Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

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Gianni
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da Gianni »

Antonio, hai posto troppe questioni tutte insieme, per cui mi limito ad un solo punto, anche se forse è marginale. Dici che Paolo fu presente al concilio di Gerusalemme. A me pare di no.

Abbiamo sempre raccomandato di porre una sola questione per volta, per cui applichiamolo anche noi. La discussione è indubbiamente interessante. Facciamola bene.
speculator

Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da speculator »

Almeno per il vangelo di Marco che ho appena ora controllato velocemente, i rapporti con i gentili sono inesistenti, tranne il racconto della donna Sirofenicia di lingua greca di Tiro cui guari' la figlia dalle idee particolari. Per Marco Gesù predicava e mandò alle pecore smarrite della casa di Israele.
La guarigione da spiriti impuri la ritengo purificazione spirituale.
Esiste anche l'episodio dell'arresto e morte del Battista che tratta con collaborazionisti dei romani, sesso, vino e sangue.
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bgaluppi
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da bgaluppi »

Gianni, hai ragione. Quando mi applico a riflettere mi vengono in mente molte cose e ho la tendenza a scriverle in forma di trattato... :)) .

Sul Concilio, ti risponderò stasera perché effettivamente la questione è interessante. Io credo che Paolo e Barnaba fossero presenti alla riunione e che più di un Concilio si trattasse di una convocazione.
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bgaluppi
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da bgaluppi »

Gianni, abbandonando per un momento l'approccio storico-critico, ti propongo la mia lettura di At 15.

Paolo e Barnaba si trovano ad Antiochia, dove ingaggiano una discussione con “alcuni venuti dalla Giudea” che sostenevano essenzialmente che la fede in Yeshùa, il messia ebreo, prevedeva l'accettazione del "giogo della Torah", come mi piace dire, visto che il tema era la circoncisione (che prevede proprio la sottomissione alla legge ebraica). Paolo e Barnaba non erano d'accordo e nasce una discussione “non di poco conto” (οὐκ ὀλίγης), quindi accesa. Credo non sia sbagliato ipotizzare che questi uomini fossero giudei credenti e membri della comunità di Gerusalemme che erano venuti ad Antiochia forse proprio con il proposito di sollevare la questione della circoncisione (e dunque della conversione all'ebraismo). Questo lo deduco dal fatto che sono proprio questi uomini a disporre (ἔταξαν, all'attivo e non al passivo come rendono tutti i traduttori tranne TNM) che Paolo e Barnaba vadano a Gerusalemme dai capi; e quindi si può ipotizzare che avessero ricevuto ordine di farlo da parte dei capi della comunità di Gerusalemme, che certamente erano venuti a sapere della conversione dei pagani: “decisero che Paolo, Barnaba e alcuni altri fratelli salissero a Gerusalemme dagli apostoli e anziani per trattare la questione” (v.2). Avevano autorità di condurre i due davanti agli apostoli.

Paolo e Barnaba vengono dunque condotti a Gerusalemme per riferire sulla questione, dopodiché “giunti a Gerusalemme, furono ricevuti dalla chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono le grandi cose che Dio aveva fatte per mezzo di loro” (v.4). Qui Paolo e Barnaba, ricevuti dalla comunità (παρεδέχθησαν ἀπὸ τῆς ἐκκλησίας) immagino in un luogo dedicato, non sembrano riferire sul problema per cui erano stati convocati (la necessità della circoncisione) ma parlano di altro. Al che, sono dei farisei divenuti credenti che “si alzarono dicendo: «Bisogna circonciderli e comandare loro di osservare la legge di Mosè»” (v.5). I farisei tagliano corto e vanno dritti al punto della questione e “si alzano”, per cui erano seduti in un luogo in cui si stava svolgendo la convocazione, lo stesso dove Paolo e Barnaba vengono ricevuti. Più che un Concilio, direi che si trattava di un'udienza.

Il testo continua: “Allora gli apostoli e gli anziani si riunirono per esaminare la questione. Ed essendone nata una accesa discussione, Pietro si alzò in piedi e disse...” (vv.6-7). Gli apostoli e gli anziani si riuniscono per discutere e poi Pietro si alza, per cui non erano altrove ma si trovavano nello stesso luogo dove avevano accolto Paolo e Barnaba, che erano sempre presenti. Di nuovo, la scena sembra quella di un'udienza, anche perché a Paolo e Barnaba non viene mai data parola se non all'inizio, momento in cui però non affrontano il problema, che non riguardava le conversioni e la fede sbocciata tra i pagani ma specificamente la necessità della circoncisione; poi vengono rispediti ad Antiochia.

“Allora parve bene agli apostoli e agli anziani con tutta la chiesa, di scegliere tra di loro alcuni uomini da mandare ad Antiochia con Paolo e Barnaba: Giuda, detto Barsabba, e Sila, uomini autorevoli tra i fratelli.”

Gli apostoli, dopo aver deciso, rimandano indietro Paolo e Barnaba accompagnati da persone fidate che potessero testimoniare a loro favore. In tutta la discussione, Paolo e Barnaba non parlano mai, per cui difficilmente poteva trattarsi di un Concilio. In ogni caso, a mio parere Paolo e Barnaba erano presenti in assemblea. La cosa che pare strana di tutta questa faccenda è che Paolo e Barnaba non parlano mai per esporre il problema e che gli apostoli, dopo averli plausibilmente convocati per riferire su una faccenda non da poco, decidono velocemente a favore della loro causa. Altra cosa strana è il fatto che Paolo nei suoi scritti non parli mai del Concilio, cosa che avrebbe dato grande forza a molti dei suoi discorsi, soprattutto nella Lettera ai Galati.

E qui mi tornano in mente le parole di Yeshùa: “Non andate tra i pagani e non entrate in nessuna città dei Samaritani, ma andate piuttosto verso le pecore perdute della casa d'Israele.” (Mt 10:5-6)
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Gianni
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da Gianni »

Caro Antonio, rispondendoti, parto da un po’ prima rispetto alle circostanze che tu hai ricostruito.

Penso che possiamo essere d’accordo sul fatto che la chiesa di Gerusalemme fu la prima comunità dei discepoli di Yeshùa e che come tale può essere considerata la madre di tutte le comunità. I discepoli di Yeshùa (allora tutti giudei) erano desiderosi di offrire la salvezza a tutta Israele, e ciò poteva avvenire partendo dalla sua capitale, Gerusalemme.

La prima comunità dei discepoli, quella gerosolimitana, era ancora strettamente unita al giudaismo: “Ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio” (At 2:46). Non bisogna però pensare al giudaismo del primo secolo come uniforme. In Israele c’erano almeno tre correnti principali: farisei, sadducei ed esseni. La chiesa primitiva era quindi un nuovo gruppo che si aggiungeva a quelli già esistenti.
La prima comunità fu però contrastata e combattuta sin dal suo inizio. Se la situazione non precipitò sin da subito, ciò lo si deve ad “un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, onorato da tutto il popolo”, il quale convinse i membri del sinedrio a non cercare di annientarla. - At 5:34-40.
La prima chiesa era dunque innestata, nelle sue origini, nel giudaismo. Che cosa comportava questo fatto? Sicuramente ciò: i primi discepoli di Yeshùa osservavano la Toràh.

Fin qui credo che possiamo concordare.

Poi ci fu la dispersione. Cacciati da Gerusalemme (At 8:1), “quelli che erano dispersi se ne andarono di luogo in luogo, portando il lieto messaggio della Parola” (At 8:1). Qui c’è un primo punto: è alquanto probabile che i discepoli ellenisti (giudei che parlavano greco) non fossero così legati alle tradizioni giudaiche: riconoscendo in Yeshùa il Messia e il mediatore di un nuovo sacerdozio, non davano più molta importanza alle norme rituali ebraiche. Ciò spiegherebbe perché furono cacciati da Gerusalemme, dove c’era il Tempio. Essendo ormai contrari al cerimoniale ebraico, probabilmente non accettavano più la circoncisione, sostituita dal battesimo. Sta di fatto che in seguito tutta la prima chiesa rifiutò il cerimoniale mosaico e la circoncisione.
I discepoli ellenisti ebbero un ruolo esplosivo nella diffusione del vangelo.

In At 11:19 è detto che “quelli che erano stati dispersi per la persecuzione avvenuta a causa di Stefano, andarono sino in Fenicia, a Cipro e ad Antiochia, annunciando la Parola solo ai Giudei, e a nessun altro”. Nondimeno, al successivo v. 20 è detto: “Ma alcuni di loro, che erano Ciprioti e Cirenei, giunti ad Antiochia, si misero a parlare anche ai Greci, portando il lieto messaggio del Signore Gesù”. E al v. 21 Luca commenta: “La mano del Signore era con loro; e grande fu il numero di coloro che credettero e si convertirono al Signore”.
Ciò avveniva ad Antiochia di Siria. - At 11:20.
Antiochia divenne la comunità di credenti più importante subito dopo quella di Gerusalemme.

Ciò premesso, entriamo nel merito.
Quando “la notizia intorno a loro”, ovvero che molti pagani antiocheni si erano convertiti, “giunse agli orecchi della congregazione che era a Gerusalemme”, “mandarono Barnaba fino ad Antiochia” (At 11:22, TNM). Ora, non so come tu faccia a dire che “non sia sbagliato ipotizzare che questi uomini fossero giudei credenti e membri della comunità di Gerusalemme che erano venuti ad Antiochia”. Non c’è da ipotizzare: è un fatto.
Che poi fossero stati mandati ad Antiochia forse proprio con il proposito di sollevare la questione della circoncisione, questa sì che è un’ipotesi, ma dura ben poco, come mostrerò.

Ora attenzione. Barnaba non fu inviato lì dal corpo apostolico per reprimere la novità controcorrente che il vangelo non veniva più annunciato ai soli giudei (At 11:19). Pietro aveva già accolto un gentile, Cornelio (At 10:1-22;15:7,14). Barnaba, arrivando ad Antiochia, “vide la grazia di Dio, si rallegrò, e li esortò tutti ad attenersi al Signore con cuore risoluto” (At 11:23). I pagani furono indubbiamente accolti nella prima chiesa, potremmo dire incondizionatamente; tuttavia, la nuova comunità di Antiochia di Siria si scontrò presto con le riserve di alcuni della chiesa di Gerusalemme.

Sebbene Barnaba non fosse stato inviato ad Antiochia per esaminare con diffidenza il nuovo fenomeno, di certo doveva fare opera di mediazione. Giuseppe, “soprannominato dagli apostoli Barnaba”, era la persona giusta, in quanto “levita, cipriota di nascita”. La decisione di Barnaba di andare a Tarso, a cercare Saulo e, dopo averlo trovato, di condurlo ad Antiochia (At 11:25), fu un provvidenziale colpo di genio. Paolo, infatti, mostrerà di avere un gran dono per la teologia e porrà il presupposto per recare il vangelo a tutti i pagani.
Il conflitto tra discepoli antiocheni e gerosolimitani ebbe comunque luogo. Ciò avvenne dopo che Barnaba e Paolo rientrarono ad Antiochia. - At 13:2,3.

Mentre si trovavano ad Antiochia, “alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli, dicendo: «Se voi non siete circoncisi secondo il rito di Mosè, non potete essere salvati». E siccome Paolo e Barnaba dissentivano e discutevano vivacemente con loro, fu deciso che Paolo, Barnaba e alcuni altri fratelli salissero a Gerusalemme dagli apostoli e anziani per trattare la questione”. – At 15:1,2.
Al v. 2 si ha ἔταξαν ἀναβαίνειν, “stabilirono salire”, che messo in italiano suona: “Stabilirono che salissero” (a Gerusalemme). È una frase oggettiva (infinito più gli accusativi Παῦλον καὶ Βαρνάβαν). Chi lo stabilì? Quelli del v. 1. Gli atti del concilio di Gerusalemme, nel quale la questione fu trattata e risolta, sono riportati in At 15:4-29.

Questa questione era risolta: ai pagani convertiti non sarebbe stato chiesto di circoncidersi. Si erano verificati però altri problemi, ed è Paolo a narrarli in Gal 2:11-14. Ci fu uno scontro tra Paolo e Pietro, che ipocritamente si era schierato dalla parte dei giacobiti.

I non giudei divennero la maggioranza nelle comunità dei discepoli di Yeshùa. L’opera presso i giudei si era esaurita. È emblematico il passo di At 13:45-48: “I Giudei, vedendo la folla, furono pieni di invidia e, bestemmiando, contraddicevano le cose dette da Paolo. Ma Paolo e Barnaba dissero con franchezza: «Era necessario che a voi per primi si annunciasse la Parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi ritenete degni della vita eterna, ecco, ci rivolgiamo agli stranieri. … Gli stranieri, udendo queste cose, si rallegravano e glorificavano la Parola di Dio; e tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero”. L’opera di predicazione fu divisa, così che Pietro si occupasse dei giudei e Paolo dei pagani.
Riferisce Paolo: “Quelli che godono di particolare stima (quello che possono essere stati, a me non importa; Dio non ha riguardi personali), quelli, dico, che godono di maggiore stima non m'imposero nulla; anzi, quando videro che a me era stato affidato il vangelo per gli incirconcisi, come a Pietro per i circoncisi (perché colui che aveva operato in Pietro per farlo apostolo dei circoncisi aveva anche operato in me per farmi apostolo degli stranieri), riconoscendo la grazia che mi era stata accordata, Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne, diedero a me e a Barnaba la mano in segno di comunione perché andassimo noi agli stranieri, ed essi ai circoncisi”. - Gal 2:6-9.

Infine, vediamo la presenza o meno di Paolo al concilio di Gerusalemme. Si legge in At 21:18 “Paolo si recò con noi da Giacomo; e vi si trovarono tutti gli anziani”. Al v. 25 è riportato ciò che fu detto a Paolo: “Quanto ai pagani che hanno creduto, noi abbiamo scritto decretando che si astengano dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla fornicazione”.
Ti sembrano parole dette a uno che lo sapesse già? Come si può sbrogliare la questione?
speculator

Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da speculator »

La casa di Marco forse era dove discese lo spirito su circa 120 persone.
Dopo la predicazione di Pietro e la conversione di 3000 tale luogo non bastava. Si riunivano in gruppi in case private, difficilmente nelle sinagoghe. Probabilmente il centro direttivo sta dove si riunivano i dodici e non cambio', tranne per forza.

Esisteva anche la quarta setta cioe' gli zeloti, più i nazareni, esseni, farisei, sadducei fanno cinque.

Quando è scritto in Atti 4:13 ".....riconoscevano a loro riguardo che erano stati con Gesù" io penso volessero intendere che come Gesu' "era stato (ammazzato)" così potevano fare con loro.


Atti 11:20 non dice che i dispersi si sono messi a predicare indistintamente alle persone di lingua greca, ma predicavano specialmente ai proseliti o ebrei che parlavano solo greco.
speculator

Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da speculator »

Penso che difficilmente i Pagani antiocheni si convertirono al Cristo.
Quelli che si convertirono al Cristo furono gli ebrei o proseliti di lingua solo greca.
speculator

Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da speculator »

I giudei avevano tanti motivi per perseguitare a morte Paolo e i suoi, non solo l 'invidia che facevano molti discepoli.
speculator

Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da speculator »

Atti 8:1 dice che furono tutti dispersi dalla persecuzione dopo Stefano, da parte giudaica.

Andarono dai samaritani e in Giudea e battezzarono. Parlare ai giudei era normale; meno comune trattare coi samaritani.

Alcuni andarono in Fenicia, Cipro, Antiochia ma, essendo fuori paese, predicavano solo ai giudei.
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bgaluppi
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Re: Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da bgaluppi »

Gianni, non saprei che dire, perché in At 15:4 ss. è evidente che Paolo e Barnaba si trovino in un luogo dove furono ricevuti dalla comunità riunita e dove tutti sono seduti ad ascoltarli. Non appena Paolo e Barnaba finiscono di riferire “le grandi cose che Dio aveva fatte per mezzo di loro” (sta parlando naturalmente della nascita della fede tra i pagani), “alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, si alzarono dicendo: «Bisogna circonciderli [i pagani convertiti, di cui Paolo e Barnaba parlavano] e comandare loro di osservare la legge di Mosè»” (v.5). È ovvio che Paolo, Barnaba, i farisei e tutti gli altri si trovassero nello stesso luogo, visto che i farisei si alzano per parlare non appena Paolo e Barnaba hanno riferito. Erano lì con loro. Ciò trova conferma al v.12, in cui l'assemblea, dopo che Pietro ha finito il suo discorso, tace per ascoltare di nuovo Paolo e Barnaba. Piuttosto, approfitto per fare delle osservazioni.

Il v. 21:25 che citi, per come è formulato, non mi pare implichi necessariamente che Paolo non sia stato presente quando gli apostoli formularono la decisione. Però mi pare implichi che i pagani dovevano invece osservare solo quattro proibizioni della Torah (intendendo che non sono sottoposti alla legge ebraica, eccetto quelle quattro proibizioni, ma alla loro legge). Giacomo sta parlando di quattro uomini (giudei) che Paolo deve portare con lui al tempio per il rito di purificazione, affinché tutti vedessero che Paolo non imponeva affatto ai giudei di abbandonare l'osservanza della legge (v.21); poi fa un'affermazione che suona come una conferma dell'obbligo dei pagani deciso al Concilio di guardarsi da certi comportamenti (tutte proibizioni della Torah) dicendo essenzialmente “noi apostoli abbiamo dato l'ok affinché si astengano da quattro cose” (e quindi non erano sottoposti alla legge ebraica, tranne per quei quattro comandamenti). At 15:28,29 dice che i pagani non dovevano essere caricati di alcun peso (la circoncisione e "il giogo", v.10, la sottomissione alla legge di Mosè) eccetto quelle quattro regole, il che suona come "non dovete accettare la circoncisione (e quindi il giogo della legge ebraica) ma dovete osservare solo quattro proibizioni". Non ci vedo una dimostrazione del fatto che Paolo non fosse stato presente, ma piuttosto un rafforzamento del fatto che la fede in Yeshùa per Giacomo prevederebbe l'osservanza della legge ebraica solo per i giudei e non per i pagani, che dovevano osservare solo quattro precetti di quella legge (e restare con la propria legge). Il che suona molto strano, perché Giacomo nella sua lettera ai credenti insiste sull'importanza delle opere (della legge?).

Potrebbe esserci un'altra spiegazione. At 21:25 è uno dei versetti con più varianti che abbia mai incontrato. Secondo me non c'entra nulla nel contesto, potrebbe anche essere un'aggiunta. Infatti, i vv. 24 e 26 contengono pochissime e trascurabili varianti e il discorso fila molto più liscio se leggiamo il passaggio omettendo il v. 25. È dei quattro uomini che avevano fatto voto che Giacomo sta parlando, cosa mai c'entrano i pagani convertiti?

“23 Fa' dunque quello che ti diciamo: noi abbiamo quattro uomini che hanno fatto un voto; 24 prendili con te, purìficati con loro e paga le spese per loro affinché possano radersi il capo; così tutti conosceranno che non c'è niente di vero nelle informazioni che hanno ricevute sul tuo conto; ma che tu pure osservi la legge. [...] 26 Allora Paolo, il giorno seguente, prese con sé quegli uomini e, dopo essersi purificato con loro, entrò nel tempio, annunciando di voler compiere i giorni della purificazione, fino alla presentazione dell'offerta per ciascuno di loro.”

Potrebbe essere che il v.25 sia stato inserito successivamente per rafforzare l'idea che i credenti pagani non dovessero osservare la Torah?
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