Deriva ideologico-dottrinale "cristiana"

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bgaluppi
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Re: Deriva ideologico-dottrinale "cristiana"

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Tony :YMPEACE:
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Gianni
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Re: Deriva ideologico-dottrinale "cristiana"

Messaggio da Gianni »

Tema molto interessante quello proposto da Tony. Soprattutto perché delinea la linea di separazione dalla prima chiesa alla chiesa apostata successiva che sfociò poi nella Chiesa Cattolica Romana, da cui si separarono le chiese protestanti che si portarono dietro le dottrine cattoliche pagane (trinità e anima, solo per citarne due) e dalle quali sorsero poi numerose sette, soprattutto statunitensi.

La figura di Paolo è controversa perché egli viene tirato per la manica dalla cristianità per farne un punto di rottura a proprio favore, parlando perfino di sua conversione.

La realtà vera, quella biblica, è che Paolo non si convertì mai. Ebreo era ed ebreo rimane, proprio come Yeshùa. E come Yeshùa fu rispettoso della Toràh.

Se si vuole davvero capire come stanno le cose, occorre mantenere una netta linea di separazione. Da una parte c’è la prima chiesa, dall’altra la cristianità apostata. Questa linea di separazione ha anche una data: primo secolo. Quello che accadde dopo, iniziatosi nel secondo secolo e degenerato del tutto nel quarto, è una brutta storia. È la storia di una chiesa apostata. Da una parte c’è la Sacra Scrittura e solo quella, dall’altra ci sono i catechismi religiosi.

Bentornato, Antonio! Ottimo intervento il tuo, come sempre. Ho pensato spesso a te e sono davvero contento di rileggerti! :-)
France
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Re: Deriva ideologico-dottrinale "cristiana"

Messaggio da France »

Bentornato anche da parte mia Antonio!
Ci sei mancato, bello rileggerti.
Un abbraccio
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bgaluppi
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Re: Deriva ideologico-dottrinale "cristiana"

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Gianni!

Ti butto là una curiosità. In merito alla rivelazione di Paolo sulla via di Damasco, il testo greco dice che fu inglobato dalla luce. Interessante! Soprattutto per la particolarità della descrizione.
Janira
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Re: Deriva ideologico-dottrinale "cristiana"

Messaggio da Janira »

Ciao a tutti!
Bentornato Antonio! Vorrei farti una domanda in relazione al tuo intervento.
"
ma precisa anche che l'osservanza della legge non deve essere fine a sé stessa; perché se osservi tutto ma poi le tue azioni non sono coerenti con quei princípi assoluti, non hai fatto nulla, anzi hai fatto male."

Può un essere umano mettere in pratica le Mitzvoth per amore di Hashem e non per sé stesso? In altre parole, essere coerente con il principio assoluto della Torah, cioè l'Amore Assoluto?
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bgaluppi
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Re: Deriva ideologico-dottrinale "cristiana"

Messaggio da bgaluppi »

Può un essere umano mettere in pratica le Mitzvoth per amore di Hashem e non per sé stesso? In altre parole, essere coerente con il principio assoluto della Torah, cioè l'Amore Assoluto?
Ciao Janira! Non voglio trascinare troppo la discussione fuori tema. Comunque, io credo ogni uomo può essere in grado di aderire a quella che chiamiamo "legge di Dio". Perché le regole e i dettami di questa legge sono già evidenti nella creazione e noi, con la nostra intelligenza (che è evidentemente un dono, e non una capacità acquisita), possiamo riconoscerli. Farlo, poi, è altro discorso.
Janira
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Re: Deriva ideologico-dottrinale "cristiana"

Messaggio da Janira »

Io invece credo di no, ed è per questo che è scritto:
Ez 36:26 Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne.

Poiché però la spiegazione della mia opinione ha origini nella saggezza della Kabbalah, approfondirò lì la mia risposta.
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bgaluppi
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Re: Deriva ideologico-dottrinale "cristiana"

Messaggio da bgaluppi »

Janira, infatti ho specificato che "farlo è un altro discorso". L'uomo può scegliere. Se la capacità di discernere e applicare dipendesse da Dio, allora l'uomo non ha scelta. Quello che noi scegliamo di fare e facciamo, dipende unicamente da noi. Naturalmente, occorre prima di tutto riconoscere il superiore, e poi mantenersi in costante contatto con esso.
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bgaluppi
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Re: Deriva ideologico-dottrinale "cristiana"

Messaggio da bgaluppi »

Tony ha scritto:Cosa dicevano i discepoli di Yeshùa di cosi scandaloso da voler la loro morte e da far pensare che fossero contro Mosè e contro il luogo Santo ?
Tony, secondo me alla base non c'era un problema dottrinale. Come sappiamo, già prima di Yeshúa in tutta la Palestina esistevano svariati gruppi che avevano visioni diverse. I discepoli di Yeshúa erano venuti ad aggiungersi a quei gruppi già preesistenti. E fin qui, nulla di strano. Il problema per loro, a mio avviso, fu di natura religiosa da una parte e politica dall'altra. Sicuramente non era ben tollerato, dalle autorità religiose, che proliferassero discepoli di un uomo che fu da loro condannato come bestemmiatore apostata; essere un bestemmiatore apostata significava automaticamente essere contro Mosè, quindi chiunque predicasse il discepolato di un tale maestro, immagino, sarebbe stato considerato apostata a sua volta. Allo stesso tempo, sicuramente i romani non tolleravano che sorgessero movimenti attorno alla figura di un uomo che fu messo a morte perché considerato un pericolo per la stabilità politica (un messia acclamato dalle folle non faceva mai comodo ai romani, che già dovevano lavorare sodo per mantenere il controllo in quella regione). I discepoli di Yeshúa, come lui stesso annuncia, furono perseguitati atrocemente da entrambe le parti "a motivo del suo nome", cioè perché erano discepoli di quel Yeshúa ben Yosef che fu messo in croce dai romani col beneplacito della classe sacerdotale. Hai detto niente! E come avrebbero potuto vivere tranquilli...
amos74
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Re: Deriva ideologico-dottrinale "cristiana"

Messaggio da amos74 »

bgaluppi ha scritto: mercoledì 22 settembre 2021, 10:07 Ciao a tutti e ben ritrovati.

Volevo rispondere alla domanda di Massimo, che riporto, al di là delle considerazioni storiche e dottrinali sulla figura di Paolo.

“Paolo dice chiaramente in Atti 23:6 che lui è un Fariseo, non disconosce affatto la sua appartenenza ai Farisei di fronte al Sinedrio. Ed i Farisei non lo ritengono meritevole di alcuna condanna.
Se Paolo era Fariseo, come avrebbe potuto mai "deviare" dalla teologia farisaica sapendo che Yeshua aveva raccomandato alle folle invece di seguirla appieno?”

Faccio alcune considerazioni. Yeshúa di solito parla ai discepoli, ma in Mt 23:2 si rivolge senza dubbio anche a tutti i presenti. Questa precisazione del testo è importante, a mio avviso, perché – nel contesto di una diatriba con i farisei pubblicamente partecipata – ci aiuta a comprendere la differenza profonda che intercorre tra obbedire alla Legge di Mosè (di cui i farisei sono depositari) e fare la vontà del Padre, come Yeshúa ama chiamarlo. Lui sta parlando a tutti gli ebrei presenti, anche non suoi discepoli, e li invita a obbedire alla Legge di Mosè, come io oggi potrei parlare ad un gruppo di cittadini italiani invitandoli ad obbedire alla legge dello Stato. Infatti, dice che i farisei siedono sulla cattedra di Mosè, contesto in cui il termine "cattedra" indica anche autorità giuridica. Poco prima, la scena ci mostra che era sorta una diatriba dottrinale tra Yeshúa e i farisei, udita evidentemente da una folla di persone. E Yeshúa puntualizza come la legge dipenda da due princípi assoluti che hanno a che vedere con il rapporto intimo e spirituale con Dio, il prossimo e se stessi: ama Dio e il prossimo tuo come te stesso. Dunque, Yeshúa, forse anche per non essere frainteso e non creare attriti, specifica che un ebreo deve obbedire alla Legge di Mosè, ossia ai precetti e le prescrizioni giuridiche del popolo di Israele che i farisei insegnano e preservano; ma precisa anche che l'osservanza della legge non deve essere fine a sé stessa; perché se osservi tutto ma poi le tue azioni non sono coerenti con quei princípi assoluti, non hai fatto nulla, anzi hai fatto male.

È importante tener presente, a mio avviso, che mentre Yeshúa parlava sempre agli ebrei, Paolo, al contrario, si rivolgeva principalmente agli stranieri, i quali non erano sottoposti alla legge ebraica.
Ciao Antonio,

Aggiungo un'ulteriore considerazione.
Ritengo molto interessante la narrazione dell'inizio di questo episodio che si trova nella più antica traduzione ebraica esistente del Vangelo secondo Matteo, inclusa nell'opera del XIV secolo "Eben Boḥan" ( La pietra di paragone ) del rabbino ebreo spagnolo Shem-Tov ben Isaac ben Shaprut. Questa traduzione è molto interessante poiché riporta alcune rilevanti varianti rispetto al testo greco, le origini delle quali potrebbero risalire ad un antico testo alternativo di questo vangelo .

In questa versione del Vangelo secondo Matteo Gesù si esprime così: "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli Scribi ed i Farisei; osservate ciò che essi dicono, ma non agite secondo le loro "takkanot" ed i loro "ma'asim",poiché essi dicono ma non fanno".

Ora, nel testo ufficiale greco Gesù invita gli uditori a non agire "secondo le opere" di Scribi e Farisei , ma in questa versione ebraica il discorso è molto più circostanziato ed halachico, poiché Gesù parla contro le "takkanot" ed i "ma'asim" di questi due gruppi.

Si tratta di termini molto tecnici: le "takkanot" (singolare "takkanah"),sono atti giuridici di "riforma" nell'applicazione della Torà, cioè degli emendamenti che rivedono statuizioni halachiche precedenti, ritenute non più adeguate alle mutate circostanze di luogo e/o di tempo; i "ma'asim" (singolare "ma'aseh"),sono circostanze fattuali dalle quali viene tratta una regola halakhica, le quali potrebbero essere in senso lato riconducibili ai "precedenti" dei sistemi giuridici anglosassoni.

Naturalmente questa versione ebraica va valutata con prudenza, poiché non conosciamo nulla della sua origine; tuttavia, essa appare coerente con la polemica gesuana, presente in altri passi evangelici (v. ad esempio Marco 7:1-19) ,contro le "tradizioni" farisaiche, accusate da Gesù di alterare la divina Torà con "innovazioni" di carattere umano. Secondo questa versione Gesù non attacca genericamente le "opere" degli Scribi e dei Farisei, ma le loro statuizioni halachiche ,che evidentemente Gesù considera "contra legem", appunto le loro "takkanot" ed i loro "ma'asim" .Quale sarebbe allora il significato del contestuale invito di Gesù ad osservare "ciò che essi dicono"? Sembra vi sia una contraddizione, ma io interpreto il passo nel seguente modo: figli d'Israel, seguite gli Scribi ed i Farisei quando agiscono realmente "sulla cattedra di Mosè", cioè quando insegnano la Torà che HaShem ha consegnato per mezzo di Mosè; allontanatevi invece da tali gruppi quando essi si arrogano il diritto di "emendare" la Legge Divina con le loro "riforme" e la loro "giurisprudenza" , frutto di insegnamenti meramente umani ( e quindi, in tal caso, "essi dicono", cioè affermano di insegnare la Torà, "ma non fanno", poiché in realtà non osservano la Torà medesima in quanto la alterano in modo arbitrario).
Ultima modifica di amos74 il giovedì 23 settembre 2021, 23:00, modificato 1 volta in totale.
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