Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

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bgaluppi
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da bgaluppi »

La spiegazione di Gianni sulla presunta citazione di Luca è molto convincente. Paolo non conobbe Yeshùa ma probabilmente, come Luca, conosceva le tradizioni che già circolavano, orali e scritte, che certamente venivano imparate a memoria. Questo può spiegare il fatto che la citazione sia perfettamente corrispondente e può averla usata come commento rafforzativo.
speculator

Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da speculator »

Il movimento dei seguaci di Gesù era diviso in: Giovannisti, Giacobisti, zeloti, quelli di Gerusalemme, galilei ecc. che si trovavano in luoghi propri e con tradizioni orali proprie che si riscontrano nei finali molto diversi dei quattro vangeli.

E' accertata la presenza di molti falsi aa maestri.

Che le scritture che abbiamo siano state manipolate lo prova la critica testuale. Quindi come sono non sono infallibili.

Le traduzioni poi non sono sempre buone.

Mi pare che al tempo dei Flavi, o sotto Claudio, lo primo secolo, fu fatta una apposita legge contro i falsari di scritti, perche' la copiatura e creazione di falsi diventata un'industria.
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bgaluppi
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da bgaluppi »

Il movimento dei seguaci di Gesù era diviso in: Giovannisti, Giacobisti, zeloti, quelli di Gerusalemme, galilei ecc. che si trovavano in luoghi propri e con tradizioni orali proprie che si riscontrano nei finali molto diversi dei quattro vangeli
Questo lo dice Pesce? Non so della legge, ma certamente il problema dei falsi era reale nel I secolo e lo fu anche dopo. Senza andare nella letteratura classica, basta vedere la quantità di falsi prodotti dalla letteratura cristiana.
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Gianni
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da Gianni »

Speculator, tu dici che “il movimento dei seguaci di Gesù era diviso in: Giovannisti, Giacobisti, zeloti, quelli di Gerusalemme, galilei” e aggiungi perfino un “ecc.”.

Personalmente trovo già improprio definirlo “movimento”. Yeshùa era un giudeo praticante.
E i “Giovannisti” chi sarebbero mai? Quanto agli zeloti, Yeshùa ne accolse alcuni tra i suoi, finanche tra i Dodici. “Quelli di Gerusalemme” chi mai sarebbero? E i galilei? All’inizio erano tutti galilei. Tutti i presunti gruppi che hai nominato non costituivano affatto gruppi separati all'interno dell'unica chiesa fondata da Yeshùa.

Possiamo al massimo vedere – all’inizio della chiesa – due tendenze che si evidenziarono quando con la dispersione dei giudei la buona notizia iniziò ad essere predicata ai pagani. Il suo culmine fu nell’aperto scontro tra Paolo e Pietro. Da una parte i giacobiti che insistevano sulla circoncisione, ai quali Pietro si adeguò; dall’altra Paolo. Ma non si formarono affatto due gruppi indipendenti. Appartenevano tutti alla stessa e unica chiesa, e la questione fu risolta nel concilio gerosolimitano presieduto da Giacomo che, in più, diede ragione a Paolo.

Attenti, amici miei. Non esagerate nelle affermazioni. Fate ipotesi, se volete, ma poi attenetevi alla Scrittura.
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bgaluppi
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da bgaluppi »

Gianni, sono d'accordo che inizialmente fosse un'unica chiesa, anche perché finché gli apostoli e i discepoli più vicini a Yeshùa, quelli che vissero con lui, furono in vita, non c'è dubbio che la dottrina di Yeshùa venisse preservata e nessuno potesse metterla in discussione. Ma qual era la sua dottrina? Leggendo i Vangeli e tenendo presente che Yeshùa era un giudeo osservante venuto solo per le pecore perdute di Israele (distinte dai gentili, Mt 10:6; 15:24 ss.), non poteva essere che quella di un giudeo osservante che intendeva parlare a Israele. Del resto, un maestro giudeo che intendesse insegnare ai gentili e fare discepoli tra loro non avrebbe avuto alcun credito in mezzo a Israele. Io faccio davvero fatica ad accettare l'idea che l'apertura ai gentili fosse voluta da lui. Le fonti più antiche (Marco e Q) ritraggono uno Yeshùa che parlava agli ebrei in termini squisitamente ebraici, che afferma che nessun precetto della Torah (inclusa la circoncisione, ovviamente) sarebbe venuto meno finché fossero passati i cieli e la terra; se pur secondo i profeti alla fine dei tempi il regno messianico avrebbe dovuto interessare anche gli stranieri di riflesso, i destinatari del regno e del messaggio di Yeshùa erano giudei, non gentili (il "pane" è destinato ai figli, non agli stranieri, Mt 15:26). Stando allo Yeshùa dei Vangeli e tenendo ben presente che era un rabbi giudeo, si può affermare che Yeshùa avesse intenzione di predicare ai gentili? Si, ma solo sulla base di Mt 28:19.

Credo che sia necessario fare una distinzione: se la nostra intenzione è quella di esaminare la questione relativa alla comunità primitiva da un punto di vista scritturale, allora dobbiamo restare sulla Scrittura come è giunta fino a noi (stando attenti alle varianti!). Ma se la disamina riguarda anche l'ambito storico, allora è necessario prendere in considerazione le fonti storiche, se ce ne sono a sufficienza e se sono indipendenti e concordi.

L'esame storico non può stabilire ciò che accadde, ma solo ciò che probabilmente accadde, ricostruendo gli eventi plausibili basandosi sui resoconti disponibili che li attestano indipendentemente e concordemente. Più sono le fonti, più sono attendibili (testimonianza diretta), più sono indipendenti, più sono concordi, più si riesce ad aumentare le probabilità che un dato evento si sia verificato e lo si può accettare come storico. Ma comunque non avremo mai la dimostrazione scientifica che si sia verificato e come, per cui la storia non può essere dimostrata scientificamente, ma solo ricostruita in modo plausibile, sulla base delle informazioni che abbiamo. Voglio dire che noi, nel presente, non abbiamo accesso a ciò che certamente si è verificato, ma solo a ciò che plausibilmente si è verificato, se disponiamo di un adeguato numero di fonti che siano attendibili. Per cui non possiamo dire “andò così” solo perché un singolo scritto dice che andò così. Certo, che il Tempio sia stato distrutto lo sappiamo con certezza, ma non possiamo dimostrare scientificamente le dinamiche che ne causarono la distruzione, però possiamo affermare che è molto plausibile che siano state quelle che le fonti indipendenti attestano concordemente.

Riguardo alla questione del Concilio di Gerusalemme, abbiamo praticamente una sola fonte, che è Atti, ed è la stessa anche per gli scrittori cristiani che ne parlano. Gli scritti di Paolo potrebbero essere un'altra fonte, ma Paolo non dice nulla sul Concilio (pur essendo stato presente), se non che si recò a Gerusalemme e incontrò gli apostoli. Dunque abbiamo un'unica fonte, non corroborata dal testimone oculare. In termini storici non è sufficiente per stabilire con certezza che quel Concilio plausibilmente avvenne e che si risolse a favore di Paolo. In termini scritturali, invece, abbiamo la certezza che avvenne e che dette ragione a Paolo. Ma sono due procedimenti molto diversi. Non possiamo avere la certezza storica che Giacomo detto il Giusto probabilmente per la sua rigida ottemperanza alla legge mosaica, fratello di Yeshùa e giudeo a capo della comunità giudaica di Gerusalemme, abbia dato ragione a Paolo; possiamo solo affermare che Atti dice questo. Possiamo quindi solo credere che il Concilio ci sia stato sulla base di un'unica fonte, non averne la certezza. E attenzione, non sto dicendo che non ci fu, ma sto facendo un ragionamento prettamente storico. Però possiamo anche chiederci: ammesso che ci sia stato, il Concilio risolse il problema?

Nonostante il Concilio, è storicamente plausibile che la comunità dei credenti, dopo la morte degli apostoli, fosse divisa, e su questo le fonti storiche attendibili ci sono. Il Concilio avvenne intorno al 49, se non erro (sulla base di Atti), ma negli anni successivi Paolo stesso continua a denunciare l'esistenza di "falsi maestri" all'interno della comunità e di forti dissidi tra i credenti, che non richiama mai alle decisioni del Concilio. Tali dissidi sono confermati dagli scritti dei Padri della Chiesa e da altri scrittori del periodo. Dunque, il Concilio non risolse affatto la questione. Nei secoli successivi, poi, i dissidi aumentarono (e anche su questo esistono molte fonti storiche) e le dottrine si moltiplicarono. È questo il periodo in cui i testi venivano ricopiati forsennatamente ed evidentemente riempiti di errori volontari o involontari e a volte manomessi per ragioni teologiche (l'enorme quantità di varianti nei mss in nostro possesso ne sono la prova). Possiamo accertare che i testi più antichi in nostro possesso (IV secolo) siano conformi a quelli che circolavano nel II secolo? E che quelli del II secolo fossero conformi agli originali prodotti nel I? E che gli originali dei Vangeli, dopo circa 40/50 anni dalla morte di Yeshùa, riportassero fedelmente gli eventi storici intorno a Yeshùa? Io credo di no. Dobbiamo fidarci. Del resto, se così fosse, gli studiosi e gli storici non sarebbero stati a discutere per secoli e non continuerebbero a farlo ancora oggi e tra credenti e studiosi ci sarebbe totale accordo.
speculator

Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da speculator »

L'attività di Paolo fu prevalentemente fuori da Gerusalemme e poco poteva sapere su Gesu' e certo non di persona.
Luca, fino alla morte di Paolo, essendo proselito, ne sapeva ancora meno.


La divisione topologica e ideologica nei seguaci di Gesù dopo la sua morte l'ho trovata da un articolo in rete recentemente visto che analizza i quattro finali evangelici.

Gesu'.era un giudeo praticante ma un suo seguace Giuda non lo era, e più tardi ad Antiochia non lo erano Cephas e Paolo.

I seguaci di Giovanni di Zebedeo, parente di Gesu', erano per me "giovannisti".

Alcuni zeloti erano tra i dodici e quindi seguivano Gesu'.

Quelli di Gerusalemme abitavano a Gerusalemme ed ospitavano gli ebrei per le tre feste comandate.

I Galilei erano gli undici apostoli ma seguivano Gesu' anche non Galilei.

I giudei ferventi li ho chiamati giacobisti.

Appartenevano all'unica chiesa? La questione fu risolta col concilio di Gerusalemme?

Certo subito dopo la morte di Gesu' non esisteva un'unica chiesa, ma alcuni seguaci, compresi i dodici ricostituiti, resuscitati.
speculator

Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da speculator »

Si tenevano chiusi nella casa della madre di Marco, per paura dei giudei, dei romani, di Erode. Ed avevano ragione di temere, si veda la lapidazione di Stefano, la morte di Giacomo, il tentato omicidio di Pietro.

Esistendo diverse opinioni, non esisteva una chiesa subito dopo la morte di Gesù più di quanto ne esista una adesso.
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bgaluppi
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da bgaluppi »

Speculator, su quanto sostieni non sono informato. Sono temi molto specifici che alcuni storici e critici hanno affrontato, sulla base delle fonti storiche, ma bisognerebbe leggere con attenzione i loro lavori.
speculator

Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da speculator »

Interessante la distinzione tra verità scritturale e verità storica.
Il Concilio di Gerusalemme di Atti; Paolo scrive che vi è andato; è finito come?. Storicamente mancano fonti quindi non basta.

In termini scritturali c'è stato ed han preso una decisione che è riportata in Atti.
La questione risolta era che non si imponeva ai gentili la circoncisione e la legge mosaica. Per gli ebrei restava valida; anni dopo Paolo va al tempio, cioe' in un covo di vipere, dopo aver circonciso Timoteo, pur non essendo obbligatorio, su consiglio, che io ritengo funesto, dei giudei di Gerusalemme.
speculator

Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da speculator »

Adriana Destro e Mauro Pesce. "Coabitazione dei gruppi di seguaci di Gesù a Gerusalemme ...". (2016) convegno
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