Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

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bgaluppi
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Manomissioni nelle Scritture Greche e loro motivazioni

Messaggio da bgaluppi »

Leggendo la Prima Lettera a Timoteo, mi sono soffermato a fare alcune considerazioni su questi versetti:

“17 Gli anziani che tengono bene la presidenza siano reputati degni di doppio onore, specialmente quelli che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento; 18 infatti la Scrittura dice: «Non mettere la museruola al bue che trebbia»; e: «L'operaio è degno del suo salario».” (5:17-18).

L'autore qui sostiene che i πρεσβύτεροι (presbùteroi), ossia gli anziani che presiedevano le assemblee e in generale sovrintendevano alla comunità (προεστῶτες, proestòtes, da προΐστημι, proìstemi), dovevano essere considerati meritevoli di “doppio onore”, da intendersi in termini di rispetto e non di paga di un salario. Che si tratti di ricompensa non necessariamente monetaria lo si può capire dal fatto che l'autore cita le parole di Gesù “L'operaio è degno del suo salario” (NR), da Lc 10:7, in cui μισθός (misthòs) è non la paga, ma la ricompensa generica (in quel caso in forma di cibo). La protestante NR traduce illogicamente μισθός (che nel contesto fa chiaro riferimento al cibo) con “salario” per giustificare la paga e i benefici che i pastori protestanti percepiscono, ma meglio sarebbe tradurre con “ricompensa”. L'altra citazione è da Dt 25:4.

Ciò che mi ha colpito, tuttavia, è il fatto che l'autore citi chiaramente il Vangelo di Luca (dandogli valore di “Scrittura” al pari di Dt 25:4) in un tempo in cui quel Vangelo non era ancora stato scritto né – ammesso e non concesso lo fosse stato – poteva essere considerato dal giudeo Paolo inseribile all'interno della Scrittura, che era ancora solo il Tanach.

ἄξιος γὰρ ὁ ἐργάτης τοῦ μισθοῦ αὐτοῦ (Lc 10:7)
ἄξιος ὁ ἐργάτης τοῦ μισθοῦ αὐτοῦ (1Tim 5:18)

Il passo ha un parallelo in Mt 10:10 (vangelo anch'esso posteriore a Paolo) dove è usato però un altro termine (che compare sui mss più autorevoli), τροφή, che fa specifico riferimento al sostentamento tramite cibo (oltretutto in modo poco contestualizzabile perché non si parla di cibo):

ἄξιος γὰρ ὁ ἐργάτης τῆς τροφῆς αὐτοῦ

Non è possibile quindi che l'autore di 1Tim citi magari una versione anche antica di Matteo, che poteva forse circolare in aramaico in alcuni ambienti prima del 50, e che in ogni caso l'apostolo delle genti non avrebbe mai paragonato alla Scrittura (anche perché, nelle sue lettere chiaramente ed unanimemente riconosciute come autentiche e non pseudoepigrafiche da tutta la critica antica e moderna, ogni riferimento alla Scrittura è sempre relativo al Tanach). Né pare plausibile affermare che citi il Tanach.
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Tony
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Re: 1Tim 5:18 che scritture cita?

Messaggio da Tony »

Tempo fa mi concentrai su questo argomento . Secondo me il collegamento che la NR ma che anche altre bibbie fanno al Lc 10:7 è errato, anche perché Yeshua stava citando a sua volta la Torah . Possibile che Yeshua facesse riferimento al Lv 19:13 traendone la conseguenza in senso "rabbinico" con un commento come Paolo fa in 1 Cor 9 con Dt 25:4? Mi sembra strano che Paolo faccia riferimento a Yeshua come se fosse un precetto con la stessa autorità della Torah .
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bgaluppi
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Re: 1Tim 5:18 che scritture cita?

Messaggio da bgaluppi »

Quando gli scrittori neotestamentari citano la Scrittura riportano le parole esatte (spesso dalla LXX). Qui si tratta di due citazioni, che devono corrispondere a due versetti precisi (del resto una citazione non può essere elaborazione). La prima è Dt 25:4, la seconda Lc 10:7. Quella seconda citazione non esiste sulla Torah e dunque Yeshùa non può aver citato la Torah. Se 1Tim 5:18 avesse citato Lv 19:13, cioè la Scrittura, avrebbe dovuto riportare:

“il salario dell'operaio al tuo servizio non ti resti in mano la notte fino al mattino.”

Oltretutto, questo versetto comanda qualcosa di completamente diverso: non essere in ritardo coi pagamenti (ed è ovvio che l'operaio debba ricevere ricompensa, visto che non è schiavo). L'autore di 1Tim cita decisamente Lc 10:7, in modo del tutto esatto come ho riportato. Questo potrebbe significare che il periodo in cui la 1Tim fu scritta è posteriore alla stesura di Luca.
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Tony
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Re: 1Tim 5:18 che scritture cita?

Messaggio da Tony »

effettivamente 1 Tm 5:18 dice " la scrittura dice" quindi è una citazione . Quello che fa un po strano è il fatto che in Luca 10:7 sembra una conclusione che viene direttamente da Yeshua perchè lui non fa una citazione. Sempre in 1Tm 5 al v.19 c'è sempre un richiamo al Dt 19:15 . Sono d'accordo con te nel dire che consideravano Scrittura anche le scritture Greche ,infatti per è strano . Quindi sempre in questa stessa ottica vanno prese le parole di Paolo in 1 Cor 9:14? (Di cui mi sono reso conto leggendolo ora)

Similmente, il Signore ha ordinato che coloro che annunziano il vangelo vivano del vangelo.
Prima lettera ai Corinzi 9:14 NR94

Possibile che anche lui faccia riferimento a Lc 10:7?

La bibbia intercofessionale collega il passo di 1Cor 9:14 a Luca 10:7 , ulteriore prova che Paolo cita la scrittura di Luca , quindi non solo in 1 Tm .
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bgaluppi
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Re: 1Tim 5:18 che scritture cita?

Messaggio da bgaluppi »

effettivamente 1 Tm 5:18 dice " la scrittura dice" quindi è una citazione . Quello che fa un po strano è il fatto che in Luca 10:7 sembra una conclusione che viene direttamente da Yeshua perchè lui non fa una citazione
Esattamente, Tony. 1Tim 5:18 cita come Scrittura la Torah e il Vangelo (che non poteva essere considerato “Scrittura” da Paolo, cioè appartenente ad un testo già considerato come sacro al pari della Torah). Poteva dire: “e il Signore disse”, come fa in molte altre occasioni.
Quindi sempre in questa stessa ottica vanno prese le parole di Paolo in 1 Cor 9:14?
Qui Paolo si riferisce certamente all'insegnamento di Yeshùa (trasmesso in primis oralmente dagli apostoli e diffusosi nell'arco di due decenni) che poi, in seguito, Mt e Lc riportano per iscritto (credo faccia riferimento proprio a Mt 10:10 e Lc 10:7). Ma qui non ci sono problemi, perché se certamente i due Vangeli non erano ancora scritti e diffusi (Luca è sicuramente posteriore a Paolo, forse Mt ma in una forma aramaica più scarna e più simile ad un elenco di discorsi e insegnamenti), gli insegnamenti di Yeshùa erano trasmessi oralmente e comunque qui Paolo non li considera certo Sacra Scrittura, che poteva essere per lui solo il Tanach. Il problema con 1Tim 5:18, invece, è che la citazione di Lc 10:7 (o comunque di parole chiaramente di Yeshùa) è considerata indubbiamente parte integrante della Scrittura.

Questo è un elemento interno che fa pensare che la 1Tim sia da collocarsi in un periodo storico successivo al 60. Cosa che non accade con la 1Cor.
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Tony
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Re: 1Tim 5:18 che scritture cita?

Messaggio da Tony »

Interessante , questa è l'unica citazione che avvalora l'idea che Paolo considerasse Scrittura Lc o MT oppure ci sono altri riferimenti dalle scritture Greche come se le considerassero Scrittura? Personalmente non ne conosco . Dico questo perché una scrittura sola è un po' ambigua come prova .

Ok ho letto la motivazione della tua analisi .
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bgaluppi
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Re: 1Tim 5:18 che scritture cita?

Messaggio da bgaluppi »

questa è l'unica citazione che avvalora l'idea che Paolo considerasse Scrittura
Direi piuttosto “che l'autore di 1Tim considerasse Scrittura LC o MT”, ma non certo Paolo. Al tempo di Paolo i testi delle SG attuali non erano ancora considerati come parte integrante delle Scritture, ovviamente. Molti non esistevano ancora. Gli insegnamenti di Yeshùa erano diffusi e imparati a memoria, ma non erano “Scrittura”. Paolo non riteneva i suoi scritti – delle semplici lettere con ammonimenti, insegnamenti e istruzioni per le comunità – come facenti parte di un "pre-canone" sacro, e neppure gli attuali vangeli erano stati ancora differenziati da molti altri vangeli che circolavano. Mi pare che il primo a parlare di “quattro” vangeli autentici e differenziarli dagli altri fu Ireneo (vado a memoria). In seguito, dopo la morte di Paolo, le sue lettere – assieme ad altri scritti – furono ritenute testi sacri. Ciò è confermato da 2Pt 3:16, anch'essa ritenuta uno scritto pseudoepigrafico tardo da una parte della critica moderna:

“questo egli [Paolo] fa in tutte le sue lettere, in cui tratta di questi argomenti. In esse ci sono alcune cose difficili a capirsi, che gli uomini ignoranti e instabili travisano a loro perdizione come anche le altre Scritture”

Qui l'autore, che dovrebbe essere Pietro, inserisce le lettere di Paolo tra le Scritture, perché parla di come gli uomini travisino i suoi scritti e le “altre” Scritture (cioè le sue lettere e il resto, il rimanente, delle Scritture). Ma è impossibile che il giudeo Pietro considerasse le lettere paoline scritte nel suo tempo come Scritture! Ne ho parlato qui:

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trizzi74
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Re: 1Tim 5:18 che scritture cita?

Messaggio da trizzi74 »

Posto questi allegati in cui troverete una spiegazione sulla scrittura di 1 timoteo 5:18. Spero che si vedano bene le foto che ho fatto delle pagine.
Allegati
allegati.zip
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"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
Carl Gustav Jung
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bgaluppi
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Re: 1Tim 5:18 che scritture cita?

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Tiziano, leggo.
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bgaluppi
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Re: 1Tim 5:18 che scritture cita?

Messaggio da bgaluppi »

L'autore afferma che Paolo "cita testi che erano già stati incorporati nella struttura halakica della prima chiesa", ma non spiega né dimostra con argomenti storici questa affermazione. La Scrittura (è grafè) in Paolo e negli stessi Vangeli è sempre il Tanach. Da un punto di vista storico, non penso sia possibile affermare che già intorno al 60 gli insegnamenti di Yeshùa fossero redatti e considerati facenti parte del canone scritturale. Erano certamente ritenuti insegnamenti sacri, ma non citabili come Scrittura parallelamente al Tanach, in special modo da un giudeo fariseo come Paolo (infatti non lo fa mai nelle lettere sulla cui paternità paolina non ci sono dubbi presso l’unanimità della critica). Un discorso sarebbe stato citare le parole di Yeshùa come comandi del Signore, che determinavano la halakhah della prima chiesa a livello orale (come Paolo fa in molte lettere, ad es. la 1Cor); un altro è citarli come passi della Scrittura al pari del Tanach. Questo, storicamente, poteva essere fatto decenni più tardi.
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