Paolo, apostolo controverso. Riflessioni personali,

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matteo97
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Paolo, apostolo controverso. Riflessioni personali,

Messaggio da matteo97 »

Alcune delle riflessioni personali riguardo alla controversa figura di Paolo (Saulo). Paolo afferma che subito dopo la sua conversione (c.33 E.V.) viaggiò in Arabia e successivamente si recò nei pressi di Damasco, odierna Siria, piuttosto che ricongiungersi con gli apostoli a Gerusalemme, come invece ci si aspetterebbe, evento che rimandò per ben tre anni (Galati 1: 17-18 ). Gli Atti degli apostoli stessi non contraddicono ciò, in quanto affermano che Paolo viaggiò verso Damasco, ma omettono del tutto di menzionare l'intervallo dei tre anni tra la conversione paolina e la prima visita dello stesso a Gerusalemme, dando l'idea che egli si sia recato in città subito dopo la sua conversione (Atti 9: 8 , Atti 9:26 ). Paolo nelle sue lettere registra che trascorsi i tre anni (36 E.V.), andò finalmente a Gerusalemme, senza incontrare altri apostoli ad eccezione di Pietro e Giacomo, fratello di Gesù (Galati 1:18 , 19). Lo stesso Paolo scrisse quindi in Galati 2: 1 che tornò a Gerusalemme dopo quattordici anni (circa 50 E.V.), sebbene al tempo stesso non offra alcuna spiegazione di ciò che fece nell'arco di quegli anni. Tuttavia, dato che scrisse che lo scopo di questo suo ritorno a Gerusalemme era quello di raccontare alla congregazione della città il vangelo che aveva predicato (Galati 2: 2), lo studioso suppone che si fosse recato in quelle terre per predicare e mantenere corrispondenza con le congregazioni remote. Quanto di ciò che è scritto corrisponda alla verità storica, non c'è dato saperlo, a causa della scarsità di fonti. Si potrebbe ipotizzare che Paolo stesse cercando di dare un certo peso ai suoi ammonimenti alla congregazione galata. In tal caso l'asserzione di Paolo che non sta mentendo (Galati 1:20 ) è essenzialmente un argomento ad personam e quando combinato assieme alla valenza del suo status di autorità, una spiegazione del tutto arbitraria. Il fatto stesso che Paolo sentiva la necessità di inserire un tale passaggio nella sua lettera al contempo mettendo in guardia i suoi discepoli contro i falsi maestri tra i galati suggerisce che la sua autorità fosse tutt'altro che solida. In questo secondo viaggio a Gerusalemme, Paolo incontrò Giacomo, Pietro e Giovanni (non sappiamo a quale Giovanni si riferisca si ipotizza che faccia riferimento a Giovanni figlio di Zabedeo) che approvano il ruolo di Paolo come apostolo dei gentili (goyim) e lo esortano che continui a consegnare la raccolta. Tuttavia, contrariamente agli Atti, dove Paolo è estremamente cordiale nei confronti della congregazione di Gerusalemme , in Galati 2:9 Paolo descrive la triade gerosolimitana capeggiata da Giacomo, Pietro e Giovanni come "persone che son reputate esser colonne dalla gente del luogo", suggerendo che Paolo è se non altro diffidente su questa interpretazione considerando invece sè e la sua autorità come genuine. Paolo riferì che in seguito Pietro venne ad Antiochia, in quel momento si verificò un forte dibattito tra i due maestri riguardo alla necessità per i gentili di osservare la Legge, disputa che continuò durante la successiva visita di Paolo a Gerusalemme (Galati 2: 11 -21). In effetti, Paolo scrisse che il suo compagno di viaggi e socio, Barnaba, fu conquistato dai "giudaizzanti" (Galati 2:12 -13) e dato che Paolo non fa menzione di aver "riconvertito" Barnaba, non è molto inverosimile ipotizzare che Paolo non se la cavasse bene nella sua disputa personale con la fazione di Gerusalemme. Al contrario, invece, la narrazione degli Atti offre un'interpretazione completamente differente degli stessi avvenimenti che minimizzano le controversie di Paolo con Pietro e terminano con l'incontro di Paolo con gli apostoli, nel quale lo stesso Paolo riceve un'approvazione morale da Giacomo. Piuttosto che approfondire la conflittualità delle controversie teologiche riguardo alla conservazione delle usanze ebraiche per i goyim, gli Atti cercano di documentare queste diverse interpretazioni offrendo un quadro armonioso nel quale sia Paolo che Pietro e Giacomo sono concordi mentre nello stesso tempo attribuiscono tale problema a certi malcontenti tra "alcuni appartenenti alla setta dei farisei" ( Atti 15: 5 ). In Romani 15:25 , Paolo scrisse della sua intenzione di tornare a Gerusalemme per la terza volta(c. 57 d.C.), nello stesso periodo gli Atti stabiliscono la data del suo arresto ( Atti 21:33 ) e il successivo viaggio paolino a Roma per un processo di appello. Su questo punto, gli Atti si interrompono bruscamente ma la tradizione cristiana vuole che alla fine Paolo fu giustiziato nel 67 E.V. Atti dettaglia molti viaggi che Paolo non menziona nemmeno. Ad esempio, Atti 11:27 -30 si riferisce a un viaggio di Paolo ad Antiochia allo scopo di consegnare alla congregazione locale una raccolta fondi per soccorrere i fedeli dalla carestia.
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bgaluppi
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Re: Paolo, apostolo controverso. Riflessioni personali,

Messaggio da bgaluppi »

Matteo, sono considerazioni molto interessanti che meriterebbero approfondimenti. In effetti Atti degli Apostoli sembrerebbe piuttosto un “Atti di Paolo e altri apostoli”. Il libro si incentra in modo apologetico sulla figura di Paolo. Io ho formulato alcune ipotesi, che suoneranno scioccanti (e per questo ho avuto un po' di timore a condividerle) e su cui devo ancora lavorare perché navigo in un banco di nebbia, non sapendo neppure se sarò in grado di venirne a capo vista la scarsità di fonti, per cui potrebbero restare solo delle ipotesi senza basi solide e antipatiche ai più.

Considerato quanto i romani fossero sensibili al tema della sovversione, e considerato che Gesù fu condannato sulle (false) accuse di essere un sovversivo, e considerato quanto i romani fossero implacabili con i sovversivi e spesso anche con la loro cerchia, io ritengo probabile che durante la cattura alcuni degli apostoli restarono uccisi o furono catturati assieme a Gesù (i loro nomi scompaiono dai testi canonici dopo quel momento, tranne che da Atti, in cui sono nominati tutti insieme solo all'inizio del libro) e altri fuggirono. Infatti, non avrebbero avuto vita facile a Gerusalemme essendo discepoli di un uomo condannato per sedizione e giudicato apostata e bestemmiatore dai sacerdoti (la classe politicamente più potente ai tempi di Gesù) e sappiamo che spesso anche gli amici e persino i parenti dei sovversivi finivano sul palo. Di fatto, i Vangeli ci raccontano che i discepoli si nascosero e che non erano presenti alla crocifissione (tranne il “discepolo amato”, di cui il Vangelo non rivela l'identità); se non ci fossero stati problemi per loro, questo atteggiamento non è ragionevole. Io ritengo molto più plausibile che, in seguito alla morte del loro Maestro, siano fuggiti in Galilea. Per cui, la chiesa dei discepoli di Gerusalemme potrebbe essere nata non dall’opera dei Dodici, ma da quella di Giacomo il Giusto (che non era discepolo) e altri giudei tra i molti che seguivano Gesù ma non necessariamente furono tra la cerchia ristretta dei discepoli. Questo è un tema molto difficile da affrontare, vista la scarsità di fonti, visto che mette in dubbio molti dogmi di fede assodati da secoli e visto che presuppone un’analisi degli eventi relativi alla tomba vuota e alle apparizioni (su cui, tra l’altro, ho intrapreso la scrittura di un libretto).

Sulla cosiddetta “conversione” di Paolo e sulla predicazione ai gentili affidatagli, secondo me c’è da dire quanto segue. Paolo, da persecutore dei discepoli (afferma lui stesso di esserlo stato e ciò dimostra che i discepoli non avevano vita facile, né con la classe sacerdotale né e soprattutto con i romani e dunque è poco credibile che si riunissero in congregazione a Gerusalemme e si recassero tranquillamente al tempio), e non avendo mai conosciuto Gesù, dovette certamente faticare per costruirsi la fama di apostolo. Certamente, non avrebbe potuto essere apostolo a Gerusalemme e dunque si rivolge ai gentili, che mai avevano neppure sentito parlare di Gesù. Io credo che la sua opera creò forti dissidi presso i giudei che magari erano vicini a Giacomo e non approvavano Paolo, e tantomeno la sua evangelizzazione che offriva l'ingresso nel popolo di Dio e il riscatto dalla morte senza obbligo di circoncisione (e quindi di osservanza della legge ebraica) e questo risulta anche da Atti; certamente Paolo non ebbe vita facile, come tu stesso fai notare citando le sue lettere che mettono in evidenza i dubbi di una parte della comunità. La predicazione ai gentili è dunque “autorizzata” e avvalorata da Atti, che descrive addirittura Pietro come colui che comprende per rivelazione e per primo il piano di Dio per i gentili (e che prima evidentemente non conosceva, perché Gesù probabilmente non ne aveva parlato). Se un apostolo come Pietro aveva compreso che il regno di Dio fu aperto ai gentili, se Paolo fu scelto dal Signore per essere apostolo delle genti e se ricevette addirittura la benedizione a predicare ai gentili senza obbligo di circoncisione dalla comunità di Gerusalemme capeggiata da Giacomo (cosa poco credibile visto che Gesù vieta la predicazione a gentili e samaritani), allora voleva dire che Paolo era un vero apostolo e che veramente fu chiamato dal Signore a predicare alle genti. Naturalmente, questo agli occhi di gentili ignari agli albori del II secolo. Non so se capisci dove vado a parare.
speculator2
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Re: Paolo, apostolo controverso. Riflessioni personali,

Messaggio da speculator2 »

Paolo resistette in pubblico a Cefas (Pietro?) e gli chiese come mai, dato che Cefas non osservava la legge ma
mangiava con i gentili, poteva pretendere che i gentili non mangiassero con lui.
speculator2
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Re: Paolo, apostolo controverso. Riflessioni personali,

Messaggio da speculator2 »

Le lotte tra Paolo e i giudei di Perge in Pamfilia, e nei successivi territori sono raccontate nel primo viaggio missionario di Paolo e Barnaba Atti 13:13 e seguenti:
Giovanni Marco "si ritirò da loro e tornò a Gerusalemme"

Atti 15:38 "...si era separato da loro in Pamfilia e non era andato con loro opera".

Tornò a Gerusalemme e credo fece questo forse anche per chiarirsi le idee.
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matteo97
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Re: Paolo, apostolo controverso. Riflessioni personali,

Messaggio da matteo97 »

Antonio, sollevi una questione cruciale. Atti in effetti contiene diverse contraddizioni con le epistole paoline, che è utile porle al vaglio dell'indagine storiografica. Il libro di Atti, la cui attribuzione ricade su Luca, è stato finito di essere redatto all'inizio del secondo secolo, quindi piuttosto tardivamente rispetto alle altre opere presenti nel canone delle Scritture cfr. Atti degli Apostoli: un record storico , South Place Ethical Society, 2000.. In effetti, è stato suggerito che gli Atti di Luca che conosciamo (che in realtà è più lungo della versione di qualsiasi Bibbia) erano in realtà una risposta tardiva alla predicazione di Marcione di Sinope del 120-125 d.C se non al suo stesso canone che difatti non include Atti. Tornando alla questione che poni è difficile pensare che Pietro e altri della setta di Gerusalemme si fossero improvvisamente convertiti dopo aver avuto accessi dibattiti con l'apostolo Paolo. Piuttosto, il desiderio di rimarcare questa posizione paganizzante della Legge avvenne secoli dopo quando ormai il cristianesimo ellenistico aveva preso il sopravvento su quello giudaico, favorendo la posizione paolina. Questa dinamica fu favorita anche per via della distruzione del tempio di Gerusalemme nel 70 d.C. A tal proposito, in diverse occasioni, Paolo sostiene di essere un ebreo zelante, ad un certo punto dichiarando a sua difesa che non ha commesso alcuna colpa contro la legge dei giudei, nè contro il tempio, nè contro cesare ( Atti 25: 8 ). Nelle sue stesse lettere, tuttavia, Paolo nega spesso il significato della legge ebraica. In un caso ammette di non avere " "una propria giustizia che viene dalla legge, ma ciò che è attraverso la fede in Cristo" ( Filippesi 3: 9 ). Donde veritas?
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matteo97
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Re: Paolo, apostolo controverso. Riflessioni personali,

Messaggio da matteo97 »

Consiglio di vedere questo breve video che mi è capitato di rintracciare dalla cronologia di youtube. Tralasciando il discorso fideistico dell'interlocutore, questo breve filmato ci dà un'idea sulla percezione dell'apostolo paolo da parte della comunità arabo-islamica. Al minuto 1.09 afferma: "One thing we do know is that he (Paul) destroyed the teachings of Jesus, he told people to break the law in Galatians he commend them to break the law he said the law is cursed and jesus was cursed on behalf of it to remove it from us and Jesus said anybody who breaks the law and tell someone to break the law is the lowest person on the kindom of heaven".

1:31 "when Paul met the disciples of jesus, when he met Barnabas, they have a falling out because Barnabas said what you're teaching is not what i heard from jesus" and Paul when he returned to Jerusalem at the last part of his life the city of Jerusalem came out to kill him and the gards protected him."

https://www.youtube.com/watch?v=5kLcPkcTzss" onclick="window.open(this.href);return false;
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bgaluppi
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Re: Paolo, apostolo controverso. Riflessioni personali,

Messaggio da bgaluppi »

Uno dei passaggi più interessanti, che svela a mio avviso piuttosto chiaramente il contrasto che intercorreva tra gli apostoli (non necessariamente i Dodici, ma qualunque testimone diretto discepolo di Gesù che avesse da lui ricevuto mandato di trasmettere i suoi insegnament, come era prassi che un valente discepolo facesse) e Paolo, è il capitolo 11 della Seconda Lettera ai Corinzi. Prova a leggerlo attentamente e dimmi con tutta onestà con chi ce l'ha Paolo secondo te.
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matteo97
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Re: Paolo, apostolo controverso. Riflessioni personali,

Messaggio da matteo97 »

Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo.

Paolo potrebbe fare dapprima un riferimento generale a dei falsi maestri (o meglio ciò che lui qualifica come tali per far valere la sua autorità che si deduce essere piuttosto traballante) che si recavano abitualmente nella comunità di corinto, con tutta probabilità inviati da Gerusalemme per destabilizzare l'operato dell'apostolo e dei suoi seguaci, la loro venuta suggerisce che non si trattava di locali. Quanto al riferimento a cui allude l'aggettivo "primo" (gr. ὁ - ho lui) potrebbe trattarsi di un'accenno a un individuo nello specifico che Paolo sta attento a non nominare perché era ben noto e forse per paura delle difficoltà che si sarebbero create se lo si fosse nominato. Dire chi sia è fare supposizioni, anche se un'idea della sua identità potrei avercela.

Cmq hai visto il video?
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matteo97
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Re: Paolo, apostolo controverso. Riflessioni personali,

Messaggio da matteo97 »

Antonio, tu concordi con quest'analisi o hai un idea della persona nello specifico a cui Paolo si riferisce nell' epistola ai corinti?
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bgaluppi
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Re: Paolo, apostolo controverso. Riflessioni personali,

Messaggio da bgaluppi »

Devo dire che non ho ancora ben compreso il discorso di Paolo, ma ci provo adesso. Al v.3 teme che le menti dei credenti vengano "corrotte e sviate dalla semplicità e dalla purezza nei riguardi di Cristo", dunque qualcuno interferiva tra loro e Paolo, evidentemente con discorsi più "complicati".

Al v.4 dice "se uno viene a predicarvi un altro Gesù, diverso da quello che abbiamo predicato noi, o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un vangelo diverso da quello che avete accettato, voi lo sopportate volentieri", quindi chi interferiva non erano gentili, ma credenti a loro volta, perché predicavano "un Vangelo diverso", dunque predicavano una "buona notizia" sul Messia diversa da quella paolina. Ora, non potevano essere credenti stranieri di altre comunità fuori da Gesusalemme, perché in questo caso avrebbero predicato quello che predicava Paolo: per gli stranieri, il Vangelo riguardava il riscatto per fede nel Figlio di Dio, che sarebbe tornato per instaurare un regno assieme ai credenti risorti, trasformati e glorificati, avrebbe combattuto e sottomesso i suoi nemici per poi consegnare il regno a Dio. Questo è il Vangelo che i gentili conoscevano, predicato da Paolo stesso in tutte le comunità da lui fondate. Quello che mi viene in mente, quindi, è che fossero giudei di Gerusalemme a predicare un Vangelo diverso, e per predicarlo dovevano essere discepoli di Gesù, giudei che credevano in Gesù come Messia.

Al v.5 dice "Stimo infatti di non essere stato in nulla inferiore a quei sommi apostoli", e qui viene da pensare che faccia riferimento ai Dodici o ad alcuni di loro: Paolo non ritiene di essere stato da meno dei testimoni diretti.

Al v.13 accusa i tali (quelli che nomina inizialmente) di essere "falsi apostoli"; ma qui sorge un problema, perché poi ai vv.22-23 dice anche che sono "Ebrei, Israeliti, discendenza di Abraamo, servitori di Cristo". Ora, dei giudei che credessero in Cristo, provenienti certamente da Gerusalemme (come si capisce da altre sue lettere e da Atti), dovevano essere dei testimoni diretti, o che quantomeno conoscevano bene Giacomo e avevano seguito Gesù nel suo ministero (erano moltissimi i giudei che lo seguivano) e avevano ricevuto mandato a trasmettere gli insegnamenti del Maestro. Paolo li accusa di non avere autorità apostolica, quindi non erano i "sommi apostoli" e neppure, secondo lui, potevano trasmettere gli insegnamenti di Gesù.

Purtroppo, non conosciamo i retroscena alla 2Cor abbastanza bene per poter ricomporre il puzzle. Di certo, possiamo affermare che Paolo era contrastato da giudei "servitori di Cristo", che evidentemente non concordavano col messaggio di Paolo.
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