Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

speculator

Re: 1Tim 5:18 che scritture cita?

Messaggio da speculator »

Mauro Pesce in "le parole dimenticate di Gesù" collana Lorenzi Valla Mondadori tratta delle scritture neotestamentarie in discussione.
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matteo97
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Re: 1Tim 5:18 che scritture cita?

Messaggio da matteo97 »

Antonio, fammi indagare un attimo e confronterò Matteo 28:19 e altri passi che si ritengono aggiunzioni postume. Sul fatto che Yeshùa dovesse predicare solo alla casa d'Israele e a quella di Giuda siamo d'accordo io stesso lo sto scrivendo nel Messia ebraico. Ma Paolo perchè predicò ai goyim? Se il comando di Yeshùa è postumo c'è qualcosa che non torna...
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bgaluppi
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Re: 1Tim 5:18 che scritture cita?

Messaggio da bgaluppi »

Tutte queste mie considerazioni potrebbero sembrare fuori tema ma servono per creare dei presupposti per la discussione intorno alla 1Tm ed eventualmente altre parti delle Scritture Greche. Per cui, potrei magari decidere di cambiare il titolo e sceglierne uno che allarghi la discussione.

Un aspetto importante da considerare è il fatto che durante i secoli successivi alla morte di Yeshùa e prima di Costantino, la cosiddetta chiesa non era affatto un organismo unitario con idee comuni e una fede condivisa, come alcuni potrebbero pensare, in cui i manoscritti venivano ricopiati con diligenza e intenzioni comuni, cercando di rispettare la dottrina apostolica che i primissimi scritti (probabilmente in aramaico) dovevano contenere. La verità storica è ben diversa ed è documentata dalla letteratura del periodo. Ne ho già parlato, ma intendo aggiungere alcune informazioni che saranno utili per valutare quanto fosse probabile che gli autori del periodo producessero scritti falsi (cosiddetti pseudoepigrafici) e i copisti – oltre a commettere naturali errori involontari – modificassero i testi anche volontariamente per dare sostegno a filoni di pensiero e indebolirne altri.

Nel II e II secolo i gruppi che si definivano cristiani si dividevano in quelli che credevano in un unico Dio, quelli che credevano in due dèi (uno del Tanach e uno di Gesù, come Marcione e i suoi seguaci), quelli che credevano nell'esistenza di una molteplicità di dèi (come i cristiani gnostici). Alcune comunità cristiane sostenevano che la creazione fu opera di Dio, altre che fosse il risultato di un disastro cosmico; certi gruppi ritenevano che il vero Dio fosse quello degli ebrei, altri che non lo fosse e si trattasse di un dio inferiore. Riguardo a Cristo, alcuni sostenevano che fosse totalmente Dio e per niente uomo, altri il contrario, altri ancora che fosse entrambe le cose; alcuni ritenevano che la sua morte avesse portato la salvezza al mondo intero, altri che la salvezza non avesse nulla a che vedere con la sua morte, altri ancora che in realtà non fosse mai morto.

Ebbene, tutti questi gruppi si dichiaravano cristiani e ognuno di loro sosteneva di avere ragione. Un po' come oggi, anzi molto peggio, perché almeno oggi abbiamo un corpus di scritti accettato (quasi) da tutti, mentre nei primi secoli della nostra era ne esistevano molti di più (oltre a quelli canonici attuali) e circolavano molti falsi. Esattamente come oggi i vari gruppi religiosi addomesticano le traduzioni per dare sostegno alla loro dottrina, allora si addomesticavano i testi in greco, che i credenti per la maggior parte non erano comunque in grado di leggere. Insomma, da questo quadro viene da pensare che dopo la morte di Yeshùa qualcosa fosse andato storto.

In questo clima di idee diverse ed opposte, ognuno cercava di convincere l'altro di avere ragione, per cui si producevano scritti a difesa delle proprie dottrine o per attaccare e smentire gli avversari e nel far questo si andava a ritoccare gli scritti sacri, come lamentano Origène ed altri. Naturalmente, per dimostrare di aver ragione, venivano utilizzati gli scritti prodotti nel I secolo, più autorevoli in quanto vicini agli apostoli; ma questi scritti, che venivano tramandati attraverso continue copiature, assorbivano via via mutamenti dettati dal pensiero religioso di appartenenza dello scriba, che poteva cambiare, togliere o aggiungere delle parole in modo che il testo risultasse più conforme alla propria dottrina. Questo, naturalmente, lo facevano tutti. Marcione modificò a suo uso e consumo diverse lettere di Paolo per dare autorità apostolica alle sue dottrine e per questo fu ritenuto eretico (ma lui era convinto che gli eretici fossero gli altri).

Alla fine, il gruppo che riuscì a vincere questa "guerra" fu anche quello che necessariamente decise quali scritti avrebbero dovuto essere canonici e quali no, e certamente svolse un buon lavoro, perché già il canone Muratoriano era molto simile a quello attuale e gli scritti evidentemente apocrifi furono correttamente scartati. Ma non necessariamente tutti gli scritti che circolavano erano evidentemente veri o evidentemente falsi, perché ciò dipendeva dall'abilità di chi li produceva; infatti, la discussione continuava e non tutti accettarono la definitiva canonizzazione in modo sereno. Oltretutto, quegli scritti che erano accettati da tutti (i quattro vangeli), subirono numerose corruzioni nel corso dei secoli precedenti, come ho messo in evidenza nei commenti precedenti, e adesso parlerò dei motivi per cui queste corruzioni avvenivano.

Le ragioni che stanno dietro alle alterazioni apportate ai testi ritenuti sacri erano di ordine teologico, legate a quattro gruppi di pensiero fondamentali:

Adozionista, dei giudei chiamati ebioniti, che ritenevano necessaria la circoncisione e l'obbedienza alla Torah e non credevano alla nascita virginale né alla divinità di Yeshùa, ma lo ritenevano il messia ebraico.

Antiadozionista, di coloro che si opponevano agli adozionisti.

Docetista, o docetico, di coloro che ritenevano che Yeshùa non avesse natura umana ma unicamente divina, e che la sua sembianza umana fosse solo apparente.

Antidocetista, o antidocetico, di coloro che si opponevano ai docetisti.

Queste correnti di pensiero opposte determinarono delle modifiche ai testi, in funzione antiadozionista (per rendere "meno uomo" lo Yeshùa "solo uomo") e in funzione antidocetista (per rendere "più uomo" lo Yeshùa "solo divino"). Infatti, il gruppo che prevalse, come conferma la storia, fu quello che riteneva Yeshùa tanto divino quanto umano, ossia quello che adottò il modello trinitario su cui Costantino si appoggiò per contribuire a fondare e diffondere l'attuale Cristianesimo.

Da un esame separato dei Vangeli, soprattutto quelli di Marco e Luca, risulta evidente come Yeshùa risponda a caratteristiche profondamente diverse in virtù di queste modifiche antiadozioniste e antidocetiche di cui ho parlato. Un primo esempio è quello di Mr 1:41 già citato, e della figura dello Yeshùa adirato e umano di Marco contro quello imperturbabile di Luca (e Matteo, a tratti). Se volete posso trattare ulteriormente l'argomento andando un po' più in profondità.
speculator

Re: 1Tim 5:18 che scritture cita?

Messaggio da speculator »

I Corinzi 9:14 "Così anche il Signore ha comandato a quelli che annunciano il vangelo di vivere del vangelo".

Didache 13:1,2 usa trophe cioè cibo e aggiunge specifiche letterarie redazionali che metto tra parentesi: "ogni (vero) profeta (che voglia stare presso di voi) e' degno del proprio nutrimento-trofe.
(Allo stesso modo) il (vero) maestro è degno (anch'egli) (come il lavoratore) del proprio nutrimento"

Pesce sosteneva che la formulazione di Paolo era lontana dai sinottici ed usa "miston" cioe' onorario ed ha un precetto circa 20 anni prima dei sinottici, in I Timoteo 5:18
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bgaluppi
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da bgaluppi »

Ho modificato il titolo, per cui da adesso in poi i commenti compariranno con il nuovo titolo.
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bgaluppi
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da bgaluppi »

Pesce sosteneva che la formulazione di Paolo era lontana dai sinottici ed usa "miston" cioe' onorario ed ha un precetto circa 20 anni prima dei sinottici, in I Timoteo 5:18
Non ho capito, speculator. Pesce sosterrebbe che questo precetto paolino sarebbe diverso dai sinottici? Ma Lc 10:7 è identico. Credo che anche se versioni più o meno definitive dei vangeli abbiano fatto la loro comparsa dopo Paolo, è presumibile pensare che esistessero scritti in aramaico che raccoglievano gli insegnamenti di Yeshùa già prima di Paolo. Luca stesso afferma di essersi basato su scritti a lui antecedenti (Lc 1:1). In ogni caso, il vangelo veniva trasmesso oralmente e gli insegnamenti imparati a memoria, secondo una comune pratica antica. È proprio questo che Yeshùa ordinò, "predicate", non "scrivete".
speculator

Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da speculator »

Pesce scriveva a proposito di I Corinzi 9:14 :"... la formulazione letteraria di Paolo è lontana da quella sinottica e dalla Didache.....per due volte parli di "salario" (onorario) dovuto induce a pensare che conoscesse un precetto di Gesù simile a quello di Ev. Luca 10:7....Paolo ci trasmette un precetto di Gesu' per i predicatori itineranti circa 20 anni prima dei sinottici."

Sono d'accordo con te che esisteva una forte tradizione orale prima dei sinottici.
Mi pare di aver letto che il
detto sul salario, se non nelle scritture ebraiche, si trovava nella letteratura ebraica del tempo.
speculator

Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da speculator »

Scusa la mia imprecisione.
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bgaluppi
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da bgaluppi »

Mi pare che Pesce stia ipotizzando che le parole di Yeshùa nei sinottici siano influenzate da Paolo, ossia che gli scrittori dei sinottici mettano in bocca a Yeshùa ciò che Paolo aveva detto venti anni prima, se non erro.

In questo caso non mi trovo d'accordo, perché in realtà esistevano prima di Luca resoconti su Yeshùa che potevano già riportare l'insegnamento che troviamo in Lc 10:7 e che Paolo usa in 1Tm 5:18.

“Poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che hanno avuto compimento in mezzo a noi, come ce li hanno tramandati quelli che da principio ne furono testimoni oculari e che divennero ministri della Parola...” – Lc 1:1-2
speculator

Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da speculator »

Devo scrivere a pezzi perché per cattiva abitudine cancello pezzi scritti.

Che I Timoteo sia dopo Luca?
Mi pare che sia no.

Anche io, come Gianni, ho pensato che la prima sul bue era una citazione e la seconda un commento rafforzativo del rabbini Gesù.

Avrebbe potuto Paolo scrivere "e il Signore disse...", come ha fatto in molte altre occasioni? Quali? Paolo non era testimone del Gesù terreno che non aveva conosciuto e non poteva scrivere al riguardo.
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