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France
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Enigma
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Michele, io penso che essere consegnato a satana è come dire che doveva essere messo fuori dalla congregazione. Infatti, continuando a leggere vedi cosa dice: Vi ho scritto nella mia lettera di non mischiarvi con i fornicatori; non del tutto però con i fornicatori di questo mondo, o con gli avari e i ladri, o con gl'idolatri; perché altrimenti dovreste uscire dal mondo; ma quel che vi ho scritto è di non mischiarvi con chi, chiamandosi fratello, sia un fornicatore, un avaro, un idolatra, un oltraggiatore, un ubriacone, un ladro; con quelli non dovete neppure mangiare. Poiché, devo forse giudicare quelli di fuori? Non giudicate voi quelli di dentro? Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi. - 1 Corinti 5: 9-13. Come vedi, è evidente che Paolo parlava di mettere fuori comunione il credente che conduceva una vita non conforme gli insegnamenti di Dio. Quindi, dare in man di satana è inteso una scomunica per essere dato in balia del mondo, con la spera che si rendeva conto dello stato in cui si trovava, pentirsi e ritornare a Dio.
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Gianni
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Re: 1Corinzi 5

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In due passi paolini appare l’espressione παραδιδόναι τῷ σατανᾷ (paradidònai tò satanà), “dare nelle mani/in balìa/in potere di satana”.
Così nel caso dei due eretici Imeneo e Alessandro, che negavano la risurrezione del corpo e insegnavano che era già avvenuta nella rinascita interiore attuatasi nel battesimo: “Hanno fatto naufragio quanto alla fede. Tra questi sono Imeneo e Alessandro, che ho consegnati a Satana affinché imparino a non bestemmiare” (1Tm 1:19,20). In 2Tm 2:17,18 si parla di “Imeneo e Fileto, uomini che hanno deviato dalla verità, dicendo che la risurrezione è già avvenuta, e sovvertono la fede di alcuni”. Si noti che Paolo dice: “[Ii] ho consegnati a Satana”. Si tratta quindi di un’azione esclusivamente apostolica. Secondo i dati biblici non fu mai attuata da altri, neppure dalla chiesa. Questo potere di dare un balìa di satana è riservato all’apostolo, tanto che non può essere svolto neppure da Timoteo a cui Paolo scrive; tantomeno, quindi, dalla congregazione.
Allo stesso modo nell’altro caso, che riguarda l’incestuoso di Corinto: “Quanto a me, assente di persona ma presente in spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha commesso un tale atto. Nel nome del Signore Gesù, essendo insieme riuniti voi e lo spirito mio, con l'autorità del Signore nostro Gesù, ho deciso che quel tale sia consegnato a Satana, per la rovina della carne, affinché lo spirito sia salvo nel giorno del Signore Gesù” (1Cor 5:3-5). Anche qui l’azione di consegnare a satana è presa dall’apostolo sotto diretta responsabilità personale.
Si tratta di una scomunica, di una espulsione dalla congregazione. Ciò sulla base di Dt 17:7: “Toglierai via il male di mezzo a te”, che Paolo cita in 1Cor 5:13: “Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi”.
Che cosa significano le parole “per la rovina della carne” (1Cor 5:5)? Alcuni studiosi vi vedono la condanna a morte, come nel caso di Anania e Saffira (At 5); altri pensano a una punizione fisica eseguita da satana nel cui potere è dato il colpevole. Anziché cercare spiegazioni razionali con mentalità odierna, è meglio rifarsi all’idea ebraica soggiacente che vede il mondo diviso in due campi: quello divino e quello satanico. Nella nuova visuale della fede in Yeshùa, il campo divino è affidato a Yeshùa che protegge la sua chiesa. Chi non è protetto da Yeshùa è sotto la schiavitù satanica, essendo oppresso con malattie o possessioni demoniche. Così riguardo a “Iezabel, quella donna che si dice profetessa e insegna e induce i miei servi a commettere fornicazione, e a mangiare carni sacrificate agli idoli. Le ho dato tempo perché si ravvedesse, ma lei non vuol ravvedersi della sua fornicazione. Ecco, io la getto sopra un letto di dolore, e metto in una grande tribolazione coloro che commettono adulterio con lei, se non si ravvedono delle opere che ella compie” (Ap 2:20-22). Coloro che sono in potere di satana, sono a lui legati essendo “nel laccio del diavolo” (1Tm 3:7; cfr. 2Tm 2:26; 1Tm 6:9; 2Pt 2:20); “Satana aveva tenuto legata per ben diciotto anni” la povera paralitica guarita da Yeshùa (Lc 13:16). Paolo, espellendo l’incestuoso di Corinto, gli toglie la protezione di Yeshùa dandolo così in mano a satana, che lo può quindi torturare con malattie o possessioni. Già da prima che intervenisse Paolo, ad ogni modo, la stessa chiesa avrebbe dovuto espellere quell’incestuoso che non vi vergognava neppure di convivere con la sua stessa matrigna: “Siete anche pieni di superbia! Dovreste invece essere pieni di tristezza e allontanare da voi chi commette un tale misfatto”. - 1Cor 5:2, PdS.
Va però ricordato che anche in questi casi i provvedimenti attuati dall’apostolo Paolo non sono dettati dalla voglia di punire, ma sempre dal desiderio di salvare il colpevole. Costui, mortificato dalla malattia e dai fratelli che più non lo accolgano con il saluto orientale particolarmente caldo e caloroso, dovrebbe essere indotto a riconoscere il proprio torto e quindi a tornare a Dio potendosi di nuovo sotto la protezione di Yeshùa.
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Re: 1Corinzi 5

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Che strano, Michele. Tu rigetti quello che ritieni discorso di uomini e nel farlo fai un discorso di uomini. Non sarà che non conosci bene la Bibbia e soprattutto il pensiero ebraico da cui è permeata?
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Gianni
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Re: 1Corinzi 5

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Michele, Yeshùa disse che i peccatori sarebbero finiti nelle tenebre con stridor di denti, legati mani e piedi, nella fornace ardente, che è il luogo riservato a satana. E allora? Allora la Bibbia va letta con mentalità ebraica.
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Re: 1Corinzi 5

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Michele, riguardo al modo di pensare e di parlare della fine e della vita attuale, c’è in comune il pensiero ebraico. Su come trattate i peccatori abbiano già detto più volte. Non c’è alcuna “ripartizione di poteri tra Dio e satana”, ma c’è una concessione di Dio che permette al maligno di agire entro certi limiti (di modi e di tempi) ben stabiliti da Dio. Se poi ti sembra “qualcosa che non si regge”, prova a considerare la possibilità che tu non abbia compreso bene questo aspetto.
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Re: 1Corinzi 5

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Scusa, ma sono stanco di fare lotte sulle parole. Lascio a qualcun altro di commentare.
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Re: 1Corinzi 5

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Michele, quello che tu chiami spaccare il capello (e che io chiamo invece esatta ricerca del senso vero) è da me praticato con le parole bibliche originali, non certo con le parole della normale conversazione. Ora, stare a sottilizzare che “Dio permette e non concede”, come fai tu, è tutt’altro, perché tu non stai cercando di approfondire il senso di una parola biblica ebraica o greca (il che sarebbe lodevole), ma vieni a farmi le pulci su una mia espressione, pretendendo di darmi una lezione di lingua italiana. Al che, lascio perdere. Ma se proprio vuoi continuare, non mi tiro indietro, ricordandoti che ho frequentato il Liceo Classico e che quindi l’italiano lo conosco più che bene. L’autorevolissimo Treccani dà questa definizione del verbo “permettere”: “Dare il permesso, concedere qualche cosa facendo uso della propria autorità”. Il verbo “concedere” lo definisce così: “Dare, per grazia, per favore, per generosità o consentendo a un desiderio di altri … permettere”. Puoi consultare un dizionario dei sinonimi: scoprirai che i due verbi sono sinonimi. Ti basta oppure vuoi l’opinione dell’Accademia della Crusca, che è l’istituto superiore che si occupa della linguistica e della filologia italiana?
In At 14:16 Palo dice che Dio “nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la propria via”; TNM traduce che Dio “ha permesso”. Se io dico, parafrasando, che Dio lo ha concesso, dove sta l’errore? Forse nella tua scarsa conoscenza dei sinonimi?
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Re: 1Corinzi 5

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Uffa, Michele. Io dovevo specificare che i verbi non erano da prendersi secondo il gergo tecnico? Ma scherzi? Eri casomai tu a dover dire che nel gergo tecnico hanno un significato diverso, ma aggiungendo subito dopo ciò nulla c’entra con la Bibbia. E così, invece, stiamo ancora qui a parlare di cose che nulla hanno a che fare con la Scrittura. D’altra parte, a questo punto dovrei contestare il tuo dire che Dio non tollera satana. Il fatto stesso che il maligno ancora vive e opera mostra che Dio lo sta tollerando ovvero sopportando. Ciò avviene per ragioni ben precise che rientrano nel piano di Dio. Tuttavia ho capito il senso della tua espressione, per cui non sto a fare le pulci. Tu usi l’espressione “tollerare” come è usata popolarmente, come quando – ad esempio – si dice che dobbiamo tollerare certe persone, credendo perfino di dire una cosa meritevole! Non sanno, i poverini che parlano così, che stanno dicendo una cosa bruttissima: sopportare.
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