La parabola dell'albero di ulivo in romani 11

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Maria Grazia Lazzara
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Re: La parabola dell'albero di ulivo in romani 11

Messaggio da Maria Grazia Lazzara »

Tiger ha scritto: sabato 30 ottobre 2021, 22:01 Si Gianni, ma c'è un'altro dato che si trascura, è che israele non identifica solo un popolo ma principalmente altro significato che nessuno o pochi vanno a investigare. Quindi o nemmeno tu lo sai, o giochi sporco. "quelli che sanno” gabbano “quelli che non sanno”.
Vorresti spiegarti meglio per favore ? È' interessante la tua obiezione .
chelaveritàtrionfi
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Re: La parabola dell'albero di ulivo in romani 11

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

Maria Grazia Lazzara ha scritto: lunedì 7 novembre 2022, 9:48 Romani 11: 25,26 Oggi a che punto siamo siamo secondo te e secondo tutti voi nel corso di questa storia, cosa fa Israele ,per aiutare i gentili a far parte d'esso? Con quali mezzi lo fa ? Come avviene di fatto l ' ingresso dei gentili ? Concretizziamo questa cosa !
Secondo me, piuttosto che sforzarsi nel decifrare da quando è partita la clessidra del tempo a quando scenderà tutta la sabbia, sarebbe meglio concentrarsi su cosa vogliono dire questi passi. Come? Un pò alla volta. Piuttosto che guardare ad un tempo futuro in una sfera di cristallo, magari guarderei al significato che vale in ogni tempo, a cominciare da quello in cui vive Paolo. Nel futuro dell'apostolo non è avvenuto un allargamento del ravvedimento ma esattamente l'opposto, l'apostasia. Gianni ha fatto un gran lavoro sulla teologia di Paolo, comunque esprimo il mio parere sulla questione dei gentili. Il passo della TNM è:
“Infatti, fratelli, non voglio che ignoriate questo sacro segreto, affinché non vi reputiate saggi: a una parte di Israele si sono intorpiditi i sensi, finché non sarà entrato il numero completo delle persone delle nazioni, e in tal modo tutto Israele sarà salvato"
La TNM traduce con "Segreto" il termine "mystḗrion" (mistero, segreto, di cui è necessaria l'iniziazione). Il mistero nella Bibbia, non è qualcosa di inconoscibile ma ciò che può essere conosciuto solo attraverso la rivelazione, cioè perché Dio lo rivela. Consigli di Dio, un tempo nascosti ma ora rivelati nel Vangelo o in qualche suo fatto (definizioni dalla concordanza); quindi una rivelazione di cose che prima erano "velate".

Si parla di una parte di Israele intorpidito, che si è indurito. Cosa rappresenta Israele (YisraEl)? Qui gli amici ebrei ed anche Gianni possono spiegare meglio. Al momento evito di riportare tutti i termini e le etimologie, ma faccio solo notare che YisraEl è chiamato Yaaqov (Giacobbe) in Genesi 32, dopo che lotta con Elohim fino all’alba e vince. Questo passo è molto difficile (non solo per noi occidentali) da comprendere a fondo, anche perchè consente diverse letture (magari se ne parlerà appena ci sarà l'occasione). Al momento, diciamo solo che dalla discendenza di Yaaqov crescerà una nazione che “dominerà con forza”, raggiungendo il massimo splendore con il re Davide. Paolo, a quanto pare, si riferisce ad una Israele diversa, cioè non alla Nazione.
In Romani 9:6-9 l’apostolo scrive:
Non che la parola di Dio abbia fallito: infatti non tutti quelli che discendono da Israele sono davvero Israele. 7 Né sono tutti figli per il fatto che sono discendenti di Abraamo; al contrario, “è tramite Isacco che verrà quella che sarà chiamata ‘tua discendenza’”. 8 Vale a dire, non sono i figli della carne a essere figli di Dio; sono i figli della promessa a essere considerati discendenti. 9 Infatti questa era la parola della promessa: “In questo periodo verrò e Sara avrà un figlio” (TNM)
Leggendo alla lettera questi passi, verrebbe da intendere che non da tutti i figli di Abramo deriva la discendenza di Israele, ma da Isacco (il nipote, figlio di Giacobbe), perchè non si parla di discendenza carnale. I figli di Dio non sono così costituiti per discendenza carnale, ma da Dio stesso. Infatti è perchè è "venuto" Dio da Sarah ("in questo periodo verrò") che lei da sterile ha concepito un figlio (unico per Avraham e Sarah).

Il termine tradotto con “numero completo” o con “pienezza” è πλήρωμα (plērōma): riempimento o completamento, cioè ciò che riempie, o ciò che è riempito. Lo stesso termine lo ritroviamo in Col 2:9 “pienezza (plèroma) della divinità”, così anche in Efesini 3:19: “dell'amore di Cristo, e di conoscere questo amore che supera la conoscenza, affinché tu possa essere riempito di tutta la pienezza di Dio (plèroma Theou) - BSB. La pienezza di qualcosa è il raggiungimento della sua piena misura. Romani 11:25,26 è introdotta dalla figura dell’albero di ulivo, pianta nominata spesso nella Bibbia così come i suoi rami. In Geremia 11:16,17 l’ulivo rappresenta l’intero Israele “Ulivo verde, maestoso, era il nome che il Signore ti aveva imposto. Con grande strepito ha dato fuoco alle sue foglie, i suoi rami si sono bruciati. Il Signore degli eserciti che ti ha piantato preannunzia la sventura contro di te, a causa della malvagità che hanno commesso a loro danno la casa di Israele e la casa di Giuda irritandomi con il bruciare incenso a Baal”. Questo grande Regno, dopo il re Salomone, si divise in: Regno di Israele e Regno di Giuda.

Ora, Paolo scrive che se è santa la radice, lo saranno anche i rami e se alcuni sono stati tagliati, tu (riferendosi al resto – residuo), sei stato innestato al loro posto (gentili innestati al posto dei Giudei caduti, tagliati Rm 11:16,17).

Se ti vuoi proprio vantare, sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te” (Rm 11:18)
Il resto sono gentili eletti per grazia (Rm 11:5), cioè per concessione divina. Tanti rami sono caduti e tanti ne vengono innestati affichè l’albero sia di nuovo rinvigorito (non si secca).

Tutto Israele sarà salvato. Mi pare che si parli degli eletti (Rm 11:7), la discendenza di Isacco (Yiṣḥāq) per elezione divina, ovvero i figli della promessa. Tutto Israele sarà salvato .. come? Così, in tal modo: entrando la piena misura di gentili, ovvero il numero massimo che completa (riempie) l’Israele eletta (innesti nell’albero di Ulivo tanti quanti sono i rami tagliati). Questo evento di esclusione (momentanea) di coloro che ne hanno diritto per discendenza, farà cessare il loro indurimento:“a una parte di Israele si sono intorpiditi i sensi, finché non sarà entrato il numero completo delle persone delle nazioni, e in tal modo tutto Israele sarà salvato

La parte della discendenza che si è indurita, che ha inciampato, non è per sempre:

Ora io domando: Forse inciamparono per cadere per sempre? Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta ai pagani, per suscitare la loro gelosia” – Rm 11:11
Durerà "finché non sarà entrato il numero completo delle persone delle nazioni" - Rm 11:26

Così tutto Israele sarà salvato, ovvero la discendenza che è Isacco (la promessa) e che rappresenta il Cristo (l'unto, l'eletto):

Galati 3:16: Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furon fatte le promesse. Non dice la Scrittura: «e ai tuoi discendenti», come se si trattasse di molti, ma e alla tua discendenza, come a uno solo, cioè Cristo.
E quindi chi appartiene a Cristo sarà salvato insieme all'Israele eletta, perchè eredi secondo la promessa:
"E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa".Galati 3:29 CEI
Essere morti vuol dire essere soggiogati dal "principe delle potenze dell'aria", "quello spirito che opera negli uomini ribelli", seguendo le voglie della carne ed i desideri cattivi. Ma Dio, ricco di misericordia, con il grande amore con il quale ci ha amati, da che eravamo mori nei peccati, ci ha fatto rivivere in Cristo (risuscitati): salvati per grazia - Efesini 2:1-5
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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Maria Grazia Lazzara
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Re: La parabola dell'albero di ulivo in romani 11

Messaggio da Maria Grazia Lazzara »

chelaveritàtrionfi ha scritto: lunedì 7 novembre 2022, 22:44
Romani 11: 25,26 Come avviene di fatto l ' ingresso dei gentili


Si parla di una parte di Israele intorpidito, che si è indurito. Cosa rappresenta Israele (YisraEl)?
In Romani 9:6-9 l’apostolo scrive:
Non che la parola di Dio abbia fallito: infatti non tutti quelli che discendono da Israele sono davvero Israele.

I figli di Dio non sono così costituiti per discendenza carnale, ma da Dio stesso.



Ora, Paolo scrive che se è santa la radice, lo saranno anche i rami e se alcuni sono stati tagliati, tu (riferendosi al resto – residuo), sei stato innestato al loro posto (gentili innestati al posto dei Giudei caduti, tagliati Rm 11:16

Tutto Israele sarà salvato. Mi pare che si parli degli eletti (Rm 11:7), la discendenza di Isacco (Yiṣḥāq) per elezione divina, ovvero i figli della promessa. Tutto Israele sarà salvato .. come? Così, in tal modo: entrando la piena misura di gentili, ovvero il numero massimo che completa (riempie) l’Israele eletta (innesti nell’albero di Ulivo tanti quanti sono i rami tagliati). Questo evento di esclusione (momentanea) di coloro che ne hanno diritto per discendenza, farà cessare il loro indurimento:“

La parte della discendenza che si è indurita, che ha inciampato, non è per sempre:



Così tutto Israele sarà salvato, ovvero la discendenza che è Isacco (la promessa) e che rappresenta il Cristo (l'unto, l'eletto):

Galati 3:16: Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furon fatte le promesse. Non dice la Scrittura: «e ai tuoi discendenti», come se si trattasse di molti, ma e alla tua discendenza, come a uno solo, cioè Cristo.
E quindi chi appartiene a Cristo sarà salvato insieme all'Israele eletta, perchè eredi secondo la promessa:
"E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa".[
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La tua trattazione e' davvero interessante ,dici : i figli di Dio non sono costituiti per discendenza carnale , ma da Dio Stesso , tu la definisci " l Israele eletta . L' Israele eletta in virtù di che cosa ? Esodo 19:4, 5 ,sempre in virtù dell'ubbidienza . Secondo me la scrittura chiave della tua trattazione e' Galati 3: 16, 29 , è tutto si ricongiunge al seme promesso che è Jeshua , chi appartiene a Jeshua diviene discendente di Abramo ,eredi secondo la promessa . E quindi mi sorge la domanda : si possono definire questi ( gentili ) Israeliti spirituali ? E quindi il piano di salvezza per Israele passa attraverso Jeshua . È' così ? Ti chiedo un commento sul versetto di romani 11 : 11 ma questa gelosia la prova Israele nei confronti dei gentili innestati in modo da condurli a pentimento , Paolo ci provava al verso 14 lo dice e oggi come avviene questo incitamento ? Perché io dico sempre che la storia continua ......
noiman
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Re: La parabola dell'albero di ulivo in romani 11

Messaggio da noiman »

Questa è la prima volta che mi cimento in un commento su un passaggio chiave del Vangelo utilizzato da sempre a sostegno che il popolo ebraico e l' Israele spirituale è stato ripudiato da D-o.
Leggo:
Poiché, se la loro reiezione è la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riammissione, se non una vita d’infra i morti?” (luzzi) (Romani 11/15)
Si enim amiffio eorum, reconciliatio eft mundi: quᴂ affumptio, nifi vita ex mortuis”
(vulgata edizioni _Sixti V. Clementis VIII Venetis, MDCCLXXIX).
Una traduzione alternativa ma che poco cambia:
Infatti se il loro ripudio è stato la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riammissione, se non un rivivere dai morti?”(The Gideons International).

Questo è quanto ha scritto “Sa'ul”, al secolo Paolo di Tarso, secondo cui Israele è stato rigettato da D-o, in contraddizione con altri suoi scritti in cui afferma con vigore la sua appartenenza al popolo di Israele, la sua ebraicità e la sua appartenenza ai farisei.
Ad esempio sempre in Romani, pochi versetti prima, sottolinea che Israele non è ripudiato: ”Io vi dico dunque:”Iddio ha egli reietto il suo popolo? Così non sia; perché anch’io so Israelita delle progenie d’Abramo, della tribù di Beniamino, Iddio non ha reietto il suo popolo che ha preconosciuto”(Romani 11/1-2).
E aggiunge: “ se la primizia è santa, anche i rami sono santi” questo in riferimento ai gentili che ammonisce : ”E se pure alcuni dei rami sono stati troncati, e tu, che sei olivastro, sei stato innestato al loro posto, e sei divenuto partecipe della radice e della grassezza dell’ulivo, non ti insuperbire contro i rami; ma, se t’insuperbisci , sappi che non sei tu che porti la radice, ma la radice che porta te” (Romani 11/16)
Paolo ricorda anche la vocazione di Israele quando scrive:”Perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento” queste parole sono a completamento del passo precedente dove scrive:”Per quanto concerne l’evangelo essi sono i nemici per via di voi, ma per quanto concerne l’elezione sono amati per via dei loro padri”.
Allora per risolvere queste contraddizioni forse occorre ritornare come è giusto al testo originale greco e vedere se è scritto proprio così! Se lo fosse non renderebbe più Paolo credibile oppure (spero per Paolo) si attesterebbe una manipolazione successiva del testo originale al fine dottrinale di eliminare la radice dell’ulivo, (Tiger si ricorda la mia "gaffe" sull'innesto dell'olivo ???). :d
Chiarire la traduzione di questo passo non è certamente nella mia possibilità ma degli esperti di greco che qui abbondano. :-??
Noiman

Janira
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Re: La parabola dell'albero di ulivo in romani 11

Messaggio da Janira »

Interessante domanda di Maria Grazia: in che modo oggi possiamo suscitare invidia in un ebreo?
Prima di tutto è necessario chiarire che si parla di invidia "positiva", come ci insegna anche Rabash. Questo maestro ne parla riferendosi ai partecipanti di un gruppo che vogliono raggiungere il grado spirituale di "Ama il tuo prossimo come te stesso." Ogni componente con il suo esempio può spronare il proprio compagno suscitando in lui il sentimento dell'invidia.
Perciò oggi l'unico modo sarebbe formare una società, anche piccola, in cui tutti vogliono raggiungere tale scopo, che era anche il compito del popolo ebraico.
Gli ebrei devono ritrovare questa unione e questo scopo, per il bene di tutti.
Janira
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Re: La parabola dell'albero di ulivo in romani 11

Messaggio da Janira »

Noiman, se non ricordo male infatti un termine è stato tradotto un po' maliziosamente in questo versetto

11:15 Infatti, se il loro ripudio è stato la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riammissione, se non un rivivere dai morti?
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Gianni
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Re: La parabola dell'albero di ulivo in romani 11

Messaggio da Gianni »

Caro Noiman, Shaùl di Tarso non afferma affatto che tutta Israele sia stata rigettata. Al contrario, egli afferma che tutta Israele sarà salvata perché la vocazione del popolo amato da Dio è irrevocabile.

Shaùl spiega che una parte di Israele si è indurita e la paragona a rami che sono stati tagliati, ma l’ulivo ebraico rimane e con esso i rami naturali che ha mantenuto.

Poi parla di un mistero: l’indurimento di una parte di Israele ha permesso l’innesto di rami selvatici, che sono i pagani. Ma questi prendono la linfa dall’ulivo naturale, che è rimane Israele. La sostituzione riguarda unicamente i rami tagliati. Poi Shaùl spiega che è tramite questo processo che tutta Israele sarà salvata. Ecco il punto: tutta Israele.

È di Israele che Shaùl sta parlando. Al suo tempo Israele era costituita unicamente da giudei. Che fine avevano fatto gli israeliti della Casa di Israele? Mai rientrati in Palestina dopo la deportazione in Assiria, erano sparsi per il mondo; mischiatisi con altri popoli avevano perso la loro identità. Ma – come dice altrove lo stesso Shaùl – “Dio conosce quelli che sono suoi”. Aggiungo che Yeshùa disse che la sua missione era solo per le “pecore sperdute della Casa di Israele”. Giuda era escluso.

Io credo che i pagani chiamati a innestarsi nell’ulivo ebraico siano israeliti che divennero pagani. “Dio conosce quelli che sono suoi” e li chiama perché si riuniscano a Giuda. È in questo modo che alla fine “tutta Israele sarà salvata”. Shaùl lo chiama mistero di Dio ed erompe in questa meravigliata esclamazione: “Oh, profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi e ininvestigabili le sue vie!” (Rm 11:33), citando Isaia 40:13.
Janira
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Re: La parabola dell'albero di ulivo in romani 11

Messaggio da Janira »

Rm 11:1
ἀπώσατο:
apótheó: to thrust away
Original Word: ἀπωθέω
Part of Speech: Verb
Transliteration: apótheó
Phonetic Spelling: (ap-o-theh'-om-ahee)
Definition: to thrust away
Usage: I push (thrust) away, repulse, reject, refuse.

Rm 11:15
ἀποβολὴ

apobolé: a throwing away, rejection
Original Word: ἀποβολή, ῆς, ἡ
Part of Speech: Noun, Feminine
Transliteration: apobolé
Phonetic Spelling: (ap-ob-ol-ay')
Definition: a throwing away, rejection
Usage: a casting away, rejection, a loss.

Due termini diversi vengono tradotti con ripudio.
Ma in Rm 11:15 si parla di perdita,di allontanamento, di un'esclusione che Paolo ritiene momentanea.
Il ripudio non è momentaneo, non si torna indietro.

Questo concetto è antiebraico? Non necessariamente, dato che viene espresso anche da ebrei rabbini come Baal HaSulam e Rabash.
Ovviamente loro non parlano di Yeshua come uomo, ma dell'intenzione di lavorare per il Creatore in Lishma.
Chi preferisce lavorare e rimanere in Lo Lishma( premi e punizioni), non fa parte di Israele( chi è diretto a Dio). Ma può sempre tornare a farne parte con un cambio d'intenzione.

Come un puzzle che piano piano prende forma, io vedo un possibile significato alternativo di ciò che è scritto nel NT.
1) Yeshua è un Messia? Sì, perché il suo Kli( vaso) corretto era ricolmo della Luce del Creatore ( Messia come forza).
2) Chi segue Yeshua è innestato in Israele?
Sì, perché lavora per il Creatore con la giusta
intenzione
3) Saranno "salvati" gli ebrei di oggi "induriti"?
Sì, quando la Luce del Messia ben David cambierà la loro intenzione. (Raffigurato nel NT con il ritorno di Yeshua).
chelaveritàtrionfi
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Re: La parabola dell'albero di ulivo in romani 11

Messaggio da chelaveritàtrionfi »

noiman ha scritto: mercoledì 9 novembre 2022, 9:43 Questa è la prima volta che mi cimento in un commento su un passaggio chiave del Vangelo utilizzato da sempre a sostegno che il popolo ebraico e l' Israele spirituale è stato ripudiato da D-o.
Leggo:
Poiché, se la loro reiezione è la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riammissione, se non una vita d’infra i morti?” (luzzi) (Romani 11/15)
Si enim amiffio eorum, reconciliatio eft mundi: quᴂ affumptio, nifi vita ex mortuis”
(vulgata edizioni _Sixti V. Clementis VIII Venetis, MDCCLXXIX).
Una traduzione alternativa ma che poco cambia:
Infatti se il loro ripudio è stato la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riammissione, se non un rivivere dai morti?”(The Gideons International).

Questo è quanto ha scritto “Sa'ul”, al secolo Paolo di Tarso, secondo cui Israele è stato rigettato da D-o, in contraddizione con altri suoi scritti in cui afferma con vigore la sua appartenenza al popolo di Israele, la sua ebraicità e la sua appartenenza ai farisei.
Ad esempio sempre in Romani, pochi versetti prima, sottolinea che Israele non è ripudiato: ”Io vi dico dunque:”Iddio ha egli reietto il suo popolo? Così non sia; perché anch’io so Israelita delle progenie d’Abramo, della tribù di Beniamino, Iddio non ha reietto il suo popolo che ha preconosciuto”(Romani 11/1-2).
E aggiunge: “ se la primizia è santa, anche i rami sono santi” questo in riferimento ai gentili che ammonisce : ”E se pure alcuni dei rami sono stati troncati, e tu, che sei olivastro, sei stato innestato al loro posto, e sei divenuto partecipe della radice e della grassezza dell’ulivo, non ti insuperbire contro i rami; ma, se t’insuperbisci , sappi che non sei tu che porti la radice, ma la radice che porta te” (Romani 11/16)
Paolo ricorda anche la vocazione di Israele quando scrive:”Perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento” queste parole sono a completamento del passo precedente dove scrive:”Per quanto concerne l’evangelo essi sono i nemici per via di voi, ma per quanto concerne l’elezione sono amati per via dei loro padri”.
Allora per risolvere queste contraddizioni forse occorre ritornare come è giusto al testo originale greco e vedere se è scritto proprio così! Se lo fosse non renderebbe più Paolo credibile oppure (spero per Paolo) si attesterebbe una manipolazione successiva del testo originale al fine dottrinale di eliminare la radice dell’ulivo, (Tiger si ricorda la mia "gaffe" sull'innesto dell'olivo ???). :d
Chiarire la traduzione di questo passo non è certamente nella mia possibilità ma degli esperti di greco che qui abbondano. :-??
Noiman

Caro Noiman, il punto è proprio questo. Non vi è alcuna sostituzione letterale. Pare che Paolo si stesse riferendo alla "spirito della nazione" non alla nazione, tra il fare le cose semplicemente per farle oppure se farle mettendoti in connessione dapprima con la tua interiorità perchè prima di fare l'azione è dentro di noi che scaturisce il pensiero e l'intenzione. Lo spirito di una nazione forma un popolo. Nell'atto pratico per formare un popolo ed anche un esercito ci vogliono le leggi e un certo "spirito".

E se nella Bibbia il cuore è la mente, questo "mistero" (perchè di questo parla Paolo) viene rivelato (cioè viene tolto un velo). Ma rivelare vuol dire mostrare, portare alla luce. Comprendere è altra cosa. Si scrive sempre che occorre tradurre i passi e pensare in ebraico .. ma nell'atto pratico questi sono solo i primi due pilastri, poi c'è l'altro.

Dato che siamo in tema, se ti va, puoi spiegare il concetto di "Sar" e dello spirito della nazione e cosa c'entrano Sarah e Saray ed El? :-) Intendo con YisraEl
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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Re: La parabola dell'albero di ulivo in romani 11

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Janira ha scritto: mercoledì 9 novembre 2022, 12:21 Rm 11:1
ἀπώσατο:
apótheó: to thrust away
Original Word: ἀπωθέω
Part of Speech: Verb
Transliteration: apótheó
Phonetic Spelling: (ap-o-theh'-om-ahee)
Definition: to thrust away
Usage: I push (thrust) away, repulse, reject, refuse.

Rm 11:15
ἀποβολὴ

apobolé: a throwing away, rejection
Original Word: ἀποβολή, ῆς, ἡ
Part of Speech: Noun, Feminine
Transliteration: apobolé
Phonetic Spelling: (ap-ob-ol-ay')
Definition: a throwing away, rejection
Usage: a casting away, rejection, a loss.

Due termini diversi vengono tradotti con ripudio.
Ma in Rm 11:15 si parla di perdita,di allontanamento, di un'esclusione che Paolo ritiene momentanea.
Il ripudio non è momentaneo, non si torna indietro.

Questo concetto è antiebraico? Non necessariamente, dato che viene espresso anche da ebrei rabbini come Baal HaSulam e Rabash.
Ovviamente loro non parlano di Yeshua come uomo, ma dell'intenzione di lavorare per il Creatore in Lishma.
Chi preferisce lavorare e rimanere in Lo Lishma( premi e punizioni), non fa parte di Israele( chi è diretto a Dio). Ma può sempre tornare a farne parte con un cambio d'intenzione.

Come un puzzle che piano piano prende forma, io vedo un possibile significato alternativo di ciò che è scritto nel NT.
1) Yeshua è un Messia? Sì, perché il suo Kli( vaso) corretto era ricolmo della Luce del Creatore ( Messia come forza).
2) Chi segue Yeshua è innestato in Israele?
Sì, perché lavora per il Creatore con la giusta
intenzione
3) Saranno "salvati" gli ebrei di oggi "induriti"?
Sì, quando la Luce del Messia ben David cambierà la loro intenzione. (Raffigurato nel NT con il ritorno di Yeshua).
Cara Janira, quando parlavo del contributo della Qabbalah intendevo questo. Molti hanno sviluppato diversi concetti partendo da antiche filosofie, ma credo che la strada sia questa. Ci sarebbe molto da dire. A differenza della stragrande maggioranza che ci deve vedere per forza il futuro dell'umanità, si parla prettamente di ISraele che poi simboleggia il lato spirituale dell'essere umano. Considerando che la vita di un uomo è in media di 80 anni e che da 2000 anni le cose sono andate per come sono andate, nonostante che ci sia sicuramente un piano divino per l'umanità (e questa cosa a parte che sensata è biblica, no? ) il futuro oggi è qui ed ora. La morte e la risurrezione simboleggiano anche ciò che accade dentro di noi. E forse è questo aspetto che ci interessa.
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
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