto che si trova nella Tilc). Mentre con la parola assolto viene da pensare che chi muore non gli verranno più imputati i peccati agli occhi di Dio. A me sembra che potrebbe essere un po ambigua la Tnm.

Dall'altra parte devo però dire che nel v. 6:18 Paolo usa il termine ἐλευθερωθέντες come significato di essere liberato.

Secondo te qual'era il pensiero che Paolo intendeva esprimere in questo versetto?
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
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Gianni
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Re: Romani 6:7

Messaggio da Gianni »

Ciao, Trizzi74. La mia analisi dettagliata di Romani 6:7 la trovi a pagina 125 qui:
https://www.biblistica.it/wp-content/up ... ROMANI.pdf
speculator2
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Re: Romani 6:7

Messaggio da speculator2 »

Chi è morto è assolto e liberato dal peccato per il periodo che rimane morto. Con la morte paga il prezzo di tutti i peccati, tanto la morte è contraria alla vita.
Quando sarà resuscitato, con le stesse debolezze inclinazioni e tendenze che aveva al momento della morte, porterà le conseguenze negative delle sue precedenti abitudini.
trizzi74
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Re: Romani 6:7

Messaggio da trizzi74 »

Gianni ha scritto: lunedì 14 febbraio 2022, 23:45 Ciao, Trizzi74. La mia analisi dettagliata di Romani 6:7 la trovi a pagina 125 qui:
https://www.biblistica.it/wp-content/up ... ROMANI.pdf
Sono andato a p.125 ma trovo la spiegazione iniziale del cap.7.
Sono andato pure nel cap.9 in cui tratti specificatamente il cap.6 di Romani, ma non ho trovato una spiegazione esaustiva sulle domande che ti ho posto in relazione al v.7.
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Gianni
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Re: Romani 6:7

Messaggio da Gianni »

Qualcun altro forse saprà spiegartelo meglio di me. Lo leggerò volentieri. :-)
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maurizio
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Re: Romani 6:7

Messaggio da maurizio »


Buonasera a tutti. Provo a rispondere a Trizzi74.

Mi sembra che il contesto immediato esprima chiaramente l’idea che Paolo volle trasmettere. Per condividerlo ovviamente è necessario concordare sulla teologia generale dell’apostolo.

Al v. 6 si parla della morte “metaforica” del credente. Il credente è stato sepolto con Cristo (ora non un giorno futuro!) e cioè il vecchio uomo è stato crocifisso con Cristo (ora non un giorno futuro!) affinché il credente (nato di nuovo dall’alto) non sia più schiavo del peccato. Paolo per spiegare ancora meglio la condizione di libertà che sperimenta il credente, che prima della conversione era schiavo del peccato e dopo la sua conversione diventa libero dalla schiavitù del peccato, usa un parallelo con qualcosa di reale e concreto che accade quotidianamente: Chi muore (fisicamente), non può più peccare fattivamente, semplicemente perché non ne ha più la possibilità!

Il modo migliore di rendere il verso è: “Colui che è morto è libero dal dominio del peccato

Detto questo è necessario fare una PS molto importante. Quanto detto sopra, e da Paolo, ha senso solo se si accetta appieno il concetto teologico (che tutti, secondo me, dovrebbero sperimentare) della nuova nascita. Basti leggere Gv 3:3 per rendersi conto che la nuova nascita è molto di più della semplice fede o della grande conoscenza biblica. E’ un atto supremo e soprannaturale che trasforma una persona facendola diventare una nuova creatura. Credo che nessuno (o pochissimi), a quel tempo fosse più credente e teologo di Nicodemo eppure anche lui aveva bisogno di nascere di nuovo per vedere e per entrare nel regno di Dio. So che su questi punti si è scritto tanto sul forum, ma a mio giudizio quello che andrebbe detto è semplicemente quello che il signore Gesù disse.

Con la nuova nascita si muore con Cristo: l’uomo vecchio (schiavo del peccato), muore e inizia a vivere l’uomo nuovo che è libero dai legami del peccato; questo, solo nella misura in cui si lasci guidare o influenzare dallo spirito di YHWH. Se pecca è perché lui stesso, in ultima analisi, decide di peccare, ma non è costretto a farlo; se si appellasse all’aiuto che viene da Dio potrebbe non peccare: “ Ma io dico: camminate tramite lo Spirito e voi non soddisferete affatto il desiderio della carne.” Gal 5:16 (T. M.M.).
Non dimentichiamo mai che i veri credenti amano e sono uniti! Ti abbraccio in Cristo!
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Re: Romani 6:7

Messaggio da trizzi74 »

maurizio ha scritto: martedì 15 febbraio 2022, 19:01
Buonasera a tutti. Provo a rispondere a Trizzi74.

Mi sembra che il contesto immediato esprima chiaramente l’idea che Paolo volle trasmettere. Per condividerlo ovviamente è necessario concordare sulla teologia generale dell’apostolo.

Al v. 6 si parla della morte “metaforica” del credente. Il credente è stato sepolto con Cristo (ora non un giorno futuro!) e cioè il vecchio uomo è stato crocifisso con Cristo (ora non un giorno futuro!) affinché il credente (nato di nuovo dall’alto) non sia più schiavo del peccato. Paolo per spiegare ancora meglio la condizione di libertà che sperimenta il credente, che prima della conversione era schiavo del peccato e dopo la sua conversione diventa libero dalla schiavitù del peccato, usa un parallelo con qualcosa di reale e concreto che accade quotidianamente: Chi muore (fisicamente), non può più peccare fattivamente, semplicemente perché non ne ha più la possibilità!

Il modo migliore di rendere il verso è: “Colui che è morto è libero dal dominio del peccato

Detto questo è necessario fare una PS molto importante. Quanto detto sopra, e da Paolo, ha senso solo se si accetta appieno il concetto teologico (che tutti, secondo me, dovrebbero sperimentare) della nuova nascita. Basti leggere Gv 3:3 per rendersi conto che la nuova nascita è molto di più della semplice fede o della grande conoscenza biblica. E’ un atto supremo e soprannaturale che trasforma una persona facendola diventare una nuova creatura. Credo che nessuno (o pochissimi), a quel tempo fosse più credente e teologo di Nicodemo eppure anche lui aveva bisogno di nascere di nuovo per vedere e per entrare nel regno di Dio. So che su questi punti si è scritto tanto sul forum, ma a mio giudizio quello che andrebbe detto è semplicemente quello che il signore Gesù disse.

Con la nuova nascita si muore con Cristo: l’uomo vecchio (schiavo del peccato), muore e inizia a vivere l’uomo nuovo che è libero dai legami del peccato; questo, solo nella misura in cui si lasci guidare o influenzare dallo spirito di YHWH. Se pecca è perché lui stesso, in ultima analisi, decide di peccare, ma non è costretto a farlo; se si appellasse all’aiuto che viene da Dio potrebbe non peccare: “ Ma io dico: camminate tramite lo Spirito e voi non soddisferete affatto il desiderio della carne.” Gal 5:16 (T. M.M.).
Grazie Maurizio per la tua risposta che peraltro condivido! Secondo me la Tilc esprime bene il pensiero di Paolo dicendo: " Colui che è morto è libero dal dominio del peccato."

Pero non riesco a capire perchè Paolo abbia fatto uso del termine δεδικαίωται nonostante nello stesso capitolo abbia utilizzato ἐλευθερόω con il significato di liberati. Cft. vv. 18 e 22.

Forse nel versetto 7 voleva esprimere qualcos'altro che va al di là dell'essere liberi?
Peraltro aggiungo che il costrutto che troviamo nel v.7 ( verbo "giustificare" unito alla preposizione apò) è unico nelle lettere di Paolo. In altri casi usa delle preposizioni diverse.
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maurizio
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Re: Romani 6:7

Messaggio da maurizio »



Ciao Trizza74 :-)

Capisco e la domanda che ti fai è stata già discussa tra gli studiosi.

δεδικαίωται con apo hamartias è una costruzione alquanto insolita per Paolo che trovi solo nel verso 18 e 22 con il verbo ἐλευθερόω. Ecco perchè al verbo, visto il contesto , si tende a dare l'accezione vista sopra: "libero dal peccato". Lo si potrebbe rendere meglio con "dichiarato libero dal (responsabilità in relazione al) peccato", "non deve più rispondere al peccato" .

Non credo ci sia un altro significato nascosto nel verso. Inoltre la forza di "infatti" favorisce questa interpretazione. Se lo interpretassimo come giustificato dal peccato a seguito della morte, sarebbe una ripetizione nel contesto (vd. v. 1, 2, 6)
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Re: Romani 6:7

Messaggio da trizzi74 »

maurizio ha scritto: mercoledì 16 febbraio 2022, 15:53

Ciao Trizza74 :-)

Capisco e la domanda che ti fai è stata già discussa tra gli studiosi.

δεδικαίωται con apo hamartias è una costruzione alquanto insolita per Paolo che trovi solo nel verso 18 e 22 con il verbo ἐλευθερόω. Ecco perchè al verbo, visto il contesto , si tende a dare l'accezione vista sopra: "libero dal peccato". Lo si potrebbe rendere meglio con "dichiarato libero dal (responsabilità in relazione al) peccato", "non deve più rispondere al peccato" .

Non credo ci sia un altro significato nascosto nel verso. Inoltre la forza di "infatti" favorisce questa interpretazione. Se lo interpretassimo come giustificato dal peccato a seguito della morte, sarebbe una ripetizione nel contesto (vd. v. 1, 2, 6)
Ciao Maurizio, grazie ancora per il tuo commento.
Quindi cosa pensi di quei traduttori che in Rm 6:7 scelgono di tradurre il verbo con " assolto"?
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Re: Romani 6:7

Messaggio da trizzi74 »

Ho trovato questa ottima spiegazione sul versetto di cui stiamo discutendo. La posto già tradotta in italiano:

«7 Questo versetto spiega la connessione tra la morte ("crocifisso con Cristo") e la libertà dal peccato ("non servire più il peccato") che è il punto principale del v. 6. Precisamente come avvenga, tuttavia, è dibattuto. Da un lato, «colui che muore» è «colui che è morto [con Cristo]» ed «è stato giustificato» ha il suo solito senso paolino, «assoluzione dalla pena del peccato». Su questa, l'interpretazione "teologica", Paolo indica la giustificazione attraverso la partecipazione alla morte di Cristo come base per la libertà dal peccato di cui gode il credente. Ma qui ci sono difficoltà nel prendere "giustificare" in questo senso. Paolo non collega la nostra morte con la nostra giustificazione da nessun'altra parte. Per evitare questo problema, è stato suggerito che "colui che muore" è Cristo, che attraverso la sua morte si è assicurato la giustificazione per sé e per gli altri. Ma questo introduce un cambiamento di argomento per il quale il contesto non ci ha preparato. Per queste ragioni, è probabile che "giustificato dal peccato" significhi "liberato dal [potere del] peccato". "Colui che muore" potrebbe ancora riferirsi a "colui che è morto con Cristo", ma questo farebbe ripetere virtualmente il v. 7 al v. 6. È più probabile, quindi, che Paolo stia citando una massima generale, con l'effetto che "la morte spezza la presa del peccato su una persona". I lettori di Paolo potrebbero aver avuto familiarità con detti simili, a noi noti dagli scritti rabbinici. Il suo scopo, quindi, non è quello di provare il v. 6, ma di illustrare il suo punto teologico con riferimento a una verità generale.» — ("Romans" di D. J. Moo, p. 376).
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